Giovanni Vincenti (militare)

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Giovanni Vincenti
NascitaPiazza al Serchio, 1908
MortePopowka, 20 gennaio 1943
Cause della morteMorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaArtiglieria
SpecialitàAlpini
Reparto2º Reggimento alpini
Anni di servizio1930-1942
GradoSergente maggiore
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Grecia
Campagna italiana di Russia
BattaglieBattaglia delle Alpi Occidentali
Seconda battaglia difensiva del Don
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959) [1]
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Giovanni Vincenti (Piazza al Serchio, 1908Popowka, 20 gennaio 1943) è stato un militare italiano insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Piazza al Serchio, provincia di Lucca, nel 1908, figlio di Giulia.[2] Di professione minatore, nel 1930 fu chiamato a prestare servizio militare di leva nel Regio Esercito assegnato in servizio al 2º Reggimento alpini raggiungendo il grado di caporale maggiore.[3] Posto in congedo, nel dicembre 1939, a seconda guerra mondiale già iniziata, venne richiamato in servizio attivo con il grado di sergente.[2] Assegnato alla 106ª Compagnia armi di accompagnamento del battaglione alpini "Saluzzo", dal 10 giugno 1940 partecipò alle operazioni di guerra sulla frontiera alpina occidentale e in seguito, dal dicembre dello stesso anno, alla campagna militare contro la Grecia.[4] Promosso sergente maggiore, nell’agosto 1942, partiva per l'Unione Sovietica al seguito del suo reggimento inquadrato nell'ARMIR.[4] Il 20 gennaio 1943, salvando un pezzo d'artiglieria controcarro da 47/32, viene mortalmente ferito da una raffica di mitragliatrice.[4] Fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[3]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Capopezzo cannone anticarro da 47/32, di retroguardia ad una colonna in ripiegamento, visti cadere tutti i suoi serventi in un agguato notturno, unico superstite difendeva a lungo a colpi di moschetto il pezzo contro un nemico numericamente superiore. Ferito ad una spalla, riusciva, dopo aver reso inservibile il cannone, ad aprirsi un varco a colpi di bombe a mano ed a raggiungere il grosso della colonna. Si offriva poi volontario assieme ad altri per recuperare il pezzo perduto e dopo aspra lotta riusciva nell’intento. Durante il trasporto verso le proprie linee cadeva colpito mortalmente da una raffica di mitragliatrice. Eroismo che assurge a leggenda. Zona di Popowka (Fronte russo), 20 gennaio 1943.[5]»
— Decreto del Presidente della Repubblica 8 aprile 1949.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare 1965, p.176.
  2. ^ a b Combattenti Liberazione.
  3. ^ a b Bianchi, Cattaneo 2011, p.379.
  4. ^ a b c Bianchi, Cattaneo 2011, p.380.
  5. ^ Quirinale - scheda - visto 23 marzo 2023
  6. ^ Registrato alla Corte dei conti il 15 aprile 1949, Esercito registro 11, foglio 173.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
  • Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 176.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]