Distanza iperfocale

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La distanza iperfocale è una particolare lunghezza di messa a fuoco, che permette di ottenere la massima estensione della profondità di campo, calcolabile per una data lunghezza focale e un dato diaframma, o meglio, la distanza più ravvicinata alla quale un obiettivo può mettere a fuoco mantenendo accettabilmente nitidi gli oggetti all'infinito

In altre parole, quando si mette a fuoco a questa distanza, tutti gli oggetti che si trovano a una distanza che va dalla metà della distanza iperfocale fino all'infinito, saranno accettabilmente nitidi.

+f

dove H è la distanza iperfocale misurata in millimetri, f la lunghezza focale, N il rapporto focale di apertura (diaframma), c la misura del circolo di confusione. La proprietà fondamentale della distanza iperfocale è che impostando la messa a fuoco ad H, saranno a fuoco tutti gli oggetti posti tra H/2 ed infinito; mettendo a fuoco ad H/2 saranno a fuoco tutti gli oggetti posti tra H/3 ed H, mettendo a fuoco ad H/3 saranno a fuoco tutti gli oggetti tra H/4 ed H/2 e così via[1].

In quasi tutti gli obiettivi (soprattutto quelli a fuoco manuale) è presente sul barilotto una scala simmetrica con i valori di diaframma, utile per posizionare la messa a fuoco ideale (l'iperfocale) e includere nella profondità di campo dell'immagine ciò che più ci interessa.

Tra i fotografi che hanno reso "celebre" la tecnica della distanza iperfocale si ricorda Ansel Adams (il quale ha contribuito anche alla tecnica di esposizione a zone e ad altre interessanti funzioni legate alla fotografia).

L'iperfocale è utilizzata soprattutto nelle fotocamere monouso, e nelle fotocamere compatte a fuoco fisso: con un obiettivo grandangolare, la distanza di messa a fuoco scelta con cura ed un diaframma ragionevolmente chiuso (da f/8 ad f/11), è possibile ottenere una buona messa a fuoco da brevi distanze fino all'infinito.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Piper, C. Welborne (1901). A First Book of the Lens: An Elementary Treatise on the Action and Use of the Photographic Lens. London: Hazell, Watson, and Viney.
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