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Michelangelo Buonarroti, Pietà Vaticana, 1497-1499. Roma, Basilica di San Pietro

La pietà è un tema artistico biblico, che raffigura Maria che sorregge il corpo senza vita del figlio Gesù Cristo, dopo la sua passione e deposizione. L'iconografia ha origini tedesche che si riconoscono nel Vesperbild[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il tema iconografico trova un'origine tedesca nelle sculture del cosiddetto Vesperbild ma si può dire che questa rappresentazione si sia cristallizzata secondo il modello michelangiolesco. Per lo meno nell'accezione moderna degli storici dell'arte e infatti con titolo Pietà, senza quasi mai tradurlo nelle varie lingue, vengono descritte tutte le opere simili. In realtà le sculture di Buonarroti non furono le prime interpretazioni in ambito italiano che seguissero il modello del Vesperbild, si pensi alla Pietà di Cosmé Tura. Né si può dire che la rappresentazione del Cristo morto in forma pietatis fosse un tempo una tematica univoca. Basti pensare al Cristo in pietà derivante dal tema greco dell'Aghia Tapeinosis (descritto spesso anche come Cristo morto sorretto dagli angeli oppure Cristo passo) da cui deriva, con precise varianti, il tema nordico dello Schmerzersmann (Uomo dei Dolori). Oppure, per fare un esempio più preciso, quel Cristo preparato per l'unzione da quattro angioletti di Giovanni Belllini (la Pietà di Rimini), definito in una scrittura coeva depicta imago domini nostri Iesu Chrisiiti Salvatoris mortui et sublati de cruce in formam pietatis (immagine dipinta di Gesù Cristo Salvatore morto e deposto dalla croce nella forma della pietà)[2].

Del resto la ricerca di un titolo preciso per le opere è frutto della critica ottocentesca e così oggi per Pietà si intende la rappresentazione del gruppo di Maria che sostiene il corpo esanime dei Gesù, talvolta aiutata da Giovanni o Maddalena e raramente attorniata da altri testimoni. In questo caso si preferisce definire l'opera come lamentatio o compianto sul Cristo morto. Una variante comune, ma preferita nel compianto, vede il corpo di Cristo steso a terra nzichè sostenuto da Maria.

Esempi[modifica | modifica wikitesto]

Oltre ai commoventi primitivi ma perlopiù anonimi esemplari scultorei del centro-nord Europa, caratterizzati da un forte espressionismo drammatico, che hanno ispirato anche le prime rappresentazioni italiane del tema, si possono citare alcune opere, a titolo di esempio e non esaustivo delle varianti più o meno sfumate nella rappresentazione del tema:

add SImone dei Crocefissi

  • Filippo Lippi, Pietà (1435-1440, Milano, Museo Poldi Pezzoli), la tavola riprende ancora il modello del Cristo in Pietà ponendo la sua figura seduta sul bordo di un sarcofago sostenuto da Maria e Giovanni;
  • Rogier van der Weyden, Pietà (1441 circa, Bruxelles, Museo Reale delle Belle Arti del Belgio), il dipinto, con Giovanni che aiuta Maria a sostenere il corpo deposto e la Maddalena assorta in preghiera, si distingue per la rappresentazione del dolore più sommessa rispetto all'esasperazione tipica nei paesi nordici;
  • Cosmè Tura, Pietà (1460, Venezia, Museo Correr), la tavola riprende in pittura le tipiche composizioni del Vesperbild con Cristo rannicchiato nel grembo della Madre senza altri personaggi;
  • Pietro Perugino, Pietà (1483-1493 circa, Firenze, Galleria degli Uffizi), l'opera si compone in un ambiente classicheggiante con un paesaggio solo accennato sullo sfondo, il corpo di Cristo è disrteso sul grembo di Maria e sostenuto per la testa da Giovanni e per le gambe dalla Maddalena, assistono ai lati Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea; i composti personaggi aggiuntivi non sono impostati però per arrivare alla coralità teatrale tipiche dei Compianti;
  • Michelangelo Buonarroti, Pietà Vaticana (1497-1499. Roma, Basilica di San Pietro), questa scultura rivoluziona il modello nordico pacando la drammatica rigidità del corpo defunto nel rappresentarlo dolcemente abbandonato tra le braccia più confidenti ed affettuose della Vergine, in una composizione piramidale e monumentale;
  • Giovanni Bellini, Pietà Dona dalle Rose (1505 circa, Venezia, Gallerie dell'Accademia), la tavola riprende la piramidalità michelangiolesca inserendo il gruppo in un paesaggio veneto, come in una maternità; il corpo di Cristo è quasi cadente dal delicato tocco della Madre rappresentata, a differenza delle altre Pietà raffigurata in una più realistica vecchiezza;
  • Sebastiano del Piombo, Pietà (1516-1517 circa, Viterbo, Museo civico), in questa tela le figure vengono mostrate staccate, Gesù disteso dil sudario e una matura Maria seduta implorante il cielo; la drammaticità è esasperata dal rovinoso paesaggio notturno che esalta la solitudine dei due;
  • Michelangelo Buonarroti, Pietà Bandini (1547-1555 circa, Firenze, Museo dell'Opera del Duomo), il gruppo scultoreo presenta il corpo di Gesù che si accascia quasi in verticale sostenuto a stento da Maria aiutata da Maddalena e dietro a tutti da un torreggiante Nicodemo ( o forse Pietro d'Arimatea);
  • El Greco, Pietà, (1571-1576, Filadelfia, Museum of Art), il dipinto riprende lo schema della Pietà Bandini limitando il numero delle figure e forzando la rappresentazione all'ambito della passione con lo scorcio del Golgota stagliato su di un cielo ancora tempestoso;
  • Tiziano Vecellio, Pietà (1476-1476, Venezia, Gallerie dell'Accademia), in questa tela la composizione assume un'intento autocelebrativo da parte del pittore, essendo stata concepita per la propria futura sepoltura; appare così rilevante lo sfondo carico di elementi simbolici che sovrastano la coppia principale e danno spazio ad un'accorrente Maddalena e alla figura adorante di un donatore (forse Tiziano stesso);
  • Annibale Carracci, Pietà (1600 circa, Napoli, Museo nazionale di Capodimonte), il quadro riprende in alcuni elementi la Pietò vaticana, come la mano invitante di Maria, ma qui il corpo di Cristo è scivolato parzialmente a terra; accenna un'accento di mistica post-tridentina la presenza degli angioletti;
  • Jusepe de Ribera, Pietà (1637, Napoli, Certosa di San Martino), la tela, ancora più pregna di misticismo barocco, in un chiaroscuro caravaggesco risalta il biancore del corpo morto disposto obliquamente dietro sta la madre orante verso il cielo, al lato destro Giovanni sostiene il torso abbandonato di Gesù e dall'altro Maddalena si prostra a baciarne i piedi; dall'oscurità dell'ampio sfondo emergono la figura appena accennata di Giseppe d'Arimetea e due angioletti, tutte portano alcuni strumenti della passione: i putti reggono la corona di spine ed i chiodi della crocificcione e Giuseppe un martello.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Mauro Lucco e Giovanni Carlo Federico Villa (a cura di), Giovanni Bellini, Milano, Silvana Editoriale, 2008.