Francesco Lo Bianco

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Francesco Lo Bianco
NascitaRoma, 1908
MorteBardia, 4 gennaio 1941
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale
ArmaFanteria
RepartoCXIV battaglione CC. NN.
Anni di servizio1933-1941
GradoCapomanipolo
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna del Nord Africa
BattaglieOperazione Compass
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Francesco Lo Bianco (Roma, 1908Bardia, 4 gennaio 1941) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Roma nel 1908, figlio di Cesare.[2] Conseguita la laurea in lettere e filosofia lavorò come insegnante di storia antica negli istituti medi.[1] Arruolato nel Regio Esercito nel 1933 fu nominato sottotenente di complemento dell'arma di fanteria, e nel 1935 prestò servizio di prima nomina presso l'81º Reggimento fanteria.[1] Posto in congedo, fu nominato capomanipolo nella Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale nel 1936 e per quattro anni fu incaricato della istruzione premilitare nel I e nel II Battaglione premilitari.[1] All'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, chiese, ed ottenne, di essere destinato ad un reparto combattente e nel novembre dello stesso anno partì per l'Africa Settentrionale Italiana in forza al CXIV battaglione CC.NN. mobilitato, 219ª Legione CC.NN. della 1ª Divisione CC.NN. "23 marzo".[1] Cadde in combattimento a Bardia il 4 gennaio 1941, e fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Orfano di guerra, comandante di plotone mitraglieri, affrontava con estrema decisione l’assalto di preponderanti mezzi corazzati nemici che tentava di espugnare il caposaldo a lui affìdato. In lotta ìmpari e mortale contro un carro avversario, benché colpito gravemente da una raffica di mitragliatrice, continuava a combattere. Caduto un mitragliere, lo sostituiva prontamente. Riuscito vano ogni tentativo di resistenza, quasi morente, trovava la forza di rialzarsi, scagliando contro il nemico l’ultima bomba a mano. Colpito nuovamente, cadeva gridando: « Viva l’Italia, Viva il Duce », immolandosi eroicamente e consacrando, col supremo sacrificio, gli alti ideali che avevano sempre inspirata la sua vita di combattente. Bardia (A.S.), 4 gennaio 1941.[3]»
— Decreto Luogotenenziale del 6 aprile 1946.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Combattenti Liberazione.
  2. ^ a b c Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare 1965, p. 527.
  3. ^ Medaglia d'oro al valor militare Lo Bianco, Francesco, su quirinale.it, Quirinale. URL consultato l'11 luglio 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le medaglie d'oro al valor militare Volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 527.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]