Utente:LauraFrizzi/Sandbox2

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Tossicità dell'ossigeno
Test di tolleranza all'ossigeno iperbarico[1]
SpecialitàMedicina d'emergenza-urgenza
Classificazione e risorse esterne (EN)
ICD-9-CM987.8
ICD-10T59.8
MeSHD018496

La tossicità dell’ossigeno sul corpo umano è una condizione conseguente agli effetti nocivi della respirazione dell’ossigeno molecolare (O2) ad alte pressioni parziali. È conosciuta anche come sindrome di tossicità da ossigeno, intossicazione da ossigeno o avvelenamento da ossigeno. La tossicità dell’ossigeno sul sistema nervoso centrale, “tossicità CNS”, è conosciuta anche come “effetto Paul Bert”, mentre la tossicità polmonare come “effetto Lorrain Smith”, dal nome dei ricercatori che alla fine del XIX secolo, le scoprirono e le descrissero per primi. La tossicità dell’ossigeno sul corpo umano nei casi più gravi può provocare il danneggiamento o la morte delle cellule, con effetti maggiormente osservabili sul sistema nervoso centrale, sui polmoni e sugli occhi. Ne sono interessati direttamente i subacquei, le persone sottoposte ad alte concentrazioni di ossigeno supplementare (per esempio i neonati prematuri), e quelle sottoposte a terapia iperbarica. La respirazione di ossigeno ad alte pressioni parziali provoca iperossia, ossia una concentrazione eccessiva di ossigeno nei tessuti corporei. I danni provocati sul corpo umano dipendono dal tipo di esposizione ad ossigeno ad alte pressioni parziali. La tossicità CNS è causata da un’esposizione breve all’ossigeno molecolare a pressioni parziali che superano nettamente quella atmosferica. La tossicità polmonare, invece, deriva da un’esposizione prolungata a livelli sempre maggiori di ossigeno ma a pressione normale. Tra i sintomi si annoverano disorientamento, problemi respiratori e alterazioni della vista come la miopia. L’esposizione prolungata ad ossigeno a pressioni parziali leggermente superiori a quella normale, o brevi esposizioni a pressioni parziali molto elevate, possono provocare danni ossidativi alle membrane cellulari, collasso degli alveoli polmonari, distacco della retina e/o convulsioni. La tossicità dell’ossigeno può essere gestita riducendo l’esposizione quando il livello di ossigeno aumenta. Alcuni studi hanno mostrato che, a lungo termine, è possibile un buon recupero dalla maggior parte delle intossicazioni da ossigeno. Esistono dei protocolli per evitare gli effetti dell’iperossia nei campi in cui avviene la respirazione di ossigeno a pressioni parziali superiori a quella normale, come nelle immersioni subacquee durante la quali vengono respirati gas compressi, nella medicina iperbarica, nella medicina neonatale e nelle missioni spaziali. Questi protocolli hanno portato ad una diminuzione di attacchi epilettici dovuti ad intossicazione da ossigeno, e una limitazione dei danni ai polmoni e agli occhi nei neonati prematuri. Negli ultimi anni, l’ossigeno è stato reso disponibile negli “oxygen bars”, stabilimenti che vendono ossigeno per uso ricreativo. Il US Food and Drug Administration ha avvertito coloro che soffrono di problemi al cuore o di patologie ai polmoni, di prestare attenzione nell'usufruire dei servizi degli "oxygen bars". I subacquei che respirano gas contenenti fino al 100% di ossigeno, dovrebbero ricevere una formazione specifica.

Classificazione[modifica | modifica wikitesto]

Gli effetti della tossicità dell’ossigeno si possono classificare in base all’organo colpito in tre forme principali:[2][3][4]

  • Sistema nervoso centrale, si osservano convulsioni seguite da perdita di coscienza, che si verificano in condizioni iperbariche;
  • Polmoni, si osserva difficoltà respiratoria e dolore al petto, espressione diretta della respirazione di ossigeno a pressioni sempre maggiori per un lungo periodo;
  • Occhi, si osservano alterazioni della vista, in seguito alla respirazione di ossigeno a pressioni crescenti per un periodo prolungato;

La tossicità dell’ossigeno sul sistema nervoso centrale causa attacchi epilettici, brevi periodi di rigidità seguiti da convulsioni e perdita di coscienza e riguarda principalmente i subacquei che fanno uso di ossigeno a pressioni parziali superiori a quella atmosferica. La tossicità polmonare provoca danni ai polmoni, che comportano dolore e difficoltà respiratoria, mentre danni ossidativi agli occhi possono portare alla miopia o al parziale distacco della retina. I danni agli occhi e ai polmoni si verificano principalmente quando viene somministrato dell’ossigeno supplementare come parte di un trattamento, per esempio ai neonati prematuri, ma anche durante terapia iperbarica. I danni ossidativi possono interessare qualsiasi cellula del corpo, ma agli effetti sui tre organi più suscettibili (cervello, polmoni e occhi) sono rivolte le maggiori attenzioni. La tossicità dell’ossigeno può provocare anche danni ai globuli rossi(emolisi),[5][6],al fegato[7], al cuore[8], alle ghiandole endocrine (ghiandole surrenali, gonadi e tiroide),[9][10][11] ai reni[12] e danni alle cellule in generale.[13][14] In circostanze insolite, può darsi che vengano provocati degli effetti in altri tessuti del corpo: si presume, per esempio, che durante le spedizioni spaziali, le alte concentrazioni di ossigeno possano contribuire al danneggiamento osseo.[15] L’iperossia può causare indirettamente, in pazienti con malattie polmonari come ostruzioni croniche o depressione respiratoria centrale, narcosi da anidride carbonica.[15] L’iperventilazione in condizioni normali non provoca intossicazione da ossigeno, perché l’aria a livello del mare ha una pressione parziale dell’ossigeno di 0,21 bar (21kPa), mentre la tossicità dell’ossigeno si verifica solo a pressioni superiori ai 0,3 bar (30kPa).[16]

Sintomi[modifica | modifica wikitesto]

Avvelenamento da ossigeno a 27m in condizioni di aria asciutta in 36 soggetti in ordine di gravità[1]
Esposizione (min.) Num. di soggetti Sintomi
96 1 Accecamento prolungato; Grave emetismo spasmodico
60–69 3 Grave tremore alle labbra; Euforia; Nausea e vertigini; Tremore al braccio
50–55 4 Grave tremore alle labbra; Accecamento temporaneo; Addormentamento; Stordimento
31–35 4 Nausea, vertigini, tremore alle labbra; Convulsioni
21–30 6 Convulsioni; Sonnolenza; Grave tremore alle labbra; Aura epigastrica; Tremore al braccio sinistro; Amnesia
16–20 8 Convulsioni; Vertigini e grave tremore alle labbra; Aura epigastrica; Respirazione spasmodica;
11–15 4 Dispnea espiratoria; tremore alle labbra e sincope; Nausea e stato confusionale
6–10 6 Temporaneo accecamento e tremore alle labbra; Parestesia; Vertigini; "Spasmo diaframmatico"; Grave nausea

Sistema nervoso centrale[modifica | modifica wikitesto]

La tossicità CNS si manifesta con sintomi come l’alterazione della vista (soprattutto della “visione a tunnel”), ronzii (acufene), nausea, spasmi (specialmente sul viso), cambiamenti comportamentali (irritabilità, ansia, confusione) e vertigini. Questi possono essere seguiti da crisi tonico-cloniche costituite da due fasi: una prima fase di intensa contrazione muscolare per parecchi secondi (fase tonica), seguita da rapidi spasmi muscolari (fase clonica). La crisi epilettica termina con un periodo di incoscienza (la fase anti-clonica).[17][18] L’insorgenza di crisi epilettiche dipende dalla pressione parziale dell’ossigeno respirato e dalla durata dell’esposizione. Il tempo di esposizione prima dell’insorgenza di crisi epilettiche è però imprevedibile, poiché i test hanno mostrato una grande variazione, sia tra diversi individui, sia nello stesso individuo da un giorno all’altro.[17][19][20] Molti fattori esterni, come le immersioni subacquee, l’esposizione al freddo e l’esercizio fisico possono ridurre il tempo entro il quale si manifestano sintomi sul sistema nervoso centrale.[1] La diminuzione della tolleranza è strettamente collegata alla ritenzione dell’anidride carbonica.[21][22][23] Secondo alcuni test condotti sugli animali, alcuni fattori come il buio e la caffeina, aumentano la tolleranza, ma questi effetti non sono stati provati sull’uomo.[24][25]

Polmoni[modifica | modifica wikitesto]

I sintomi della tossicità polmonare si manifestano inizialmente con un’infiammazione alle vie aeree che poi si diffonde ai polmoni (albero tracheobronchiale) e compaiono nella regione superiore del torace (retrosternale e regione carenale).[26][27][28] Il tutto inizia come un lieve solletico nell’inalazione e continua come tosse frequente.[26] Se la respirazione ad alte pressioni parziali continua, i pazienti avvertono un lieve bruciore durante l’inalazione insieme a una tosse insistente e incontrollabile e mancanza occasionale di respiro (dispnea).[26] Dati raccolti relativamente la tossicità polmonare hanno evidenziato anche la presenza di gorgoglii auscultabili attraverso stetoscopio.[28] Un esame ai raggi X dei polmoni mostra piccoli cambiamenti in seguito a una breve esposizione, ma la presenza di un’ombreggiatura diffusa in entrambi i polmoni in seguito ad esposizioni più lunghe.[26] La funzionalità dei polmoni, se misurata, risulta ridotta, come mostrato dalla riduzione della quantità di aria che essi sono capaci di immagazzinare (capacità vitale) e dai cambiamenti nell’espirazione dell’aria e nell'elasticità dei polmoni.[28][29] Test condotti sugli animali hanno evidenziato una variazione nella tolleranza simile a quella trovata nella tossicità CNS, ma allo stesso tempo una significativa variazione tra specie. Quando l’esposizione all’ossigeno a pressione superiore a 0,5 bar (50kPa) è intermittente, i polmoni hanno il tempo di recuperare e di conseguenza viene ritardata l’insorgenza dei sintomi da tossicità.[30]

Occhi[modifica | modifica wikitesto]

Nei neonati prematuri, segni di danni agli occhi (retinopatia del prematuro, o ROP) si osservano tramite un oftalmoscopio e appaiono come una demarcazione tra regioni vascolarizzate e non vascolarizzazione della retina del neonato. Il grado di questa demarcazione determina quattro stadi: (I) la demarcazione è una linea; (II) la demarcazione diventa un crinale; (III) crescita di nuovi vasi sanguigni lungo tutto il crinale; (IV) la retina comincia a staccarsi dalla parente interna dell’occhio (coroide).[31]

Cause[modifica | modifica wikitesto]

Tossicità CNS[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Immersione tecnica.

La tossicità CNS è causata da esposizioni, da alcuni minuti a poche ore, a ossigeno a pressioni parziali superiori a 1,6 bar (160 kPa), circa otto volte la normale pressione parziale atmosferica, che è più probabile si verifichi in pazienti sottoposti a terapia iperbarica o nei subacquei. Dal momento che la pressione atmosferica al livello del mare è di circa 1 bar (100 kPa), la tossicità CNS può verificarsi solamente in condizioni iperbariche.[32][33] I subacquei che respirano a profondità superiori ai 60 m, incontrano un crescente rischio di intossicazione da ossigeno; quelli che respirano una miscela di gas arricchita con ossigeno, come il Nitrox, possono allo stesso modo soffrirne se dovessero scendere al di sotto della massima profondità operativa consentita per quella miscela.[34]

Tossicità polmonare[modifica | modifica wikitesto]

Curva della tolleranza polmonare. La curva mostra il decremento della capacità vitale dei polmoni in seguito alla respirazione di ossigeno a pressioni parziali superiori a 0,5 bar, i quali possono essere tollerati dal corpo umano a tempo indeterminato (come concluso da Lambertsen nel 1987).

I polmoni e il resto del tratto respiratorio, sono esposti alle più alte concentrazioni di ossigeno del corpo umano e sono quindi i primi organi a manifestare l’intossicazione da ossigeno. La tossicità polmonare si verifica in seguito all’esposizione a ossigeno a pressioni parziali superiori a 0,5 bar (50 kPa), corrispondente a una frazione d’ossigeno del 50% a pressione atmosferica normale. I primi segni della tossicità polmonare sono tracheobronchite, o infiammazione delle vie respiratore superiori, dopo un periodo asintomatico tra le 4 e le 22 ore a frazione inspirata di ossigeno superiore al 95%,[35] con alcuni studi che sostengono che i sintomi si presentino dopo circa 14 ore a questo livello di ossigeno.[36]

A pressioni parziali di ossigeno da 2 a 3 bar (da 200 a 300 kPa), questi sintomi possono iniziare a verificarsi dopo solo 3 ore di esposizione all’ossigeno.[35] Esperimenti sui topi che respiravano ossigeno a pressioni tra 1 e 3 bar (100 e 300 kPa) indicano che le manifestazioni dalla tossicità polmonare potrebbero non essere le stesse nelle condizioni normobariche come lo sono per quelle iperbariche.[37] Diminuzioni delle funzionalità polmonari, possono verificarsi dopo solo 24 ore di continua esposizione a ossigeno al 100%,[36] con danni agli alveoli polmonari; dopo le 48 ore di esposizione a ossigeno al 100% si verifica l'insorgenza di un’acuta sindrome da distress respiratorio.[35] La respirazione di ossigeno al 100%, può portare inoltre al collasso degli alveoli (atelettasia); quando invece vi è una presenza significativa nella miscela di gas inerti quali l'azoto, questi danni non si verificano.[38]

I neonati pretermine, esposti per periodi prolungati ad alte concentrazioni di ossigeno, sono soggetti ad un rischio maggiore di displasia broncopolmonare.[39] Altri gruppi di persone esposte ad un alto rischio di intossicazione da ossigeno, sono i pazienti sottoposti a ventilazione meccanica con ossigeno a concentrazione superiore al 50% e i pazienti esposti a sostanze chimiche che aumentano il rischio di tossicità dell’ossigeno come l’agente chemioterapico bleomicina.[36] Proprio per questo motivo, le attuali linee guida per i pazienti sottoposti a ventilazione meccanica in terapia intensiva raccomandano di mantenere la concentrazione dell’ossigeno inferiore al 60%.[35] Allo stesso modo, i subacquei che si sottopongono ad un trattamento per la cura della malattia da decompressione sono ad alto rischio di tossicità dell’ossigeno, poiché esso comporta la respirazione di ossigeno in condizioni iperbariche per lunghi periodi, che si aggiunge all’esposizione ad ossigeno precedentemente avvenuta durante l’immersione.[32]

Tossicità oculare[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Retinopatia del prematuro.

L’esposizione prolungata ad ossigeno ad alte pressioni parziali causa danni alla retina.[40][41][42] I danni allo sviluppo dell’occhio nei neonati esposti ad alte concentrazioni di ossigeno a pressione normale, segue un meccanismo e ha un effetto diverso dai danni agli occhi osservati nei subacquei adulti sotto condizioni iperbariche.[43][44] L’iperossia può essere un fattore che contribuisce alla fibroplasia retrolenticolare o retinopatia del prematuro (ROP) nei neonati.[43][45] Nei neonati pretermine, la retina è spesso non pienamente vascolarizzata. La retinopatia del prematuro si verifica quando viene arrestato lo sviluppo del sistema vascolare retinico che poi prosegue in modo anomalo con la crescita di nuovi vasi sanguigni, che può essere accompagnata dalla contrazione del tessuto fibroso (tessuto cicatriziale) che causa il distaccamento della retina. L’esposizione ad ossigeno supplementare, nonostante sia un fattore di rischio, non è la causa principale di questa malattia. Per questo limitare l’uso di ossigeno supplementare non riduce necessariamente il tasso di retinopatia del prematuro, anzi può aumentare il rischio di complicanze sistemiche collegate all’ipossia.[43] La miopia dovuta all’iperossia si verifica nei rebreather a circuito chiuso dei subacquei in seguito ad un’esposizione prolungata.[44][46][47] Si verifica frequentemente anche in coloro che sono sottoposti ripetitivamente a terapia iperbarica.[41][48] La miopia è dovuta ad un aumento del potere di rifrazione del cristallino, ma generalmente è reversibile con il tempo.[48][49][49] It is usually reversible with time.[41][48]

Meccanismo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Stress ossidativo.
Meccanismo di perossidazione lipidica: un singolo radicale può innescare una reazione a catena che converte i grassi insaturi in perossidi lipidici.

La base biochimica che spiega la tossicità dell’ossigeno è la parziale riduzione dell’ossigeno causata dall’allontanamento di uno o due elettroni; questo porta alla formazione di specie di ossigeno reattive,[50] che sono sottoprodotti naturali del normale metabolismo dell’ossigeno e hanno un ruolo importante nella comunicazione cellulare.[51] Una specie prodotta dal corpo, l’anione superossido (O2-),[52] è coinvolto nell’acquisizione del ferro.[53] Concentrazioni di ossigeno superiori a quella normale portano ad un aumento dei livelli di specie di ossigeno reattive.[54] L’ossigeno è necessario per il metabolismo cellulare ed il sangue lo fornisce a tutte le parti del corpo. Quando l’ossigeno viene respirato a pressioni parziali più elevate, si instaura una condizione di iperossia, specialmente nei tessuti più vascolarizzati che risultano essere quindi i più vulnerabili. Durante i periodi di stress ambientale, i livelli di specie reattive dell’ossigeno possono aumentare drammaticamente e questo può danneggiare la struttura delle cellule e produrre stress ossidativo.[20][55] I meccanismi di reazione di queste specie reattive con il corpo umano non sono ancora molto conosciuti.[56] Uno dei più comuni prodotti dello stress ossidativo è il radicale ossidrile (•OH), che può innescare una reazione a catena che danneggia la perossidazione lipidica dei grassi insaturi all’interno delle membrane cellulari.[57] Alte concentrazioni di ossigeno possono aumentare la formazione di radicali liberi, come ossido nitrico, perossinitrito e peroxone, che danneggiano il DNA e altre biomolecole.[20][58] Anche se il corpo umano ha molti sistemi antiossidanti, come il glutatione, che protegge dallo stress ossidativo, essi vengono sopraffatti da alte concentrazioni di ossigeno libero perché il tasso di cellule danneggiate supera la capacità del sistema di ripararle o di prevenirne il danneggiamento. Il risultato è il danneggiamento o la morte della cellula.[59][60][61][62]

Diagnosi[modifica | modifica wikitesto]

La diagnosi di tossicità CNS nei subacquei prima della crisi è difficile in quanto i sintomi che la caratterizzano, ossia disturbo della vista, problemi alle orecchie, vertigini, stato confusionale e nausea, possono essere dovuti a tanti altri fattori tipici dell’ambiente subacqueo come la narcosi, la congestione e il freddo. Tuttavia, la presenza di questi sintomi può aiutare nel diagnosticare la tossicità dell’ossigeno nei primi stadi nei pazienti sottoposti a terapia iperbarica. In entrambi i casi, a meno che non ci sia una storia precedente di epilessia o esami indicanti ipoglicemia, una crisi che si verifica in un ambiente in cui si respira ossigeno a pressioni parziali superiori a 1,4 bar (140 kPa), porta alla diagnosi di tossicità dell’ossigeno.[63]

La diagnosi di displasia broncopolmonare nei neonati con difficoltà respiratorie è difficile nelle prime settimane. Tuttavia, se la respirazione del bambino non migliora durante questo periodo, esami del sangue e raggi X possono essere utilizzati per confermare la displasia broncopolmonare. Inoltre, un elettrocardiogramma può aiutare a escludere altre possibili cause come cardiopatie congenite o ipertensione (arteriosa) polmonare.[64]

La diagnosi di retinopatia del prematuro nei neonati è suggerita dal contesto clinico. L’essere nato prematuro, il basso peso alla nascita e una storia di esposizione all’ossigeno ne sono i principali indicatori, mentre non sono stati individuati fattori ereditari che possano essere causa di questa malattia.[65]

Note[modifica | modifica wikitesto]

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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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Approfondimenti[modifica | modifica wikitesto]

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