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Giovanna Boccalini[modifica | modifica wikitesto]

Giovanna Boccalini Barcellona

Giovanna Cunegonda Boccalini (Lodi, 24 settembre 1901Osnago, 24 giugno 1991) è stata una docente, partigiana e sindacalista italiana. Fondatrice della prima squadra di calcio femminile in Italia, il Gruppo calcistico femminile milanese (Gfc).

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Terza dei sette figli di Francesco e Antonietta Salvarani[1]. La madre è operaia in un lanificio, attiva sindacalista dà ai figli una educazione improntata sul rispetto dei doveri e dei diritti[2]. La famiglia fa amicizia con lo scultore Ettore Archinti loro vicino di casa e sin dall'infanzia lei, i suoi fratelli e le sue sorelle fanno da modelli per alcune sue opere[3]. L'artista la introduce al socialismo[4].

Nel 1917, a sedici anni, si occupa della biblioteca locale della Società Generale Operaia di Mutuo Soccorso, per poi diventarne consigliera. L'anno dopo si iscrive nella sezione socialista della città[5]. Ha una buona abilità oratoria e viene quindi spesso invitata a parlare nei circoli socialisti milanesi.

Per sostenere la famiglia e capendo l'importanza dell'indipendenza economica per le donne, studia per contabile. Ottenuto poi il titolo di maestra elementare alla Scuola Normale Femminile di Lodi inizia ad insegnare. Partecipa ad iniziative assistenziali rivolte all’infanzia, come le colonie estive[5]. Nel novembre del 1919, alle origini del fascismo, insieme ad Archinti, sopravvive ad una delle prime stragi perpetrate dai fascisti, presso il Teatro Gaffurio di Lodi[6][7].

Nel 1925 sposa Giuseppe Barcellona e nel maggio del 1926 nasce il primo figlio Giacomo, chiamato così in onore di Giacomo Matteotti. Nel 1927 si trasferiscono a Milano, ma si sentirà sempre legata a Lodi. Diventa docente presso una scuola elementare maschile e lo stesso anno nasce Grazia, la loro seconda figlia[8].

Con l'affermarsi dei regime fascista, abbandonata la politica e si dedica allo sport. Fra la primavera e l’estate del 1933, lei e un gruppo di ragazze tra i 15 e i 20 anni, di cui fanno parte anche le sue sorelle più giovani fondano la prima squadra di calcio femminile italiana, il Gruppo calcistico femminile (GFC), di cui diventa la commissaria[9] . Tuttavia, le autorità fasciste la ostacolano nell' ottenere le autorizzazioni necessarie e quando assume la carica di segretaria della squadra e si mette alla sua guida, le autorità ne decretano la chiusura definitiva[10]. Si dedica allora al lavoro, alla famiglia e allo studio.

Durante la guerra, diventa partigiana: lei ed Ettore Archinti aiutano dei soldati Alleati, nascondendoli e facendo loro oltrepassare il confine con la Svizzera[2]. La collaborazione tra i due termina nel 1944, quando Archinti viene arrestato e deportato nel lager di Flossenbürg[11].

Nel 1943 muore il figlio Giacomo, a causa di una peritonite. Per reagire alla perdita torna ad impegnarsi nella politica iscrivendosi al Partito Comunista (PCI). E' tra le fondatrici dei Gruppi di Difesa della Donna (GDD) e direttrice del giornale Noi Donne, organo di stampa dei GDD milanesi, a sostegno dell’emancipazione sociale delle donne[12].

Nei GDD, conosce Maria Maddalena Rossi, poi presidente dell’Unione Donne d'Italia (UDI) al fianco della quale combatte per gli ideali che le accomunano. Durante il dopoguerra partecipa al Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) lombardo. Alle prime elezioni amministrative, diventa assessora all’assistenza e all’infanzia di Milano, per occuparsi successivamente dell'iniziativa dei Treni della Felicità. Sarà rieletta anche nelle successive elezioni amministrative[8].

È tra i fondatori del patronato Cgil INCA di cui diventa vicepresidente, in seguito lavorerà per dodici anni a Roma come vicepresidente dell’INPS[13]. Negli anni 1953-56 fa parte del Comitato Centrale del PCI.

Onorificenze e commemorazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • 1965 - riceve da Pietro Nenni la medaglia d'oro per aver fatto parte del CNL lombardo[14]
  • 1965 - l'UDI le assegna la Mimosa d'oro per essere stata nel Comitato consultivo dell'Unione.
  • 12 giugno 2021 - il Comune di Milano ha intitolato alle calciatrici del 1933 una via all’interno del Parco Sempione, dietro all’Arena Civica (lato via Legnano) e ha posto un totem per ricordarne la storia[15].
  • 15 aprile 2023 - si è svolta la "partita mai giocata" tra la squadra dell'Alessandria e quella della GFC Lombardia[16].

Note.[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Marco Giani (a cura di), Marta Boccalini, Ricordando …, su unive.academia.edu, p. 5. URL consultato il 24 settembre 2023.
  2. ^ a b Alice Vergnaghi, Giovanna Boccalini. Storia di una lodigiana (1901-1991), su YouTube, SNOQ Lodi, 21 nov 2021. URL consultato il 26 settembre 2023.
  3. ^ Marco Giani, Da Lodi a Milano, sola andata (con qualche ritorno). Nuove fonti per la storia della famiglia Boccalini, Lodi, 2020, pp. 341-342.
  4. ^ Alice Vergnaghi, Storia di una lodigiana: Giovanna Boccalini Barcellona, dall’infanzia lodigiana alla Resistenza milanese, Lodi, 2019, p. 402.
  5. ^ a b Alice Vergnaghi, Giovanna Boccalini Barcellona, su enciclopediadelledonne.it. URL consultato il 18 febbraio 2023.
  6. ^ Mimmo Franzinelli, Fascismo, anno zero. 1919: la nascita dei Fasci di Combattimento, Mondadori, Milano, 2019, pp. 317-320.
  7. ^ Ercole Ongaro, L’eccidio al Teatro Gaffurio di Lodi: prima strage fascista in Italia., in Archivio Storico Lodigiano, CXXXVIII, Lodi, 2019, pp. 343-361.
  8. ^ a b Alice Vegnaghi, Giovanna Boccalini Barcellona, su quotidianocontribuenti.com, 26 giugno 2023. URL consultato il 24 settembre 2023.
  9. ^ Ercole Ongaro, Intervista a Giovanna, Marta e Rosetta Boccalini, 1978, audiocassetta contenuta nell’Archivio dell’ILSRECO di Lodi, la cui trascrizione, a cura di Marco Giani, è reperibile sul sito www.academia.edu
  10. ^ Federica Seneghini e Marco Giani, Giovinette - le calciatrici che sfidarono il duce, su Youtube, 10 ottobre 2020. URL consultato il 24 settembre 2023.
  11. ^ Ercole Ongaro e Gianluca Riccadonna, Percorsi di Resistenza nel Lodigiano, Lodi, 2006, pp. 75-78.
  12. ^ Alice Vergnaghi, Storia di una lodigiana: Giovanna Boccalini Barcellona, dall’infanzia lodigiana alla Resistenza milanese, Lodi, 2019, pp. 415-416.
  13. ^ Alice Vergnaghi, Giovanna Boccalini, su Ilsreco Proposte. URL consultato il 7 aprile 2023.
  14. ^ Alice Vergnaghi, Boccalini Giovanna – Anpi Lodigiano, su anpilodigiano.it. URL consultato il 24 settembre 2023.
  15. ^ Sabato il Sindaco Sala all'intitolazione della via dedicata alle Calciatrici del 1933, su Comune di Milano. URL consultato il 24 settembre 2023.
  16. ^ Maghdi Abo Abia, L'Alessandria femminile giocherà la partita vietata nel 1933, in RaiNews Piemonte, 15 aprile 2023. URL consultato il 24 settembre 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ercole Ongaro, Guerra e resistenza nel Lodigiano 1940-1945, Il Papiro, Sesto S. Giovanni, 1994.
  • Alice Vergnaghi, Storia di una lodigiana: Giovanna Boccalini Barcellona, dall’infanzia lodigiana alla Resistenza milanese, in Archivio storico lodigiano, Lodi, 2019.
  • Alice Vergnaghi, Storia di una lodigiana: Giovanna Boccalini Barcellona, da partigiana ad assessora, in Archivio Storico Lodigiano, Lodi, 2020.
  • Alice Vergnaghi e collaboratori, Storia di una lodigiana (1901-1991), su youtube.com, 2021. URL consultato il 27 settembre 2023..
  • Federica Seneghini e Marco Giani, Giovinette - le calciatrici che sfidarono il duce, su Youtube, 10 ottobre 2020. URL consultato il 24 settembre 2023.