Concerto per pianoforte solista

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Disambiguazione – Se stai cercando concerto per pianoforte e orchestra, vedi Concerto per pianoforte.

Mentre un concerto è generalmente un pezzo per uno strumento o più strumenti con accompagnamento orchestrale, alcuni lavori per pianoforte solo sono stati scritti con il titolo apparentemente contraddittorio di concerto per pianoforte solista.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Sebbene vari pezzi da concerto siano stati scritti nel corso della storia, come Trois études de concert e Grand solo de concert di Liszt,[1] i concerti per pianoforte solista sono molto rari. Il primo, e ancora il più noto, esempio proviene da Johann Sebastian Bach, il cui Concerto Italiano, BWV 971, fu pubblicato nel 1735. Anche se era stato scritto per clavicembalo a due tastiere, viene regolarmente suonato al pianoforte e considerato il primo esempio di un concerto adattato ad una tastiera solista.

La Sonata per pianoforte n. 3 in fa minore di Schumann, op. 14 (1835), fu etichettata da Tobias Haslinger come Concerto senza orchestra.

Il compositore francese Charles-Valentin Alkan scrisse nel 1857 il suo gruppo di studi Op. 39, di cui i nn. 8-10 sono stati etichettati come un concerto per piano solo. Comprende segnature come Tutti, Solo e Piano, oltre a indicazioni strumentali come quasi trombe e quasi violoncelli.

Il compositore spagnolo Joaquín Turina scrisse nel 1935 il suo Concerto senza orchestra, (in spagnolo: Concierto sin orquesta), op. 88.

Il compositore e violinista russo Joseph Achron scrisse nel 1941 il suo ultimo lavoro Concerto for solo piano, op. 74.

Il Concerto da suonare da me solo e senza orchestra, per divertirmi di Kaikhosru Shapurji Sorabji (1946) è chiaramente ispirato ad Alkan; per esempio, il terzo movimento del lavoro è intitolato Scherzo diabolico, un riferimento allo Studio n. 3 Op. 39 di Alkan. Inoltre il primo movimento dell'opera contiene varie indicazioni programmatiche. Queste, tuttavia, sono controverse, perché si riferiscono in realtà a un'orchestra immaginaria. Tuttavia si è anche ipotizzato che l'orchestra sia rappresentata nell'opera per mezzo di relazioni bitonali.[2]

Il compositore slovacco Ján Zimmer ha scritto, oltre a sette concerti per pianoforte e orchestra, un Concerto per pianoforte senza orchestra, op. 23 (1955/1956).

I concerti per pianoforte n. 4 e 6 di Michael Finnissy sono pezzi per piano solo.

John White ha descritto la sua Sonata per pianoforte n. 152 come un concerto per pianoforte solista.[3]

Opere simili[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Roberta Galli, È nato a Pisa con Liszt il concerto per piano solista, in Il Tirreno, Gedi News Network, 11 luglio 2018. URL consultato il 1º maggio 2019.
  2. ^ Abrahams, Simon John, Ph.D., Le mauvais jardinier: A Reassessment of the Myths and Music of Kaikhosru Shapurji Sorabji, King's College London, 2002, pp. 209–210.
  3. ^ Jonathan Powell, liner notes for Kaikhosru Shapurji Sorabji, Concerto per suonare da me solo, Jonathan Powell, (Altarus Records, AIR-CD-9081, 2006), p. 8.
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