Villa La Duchesca

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Villa La Duchesca
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneCampania
LocalitàNapoli
Informazioni generali
CondizioniDistrutto
CostruzioneXV secolo
DistruzioneXVIII secolo

Villa La Duchesca fu una villa rinascimentale di Napoli che si ergeva nelle immediate vicinanze di Castel Capuano in una zona di Napoli che ancora conserva il nome "Duchesca".

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio, realizzato sul finire del XV secolo, fu progettato da Giuliano da Maiano, per Alfonso II, allora ancora Duca di Calabria, e fu celebre soprattutto per lo splendore dei suoi giardini. La villa si trovava nell'area di Castel Capuano, con cui era in collegamento grazie a viali interni ai giardini, in parte preesistenti alla villa stessa e strutturati in varie zone, con forme geometriche, fontane e anche con terrazzamenti.

Il nome "Duchesca" risulta generalmente riferito alla figura dalla duchessa Ippolita Maria Sforza, moglie di Alfonso, morta però prima della realizzazione del corpo di fabbrica principale, edificato da Giuliano da Maiano secondo un modello ligneo portato con sé da Firenze nel 1487.[1] Il giardino pare, comunque, che contenesse vari edifici, anche più antichi, costituendo un complesso con logge e padiglioni destinato a essere una gradevole residenza per la corte, complementare alla residenza ufficiale di Castel Capuano. La villa fu costruita quasi in concomitanza a quella di Poggioreale anch'essa scomparsa. Entrambe furono importanti elementi di riqualificazione urbana per le aree circostanti, con bonifiche, impianti viari, e opere pubbliche.

Le decorazioni delle logge della Duchesca furono create da Giacomo Parmense, Luigi della Bella e Calvano di Padova.

Nonostante non risulti documentata, la sistemazione dei giardini è attribuita a Pacello da Mercogliano, il maestro giardiniere di Alfonso II e poi di Carlo VIII in Francia.[2]

Le vicende storico-politiche della dinastia aragonese causarono il sostanziale abbandono della villa pochi anni dopo la sua realizzazione: ciò ebbe come conseguenza la progressiva edificazione privata che rapidamente inghiottì completamente il vasto giardino. Già nella seconda metà del XVI secolo il complesso era in avanzato stato di degrado[3]. Seppur danneggiata, la struttura edilizia sopravvisse fino alla seconda metà del XVIII secolo, progressivamente spogliata dei suoi materiali da costruzione, e scomparve senza lasciare né traccia materiale né testimonianze iconografiche.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Roberto Pane, Il Rinascimento nell'Italia meridionale, Napoli, 1977, vol. II, p.38.
  2. ^ Roberto Pane, Il Rinascimento nell'Italia meridionale, Napoli, 1977, vol. II, p.73.
  3. ^ Francesco Abbate, Storia dell'arte nell'Italia meridionale, Volume 2, 1998, ISBN 88-7989-429-3

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Yvonne Carbonaro, Le ville di Napoli, Tascabili Economici Newton, Newton e Compton Ed. 1999 Roma, ISBN 88-8289-179-8

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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