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Federico Asinari, Conte di Camerano[modifica | modifica wikitesto]

Federico Asinari (1527-1575), Conte di Camerano, in provincia di Asti, è stato uno scrittore, poeta, tragediografo e ambasciatore italiano del secolo XVI.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Federico Asinari, figlio del Conte di Camerano Giovanni Francesco e di Lucrezia Torelli,[1] nacque nella seconda metà del 1527 (o forse ad inizio 1528) ad Asti,[2] sebbene Ferdinando Neri noti come non vi sia certezza sul luogo di nascita all'interno dei documenti ufficiali,[3] mentre Galeani Napione, primo biografo di Federico, propenda per collocarne la nascita nella residenza di famiglia di Camerano,[4] dove il padre Francesco, secondo alcuni testimoni di una lite avvenuta nel 1539, risiedeva abitualmente (Archivio di Stato di Torino, Prov. d'Asti, mazzo 10, n.18). Sposò nel 1547 Francesca Sanseverini, dalla quale ebbe almeno due figli: Francesco e Giulia Margherita.

Cresciuto alla corte dei Savoia, ai quali dimostrò ripetutamente fedeltà nel corso della sua vita, non esitò però a far valere i suoi diritti nel 1549 sul feudo di Castigliole impadronendone con la forza, un atto giudicato quasi ribelle dal Principe di Piemonte e Conte d'Asti Emanuele Filiberto e fu solo con l'intervento di Ferrante Gonzaga che la disputa per il feudo si risolse con il ritorno dei legittimi proprietari al castello e un'indennità per Federico.[5]

Fu nominato nel 1554 gentiluomo di camera da Emanuele Filiberto e per il sovrano piemontese gestì varie operazioni militari, specialmente contro i francesi, che gli valsero i titoli di consigliere di guerra e consigliere della milizia.[6] A seguito delle imprese belliche iniziò una brillante carriera diplomatica, inizialmente è a Parma nel 1561 presso Ottavio Farnese, è poi alla corte del neo imperatore Massimiliano II, succeduto a Ferdinando I, nel 1564. Nel 1566 è poi inviato in aiuto dell'imperatore nella lotta contro i Turchi, ne sono testimonianza due lettere inviate a Emanuele Filiberto da Vienna e Comar. Tornato in Piemonte è nel 1567 al battesimo del figlio di Emanuele Carlo Emanuele e a corte è tra i principali promotori di attività letterarie e giudice di dispute cavalleresche, durante questo periodo allargherà inoltre la biblioteca di famiglia specialmente con opere classiche, grazie anche ad una rendita concessagli dal principe nel 1568 di 600 scudi all'anno per il suo ruolo di consigliere di guerra e colonnello della milizia. Nel 1570 è inviato come ambasciatore a Firenze dall'appena nominato Gran Duca di Toscana Cosimo I, qui entra in contatto con gli ambienti letterari fiorentini e in particolare con l'Accademia Fiorentina. L'importanza assunta a corte è testimoniata nel 1574 quando è ricordato tra i più importanti dignitari piemontesi ad accogliere il passaggio del nuovo re di Francia Enrico III e l'anno successivo, nel 1575, tratterà il matrimonio di Emanuele Filiberto con Elisabetta d'Austria, figlia di Massimiliano II e vedova del precedente re di Francia Carlo IX.

Muore nel 1575, probabilmente nella tenuta di famiglia e ne da notizia il figlio Francesco con una lettera al Savoia, in cui chiede di poter succedere al padre.[7]

Opere Letterarie[modifica | modifica wikitesto]

L'opera letteraria del Conte di Camerano comprende una serie di rime, una tragedia Il Tancredi Principe e due poemi Le Trasformazioni e L'ira di Orlando rimasti incompiuti.[8]

Le opere turno stampate in due volumi per le cure di Giuseppe Vernazza nel 1795, in due tomi dal titolo Poesie di Federico Asinari Conte di Camerano presso lo stampatore torinese Francesco Prato.[9] Nel primo volume sono raccolte la tragedia, le rime e un epigramma latino, nel secondo invece la seconda parte delle rime e i due poemi.

Il Tancredi Principe.[modifica | modifica wikitesto]

L'opera più importante dell'Asinari è senza dubbio Il Tancredi Principe, tragedia basata sulla prima novella della quinta giornata del Decameron. La novella in questione è probabilmente uno dei racconti del Boccaccio più fortunati a teatro tra il XVI e XVII secolo, come ha potuto sostenere Danielle Boilet,[10] da questa novella sono infatti tratti La Panfila di Antonio Cammelli detto il Pistoia (1506),[11] La Gismonda di Silvano Razzi (1569),[12] il Tancredi di Francesco Asinari (1570), Il Tancredi Pomponio Torelli (1597),[13] il Tancredi di Rodolfo Campeggi (1617)[14] e un Guiscardo di Silvestro Branchi (1627).[15]

Il testo della tragedia fu probabilmente composto durante il soggiorno fiorentino del 1570, quando Federico Asinari ebbe modo di osservare o leggere la tragedia di Silvano Razzi, dalla quale secondo il Neri sembra aver tratto alcune idee come l'apertura con lo spettro del primo marito di Ghismonda, sebbene il Camerano sembri aver perfettamente incamerato le principali movenze del teatro tragico del Rinascimento italiano, dall'uso del coro fino alla fedeltà alla Poetica di Aristotele. Il testo fu stampato la prima volta nel 1587 a Parigi per l'editore Pierre Chevillot,[16] con una dedica di Bernardino Lombardi[17] a Carlo Barone di Zerentino e con la falsa attribuzione dell'opera a Torquato Tasso. L'anno successivo il testo sarà ristampato a Bergamo con la corretta indicazione d'autore presso l'editore Comino Ventura con una prefazione del poligrafo Gherardo Borgogni[18] al conte Giovan Battista Borromeo, che non sembra conoscere l'editio princeps parigina del testo. Il testo della tragedia, sulla quale non è possibile dare alcuna informazione riguardo una messa in scena, adatta la storia di Tancredi e Ghismonda (Dec. IV 1) leggendola da un punto di vista politico, fatto evidente sin dal titolo che non richiama il nome di uno dei due amanti ma quello del principe di Salerno Tancredi. La vicenda si concentra infatti sulla scellerata scelta di Tancredi di punire Guiscardo, amante della figlia, per salvaguardare la salvezza del regno e tutti i discorsi del personaggio sono incentrati sul suo tentativo di difendere i confini dai nemici e sulla necessità per un sovrano di prendere decisioni difficili e in apparenza inumane. La salvezza del regno tornerà poi anche nel V atto, quando Tancredi interverrà sul palco a seguito del suicidio della figlia per predire le sventure del regno.

Il testo risente dell'influenza del teatro tragico classico e del Rinascimento , in particolare dell' Edipo Re di Sofocle e del Tieste di Seneca, per quello greco-latino, e delle Orbecche di Giraldi Cinzio per quello Rinascimentale. Il fatto è evidente sia dalla scelta dei personaggi inseriti come la Nutrice, il Sacerdote, l'Ombra del primo marito di Ghismonda e il Coro di donne salernitane che dalla punizione di Tancredi, che in questa riscrittura si leverà la vista come Edipo.

Struttura dell'opera[modifica | modifica wikitesto]

L'opera è composta da 5 atti, sebbene all'interno della sua tradizione si alternino testimoni che presentano tale divisione ed altri che riportano il testo senza la suddivisione in atti (stile alla greca), in assenza di uno studio sulla tradizione non è possibile dire quale sia l'ultima volontà d'autore al riguardo. Si fornisce una descrizione della storia per atto:

  • Prologo: La scena si apre con un dialogo tra il Sacerdote e L'Ombra del primo marito di Ghismonda, la quale predirà le future sventure dei due amanti e del regno, ma il Sacerdote non le capirà.
  • Atto I: Ghismonda racconta del suo matrimonio segreto alla Nutrice, la quale l'inviterà a far fuggire Guiscardo prima che il padre li scopra e al contempo di recarsi in senato per chiedere l'autorizzazione al matrimonio.
  • Atto II: Tancredi e il consigliere Almonio discutono delle leggi e dell'amministrazione dello stato. Durante il dialogo Tancredi rivela ad Almonio che avrebbe voluto dare la figlia in moglie a Guiscardo, specie dopo i suoi successi militari, ma è stato costretto a prometterla all'anziano vicino re di Sicilia per difendere i confini del regno. Dopo questo dialogo Tancredi si congeda dicendo di voler andare ad annunciare le nozze a Ghismonda
  • Atto III: Tancredi ritorna da Almonio rivelando di essere stato tradito, giunto in camera della figlia e non trovandola si era sdraiato su un letto ed era caduto addormentato, al suo risveglio l'ha trovata con l'amante, ma non è riuscito a vedere chi sia. Invita quindi Almonio a recarsi all'uscita del passaggio segreto usato dall'amante e di catturarlo. Tancredi rivela poi le proprie angosce al coro di donne, sottolinenando come avrebbe voluto darle in marito Guiscardo, ma deve anteporre il regno a tutto il resto. Gismonda nel frattempo sta rivelando alla Nutrice di aver fatto un terribile incubo e di essersi incontrata con Guiscardo invitandolo a fare come la Nutrice aveva suggerito. Nel frattempo vede in lontananza il padre che cerca di evitarla, ma alla fine Tancredi, raggiunto da Gismonda, comincia a litigare con la figlia. Arriva quindi Almonio con il prigioniero, che si rivela essere Guiscardo, padre e figlia hanno quindi un ultimo litigio e le loro strade si dividono.
  • Atto IV: Tancredi e Almonio discutono su come procedere e il consigliere convince Tancredi della necessità di uccidere l'amante, per la salvezza del regno di Salerno. Nel frattempo un consigliere del principe, il Sacerdote e il coro discutono di quanto successo e scoprono che nel frattempo il re di Sicilia è morto e questo permetterebbe quindi a Ghismonda e Guiscardo di sposarsi senza problemi. Mentre i personaggi sperano che la situazione si possa risolvere senza problemi vedono uscire un messo con una coppa in mano e un'espressione stravolta. Fermatolo domandano cosa sia successo e dopo molte remore il messo rivela di star portando per ordine di Tancredi a Ghismonda il cuore di Guiscardo, il quale è stato ucciso da Almonio mentre Tancredi tentennava e descrivendo l'eroica e fiera morte di Guiscardo. Ricevuto il dono Ghismonda si ritira nelle proprie stanze seguita dal messo e dalla Nutrice.
  • Atto V: Tancredi apprende della morte del Re di Sicilia dal consigliere, cerca di convincersi che non avrebbe potuto fare altrimenti e si reca dalla figlia. A questo punto un messo racconta del suicidio di Ghismonda e di come Tancredi, alla vista della figlia morta, si sia accecato. La tragedia si conclude con l'arrivo sul palco di Tancredi ceco che predice la futura caduta di Salerno.

Personaggi[modifica | modifica wikitesto]

  • Sacerdote
  • Ombra del Duca di Capoa, Primo Marito di Gismonda
  • Coro di Donne Salernitane
  • Nutrice di Gismonda
  • Gismonda figlia del Principe
  • Tancredi Principe di Salerno
  • Almonio Capitano
  • Consigliero
  • Guiscardo, allievo del Principe
  • Messi
  • Cameriera di Gismonda

Le Rime[modifica | modifica wikitesto]

Un grande numero di rime di Federico Asinari furono pubblicate da Gherardo Borgogni nel corso del Cinquecento all'interno di due raccolte la prima a Bergamo nel 1594 (4 canzoni e 1 sonetto) e la seconda, più copiosa, a Venezia nel 1599 (82 sonetti, 10 canzoni, 2 sestine, 1 ballata e alcune ottave.[19] Altri componimenti sono sparsi in altre raccolte del Cinquecento, tutte segnalate nello studio di Ferdinando Neri.[20] Manca ad oggi uno studio organico sulla tradizione delle rime che ne fissi un corpus, la versione di Venezia del 1599 è una scelta piuttosto confusa, ripetuta poi nell'edizione di Torino del 1795 curata dal Vernazza. Il Neri nota come nel manoscritto autografo e nei manoscritti con correzioni d'autore sia rinvenibile una volontà d'autore non riprodotta dal Vernazza e ad oggi inedita,[21] sebbene forse meritevole di ulteriori studi visto anche l'apprezzamento di Annibal Caro per questa produzione, testimoniato in una lettera.[22]

Lo stile di questa produzione è fortemente ancorato al Petrarca, del quale vengono imitati i versi, i movimenti e lo stile, secondo gli stilemi tipici del Cinquecento. Il Canzoniere inizia con il poeta intento a piangere l'allontanamento dell'amata e procede poi per episodi, intervallando componimenti amorosi ad odi politico-civili, attraverso un ampio uso della favola mitologica.

I Poemi[modifica | modifica wikitesto]

Il Conte di Camerano compose due poemi cavallereschi non compiuti e definiti dal Neri di "assai scarsa importanza: esercizi, non opere di vera comprensione artistica".[23] questi due poemi Le Trasformazioni e l'Ira di Orlando sono probabilmente opere dell'ultimo periodo del poeta, non destinati alla circolazione.

L'Ira di Orlando[modifica | modifica wikitesto]

Il poema prende ispirazione da Omero, in particolare dall'episodio dell' ira d'Achille, unendolo con il poema cavalleresco.

L'opera comincia quando Angelica è rapita dall'Eremita e portata all'Isola del Pianto (Orl. Fur. VIII). A questo punto Atìa assume la forma di Angelica e va ad accendere lite tra Carlo e Orlando, che la rapisce con la forza. Carlo allora raduna i paladini a consiglio e ordina a Orlando di riconsegnare Angelica a Namo, Orlando, irato, decide allora di ritirarsi dalla guerra. I paladini si dividono quindi secondo le indicazioni di Gano, che suggerisce di uccidere Orlando, e Salomone di Bretagna, che ne consiglia il perdono. Sciolto il consiglio Gano si avvicina a Carlo e Salomone convince Namo, Uggiero, Danese, Amone e Olivero ad andare da Orlando per conciliare la lite. i paladini ottengono una risposta irate e Atìa, travestita da Angelica, si reca presso il campo per spargere nuovo odio per Orlando. Nel II libro sono descritte le mosse degli eserciti di un esercito franco diviso tra il perdono e l'uccisione di Orlando. Re Marsilio vuole quindi trarre giovamento dalla discordia e, accompagnato da Nireo e 5000 cavalieri si reca a combattere Orlando che ha però la meglio. Nel III libro Orlando non riesce più a dormire, agirandosi nel campo di notte lamentandosi del suo destino, tenta il suicidio gettandosi in un lago, ma viene salvato dal fedele Brandimarte che si getta in acqua per salvarlo. Essi però non cadono in acqua, ma su un ponte dove gli si fa innanzi una donna: la fata Celtonia che tenne in braccio Orlando da bambino. A questo punto si arresta il poema.

Le Trasformazioni[modifica | modifica wikitesto]

Il poema, anche questo in ottave, prende le mosse dalle Metamorfosi di Ovidio e narra la trasformazione di varie donne, prese dalla mitologia e dalla Bibbia, imitando (non pedissequamente) il modello ovidiano.

Manoscritti di Federico Asinari[modifica | modifica wikitesto]

Ferdinando Neri nel suo studio censisce i seguenti manoscritti, contendenti le opere del Camerano:

  1. Firenze, Biblioteca Riccardiana, Ricc. 2824
  2. Milano, Biblioteca e archivio storico Trivulziano, Triv. 990
  3. Parma, Biblioteca Palatina, Pal. 1604
  4. Torino, Biblioteca Nazionale, N I 9
  5. Torino Biblioteca Nazionale, N III 5
  6. Torino, Biblioteca Nazionale, N III 25
  7. Torino, Biblioteca Nazionale, N IV 24
  8. Venezia, Biblioteca Marciana, Zanetti, Ital. LXVI 103, 8

Torino, Biblioteca Nazionale, N III 5: autografo dell'Asinari, contiene le Rime, il Tancredi e tre libri delle Trasformazioni.

Venezia, Biblioteca Marciana, Zanetti Ital. LXVI, 103, 8: codice con correzioni autografe, contiene le Rime, il Tancredi, i primi tre libri e due ottave del quarto delle Trasformazioni. Il Vernazza per i suoi studi lo copiò (Torino, Biblioteca Nazionale, N. I 9) e ne esiste a Torino un ulteriore copia (N III 25).

Torino, Biblioteca Nazionale, Ital. XCII: un codice del secolo XVII, contenente alcuni sonetti e canzoni, il Tancredi, i primi tre libri e due ottave del quarto libro delle Trasformazioni, tre libri dell'Ira di Orlando.

Torino Biblioteca Nazionale, N IV 24: contiene le Rime e il Tancredi

Contengono solo la tragedia i codici 1604 della Biblioteca Palatina di Parma, il Trivulziano 990 e il Riccardiano 2824.

Edizioni di opere di Federico Asinari[modifica | modifica wikitesto]

  • Gismonda | Tragedia Del | Signor. | Torquato Tasso nuova-| mente Composta & posta in luce. | All'Illustrissimo Sig. Carlo Barone | di Zaretino| A Paris| Chez Pierre Chevillot Imprimeur & | libraire, rue S. Victor, au | chapeau Rouge | 1587
  • Il Tancredi | Tragedia | del | Signor Conte | Di Camerano | Dal Sig. Gherardo Borgognoni | di nuovo posta in luce | All' ill.mo Signor Gio. Battista Borromeo | con licenzia de' superiori | in Bergamo per Comino ventura | MDLXXXVIIII [1588]
  • Le | Muse toscane | di diversi |nobilissimi ingegni | da sig. Gherardo Borgogni | di nuovo poste in luce | Al molto Mag. et generoso Signore | il Sig. Gio. Ambrogio Figino || in Bergamo MCXCIIII [1594] | per Comin Ventura
  • Rime | di diversi |illustri poeti | de' nostri tempi, | Di nuovo poste in luce, | Da Gerardo Borgogni, | d'Alba Pompea, | L'Errante Accademico Inquieto | di Milano ... In Venetia | Presso la Minima Compagnia. 1599

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • D. Boillet, Tancrède en scène. De la nouvelle de Boccacce aux tragédies italiennes des XVI-XVIIe siècle., Parigi, Droz, 2022.
  • C. Mutini, Asinari, Federico in Dizionario Biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, vol. 4, 1962, s. v. https://www.treccani.it/enciclopedia/federico-asinari_(Dizionario-Biografico)/
  • V. Cian, Le lettere e la cultura letteraria in Piemonte nell’età di Emanuele Filiberto in Studi pubblicati dalla Regia Università di Torino nel IV centenario della nascita di Emanuele Filiberto, Torino, Stabilimento Tipografico Villarboito & figli, 1928, pp. 395-397
  • F. Rizzi, Tra i lirici parmensi del Cinquecento, «Aurea Parma», V, 1921
  • F. Neri, Federico Asinari conte di Camerano, poeta del secolo XVI, «Memorie della Reale Accademia di Scienze di Torino», serie II, tomo 51, pp. 213-256
  • G. F. Galeani Napione, Vita di Federico Asinari conte di Camerano, Torino 1814. ristampata in Vite ed elogi di illustri italiani, Pisa 1818, III, pp. 3-113

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Famiglia Asinari, su 156.54.191.164.
  2. ^ Mutini, Asinari, Federico, su treccani.it.
  3. ^ Ferdinando Neri, Federico Asinari conte di Camerano , poeta del secolo XVI, in Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Torino, serie II, tomo 51, p. 214, nota 3.
  4. ^ Gianfrancesco Galeani Napione, Vita di Federico Asinari Conte di Camerano, Torino, Felice Galletti, 1814, p. 10.
  5. ^ Neri, Federico Asinari, cit., pp. 215-217.
  6. ^ Neri, Federico Asinari, cit. 218-219
  7. ^ La data della lettera era inizialmente stata scambiata per la data di morte che Conte di Camerano, la correzione a tale informazione erronea fu fatta da Galeani Napione, Vita di Federico Asinari, cit.
  8. ^ Neri, Federico Asinari, cit. p.225.
  9. ^ Opere di Federico Asinari Conte di Camerano, Torino presso Francesco Prato, 1795, 2 tomi. Il libro è oggi molto raro, si vede l'opac sbn : https://opac.sbn.it/risultati-ricerca-avanzata?fieldstruct%5B1%5D=ricerca.parole_tutte%3A4%3D6&struct%3A1001=ricerca.parole_almeno_una%3A%40or%40&fieldvalue%5B1%5D=Federico+Asinari+Poesie&fieldaccess%5B1%5D=Any%3A1016%3Anocheck#1653051817426
  10. ^ Danielle Boillet, Tancrède en scène. De la nouvelle de Boccacce aux tragédies italiennes des XVI-XVIIe siècle., Parigi, Droz, 2022.
  11. ^ Domenico De Robertis, Cammelli, Antonio, su treccani.it.
  12. ^ Razzi, Silvano, su treccani.it.
  13. ^ Fabrizio Biondi, Torelli, Pomponio, su treccani.it.
  14. ^ Carlo Mutini, Campeggi, Ridolfo, su treccani.it.
  15. ^ Edizione, su google.it.
  16. ^ Pierre Chevillot, Bibliothèque National de France, su data.bnf.fr.
  17. ^ Teresa Megale, Lombardi, Bernardino, su treccani.it.
  18. ^ Ballistreri, Borgogni, Gherardo, su treccani.it.
  19. ^ Le | Muse toscane | di diversi |nobilissimi ingegni | da sig. Gherardo Borgogni | di nuovo poste in luce | Al molto Mag. et generoso Signore | il Sig. Gio. Ambrogio Figino || in Bergamo MCXCIIII | per Comin Ventura (4 canzoni e un sonetto). Rime | di diversi |illustri poeti | de' nostri tempi, | Di nuovo poste in luce, | Da Gerardo Borgogni, | d'Alba Pompea, | L'Errante Accademico Inquieto | di Milano ... In Venetia | Presso la Minima Compagnia. 1599 (82 sonetti, 10 canzoni, 2 sestine, 1 ballata e alcune ottave).
  20. ^ Neri, Federico Asinari, cit., pp. 244-250.
  21. ^ Nerdi, Ferdinando Asinari, cit.,p.244
  22. ^ De le lettere familiari del Comm. Annibal Caro, vol. II, Venezia, Aldo Manuzio, 1575, p. 183 e sgg.
  23. ^ Neri, Ferdinando Asinari, cit., p,253.