Luigi Fulci

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Luigi Fulci

Ministro delle poste del Regno d'Italia
Durata mandato2 marzo 1922 –
28 ottobre 1922
Capo di StatoVittorio Emanuele III di Savoia
Capo del governoLuigi Facta
PredecessoreGiovanni Antonio Colonna di Cesarò
SuccessoreGiovanni Antonio Colonna di Cesarò
LegislaturaXXVI

Deputato del Regno d'Italia
Durata mandato16 dicembre 1919 –
9 novembre 1926
LegislaturaXXV, XXVI, XXVII
Sito istituzionale

Dati generali
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
ProfessioneAvvocato

Luigi Fulci (Modica, 20 maggio 1872Roma, 11 ottobre 1930) è stato un avvocato e politico italiano, e ministro delle Poste del Regno d'Italia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio del magistrato Ludovico Fulci Gordone e di Arcangela Celi, cugino dei parlamentari Ludovico Fulci (1850-1934) e Nicolò Fulci (1857-1908). Dopo una prima formazione a Modica (dove nasce il 20 maggio 1872), ed a Siracusa, Luigi Fulci nel 1894 si laurea in giurisprudenza a Messina. Viene avviato alla professione negli studi di due dei più noti penalisti siciliani dell’epoca: lo zio acquisito Francesco Faranda e il cugino del padre, Ludovico Fulci, entrambi deputati eletti nelle liste radicali. Proprietario insieme al fratello Francesco Paolo del quotidiano La Gazzetta di Messina dal 1895, lo dirige trasformando la testata in La Gazzetta di Messina e delle Calabrie[1]. Nella crisi di fine secolo sostiene la linea politica di Zanardelli seguita dai cugini Ludovico e Nicolò Fulci nella lotta contro i decreti liberticidi di Pelloux, facendosi processare per reato di stampa e provocando la prima pronuncia di incostituzionalità dei decreti governativi[2].

Entrato in massoneria nel 1901 ne scala rapidamente la vetta e si avvia alla carriera politica ricoprendo incarichi amministrativi nella provincia di Messina.

Nel frattempo, sposa nel 1903 Lucia Ardizzone, figlia del magistrato siracusano Antonino Ardizzone e di Giuseppa L’Astorina. Dal matrimonio nascono due figlie, Arcangela e Giuseppa detta Jose.

Scampato al terremoto di Messina del 1908, in cui muoiono la sorella Vittoria, con quasi tutta la sua famiglia e il cugino Nicolò, Luigi Fulci condivide col cugino superstite, il deputato Ludovico, la gestione del primo progetto di ricostruzione della città. Nel 1911 è uno dei fondatori delle Tramways siciliane. Scrive il compendio giuridico più noto in tema di conseguenze giuridiche dei sismi, dal titolo Le leggi speciali italiane in conseguenza di terremoti, pubblicato nel 1916 per la Società Editrice Libraria di Milano[3].

In quest’epoca Fulci acquista una discreta fama come avvocato e, trasferitosi a Roma con la famiglia, apre uno studio in via Po (oggi via Tagliamento).

Da qui in avanti il suo impegno politico acquista una dimensione che da locale si fa nazionale.

L’ingresso nella vita politica[modifica | modifica wikitesto]

Eletto al Parlamento nel Collegio di Messina nel 1919 nella lista democratica, vicina a Giolitti, Luigi Fulci si iscrive al gruppo radicale impegnandosi con il cugino Ludovico e con il duca Giovanni Antonio Colonna di Cesarò nella creazione della Democrazia Sociale, che verrà formata ufficialmente dopo le elezioni del 1921.

Come deputato si fa apprezzare per alcuni suoi interventi alla Camera: particolarmente importante il suo discorso sul governo Bonomi.

Viene nominato Ministro delle poste nei due governi Facta. Come testimonia nelle sue memorie l’allora Guardasigilli, Giulio Alessio, il Fulci dopo qualche esitazione iniziale, si schiera apertamente contro il fascismo. Nella seduta del Consiglio dei Ministri del 26 ottobre 1922, alla vigilia della Marcia su Roma, sostiene “con vibrate parole” l’arresto delle più alte gerarchie fasciste, proposto dal Ministro dell’Interno, Taddei[4]. In quell’occasione viene anche coinvolto in un obliquo tentativo degli Aosta di dissociarsi dalla Marcia su Roma, custodendo un documento che gli procurerà infiniti fastidi, ma costituirà anche una potente arma per condizionare l’establishment.[5]

Lasciata la carica di ministro, Luigi Fulci torna a dedicarsi alla professione, divenendo anche dapprima consulente legale e quindi, nel dicembre 1923, presidente del CdA della Banca Adriatica di Trieste. La situazione, tutt’altro che florida, di tale banca, fortemente invischiata nel traffico di armi coi Balcani, sfocia peraltro nella bancarotta l’anno seguente: nella successiva procedura giudiziaria, che durerà sino al 1929, è coinvolto anche il Fulci, che viene però assolto per insufficienza di prove e soprattutto perché i fatti contestati erano avvenuti in epoca precedente alla sua nomina a presidente della banca.[6]

L'opposizione al fascismo[modifica | modifica wikitesto]

Fonda nel gennaio 1924 a Messina il quotidiano antifascista “La Sera[7]. Eletto nell’aprile 1924 per la terza volta consecutiva alla Camera dei Deputati nelle file della Democrazia Sociale, diviene uno dei protagonisti della secessione dell’Aventino, a seguito del delitto Matteotti. Dichiarato decaduto dalla carica parlamentare nel novembre 1926, assieme agli altri aventiniani, viene sottoposto a partire da quel momento a stringenti misure di polizia, con costanti pedinamenti e perquisizioni contemporanee nelle sue abitazioni e studi professionali di Roma e in Sicilia. Ma lungi dal piegarlo, la persecuzione lo rende ancora più critico del regime.[8]

Insieme a di Cesarò, Luigi Fulci spera in una iniziativa monarchica di dissociazione dal fascismo. Il suo carattere lo induce ad atteggiamenti di indipendenza e iniziative pericolose, come quella di cercare di mettersi in contatto con il gran maestro della massoneria giustinianea Domizio Torrigiani, appena inviato al confino politico di Lipari[9]. Inoltre, stando ai rapporti dei delatori dell’epoca, il Fulci mantiene anche in pubblico un atteggiamento di sfida e denuncia nei confronti del regime[10].

Si intitola “L’assassinio di Luigi Fulci” un libro di Marcello Saija, edito da Rubbettino nel 2019, nel quale si ricostruiscono i fatti che indussero la polizia fascista a sopprimere l’ex ministro. Questi morì l’11 ottobre del 1930, alla vigilia dei due clamorosi processi che portarono alla sconfitta del nucleo in Italia di “Giustizia e Libertà” e alla dispersione del gruppo di “Alleanza Nazionale per la libertà”.

Solo da qualche tempo gli storici sono venuti esaminando i fatti di quell’epoca, alla luce di documenti che, studiati e confrontati tra loro, hanno consentito di gettare più luce su quello che, con termine in realtà un po’ equivoco, viene chiamato “antifascismo moderato”[11].

In sintesi, nel 1930 la situazione stava diventando seriamente pericolosa per il regime a causa dei seguenti avvenimenti:

  1. la spettacolare fuga da Lipari degli antifascisti Carlo Rosselli, Emilio Lussu e Francesco Fausto Nitti (luglio 1929)[12];
  2. la costituzione a Parigi del Movimento filo-repubblicano “Giustizia e Libertà”, con ramificazioni nel Nord Italia (Autunno 1929)[13];
  3. la rifondazione in esilio, sempre a Parigi, della Massoneria (Grande Oriente d’Italia) – (gennaio 1930)[14].
  4. la nascita di “Alleanza Nazionale per la libertà”, associazione antifascista clandestina filo-monarchica, formata in Italia da Lauro De Bosis, Mario Vinciguerra, Umberto Zanotti Bianco e Giovanni A. Colonna di Cesarò, con la diffusione in Italia di volantini quindicinali antifascisti (luglio 1930)[15].
  5. il lancio da un aereo, decollato dalla Svizzera, di manifestini antifascisti su Milano (luglio 1930)[16].
  6. il permanente attivismo del movimento clandestino del Partito Comunista in Italia specie in Piemonte, Lombardia ed Emilia (luglio 1930)[17].
  7. la scoperta da parte della polizia fascista, grazie a un delatore (l’avvocato Carlo Del Re), della preparazione di una serie di attentati dinamitardi, contro alcune sedi di Intendenza di Finanza del Nord Italia da parte di “Giustizia e Libertà” (settembre 1930)[18].

Era una minaccia assai seria per il fascismo, che richiedeva una massiccia repressione.

L'omicidio[modifica | modifica wikitesto]

Fu in tale clima cha maturò il disegno dell’assassinio di Luigi Fulci. Il 18 settembre 1930, essendo il Fulci sfuggito nuovamente ai pedinamenti della polizia, viene iscritto nel Bollettino delle Ricerche del Ministero dell’Interno, primo della lista dei “sovversivi” ricercati, con foto segnaletica e indicazione dei connotati. Si raccomanda di “impedirne l’espatrio, perquisirlo, vigilarlo e segnalarlo”[19]. Già nel giugno 1927, in occasione di una precedente perquisizione nelle abitazioni e negli studi del Fulci, l’ordine era stato analogo: “Accurata perquisizione, scopo rinvenimento sequestro documenti che comunque abbiano carattere politico. Stop. Si dispone altresì che predetto sia vigilato, scopo impedire possa espatriare clandestinamente”[20].

A segnare il destino del Fulci concorsero assai probabilmente i seguenti fattori:

  • il suo possesso di documenti compromettenti per il regime e per la monarchia, connessi con la Marcia su Roma, nonché di carte su traffici di armi in cui erano coinvolti alcuni gerarchi fascisti e sui retroscena del delitto Matteotti, consegnategli dall’Amministratore delegato della Banca Adriatica di Trieste, Alessandro Rossini[21];
  • il sospetto di un suo coinvolgimento nella rifondazione in Italia della massoneria, di cui Fulci era stato un esponente. Un fonogramma del Ministero dell’Interno del 3 giugno 1927, che disponeva la perquisizione dei suoi domicili, venne schedato dalla polizia politica con la dicitura “Fulci Luigi n° 33949.24 Messina – Agitaz. Massoneria K3”[22];
  • il suo crescente attivismo contro il regime. Il 3 luglio 1930, una spia riferisce che trattasi di “un irriducibile antifascista ed acre critico del regime, che non si perita dallo sparlare in pubblico (persino in treno) contro il fascismo”[23];
  • la circostanza che Fulci sfuggisse spesso agli stretti controlli cui era sottoposto. Peraltro, la proposta, sempre del luglio 1930, di metterlo sotto “sorveglianza fiduciaria”[24] (cioè di qualcuno che potesse carpirne la fiducia) fu poi abbandonata, perché troppo dispendiosa o di difficile realizzazione o semplicemente per sostituirla con una soluzione più radicale e definitiva: l’eliminazione fisica[25].

La notte tra il 6 e il 7 ottobre 1930, Luigi Fulci compie il suo ultimo viaggio in treno da Messina a Roma. Secondo il racconto di una persona che era con lui, a metà percorso ingerisce un caffè seguito da un liquore e poco dopo si sente male. Scende a Napoli in cerca di un rimedio e perde il treno. Il mattino seguente, viene accompagnato, barcollante, al suo domicilio romano dai due agenti incaricati di pedinarlo. Gli viene diagnosticata una malaria perniciosa. Muore l’11 ottobre, senza riprendere conoscenza[26].

Rimaste a lungo nascoste le vere cause del decesso di Fulci, sotto la motivazione ufficiale di malaria perniciosa, la riesumazione della salma avvenuta il 26 febbraio 2016, dopo autorizzazione del Tribunale di Messina, ha permesso di confermare i sospetti a lungo coltivati dalla famiglia sulla vera natura della sua morte: l’autopsia non ha fatto riscontrare alcuna traccia di plasmodium falciparum (l’agente patogeno della malaria), evidenziando bensì la somministrazione di ripetute dosi di chinino, a presunti fini terapeutici, con conseguente arresto cardiaco[27].

Intitolazioni[modifica | modifica wikitesto]

A Luigi Fulci sono state intitolate una Via che dalla frazione Grazia conduce a San Pietro di Milazzo, nonché la Società Operaia di Mutuo Soccorso di San Pietro, da lui fondata nel 1911.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Scritti a carattere giuridico[modifica | modifica wikitesto]

Il divorzio nella prima epoca del diritto romano, Tipografia Fava e Gargagni, Messina 1894

Del reato d’uso d’arma in duello, S. Lapi, Città di Castello 1895

La responsabilità civile dei vettori di emigranti, Giachetti, Prato 1906

(con Ludovico Fulci), Il libello famoso, con annotazioni di giurisprudenza e legislazione comparata dell’avv. Luigi Fulci, Messina 1908

In causa dell’esattore Setti in corte d’appello: note aggiunte alla discussione orale, Messina 1911

Le leggi speciali in conseguenza di terremoti: esposizione e commento, Società Ed. Libraria, Milano 1916

La difesa dell’Italia dai terremoti- in l’Almanacco italiano: piccola enciclopedia della vita pratica e annuario diplomatico amministrativo e statistico. Ed. Bemporad, Firenze1919

Terremoto, voce in “Enciclopedia giuridica italiana”, Vol. XXIV, Milano 1922, pp. 599-741

In difesa di Marta Wilmsen (vedova Peirce). Arringa dell’avv. On. Luigi Fulci, Roma 1924

Discorsi parlamentari[modifica | modifica wikitesto]

Gli interventi in parlamento di Luigi Fulci sono stati in ampia parte pubblicati nel volume I Fulci. Discorsi parlamentari edito dalla Camera dei Deputati nel 2012, a cura di M. R. Protasi e D. D'Alterio. Lui vivente, alcuni di questi discorsi, ritenuti di particolare interesse, furono editi a parte, secondo l’uso dell’epoca. Se ne dà un breve elenco:

L’agitazione agraria in Sicilia: discorsi dell’onorevole Luigi Fulci pronunciati alla Camera dei Deputati nelle tornate del 29 novembre e 6 dicembre 1920, Roma 1920

Il ministero Bonomi. Discorso del deputato Luigi Fulci pronunciato alla Camera dei Deputati nella tornata del 21 luglio 1921, Roma 1921

Le comunicazioni del governo per le poste e i telegrafi. Discorsi al Senato: 14, 15 agosto 1922, Tipografia del Senato, Roma 1922

La riforma dei codici. Discorso del deputato Luigi Fulci pronunciato alla Camera dei Deputati nella tornata del 2 giugno 1923, Roma 1923

Discorsi extraparlamentari[modifica | modifica wikitesto]

Discorso in onore di Luigi Rizzo, ne Le onoranze a Luigi Rizzo. I discorsi di Luigi Fulci e del Ministro della Marina, onorevole Sen. Del Bono, Messina 1918

I diritti a mutuo dei proprietari danneggiati dal terremoto. Discorso tenuto in Messina il 29 aprile 1920, Messina 1920

Il diritto dei coloni perpetui di appropriarsi dei frutti, Città di Castello 1924

Articoli giornalistici[modifica | modifica wikitesto]

Luigi Fulci nacque alla vita politica come giornalista e sono tanti gli articoli da lui pubblicati per la “Gazzetta di Messina e delle Calabrie”, per “La Sera” e per altri giornali. Diversi sono anche gli articoli su di lui apparsi sui principali quotidiani nazionali all’epoca in cui fu ministro.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dizionario Biografico degli Italiani – Treccani, 1998, voce Fulci Luigi.
  2. ^ M. Saija, L’assassinio di Luigi Fulci. Dagli intrighi dinastici della Marcia su Roma al chinino letale di Stato, Rubbettino, Soveria Mannelli 2019, p. 34, dove si riproduce il testo del telegramma di congratulazioni di Zanardelli a Fulci.
  3. ^ Luigi Fulci - Le leggi speciali italiane in conseguenza di terremoti. Società Editrice Libraria di Milano 1916
  4. ^ G. Alessio, La crisi dello stato parlamentare e l’avvento del fascismo, Padova 1946, pp. 45 e 55.
  5. ^ M. Saija, L’assassinio di Luigi Fulci, op. cit. p. 46. Vedi anche Marcello Saija “Marcia su Roma, stato d’assedio, questione dinastica” in Storia, Amministrazione, Costituzione, Annali dell’Istituto per la scienza dell’amministrazione pubblica 24/2016.
  6. ^ M. Saija, L’assassinio di Luigi Fulci, op. cit. pp. 58 e seg. e p. 112.
  7. ^ A. Fava e G. Restifo. ““Un giornale democratico meridionale di fronte al fascismo. “La Sera” di Messina”” in “I nuovi quaderni del meridione” numeri 42 e 43 – Banco di Sicilia, Ufficio Fondazione Mormino, Palermo 1973.
  8. ^ G. Monsagrati. “Stato, regioni, città: lo spazio politico e professionale dei Fulci” in “I Fulci. Discorsi Parlamentari” edito dalla Camera dei Deputati nel 2012 p. XLIX.
  9. ^ M. Saija, L’assassinio di Luigi Fulci, op. cit, p. 88. Ci si riferisce a una lettera inviata da Fulci al prof. Emanuele Carnevale, affiliato alla disciolta loggia Eolia di Lipari, pregandolo di trasmetterla a Torrigiani, il quale peraltro non la ricevette mai in quanto la lettera, come spiega Saija, fu “intercettata dalla polizia politica presso l’ufficio postale di Lipari”
  10. ^ M. Saija, L’assassinio di Luigi Fulci, op. cit, in appendice n° 51 bis.
  11. ^ L’espressione si utilizzò per lungo tempo per caratterizzare la posizione di B. Croce. Oggi però ci si chiede che cosa vi fosse dietro un apparente, cauto dissenso e si mette in chiaro un ampio ventaglio di posizioni differenziate
  12. ^ M. Franzinelli “I tentacoli dell’Ovra”, Bollati Boringhieri 1999, p. 91.
  13. ^ M. Franzinelli “I tentacoli dell’Ovra”, op. cit, p. 92.
  14. ^ A. A. Mola, La Massoneria e “Giustizia e Libertà”, in G. Galasso, L. Mercuri, G. Tartaglia (a cura di) Il Partito d’Azione dalle origini all’inizio della Resistenza Armata. Atti del convegno di Bologna 23-25 marzo 1984, Archivio Trimestrale, Roma 1985, p. 324.
  15. ^ M. Franzinelli “I tentacoli dell’Ovra”, op. cit, p. 530.
  16. ^ F. Fucci “Ali contro Mussolini - I raid aerei antifascisti degli anni Trenta”, Mursia Milano 1978, pp. 23-54.
  17. ^ M. Franzinelli “I tentacoli dell’Ovra”, op. cit, pp. 524, 529.
  18. ^ M. Franzinelli “I tentacoli dell’Ovra”, op. cit, pp. 91 e successive.
  19. ^ M. Saija, L’assassinio di Luigi Fulci, op. cit. p. 116 e riproduzione documenti in appendice n. 52.
  20. ^ M. Saija, L’assassinio di Luigi Fulci, op. cit. p. 87 e 88.
  21. ^ M. Saija, L’assassinio di Luigi Fulci, op. cit. p. 63.
  22. ^ M. Canali “Luigi Fulci e il delitto Matteotti” in” Il radicalismo dei Fulci a Messina, dall’unità al fascismo” a cura di Marcello Saija, Trisform, Messina 2008. Nota a p. 83.
  23. ^ M. Saija, L’assassinio di Luigi Fulci, op. cit. riproduzione documento in appendice 51 bis.
  24. ^ M. Saija, L’assassinio di Luigi Fulci, op. cit. riproduzione documento in appendice 51 bis. L’annotazione di un funzionario di polizia reca: “disposto che sia vigilato fiduciariamente”.
  25. ^ M. Canali “Luigi Fulci e il delitto Matteotti” in” Il radicalismo dei Fulci a Messina, dall’Unità al fascismo” op. cit. pp. 90-91.
  26. ^ M. Saija, L’assassinio di Luigi Fulci, op. cit. pp. 118-125.
  27. ^ M. Saija, L’assassinio di Luigi Fulci, op. cit. pp. 20-27.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  1. E. Ludwig, “Colloqui con Mussolini. Riproduzione delle bozze della prima edizione con le correzioni autografe del duce”. Ed. Mondadori, Milano 1950, p. 94
  2. D. Novacco (a cura di), Storia del Parlamento italiano, Vol. 12. Dalla proporzionale all’Aventino, Ed. Flaccovio, Palermo 1967
  3. A. Rèpaci, “La Marcia su Roma”, Ed. Rizzoli, Milano 1972
  4. A. Micale, Il “segreto” del ministro Fulci – e – Il documento scomparve “Gazzetta del Sud di Messina” del 28 e 29 ottobre 1986. I due articoli sono riprodotti in M. Saija (a cura di) Il radicalismo dei Fulci a Messina dall’unità al fascismo, Ed. Trisform, Messina 2008 pagg. 245-250
  5. L. D’Angelo, “La democrazia radicale tra la prima guerra mondiale e il fascismo”, ed. Bonacci, Roma 1990
  6. G. F. Venè, Il golpe fascista del 1922”, Ed. Garzanti 1975
  7. M. Saija (a cura di), Il radicalismo dei Fulci a Messina dall’Unità al fascismo, con saggi di M. Saija, L. Fulci, M. Canali, M. Calogero, L. Furnari, M.A. Ridolfi, D. Forgione, Ed. Trisform, Messina 2008
  8. M. R. Protasi - D. D’Alterio (a cura di), I Fulci (1883-1971) – Discorsi parlamentari di Ludovico, Nicolò, Luigi e Sebastiano Fulci, Ed. Camera dei Deputati, Roma 2012
  9. G. Monsagrati. “Stato, regioni, città: lo spazio politico e professionale dei Fulci” in “I Fulci. Discorsi Parlamentari”, Ed. Camera dei Deputati, Roma 2012, pagg. IXX-LI
  10. M. Saija, I Fulci: Tre generazioni di parlamentari messinesi in novant’anni di storia italian in “I Fulci. Discorsi Parlamentari”, Ed. Camera dei Deputati, Roma 2012, pagg. LIV-XCIII
  11. M. Saija, “Marcia su Roma, stato d’assedio, questione dinastica” in Storia, Amministrazione, Costituzione, Annali dell’Istituto per la scienza dell’amministrazione pubblica 24/2016
  12. M. Saija, L’assassinio di Luigi Fulci, Ed. Rubbettino, Soveria Mannelli (Catanzaro) 2019, pp. 203
  13. F. Perfetti, Un “cold case” degli anni Trenta: Così il Duce eliminò Luigi Fulci, il liberale che sapeva troppo, Il Giornale, Milano 17 gennaio 2020

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