Giuseppe Valenti (militare)

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Giuseppe Valenti
NascitaTerranova di Sicilia, 5 novembre 1899
MorteGuadalajara, 11 marzo 1937
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaArtiglieria
Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale
CorpoCorpo Truppe Volontarie
GradoCamicia Nera
GuerreGuerra di Spagna
BattaglieBattaglia di Guadalajara
Decorazionivedi qui
Frase celebreL'ardito non teme e non muore
dati tratti da Le Medaglie d'oro al Valor Militare, volume primo (1929-1941)[1]
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Giuseppe Valenti (Terranova di Sicilia, 5 novembre 1899Guadalajara, 11 marzo 1937) è stato un militare e carabiniere italiano, decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della guerra di Spagna.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Terranova di Sicilia, provincia di Caltanissetta il 5 novembre 1899, figlio di Giuseppe e Vincenza Risi.[2] Proveniente da una famiglia di agricoltori, fu arruolato nel Regio Esercito per svolgere il servizio militare di leva, assegnato all'arma di artiglieria, e prestando servizio in un reggimento di artiglieria da campagna.[2] Successivamente si arruolò nell'arma dei carabinieri.[2] Dopo lo scoppio della guerra di Spagna, il 17 febbraio 1937 si arruolò volontario, come semplice camicia nera, nella Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale venendo assegnato alla 166ª Legione CC.NN. Il 17 febbraio partì dal porto di Gaeta per la Spagna a bordo del piroscafo Sardegna, assegnato al I Battaglione.[2] In forza alla 724ª "Bandera Inflessibile" rimase ucciso in combattimento a Guadalajara il 21 settembre 1937.[3] Per onorarne il coraggio fu decretata la concessione della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria con Regio Decreto 12 luglio 1940.[1]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Durante l’occupazione di una forte posizione nemica, sotto il fuoco micidiale dell’avversario, si slanciava all’assalto al canto di “Giovinezza” mentre ancora infuriava la preparazione delle nostre artiglierie. Ferito una prima volta rifiutava ogni cura e, ponendosi nuovamente alla testa degli arditi, proseguiva verso la meta, gridando: « L’ardito non teme e non muore ». Ferito ancora e ridotto all’estremo delle forze a causa della perdita di sangue, raccoglieva le ultime energie, per scagliare tutte le bombe a mano che teneva contro il più vicino fortino nemico, nel quale irrompeva per primo brandendo il pugnale. Nel tentativo d’inseguire il nemico esterrefatto, datosi alla fuga, incontrava morte eroica. Guadalajara, 10 marzo 1937.[4]»
— Regio Decreto 12 luglio 1940.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare 1965, p. 332.
  2. ^ a b c d Combattenti Liberazione.
  3. ^ Gela Beni Culturali.
  4. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  5. ^ Registrato alla Corte dei conti lì 3 agosto 1940, guerra registro 28, foglio 352.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le Medaglie d'oro al Valor Militare volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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