Utente:Zigliottovittoria/Sandbox

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Borgo San Rocco Ravenna

Il borgo si potrebbe definire una città "dentro" la città , anzi una città " ai margini " della città.

E chi viveva nel borgo avvertiva molto forte questa appartenenza e chi lo abitava aveva una identità tutta particolare che si traduceva perfino nelle inflessioni dialettali o in certe abitudini .[1]

Il borgo vi ha sviluppo dal X al XX secolo.

Verso la fine del secolo XVI , al tempo della costruzione della chiesa parrocchiale di S. Rocco , i residenti nel borgo ammontavano complessivamente a poco più di 1000.

Mentre verso la fine del secolo XVI, a sottolineare la consistenza che il borgo stava assumendo, vi fu eretta la chiesa parrocchiale.

L'iniziativa si era resa necessaria per assicurare in modo adeguato l'assistenza spirituale agli abitanti della zona suburbana fuori le mura e dell'esteso territorio rurale posto a sud-est della città.

A quel tempo, tuttavia , ancora non era stata costruita la chiesa parrocchiale, nè l'abitazione per il parroco, nè tantomeno esisteva un' amministrazione con i relativi registri distinti da quelli di S.Agata .

Solo nel 1583 la nascita della nuova parrocchia si concretizzò e divenne realtà.

Fu in tale anno, infatti, che il nuovo arcivescovo di Ravenna, Cristoforo Buoncompagni , bologhese obbligò con decreto don Anastasio Cellini, successore dell'Argentario quale Rettore del titolo di S. Lucia, a trasferirsi nel borgo di porta Ursicina, minacciando una multa di 50 scudi d'oro; contemporaneamente ordinò la costruzione della nuova chiesa.

La costruzione della parrocchia fu ultimata nell'anno 1588 e il suo primo parroco, col titolo di Rettore di S.Rocco, fu appunto il Cellini che si trasferì definitivamente nella nuova chiesa e iniziò ad esercitarvi le varie pratiche di culto, in modo autonomo e indipendente da S.Agata.

Agli inizi del secolo XIX , l'antica e modesta parrocchia di S.Rocco era ormai ridotta in condizioni precarie di statica , risultava , inoltre, inadeguata rispetto all'incremento della popolazione del suo territorio.

L’inizio dei lavori risale all’anno 1828, quando l’Arcivescovo del tempo, il Cardinale Falconieri, pose la prima pietra della nuova chiesa parrocchiale nell’area dove sorgevano la vecchia chiesa ed il retrostante cimitero a metà della via principale del Borgo fortificato di Castel San Pietro, fuori di Porta Ursicina.

La vecchia chiesa, una costruzione del 1588 molto più piccola dell’attuale e dedicata anch’essa a S. Rocco, era stata demolita perché risultava ormai pericolante, oltre che inadeguata rispetto all’incremento della popolazione della zona.

I lavori della nuova chiesa furono affidati all’architetto Ignazio Sarti, titolare dell'Accademia delle Belle Arti di Bologna, uno degli architetti più in voga del momento, detto "il Michelangiolino", il quale ne concepì il progetto su pianta rotonda, a forma di piccolo pantheon.

I lavori si protrassero per ben 18 anni, anche per quei tempi veramente tanti, e quando finalmente stavano per concludersi, la vasta cupola crollò.

A seguito di accese polemiche, il Sarti fu rimosso dall’incarico e al suo posto, come responsabile del lavori, fu chiamato l’ingegnere Luigi Bezzi il quale, pur conservando nelle linee e nello stile il tipo di architettura neoclassica, modificò il disegno originario, passando dalla pianta rotonda a quella attuale, a forma quadrangolare.  

I lavori terminarono nell’anno 1846 e la chiesa venne consacrata solennemente l'11 ottobre dello stesso anno.

La chiesa è lunga 29 metri e larga 24. I muri esterni sono in mattone a vista di color giallo chiaro.

Antistante la facciata c’è un pronao massiccio, cui si accede attraverso una gradinata di sette gradini di sasso d’Istria, sormontato da una doppia fila di colonne anch’esse a mattoni a vista, sei in prima fila e quattro in seconda, con capitelli di ordine corinzio, privi però di ornamento.

Sul sagrato, dal 1996, é stata collocata su un piedistallo, una statua, alta due metri circa, di san Padre Pio da Pietralcina, il noto Cappuccino dalle Stigmate.

La scultura è stata realizzata in bronzo dallo scultore cesenate Tino Neri.

Nel fregio del frontone si leggono in nero la dedicazione della chiesa alla Vergine Immacolata e la data di consacrazione:

D.O.M. Virgini Immaculatae in honorem S. Rochi A. MDCCCXLVI

Nel fregio della cornice della facciata si intravede un'altra iscrizione, probabilmente la stessa che però è ormai logora e quindi illeggibile.

La chiesa è preceduta da un piazzale di forma quadrata, rifatto completamente in pietra di Prun nel 1988, delimitato nel lato di via Castel San Pietro da una cancellata in ferro su sei pilastri in stile gotico.

Dietro la chiesa, addossato alla tribuna, si eleva il campanile di forma quadrangolare

Nel 1993 è stato dotato di un "concerto in la" di 5 campane, del peso complessivo di 9 q. e mezzo circa, della ditta Capanni di Castelnuovo ne’ Monti (RE).[2]



Gli sviluppi demografici.

Verso la fine del secolo XVI , al tempo della costruzione della chiesa parrocchiale di S. Rocco , i residenti nel borgo ammontavano complessivamente a poco più di 1000. In alcuni documenti del 1591 vengono indicati, come facenti parte della popolazione del borgo, 1300 abitanti riuniti in 400 famiglie: tale numero comprendeva anche gli abitanti del contado immediatamente circostante.

Il borgo vi ha sviluppo dal X al XX secolo.

L' antica parrocchia :

Verso la fine del secolo XVI, a sottolineare la consistenza che il borgo stava assumendo, vi fu eretta la chiesa parrocchiale.

L'iniziativa si era resa necessaria per assicurare in modo adeguato l'assistenza spirituale agli abitanti della zona suburbana fuori le mura e dell'esteso territorio rurale posto a sud-est della città. Quelli infatti, per ricevere le funzioni liturgiche e i sacramenti, dovevano recarsi nell'antica basilica di S. Agata Maggiore, la loro naturale parrocchia.

A quel tempo, tuttavia , ancora non era stata costruita la chiesa parrocchiale, nè l'abitazione per il parroco, nè tantomeno esisteva un' amministrazione con i relativi registri distinti da quelli di S.Agata.

Solo nel 1583 la nascita della nuova parrocchia si concretizzò e divenne realtà. Fu in tale anno, infatti, che il nuovo arcivescovo di Ravenna, Cristoforo Buoncompagni , bologhese obbligò con decreto don Anastasio Cellini, successore dell'Argentario quale Rettore del titolo di S. Lucia, a trasferirsi nel borgo di porta Ursicina, minacciando una multa di 50 scudi d'oro; contemporaneamente ordinò la costruzione della nuova chiesa.

La costruzione della parrocchia fu ultimata nell'anno 1588 e il suo primo parroco, col titolo di Rettore di S.Rocco, fu appunto il Cellini che si trasferì definitivamente nella nuova chiesa e iniziò ad esercitarvi le varie pratiche di culto, in modo autonomo e indipendente da S.Agata.

*castello Gazo*

La nuova parrocchia:

Agli inizi del secolo XIX , l'antica e modesta parrocchia di S.Rocco era ormai ridotta in condizioni precarie di statica , risultava , inoltre, inadeguata rispetto all'incremento della popolazione del suo territorio.

L'arcivescovo del tempo "Chiarissimo Falconieri " prese allora l'iniziativa di riedificarla dalle fondamenta e ne affidò i lavori all' architetto Ignazio Sarti, titolare dell' Accademia della Belle Arti di Bologna, il quale concepì il progetto della nuova chiesa su pianta rotonda a forma di Pantheon.

Fu lo stesso arcivescovo a porre la prima pietra nell'anno 1828, a metà circa della via Castel S.Pietro, nell'area della vecchia chiesa.

I lavori si protrassero per ben diciotto anni, tanti anche per quei tempi, perchè furono travagliati da un grave incidente, come informa l'Uccellini: " giunta la costruzione a metà della cupola, questa cadde".

Sta di fatto che il Sarti fu rimosso dall'incarico e sostituito da un certo ingegner Luigi Brezzi, il quale modificò radicalmente il progetto originario, passando dalla pianta rotonda alla quadrangolare, ma senza rinunciare ad imitare il Pantheon, al meno nel pronao.

La chiesa fu terminata nell'anno 1846 e consacrata dall' Arcivescovo Falconieri l' 11 ottobre dello stesso anno. I lavori, però, vennero completati definitivamente solo nel 1855.

Riferimenti storici

Se il giovane Nullo Baldini in via Carraie, negli anni Ottanta dell’Ottocento fondò la prima forma cooperativa raccogliendo attorno a sé operai, braccianti, piccoli artigiani, del tutto esclusi dagli agi della città, solo pochi decenni prima il borgo seppe tutelare il passaggio dell’Eroe dei due mondi.

Nel 1849, braccato dall’esercito pontificio, Garibaldi trovò rifugio nelle case di Gregorio Zabberoni prima e dei fratelli Plazzi poi, nei pressi del Portonaccio.

Un’irrequietezza capace di svanire oltrepassate le mura e Porta Sisi.[3]


La parrocchia

La giurisdizione della Parrocchia di San Rocco è stata sempre molto estesa.

Nell'anno 1786, risultavano ancora comprese nel suo territorio ben 10 chiese.

Da un inventario del 1881, compilato dal parroco don Romualdo Gambi, conservato nell'archivio parrocchiale, risulta che il territorio della parrocchia di San Rocco si estendeva fino al mare, comprendendo Porto Fuori, Classe e Madonna dell'Albero e la sua popolazione ammontava a 5.135 anime raggruppate in 960 famiglie.

Poi, agli inizi di questo secolo, cominciò lo smembramento del vasto territorio parrocchiale di San Rocco.

Nel 1912 fu eretta a parrocchia la basilica di Sant'Apollinare in Classe; nel 1917 fu eretta a parrocchia anche la chiesa di Santa Maria in Porto Fuori e, in quell'anno, il parroco della chiesa madre di San Rocco don Alessandro Nanni fu insignito del titolo di "arciprete". Nel 1925 fu eretta parrocchia la Curazia di Madonna dell'Albero che apparteneva anch'essa a S.Rocco.

In seguito, si ebbero altre cessioni territoriali, a beneficio della nuova parrocchia di Santa Maria del Torrione e della chiesa di Santa Barbara in Santa Maria in Porto.

E infine, nell'anno 1970, si ebbero le ultime due cessioni a favore delle Comunità di San Paolo e di San Lorenzo in Cesarea.

Nonostante lo smembramento, la parrocchia di San Rocco resta una delle più popolose della diocesi ravennate.

Attualmente conta circa 13 mila anime e la sua giurisdizione si estende ad un pur sempre vasto territorio, come si vede nella piantina.


La chiesa

L’inizio dei lavori risale all’anno 1828, quando l’Arcivescovo del tempo, il Cardinale Falconieri, pose la prima pietra della nuova chiesa parrocchiale nell’area dove sorgevano la vecchia chiesa ed il retrostante cimitero a metà della via principale del Borgo fortificato di Castel San Pietro, fuori di Porta Ursicina.

La vecchia chiesa, una costruzione del 1588 molto più piccola dell’attuale e dedicata anch’essa a S. Rocco, era stata demolita perché risultava ormai pericolante, oltre che inadeguata rispetto all’incremento della popolazione della zona.

I lavori della nuova chiesa furono affidati all’arch. Ignazio Sarti, titolare dell'Accademia delle Belle Arti di Bologna, uno degli architetti più in voga del momento, detto "il Michelangiolino", il quale ne concepì il progetto su pianta rotonda, a forma di piccolo pantheon.

I lavori si protrassero per ben 18 anni, anche per quei tempi veramente tanti, e quando finalmente stavano per concludersi, la vasta cupola crollò.

A seguito di accese polemiche, il Sarti fu rimosso dall’incarico e al suo posto, come responsabile del lavori, fu chiamato l’ing. Luigi Bezzi il quale, pur conservando nelle linee e nello stile il tipo di architettura neoclassica, modificò il disegno originario, passando dalla pianta rotonda a quella attuale, a forma quadrangolare.  I lavori terminarono nell’anno 1846 e la chiesa venne consacrata solennemente l'11 ottobre dello stesso anno.


L'esterno della chiesa

La chiesa è lunga 29 metri e larga 24. I muri esterni sono in mattone a vista di color giallo chiaro.

Antistante la facciata c’è un pronao massiccio, cui si accede attraverso una gradinata di sette gradini di sasso d’Istria, sormontato da una doppia fila di colonne anch’esse a mattoni a vista, sei in prima fila e quattro in seconda, con capitelli di ordine corinzio, privi però di ornamento. Sul sagrato, dal 1996, é stata collocata su un piedistallo, una statua, alta due metri circa, di san Padre Pio da Pietralcina, il noto Cappuccino dalle Stigmate.

La scultura è stata realizzata in bronzo dallo scultore cesenate Tino Neri.

Nel fregio del frontone si leggono in nero la dedicazione della chiesa alla Vergine Immacolata e la data di consacrazione:

D.O.M. Virgini Immaculatae in honorem S. Rochi A. MDCCCXLVI

(A Dio ottimo e supremo. Alla Vergine Immacolata, in onore di S. Rocco. Anno 1846)

Nel fregio della cornice della facciata si intravede un'altra iscrizione, probabilmente la stessa che però è ormai logora e quindi illeggibile. La chiesa è preceduta da un piazzale di forma quadrata, rifatto completamente in pietra di Prun nel 1988, delimitato nel lato di via Castel San Pietro da una cancellata in ferro su sei pilastri in stile gotico.

Dietro la chiesa, addossato alla tribuna, si eleva il campanile di forma quadrangolare

Nel 1993 è stato dotato di un "concerto in la" di 5 campane, del peso complessivo di 9 q. e mezzo circa, della ditta Capanni di Castelnuovo ne’ Monti (RE).

L'INTERN[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Felice Mazzeo, San Rocco : il borgo e la sua parrocchia, Capit, stampa 2005, p. 5, ISBN 9788889569016, SBN RAV1393294 Controllare il valore del parametro sbn (aiuto).
  2. ^ https://www.parrocchiadisanrocco.com/index.php/parrocchia/la-chiesa.
  3. ^ Borgo San Rocco, il suggestivo quartiere che ha ospitato anche Giuseppe Garibaldi, su https://www.ravennaedintorni.it/blog/il-bombolone/borgo-san-rocco-il-suggestivo-quartiere-che-ha-ospitato-anche-giuseppe-garibaldi/.