Palazzo Carafa di Montorio

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Palazzo Carafa di Montorio
Il palazzo
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàNapoli
Coordinate40°50′56.17″N 14°15′24.07″E / 40.848935°N 14.256685°E40.848935; 14.256685
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneXV secolo
StileManierismo napoletano
Usoresidenziale

Il palazzo Carafa di Montorio è un antico palazzo nobiliare di Napoli, ubicato in via San Biagio dei Librai, adiacente al largo corpo di Napoli.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Venne fondato sul finire del XV secolo dai Carafa di Montorio al Vomano in una zona prossima all'abitazione del Panormita per una questione di prestigio. Il periodo d'oro fu il XVI secolo, quando nel palazzo vi nacque il cardinale Alfonso Carafa. L'epoca della costruzione ed i dati stilistici fanno attribuire la sua costruzione a G.FR. Mormando , già autore del vicino Palazzo del Paranormita. Nel 1496 vi nacque Giovanni Carafa, diventato Papa nel 1555 con il nome di Paolo IV. Nel 1540, su ordine di Alfonso Carafa il palazzo venne rifatto in chiave manierista dall'architetto Giovanni Francesco Di Palma e le sale vennero affrescate. Dopo questo periodo l'immobile venne acquistato dal marchese di Alfedena Antonio Gattola.

Tuttavia, nel 1943, una sciagura al porto di Napoli, distrusse indirettamente il palazzo:

«La domenica del 28 marzo, mentre si celebrava la festa dell’aviazione, si verificò uno degli episodi più terribili della guerra a Napoli. La nave Caterina Costa, adibita ai viaggi per il trasporto di viveri e munizioni (in acciaio, lunga 135 metri, larga 19,8 di pescaggio, motore FIAT a 8 cilindri), scoppiò nel porto prima di salpare per Biserta. Sicuramente un sabotaggio provocò l’incendio, che diventò sempre più vasto, fino a coinvolgere il carico di benzina, di mille tonnellate, e quello esplosivo, di novecento (+ 43 cannoni, mezzi cingolati, 600 soldati in parte italiani, in parte tedeschi).
Parti della nave furono scaraventate a centinaia di metri di distanza: Alle 17,39, al termine di una giornata dove si sono mescolate leggerezze inaudite da parte di tutti i dirigenti coinvolti, incapacità tecniche dei responsabili militari, ritardi nel chiedere soccorsi adeguati, la «Costa» salta in aria: le fiamme hanno raggiunto la stiva numero due, quella dell’esplosivo. La banchina sprofonda; un pezzo di nave piomba su due fabbricati al Ponte della Maddalena abbattendoli; la metà d’un carro armato cade sul tetto del Palazzo Carafa di Montorio; i Magazzini Generali del porto prendono fuoco; alla Stazione Centrale le schegge appiccano incendi ai vagoni in sosta. Il Lavinaio, il Borgo Loreto, l’Officina del Gas, i Granili, la Caserma Bianchini, la Navalmeccanica, l’Agip: dovunque arrivano lamiere mortali. E dovunque, vetri rotti, porte e finestre sfondate, cornicioni sbriciolati dall’esplosione. Per spegnere l’incendio sul relitto i vigili dovranno lavorare fino all’indomani. Le vittime saranno 549; i feriti, oltre tremila»

.

Rottami della nave atterrarono sul tetto del palazzo, distruggendo buona parte dei solai dei piani superiori, causando la perdita di un patrimonio pittorico inestimabile. Frammenti dell'ancora sono ancora visibili all'interno del Chiostro di Monteverginella, in via Paladino, a pochi metri dal Palazzo.

Nel 1944 un incendio, nato nei locali utilizzati per attività commerciali, procura molti danni all'ala del palazzo su Via Nilo.

Infine, nel 1980 venne danneggiato dal terremoto. Oggi il palazzo è rimasto danneggiato

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il palazzo occupa una lunghezza di circa due isolati del centro antico.

La facciata presenta dei caratteri cinquecenteschi, mentre il basamento, che risulta completamente alterato dalle aperture delle botteghe, risale al XV secolo; le finestre risultano scandite ritmicamente dalle lesene terminanti nel cornicione che aggetta sulla strada sottostante.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Aurelio De Rose, I Palazzi di Napoli. Storia, curiosità e aneddoti che si tramandano da secoli su questi straordinari testimoni della vita partenopea, Newton & Compton editori, Napoli, 2004.
  • Italo Ferraro, Napoli. Centro antico , Clean editore, 2002
  • Roberto Pane, Architettura del Rinascimento in Napoli, Politecnica editore, 1973
  • Roberto Pane, Architettura ed Urbanistica del Rinascimento napoletano, in AA.VV Storia di Napoli, 1974

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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