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Rappresentazione della pesatura del cuore sul Papiro di Ani

Il Papiro di Ani è un papiro manoscritto in geroglifici corsivi del periodo della XIX dinastia dell'Antico Egitto ed è la versione più conosciuta del Libro dei Morti.

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Fu scoperto nell'omonima tomba di Tebe, insieme ad altri attribuiti sempre ad Ani, nel 1887[1] da l'egittologo Ernest Alfred Wallis Budge, che ne curò anche la traduzione. Venne acquistato l'anno successivo dal British Museum, dove è tutt'ora custodito.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il Papiro di Ani è una delle versioni più complete, piu lunghe e meglio conservate del Libro dei Morti tra quelle fin ora scoperte, e questo è il motivo per cui è famoso. Fu composto durante la XIX dinastia , tra il 1500 al 1250 a.C., per Ani, scriba reale di Tebe, il quale aveva una posizione elevata come amministratore dei redditi ecclesiastici e delle dotazioni di tutti i Templi di Tebe ed Abido, e sua moglie Tutu, sacerdotessa di Amon. Il papiro fu composto unendo sei sezioni diverse, di lunghezza variabile tra 150 e i 540 centimetri, fino ad ottenere un rotolo lungo 235 centimetri per un altezza media di 42. La sua realizzazione è stata il frutto di un lavoro di equipe a cui parteciparono i scriba più importanti e i migliori illustratori. Dentro il Papiro di Ani ci sono oltre 60 formule, molte delle quali con bellissime illustrazioni. Il Papiro di Ani era il tipico Libro dei Morti in uso fra i nobili tebani del suo tempo. Il libro è stato definito il “Vangelo di Osiride”, in quanto cerca di trasmettere gli insegnamenti esoterici che consentirebbero all’uomo di raggiungere la vita eterna dopo la morte. Questa può essere ottenuta solo se il defunto ha vissuto una vita pura e buona durante il suo periodo sulla terra.

Il viaggio di Ani[modifica | modifica wikitesto]

Preambolo[modifica | modifica wikitesto]

Per gli egiziani la morte era l'inizio di un viaggio lungo e pieno di pericoli. Il libro sepolto insieme al morto, in questo caso lo scriba Ani, avrebbe guidato il defunto nel Duat, un luogo misterioso dove si affrontavano demoni, nemici sia degli dei che dei defunti, e prove prima di raggiungere la Sala del Giudizio e quindi la Prova Suprema. I geroglifici usati in un testo magico, come il libro dei morti, diventano anch'essi magici e per questo si modificavano le figure dall'aspetto minaccioso per poterle controllare. Si credeva che un gereoglifico integro potesse prendere vita ed attacare il defunto, ma Ani è prottetto dagli incantesi del libro creato per lui.

Il rituale dell'apertura della bocca[modifica | modifica wikitesto]

Nell'aldilà Ani incontra anche degli alleati come il dio Anubi che lo guiderà nel suo viaggio. Il dio Anubi ha un ruolo di primo piano tra gli dei ed è legato alla mummificazione e ai riti della sepoltura. E' raffigurato con la testa di sicacallo, animali legati al mondo dei morti. Uno dei passaggi piu mportanti del libro dei morti è il misterioso rituale dell'apertura della bocca. Questo rito è molto importante perchè non è soltanto un apertura simbolica della bocca, ma rappresenta il risveglio spirituale del corpo, che appena dopo la morte ha i sensi chiusi. Il rituale aprendo non solo la bocca, ma anche occhi e orecchie, consente il ritorno dell'anima nel corpo e la possibilità di utilazzare oggetti che lo aiuteranno nel suo viaggio come il papiro scritto per lui. Per Ani il libro dei morti è una mappa che lo guida alla sala del giudizio dove gli dei stabiliranno se merita di vivere in eterno. Gli incantesimi del libro dei morti offrono protezione dai demoni che minacciano il defunto.

Le confessioni negative[modifica | modifica wikitesto]

Seguendo le indicazioni del papiro, l'anima di Ani, può raggiungere la sala del giudizio, luogo dell'ultima prova. Prima però deve affrontare 42 diversi dei guardiani delle 42 porte. Davanti ad ognuno di essi dichiara di non aver commesso peccati e questa è una della prove più difficili da affrontare nell'aldià. Se non si conosce la risposta giusta o non si sà cosa dire in quel momento non si supera la prova e sarà preclusa la vita dopo la morte. I 42 comandamenti a cui Ani dichiara la propria devozione sono chiamati le confessioni negative, esse sono una litania di tutte le cose che il defunto non avrebbe dovuto fare in vita, come non rubare o uccidere. Per gli Egizi la continuità della vita dopo la morte era assicurata solo da un esistenza retta. Esiste un solo modo per superare le 42 porte e cioè conoscere le formule del libro dei morti. Ani passa di porta in porta e solo dopo aver superato l'ultima incontra Horus, il dio dalla teste di Falco, figlio di Iside e Osiride, signore dei morti che lo accompagnerà nel luogo dell'ultima prova: il tribunale di osirdie.

Il rituale della pesatura del cuore[modifica | modifica wikitesto]

Ani e sua moglie entrano nella sala doppia, legge e verità, dove il cuore rappresenta la coscienza e deve essere pesato contro la piuma, simbolo della legge, sulla bilancia. Sopra di loro siedono su dei troni dodici dei, ognuno col prorprio scettro, davanti ad un tavolo ricco di offerte di frutta e fiori. Ani porge ad Horus lo scarabeo del cuore, simbolo del suo cuore, affinchè sia pesato insieme alla piuma della dea Maat, emblema della verità,della giustizia, dell'ordine e dell'equilibrio, il tutto sotto la supervisione del dio Anubis. Sulla bilancia siede la scimmia con testa di cane, associata a Thot lo scriba degli dei, mentre sul cuore è posto l'uccello dalla testa umana, simbolo del ba del defunto. Il cuore non può pesare più della piuma, ma nemmeno essere più leggero, la bilancia deve essere in equilibrio. Nessun defunto avrebbe affrontato la prova contando solo sulla purezza del suo cuore, infatti il libro dei morti conteneva le formule per riequilibrare la situazione salvandosi anche se si fosse commesso qualche peccato. Il dio Thot, raffigurato con la testa di ibis, annota il risultato. Se il risultato non era favorevole si veniva dati in pasto ad Ammit, il divoratore delle anime, un mostro con la testa di coccodrillo, il corpo di leonessa e il posteriore di ippopotamo, che stava alla destra di Toth. Ani e la moglie superano la prova e vengo condotti nella prossima stanza, mano nella mano con Horus,al cospetto di Osiride. Il dio Osiride è seduto su di un trono con le sorelle Isis e Nebthis alle spalle. Davanti a lui è posto il feticcio di Anubis, la borsa dove vennero messe le parti del corpo smembrato di Osiride prima di essere mummificate da Anubis. Accanto ad Osiride è situato il fiore di loto su cui si ergono quattro piccole figure mummiformi: i figli di Horus. Dato che lo scriba Ani e la moglie Tutu hanno superato tutte le prove Osiride concede loro la vita eterna e l'ingresso ai beati campi dei giunchi, il paradiso egizio.

Significato[modifica | modifica wikitesto]

Gli antichi egizio scrissero il libro dei morti non perche bramassero la morte, ma perchè amavano la vita ed immaginavano che potesse continuare per sempre. Il messaggio profondo del papiro di ani è che il paradiso è sulla terra quando siamo in vita. In realtà è rivolto ai vivi ed è una specie di guida spirituale, una somma di principi etici e un insegnamento su come condurre la vita terrena per non essere puniti dopo la morte e la promessa che, con una vita retta ed equilibrata, si potesse conquistare l'immortalità.


Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ *Mario Tosi, Dizionario enciclopedico delle divinità dell'antico Egitto, vol. II, pag. 391

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Mario Tosi, Dizionario enciclopedico delle divinità dell'antico Egitto, vol. II, Ananke, ISBN 88-7325-115-3
  • Il Libro dei morti degli antichi egizi : testo e raffigurazioni del papiro di Ani / introduzione, traduzione commenti e note di Guy Rachet, , Edizioni Piemme, 1997

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