Chiesa di Santo Stefano Protomartire (Farra di Soligo)

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Chiesa di Santo Stefano Protomartire
La chiesa con, sulla destra, parte della vecchia parrocchiale e il campanile
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
LocalitàFarra di Soligo
Indirizzovia dei Patrioti
Coordinate45°54′21.1″N 12°07′32.31″E / 45.90586°N 12.125642°E45.90586; 12.125642
Religionecattolica di rito romano
TitolareSanto Stefano Protomartire
Diocesi Vittorio Veneto
ArchitettoDomenico Rupolo
Inizio costruzione1912

La chiesa di Santo Stefano Protomartire è la parrocchiale di Farra di Soligo, in provincia di Treviso e diocesi di Vittorio Veneto[1]; fa parte della forania del Quartier del Piave.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La primitiva chiesetta di Farra sorse probabilmente alla fine del XII secolo a opera forse di un nobile[2]; tuttavia, la prima citazione che ne certifica la presenza risale al secolo successivo e, più precisamente, all'anno 1225[2][3].

Nel XIV secolo Farra divenne parrocchia autonoma[2][3].
Tra i secoli XVI e XVII la chiesa fu oggetto di alcuni interventi di ammodernamento e di rifacimento[2]; nello stesso periodo venne eretto il campanile[2].

L'abside della vecchia chiesa con, vicino, il campanile

Dalla relazione della visita pastorale del 1544 del vescovo di Ceneda Giovanni Grimani s'apprende che a Farra esistevano tre chiese: la parrocchiale dedicata a Santo Stefano Protomartire, la chiesa di San Giorgio Martire, che probabilmente era la primitiva parrocchiale, e la chiesa di San Lorenzo Martire in località Credazzo, che in alcuni atti era menzionata come comparrocchiale[4].

Nel XVIII secolo all'interno della chiesa erano attestati cinque altari, intitolati a Santo Stefano Protomartire, alla Beata Vergine del Rosario, a San Carlo, a San Giuseppe e a Sant'Antonio Abate[2].

Tra il 1823 e il 1824 la chiesa fu abbellita con alcuni dipinti realizzati da Carlo Bevilacqua raffiguranti la Madonna del Rosario, i Santi Antonio da Padova, Antonio abate e Luigi Gonzaga e il Transito di San Giuseppe[2]; sempre nel XIX secolo il coro venne allargato[2].

Il portale

La prima pietra della nuova chiesa venne posta nel 1912[2][4][5]; l'edificio, progettato da Domenico Rupolo e costruito vicino all'antica chiesetta oggi dismessa, fu benedetto ed aperto al culto il 21 novembre 1951 dal vescovo di Vittorio Veneto Giuseppe Zaffonato[4] e nel 1955 venne qui trasferita la parrocchialità[2].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa presenta la facciata in laterizio[2]; dietro di essa si trova la vecchia parrocchiale, oggi soppressa, accanto alla cui abside si trova la torre campanaria, che misura un'altezza di trentadue metri[2].

Interno[modifica | modifica wikitesto]

Opere di pregio conservate all'interno, che è a tre navate, sono il fonte battesimale, caratterizzato dallo stemma della nobile famiglia dei Della Torre[5], la pala avente come soggetto la Lapidazione di Santo Stefano Protomartire, eseguita da Francesco Frigimelica il Vecchio[5], il crocifisso dell'altare maggiore, originariamente situato nella chiesetta di San Giorgio Martire[2], la statua ritraente la Beata Vergine Immacolata, scolpita dall'artista gardenese Rungaldier, il quale realizzò anche l'altare laterale di Sant'Antonio[2], il ciborio, che è in marmo[5], e la pala ritraente la Madonna del Rosario assieme ai Santi Domenico e Rosa, dipinta da mano ignota[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Chiesa di Santo Stefano Protomartire, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 1º maggio 2022.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o Luoghi d'interesse di Farra di Soligo, su prolocoquartierdelpiave.it. URL consultato il 31 agosto 2020.
  3. ^ a b Farra di Soligo, su davetto.altervista.org. URL consultato il 31 agosto 2020.
  4. ^ a b c Parrocchia di Farra di Soligo, su diocesivittorioveneto.it. URL consultato il 31 agosto 2020.
  5. ^ a b c d AA. VV., L'Alta Marca Trevigiana: itinerari storico-artistici nel Quartier del Piave e nella Valmareno, Caselle di Sommacampagna, Cierre Edizioni, 2000, p. 71.

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