Utente:Zanekost/Sandbox/Chiesa di San Nicolò della Lattuga

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Zanekost/Sandbox/Chiesa di San Nicolò della Lattuga
La posizione della chiesa di San Nicoletto della Lattuga, alle spalle di quella di San Rocco, nella mappa di Lodovico Ughi (1729).
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
LocalitàVenezia
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
TitolareNicola di Bari
Inizio costruzione1346
Demolizione1830

La chiesa di San Nicolò della Lattuga era un luogo di culto cattolico della città di Venezia, ubicato nel sestiere di San Polo, dietro al convento Frari e la chiesa di San Rocco ed un tempo nota per la qualità dell'apparaato pittorico che la decorava. Demolita la chiesa nel 1830, ne sopravvive memoria nei toponimi di calle e ramo san Nicoleto. Il piccolo convento residuo oggi ospita i frati minori della basilica dei Frari, un tempo insediati nel grande complesso ora occupato dall'Archivio di Stato.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa fu voluta, ed anche intitolata al suo santo eponimo, dal patrizio veneziano Nicolò Lion in ricordo della "miracolosa" guarigione da una lunga malattia ottenuta repentinamente nel 1332 mangiando della lattuga coltivata nell'orto dei Frari. Il Lion godeva di un notevole prestigio tanto da essere nominato ambasciatore presso il Papa ad Avignone nel 1354. Tornato a in patria e nominato Procuratore di San Marco nel 1355 ebbe un notevole ruolo nello sventare la congiura di Marin Falier[1]. Morì nel 1356 e fu sepolto nella chiesetta da lui voluta; alla demolizione della chiesa l'arca fu traslata nella cappella dei santi francescani ai Frari.

Secondo le volontà del fondatore la chiesa ed il piccolo nuovo convento annesso era destinato ad ospitare una dozzina di anziani frati francescani provenienti dal circondario. Tuttavia sembra che Lion avesse sovrastimato le potenzialità dei suoi lasciti (altri due conventi).

La chiesetta di san Nicolò delle lattuga, sormontata da un campanile a vela, semi nascosta dalla vecchia chiesa di san Rocco (particolare della mappa di Venezia di Jacopo de' Barbari, 1500).


Restano poche notizie sull'edificio gotico originario sormontato da un piccolo campanile a vela, nel poco che è visibile nella pianta del De' Barbari.[2] Si può solo immaginare che fosse costituita da un unica navata, breve e stretta, chiusa da un'abside poligonale secondo l'uso del periodo. Dai documenti rimasti sappiamo anche che furono fatti alcuni lavori di manutenzione nel 1407 e nel 1410 e che verso, la metà del Quattrocento, sui tre altari erano presenti alcuni dipinti, forse dei polittici, poi scomparsi.[3]



Con la proclamazione dei "decreti napoleonici" nel 1806 il convento fu chiuso, passando nelle disponibilità del Demanio, ed i frati furono temporaneamente concentrati, assieme a quelli provenienti dai conventi di Treviso ed Este, nel vicino convento dei Frari.[4] Qui pochi anni dopo (1810) furono colti dall'abrogazione ordini religiosi che li costrinse a dismettere l'abito dell'ordine, abbandonare il convento e presentarsi nelle diocesi di provenienza per servire nelle parrocchie.[5]

I frati riuscirono anche a realizzare un'invidiabile biblioteca bruciata nel 1742.

La biblioteca fu posta temporaneamente sotto sigilli[6] e fu esaminata nel 1808 dal bibliografo Giovanni Rossi che provvide ad inviare nove casse di volumi a Padova. Nel 1812 l'abate Morelli, bibliotecario della Marciana, chiese ed ottenne dal Demanio alcune mappe sciolte "scompagne ed imperfette" per per riparare un mappamondo del Coronelli.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tassini, p. 446.
  2. ^ Franzoi-Di Stefano, p. 47
  3. ^ Humfrey-Sherman 2015, p. 250.
  4. ^ Decreto riguardante le Corporazioni religiose ne' dipartimenti Veneti riuniti al Regno (n. 160 - 28 luglio 1806), su Bollettino delle leggi del Regno d'Italia, parte II, dal 1 maggio al 31 agosto 1806, pp. 809-820. URL consultato il 22 giugno 2019. che estende a Venezia il precedente Decreto sull’organizzazione del Clero secolare, regolare, e delle Monache (n. 45 - 8 giugno 1805), su Bollettino delle leggi del Regno d'Italia, parte I, dal 1 Gennajo al 30 Giugno 1805, pp. 123-140. URL consultato il 22 giugno 2019.
  5. ^ Decreto portante la soppressione delle compagnie, congregazioni , comunie ed associazioni ecclesiastiche (n. 77 - 25 aprile 1810), su Bollettino delle leggi del Regno d'Italia, parte I, dal 1 Gennajo al 30 Giugno 1810, pp. 264-276. URL consultato il 22 giugno 2019.
  6. ^ Decreto riguardante i manoscritti e libri de’ Conventi soppressi negli Stati ex Veneti aggregati al Regno (n. 100 - 10 giugno 1810), su Bollettino delle leggi del Regno d'Italia, parte I, dal 1 Gennajo al 30 Aprile 1806, pp. 609-611. URL consultato il 22 giugno 2019.
  7. ^ Zorzi 1984/2, pp. 254-255

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Peter Humfrey e Allison Sherman, The Lost Church of San Niccolò ai Frari (San Nicoletto) in Venice and its Painted Decoration, in Artibus et Historiae, vol. 36, n. 72, Cracovia, IRSA s.c., 2015, pp. 247-281.
  • Andrea Erboso, Veronese e la sua bottega a San Nlcolò del!a Lattuga, in Venezia Cinquecento, XXIII, n. 46, Roma, Bulzoni, 2013 [2015], pp. 71-141.
  • Alvise Zorzi, Venezia scomparsa, 2ª ed., Milano, Electa, 1984 [1972].
  • Umberto Franzoi e Dina Di Stefano, Le chiese di Venezia, Venezia, Alfieri, 1976.
  • Giulio Lorenzetti, Venezia e il suo estuario, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1963, p. 577.
  • Giuseppe Tassini, Curiosità veneziane, Venezia, Filippi, 1979, p. 448.
  • Antonio Maria Zanetti, Descrizione di tutte le pubbliche pitture della citta' di Venezia e isole circonvicine: o sia Rinnovazione delle Ricche minere di Marco Boschini, colla aggiunta di tutte le opere, che uscirono dal 1674. sino al presente 1733., Venezia, Pietro Bassaglia al segno della Salamandra, 1733, pp. 307-310.
  • Antonio Maria Zanetti (1706-1778), Della pittura veneziana e delle opere pubbliche de' veneziani maestri libri V, Venezia, Albrizzi, 1771.
  • Marco Boschini, Le ricche miniere della pittura veneziana, Venezia, Francesco Nicolini, 1674, pp. San Polo 54-57.