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Traduzione specializzata e formazione

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Storicamente, la figura del traduttore non ha conosciuto un percorso di formazione chiaramente delineato. Inizialmente, i traduttori e gli interpreti erano persone con un'ottima conoscenza delle lingue che avevano avuto l'opportunità di lavorare sul campo da autodidatti o a fianco di colleghi più esperti. La Scuola medievale di Toledo in Spagna più che una scuola in quanto tale univa studiosi esperti e meno esperti che collaboravano insieme e che quindi imparavano l'uno dall'altro, senza mai ricevere però una formazione istituzionale.

I primi istituti universitari che hanno dato il via a una formazione specifica per traduttori e interpreti sono l'Università statale di Mosca (ex Istituto Maurice Thorez, 1930), la Ruprecht-Karls-Universität Heidelberg (1933), l'Università di Ginevra (1941) e l'Università di Vienna (1943). Dopo la Seconda guerra mondiale crebbe la necessità di traduttori e interpreti a livello globale. Per questo motivo, altre università cominciarono a offrire corsi di specializzazione in traduzione e/o interpretazione: l'Universität Innsbrück (1945), la Karl Franzens-Universität Graz (1946), l'Universität Johannes Gutenberg Mainz (1947) e l'Universität des Saarlandes (1948). Negli anni '50 seguirono due istituzioni francesi, l'École Supérieure d'Interprètes et de Traducteurs (ESIT) e l'Institut Supérieur d'Interprètes et de Traducteurs (ISIT)[1]. Nel panorama italiano, le scuole di traduzione e interpretazione più antiche e prestigiose sono la SSLMIT di Trieste (1953) e di Forlì (1989).

Negli anni '60 nacque la Conférence internationale permanente d'instituts universitaires de traducteurs et interprètes (CIUTI) con l'obiettivo di promuovere la formazione di traduttori e interpreti di conferenza professionisti che, in conformità con le linee guida dell'associazione, fossero pronti per lavorare al termine degli studi. Attraverso le sue linee guida, La CIUTI e i suoi membri fondatori hanno esercitato una forte influenza sui curricula di traduzione in Europa e nel mondo.[2]

La traduzione nei corsi universitari

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In Italia, i corsi universitari che preparano alla professione del traduttore e dell'interprete sono la Laurea Triennale in Comunicazione Interlinguistica Applicata (L-12), la Laurea Triennale in Mediazione Linguistica (L-12), la Laurea Magistrale in Traduzione Specialistica e Interpretazione (LM-94) e la Laurea Magistrale in Lingue Moderne per la Comunicazione e la Cooperazione Internazionale (LM-38). Al momento, in Italia la professione del traduttore e dell'interprete non è regolata da un ordine professionale, ma ci sono varie associazioni che rappresentano un punto di riferimento per la professione. Tra queste, le più conosciute sono AITI e ANITI.

Nel settore privato, alcune società di traduzione organizzano brevi corsi a integrazione dei programmi universitari. Molti di questi corsi riguardano essenzialmente gli aspetti tecnologici della traduzione professionale e della localizzazione. Il dibattito sul grado di adeguatezza dei programmi universitari ai fini professionali è un tema particolarmente discusso nel mondo accademico e tra i datori di lavoro, con le università che difendono un approccio più a lungo termine basato sulla conoscenza e sulle competenze per prepararsi alla professione e l'industria che si concentra su una domanda più a breve termine[1].

Nel settore pubblico, le organizzazioni internazionali e sovranazionali come l'Unione Europea hanno un forte interesse a promuovere tendenze formative specifiche. Un esempio è lo European Master's in Translation (EMT), un progetto di collaborazione tra la Commissione europea e gli istituti di istruzione superiore che offrono programmi universitari di traduzione. Nato nel 2009, questo progetto vuole migliorare la qualità della formazione dei traduttori per sopperire alla crescente domanda di traduttori altamente qualificati che sappiano rispondere alle esigenze del nuovo mercato globale[3].

L'EMT ha sviluppato un quadro di competenze che un traduttore dovrebbe acquisire:

  1. competenza linguistica e culturale: una competenza linguistica di alto livello in almeno due lingue di lavoro (livello C1 del QCER e superiori o un livello equivalente secondo sistemi di riferimento comparabili) dovrebbe essere un prerequisito per poter accedere a qualsiasi corso di laurea magistrale in traduzione che fa parte del progetto EMT. Inoltre, durante il percorso universitario, devono essere migliorate e perfezionate non solo le competenze linguistiche ma anche quelle culturali.
  2. Competenza traduttiva: non riguarda soltanto il semplice passaggio da una lingua ad un’altra ma anche le competenze strategiche, metodologiche e tematiche che entrano in gioco durante l’intero processo traduttivo. Ad esempio, gli studenti devono: saper analizzare il testo di partenza, identificare eventuali problemi testuali o cognitivi, valutare le strategie e le risorse necessarie per una corretta riformulazione che rispetti le esigenze comunicative; saper analizzare e giustificare le loro scelte traduttive utilizzando il metalinguaggio adeguato e applicando gli approcci teorici opportuni.
  3. Competenza tecnologica: comprende le conoscenze e le abilità utilizzate per applicare le tecnologie della traduzione presenti e future nel processo traduttivo. Viene inclusa una conoscenza di base della traduzione automatica e l’abilità di introdurla nel processo traduttivo secondo le esigenze del traduttore.
  4. Competenza personale e interpersonale: include tutte le abilità generali, chiamate di solito soft skills, che migliorano l’adattabilità e l’inserimento professionale degli studenti.
  5. Prestazione dei servizi: comprende tutte le abilità relative all’applicazione della traduzione e dei servizi linguistici al contesto professionale (es. consapevolezza del cliente, negoziazione con il cliente, gestione di progetti, assicurazione della qualità)[4].Attualmente, in Italia le università che offrono corsi di laurea facenti parte dell'EMT sono l'Università di Trieste, l'Università di Bologna, l'Università IULM di Milano e l'Università UNINT di Roma.[5].

In generale, i corsi universitari di traduzione prevedono inoltre insegnamenti volti all’acquisizione di abilità e competenze in ambiti specifici concentrandosi sui concetti chiave e i termini che li designano. Essi permettono di specializzarsi nella traduzione in alcuni settori (tecnico, legale, medico, scientifico, ecc.), e in attività affini come revisione, scrittura tecnica, editing. In particolare, gli studenti affinano le seguenti abilità e competenze:

  • Abilità linguistiche sia di comprensione che di produzione scritta e orale, con speciale riguardo alla stesura dei testi richiesti nei diversi contesti d’uso.
  • Competenze in traduzione dei testi di carattere scientifico professionale.
  • Abilità di analisi morfosintattica e testuale dei testi di carattere scientifico-professionale.
  • Conoscenze di vari aspetti semantico-lessicali, quali la formazione delle parole, nonché le regole di funzionamento dei termini specifici.
  • Conoscenze non-linguistiche, [ovvero quelle] concettuali e contenutistiche di un certo [settore], il cui livello dipende dalle esigenze dei contesti d’uso[6].
  1. ^ a b Mona Baker e Gabriela Saldanha, Routledge encyclopedia of translation studies, Third edition, 2020, ISBN 978-1-317-39173-9, OCLC 1120950232. URL consultato il 19 dicembre 2022.
  2. ^ (EN) CIUTI - History, su ciuti.org. URL consultato il 20 dicembre 2022.
  3. ^ (EN) European Master's in Translation (EMT) explained, su commission.europa.eu. URL consultato il 6 gennaio 2023.
  4. ^ EMT Board and Competence Task-Force, EMT Competence Framework (PDF), su commission.europa.eu, 2022.
  5. ^ (EN) List of EMT members 2019-2024, su commission.europa.eu. URL consultato il 6 gennaio 2023.
  6. ^ doiFil / Faculty of Philology, University of Belgrade, su doi.fil.bg.ac.rs. URL consultato il 6 gennaio 2023.

Voci correlate

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