La vita è un raccolto

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La vita è un raccolto
Titolo originaleLes glaneurs et la glaneuse
Paese di produzioneFrancia
Anno2000
Durata82 min
Generedocumentario
RegiaAgnès Varda
SceneggiaturaAgnès Varda
FotografiaDidier Doussin, Stéphane Krausz, Didier Rouget, Pascal Sautelet e Agnès Varda
MontaggioLaurent Pineau e Agnès Varda
MusicheJoanna Bruzdowicz e Isabelle Olivier
Interpreti e personaggi

La vita è un raccolto (Les Glaneurs et la Glaneuse) è un documentario del 2000 diretto da Agnès Varda incentrato sul concetto e le diverse modalità di spigolatura. Presentato fuori concorso al 53º Festival di Cannes, successivamente ha vinto svariati premi in tutto il mondo. In un sondaggio del 2014 della rivista britannica Sight & Sound, La Vita è un Raccolto è stato votato come ottavo miglior documentario di tutti i tempi.[1] Nel 2016 è apparso alla posizione n. 99 dei 100 migliori film del XXI secolo secondo la BBC.[2]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Nel documentario vengono incontrati una serie di spigolatori alla ricerca di cibo, cianfrusaglie, oggetti gettati e relazioni personali. Agnès Varda viaggia e filma per la campagna francese e per le città in cerca non solo di spigolatori rurali, ma anche urbani e dei loro luoghi di connessione, come ad esempio uno chef stellato i cui antenati praticavano la spigolatura. Il film cattura i diversi aspetti della pratica e le ragioni che spingono le persone a sopravvivere in questo modo.

Un altro tema esplorato è quello dell'arte contemporanea realizzata con materiali di recupero, come quella di Louis Pons, il quale definisce il rifiuto come un "cluster di possibilità". Nel corso delle riprese Varda trova e raccoglie altri simboli (la patata a forma di cuore e l'orologio senza lancette). Per poter trovare i protagonisti del documentario, la regista ha chiesto a tutti i suoi conoscenti di parlare con chiunque - contadini, proprietari, agricoltori, frutticultori - circa il film.[3] L'obiettivo era quello di far parlare loro riguardo al tema centrale, essendo il loro stile di vita.

Il documentario include anche una breve intervista con lo psicologo Jean Laplanche.

Tecnica[modifica | modifica wikitesto]

Il film è girato interamente con una camera digitale a mano ed è degno di nota per le sue inusuali inquadrature e tecniche di ripresa. In una scena in particolare, la regista dimentica di spegnere la propria camera. Mentre quest'ultima pende al suo fianco la sequenza procede e lo spettatore può vedere il cambiamento del terreno e il ciondolare del copriobiettivo genera un ticchettio che evoca una ritmica jazz ripresa dalla musica di sottofondo. Varda ha definito questa sequenza "la Danza del Copriobiettivo".

Per Varda, questa scelta è stata principalmente di natura pratica. Come notato in una intervista: "Ho avuto la sensazione che questa è la macchina da presa che mi avrebbe riportato ai primi cortometraggi che ho realizzato nel 1957 e '58. Mi sentivo libera in quel periodo. Con la nuova camera digitale, ho sentito che potevo filmare me stessa, essere coinvolta come autrice."[3]

In La Vita è un Raccolto, la regista si autoritrae mentre spazzola e scopre i suoi capelli grigi o inquadra le proprie mani invecchiate. In una delle scene più famose, Varda "afferra" dei TIR su un'autostrada formando un cerchio con la propria mano di fronte alla camera inquadrando i camion al centro e poi chiudendola mentre li sorpassa.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Silent film tops documentary poll, in BBC News, 1º agosto 2014. URL consultato il 21 marzo 2021.
  2. ^ (EN) The 21st Century’s 100 greatest films, su bbc.com. URL consultato il 21 marzo 2021.
  3. ^ a b Melissa Anderson, The modest Gesture of the Filmmaker (PDF), in Cineaste, 2001.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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