Villino Mazzoncini

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Villino Mazzoncini
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneToscana
LocalitàGrosseto
IndirizzoVia Giuseppe Mazzini, 60-62
Coordinate42°45′36.5″N 11°06′44.6″E / 42.760139°N 11.112389°E42.760139; 11.112389
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneInizio XX secolo
Stileneoclassico
Usoclinica
Piani2
Realizzazione
ArchitettoGiuseppe Luciani (attribuito)
ProprietarioVincenzo Sarnicola
CommittenteSilvio Mazzoncini

Il villino Mazzoncini è un edificio situato nel centro storico di Grosseto, in Toscana.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1910 una porzione dell'area adibita a orto in via Mazzini compresa tra il teatro degli Industri e l'ex chiesa di San Michele, dove si trovava in passato un piccolo cimitero, fu acquistata da Silvio Mazzoncini (1862–1952), possidente e imprenditore di origine pistoiese, per edificarvi la propria villa urbana.[1] Non è conosciuto il nome dell'architetto, anche se è stata proposta un'attribuzione a Giuseppe Luciani, sulla base di varie somiglianze riscontrate con alcuni progetti, in particolare quello del mai realizzato palazzo Gambini datato 1898.[2][3]

In seguito alla caduta del fascismo, nell'estate 1943 la villa di Tullio Mazzoncini (1906–1996), figlio di Silvio, divenne il luogo delle prime riunioni degli antifascisti grossetani, come Albo e Raffaello Bellucci, Giuseppe Scopetani, Aristeo Banchi e Antonio Meocci, che daranno vita al locale Comitato di liberazione nazionale.[1][3] Dopo l'8 settembre, con l'arrivo dei tedeschi in città il 15 settembre e la costituzione della federazione grossetana del Partito fascista repubblicano tre giorni dopo, Tullio Mazzoncini trasferì la sede delle riunioni presso la sua tenuta di Campospillo a Magliano in Toscana, dove sarà poi arrestato dalle milizie fasciste nel mese di novembre e internato al campo di concentramento di Mauthausen insieme ai compagni Albo Bellucci e Giuseppe Scopetani.[3][4] Mazzoncini fu il solo a sopravvivere e a fare ritorno a Grosseto dopo essere stato liberato dagli Alleati.[1]

Il villino rimase di proprietà della famiglia Mazzoncini fino al 1995, quando venne acquistato dal chirurgo Vincenzo Sarnicola, primario di oculistica all'ospedale Misericordia, che lo utilizzò inizialmente come residenza e in seguito vi stabilì la sede della propria clinica oftalmologica.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La villa Mazzoncini si trova di fianco al Grand Hotel Bastiani, di fronte al teatro degli Industri, ed è circondata da un giardino che costituisce il perimetro dell'isolato tra via Mazzini e la piazza San Michele.[5][6] L'accesso al giardino avviene attraverso un cancello in ferro decorato con motivi floreali.[3]

L'edificio, a due piani, presenta uno stile architettonico storicista di tipo neoclassico, ed è costituito da un blocco unico con tetto a padiglione e una serie di trabeazioni che fungono anche da marcapiano e marcadavanzale.[6]

Le facciate su tutti e quattro i lati sono caratterizzate da due fasce di tre aperture per piano, con la stessa tipologia di cornici e architravi, che conferiscono regolarità alla struttura.[3] Sotto alle finestre laterali del primo piano si trovano dei finti parapetti con capitelli, mentre sul piano sottotetto si aprono tre piccole finestre ad arco.[3] Il piano terra è rivestito in pietra bugnata più scura, mentre il piano superiore è intonacato in bianco.[3] Un portone d'ingresso ligneo, preceduto da scala d'accesso e sovrastato da balconcino decorato, costituisce il fronte principale di gusto classico dell'edificio.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Elena Vellati, Le "cose che si legano male col caffellatte che si piglia la mattina". Tullio Mazzoncini e il dovere di ricordare, su Toscana Novecento. URL consultato il 29 aprile 2023.
  2. ^ Felicia Rotundo, Architettura a Grosseto tra Ottocento e Novecento, in Franchina 1995, p. 88.
  3. ^ a b c d e f g h Celuzza, Papa 2013, pp. 148-149.
  4. ^ Campagna, Turbanti 2022, p. 120.
  5. ^ Innocenti 2005, pp. 151-152.
  6. ^ a b Villino Mazzoncini, su Catalogo generale dei Beni culturali. URL consultato il 29 aprile 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Stefano Campagna e Adolfo Turbanti (a cura di), Antifascismo, guerra e resistenze in Maremma, Arcidosso, Effigi, 2022.
  • Mariagrazia Celuzza e Mauro Papa, Grosseto visibile. Guida alla città e alla sua arte pubblica, Arcidosso, Edizioni Effigi, 2013.
  • Enrico Crispolti, Anna Mazzanti e Luca Quattrocchi (a cura di), Arte in Maremma nella prima metà del Novecento, Milano, Silvana Editoriale, 2005.
  • Letizia Franchina (a cura di), Tra Ottocento e Novecento. Grosseto e la Maremma alla ricerca di una nuova immagine, Monteriggioni, Grafiche Bruno, 1995.
  • Mario Innocenti e Elena Innocenti, Grosseto: briciole di storia. Cartoline e documenti d'epoca 1899-1944, Grosseto, Editrice Innocenti, 2005.
  • Marcella Parisi, Grosseto dentro e fuori porta. L'emozione e il pensiero, Siena, C&P Adver Effigi, 2001.

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