Orologio molecolare: differenze tra le versioni

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Il concetto di orologio molecolare è stato introdotto nel [[1962]] da [[Emile Zuckerkandl]] e [[Linus Pauling]], i quali notarono che le differenze nella composizione in [[aminoacidi]] dell'[[emoglobina]] di alcune [[specie]] animali erano grossolanamente proporzionali al tempo di [[speciazione|divergenza delle specie]] calcolato sui dati [[fossili]].<ref name=Zuckerkand62> {{cite book | author = [[Emile Zuckerkandl|Zuckerkandl, E.]] and [[Linus Pauling|Pauling, L.B.]] | year = 1962 | title = Horizons in Biochemistry | chapter = Molecular disease, evolution, and genetic heterogeneity | editor = Kasha, M. and Pullman, B (editors) | pages = 189–225 | publisher = Academic Press, New York}}</ref> Essi generalizzarono queste osservazioni asserendo che la frequenza dei cambiamenti evolutivi di una data [[proteina]] era approssimativamente costante nel tempo e nelle differenti specie.
Il concetto di orologio molecolare è stato introdotto nel [[1962]] da [[Emile Zuckerkandl]] e [[Linus Pauling]], i quali notarono che le differenze nella composizione in [[aminoacidi]] dell'[[emoglobina]] di alcune [[specie]] animali erano grossolanamente proporzionali al tempo di [[speciazione|divergenza delle specie]] calcolato sui dati [[fossili]].<ref name=Zuckerkand62> {{cite book | author = [[Emile Zuckerkandl|Zuckerkandl, E.]] and [[Linus Pauling|Pauling, L.B.]] | year = 1962 | title = Horizons in Biochemistry | chapter = Molecular disease, evolution, and genetic heterogeneity | editor = Kasha, M. and Pullman, B (editors) | pages = 189–225 | publisher = Academic Press, New York}}</ref> Essi generalizzarono queste osservazioni asserendo che la frequenza dei cambiamenti evolutivi di una data [[proteina]] era approssimativamente costante nel tempo e nelle differenti specie.


Questa teoria, per quanto suggestiva ed innovativa, non si è rilevata del tutto esatta. Si è visto infatti che non tutti i geni mutano con la stessa frequenza ed inoltre le diverse specie possono avere delle differenti frequenze di mutazione.
Questa teoria, per quanto suggestiva ed innovativa, non si è rilevata del tutto esatta <ref>{{cita pubblicazione|autore=Morgan G.J. |titolo=Emile Zuckerkandl, Linus Pauling, and the Molecular Evolutionary Clock, 1959–1965|rivista=Journal of the History of Biology 31: 155–178, 1998|url=http://www.springerlink.com/content/l1723tq0q2751215/fulltext.pdf}}</ref>. Si è visto infatti che non tutti i geni mutano con la stessa frequenza ed inoltre le diverse specie possono avere delle differenti frequenze di mutazione.


==Note==
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Versione delle 22:36, 16 feb 2009

L'orologio molecolare è una tecnica utilizzata in evoluzione molecolare per stimare il tempo che è trascorso dalla separazione tra due specie, a partire dallo studio delle differenze esistenti nelle sequenze amminoacidiche di alcune proteine.

Tale tecnica si basa sulla ipotesi che i geni si evolvano attraverso mutazioni casuali che si verificano con frequenze pressocchè costanti nel tempo. Se si considera valido questo assunto, diventa possibile stimare il tempo trascorso dal momento in cui si è verificata la divergenza tra due specie che discendono dallo stesso antenato comune, semplicemente valutando il numero delle differenze presenti in sequenze di DNA correlate o nelle corrispettive proteine.

Il concetto di orologio molecolare è stato introdotto nel 1962 da Emile Zuckerkandl e Linus Pauling, i quali notarono che le differenze nella composizione in aminoacidi dell'emoglobina di alcune specie animali erano grossolanamente proporzionali al tempo di divergenza delle specie calcolato sui dati fossili.[1] Essi generalizzarono queste osservazioni asserendo che la frequenza dei cambiamenti evolutivi di una data proteina era approssimativamente costante nel tempo e nelle differenti specie.

Questa teoria, per quanto suggestiva ed innovativa, non si è rilevata del tutto esatta [2]. Si è visto infatti che non tutti i geni mutano con la stessa frequenza ed inoltre le diverse specie possono avere delle differenti frequenze di mutazione.

Note

  1. ^ Zuckerkandl, E. and Pauling, L.B., Molecular disease, evolution, and genetic heterogeneity, in Kasha, M. and Pullman, B (editors) (a cura di), Horizons in Biochemistry, Academic Press, New York, 1962, pp. 189–225.
  2. ^ Morgan G.J., Emile Zuckerkandl, Linus Pauling, and the Molecular Evolutionary Clock, 1959–1965 (PDF), in Journal of the History of Biology 31: 155–178, 1998.

Voci correlate

Collegamenti esterni