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Radio Cooperativa
PaeseItalia
LinguaItaliano
FrequenzeFM: Padova: 92,100 Mhz; Belluno e Feltre: 97,200 Mhz
Data di lancio1978
EditoreInformazione e Cultura - Società cooperativa a società limitata
Frequenze precedentiFM: Veneto e parte Friuli Venezia Giulia: 92,700 Mhz; Este e dintorni: 92,700 Mhz; Vittorio Veneto e Conegliano: 92.800 Mhz
MottoNon fartela scappare
Sito webwww.radiocooperativa.org/3/index.php

Radio Cooperativa è un’emittente comunitaria del Veneto, fondata nel 1978, per dare voce alle lotte degli operai del Petrolchimico di Porto Marghera. Nel 1988 trasferisce la sua sede a Padova[1] e dal 2023 diventa quasi esclusivamente radio digitale, conservando poche frequenze nella banda FM.

Radio Cooperativa nasce a Noale nel 1978, su intuizione di Luigi Osmit, un tecnico del petrolchimico di Porto Marghera, con la collaborazione di Anna Cazzin e Giorgio Festo, considerati co-fondatori del progetto.[2]

Gli anni a cavallo tra la fine dei Settanta e l’inizio degli Ottanta del secolo scorso non sono stati soltanto una tappa cruciale nelle lotte per la tutela della salute degli operai dello stabilimento di Porto Marghera ma, al contempo, sono passati alla storia anche come gli anni della liberalizzazione dell’etere, in cui “a chiunque era permesso trasmettere”, dando così vita al fenomeno delle radio libere, alcune delle quali chiaramente riconducibili a ben determinate correnti politiche.

È in questo clima che matura l’idea di fondare una radio in grado di dare voce alle lotte operaie interne al petrolchimico.[2]

Inizialmente, Radio Cooperativa si configura come uno strumento attraverso il quale diffondere le registrazioni delle assemblee operaie di Porto Marghera, amplificandone i contenuti e dando massimo risalto alle voci dei diretti interessati in modo da generare interesse e discussione attorno ad esse.[2]

Questa prima “intuizione”, tuttavia, non viene accolta con entusiasmo: la divulgazione delle registrazioni, infatti, rischia viene osteggiata, poiché avrebbe fatto emergere e conoscere al pubblico esterno non solo le problematiche ma anche le tensioni interne tra le diverse correnti sindacali.[2]

Per questo motivo, dopo alcuni anni di regolare trasmissione, la radio entra in uno stato di crisi, reso ancor più grave dalla pessima gestione condotta dai fondatori.[2]

Nel 1982, la radio cambia gestione e trasferisce la sua sede a Mirano, comune dell'entroterra veneziano, nei locali messi a disposizione dalla CISL, grazie al supporto di alcuni soci che rivestono ruoli istituzionali all’interno del sindacato. E’ in questo periodo che inizia la collaborazione con un’altra emittente di Mestre, di cui non si conosce il nome, afferente al nascente movimento dei Verdi.[2]

Questa seconda fase di vita di Radio Cooperativa è caratterizzata da una proficua collaborazione con alcuni gruppi - proprietari di frequenze radio con coperture in diverse aree regionali - che, condividendo ideali e finalità dell’emittente veneziana, le si affiliano e ne ripetono il segnale andando così ad ampliare la zona di copertura nel territorio veneto.[2]

Tra le diverse collaborazioni, merita di essere menzionata come caso a sé stante quella con gli studi di Montebelluna, che dispongono non solo di una frequenza FM ma anche di un proprio studio di registrazione in cui vengono prodotti e messi in onda alcuni programmi.

In quest’area, quindi, la composizione del palinsesto appare più articolata che altrove: nonostante la maggior parte della programmazione venga gestita dagli studi miranesi, una parte viene riservata alle trasmissioni pensate e prodotte nello studio di Montebelluna.[2]

I movimenti a cui Radio Cooperativa dà voce, una gestione amministrativa che con il tempo si fa sempre più difficile e complessa, oltre ai numerosi procedimenti giudiziari relativi al possesso delle frequenze dei ripetitori, portano l’emittente a dover affrontare, nel giro di pochi anni, un nuovo periodo di crisi cui fa seguito una vera e propria emorragia di soci, che decidono di abbandonare il gruppo gestito da Angelo Muffato.[2]

Per uscire dalla crisi si prospettano due possibili soluzioni: mantenere la gestione della radio, allargando la base societaria, oppure cedere completamente la gestione dell’emittente favorendo il subentro di un nuovo gruppo.[2]

Alla fine, la scelta ricade sulla seconda opzione, con la discesa in campo e l’affidamento della gestione ad un nuovo gruppo dirigente legato alla figura di don Albino Bizzotto, già protagonista delle manifestazioni contro i missili nucleari a Comiso nel 1983 e fondatore nel 1985 dei Beati i Costruttori di Pace.[2]

Bizzotto ha già maturato una certa esperienza nel settore, essendo stato, nel periodo tra il 1981 e il 1985, uno dei conduttori di Radio Gamma 5, un’emittente padovana che dava voce e raccontava delle esperienze dei Comitati Popolari per il Salvador e dei Comitati Veneti per la Pace, da cui poi avrebbero avuto origine i Beati i costruttori di Pace.[2]

Nel 1985, a seguito di una rottura con il leader di Radio Gamma 5, Franco Carraro, Bizzotto viene espulso dall’emittente.[2]

Da questo momento, Bizzotto, supportato dai Beati i Costruttori di Pace, si mette alla ricerca di una radio che possa dar voce alle iniziative del movimento.[2]

Contattato dal gruppo di Vittorio Veneto, don Albino Bizzotto entra in contatto con Radio Cooperativa, con cui inizia un nuovo periodo di fervente attività.[2]

In un primo momento si tratta solo di interventi limitati, qualche trasmissione inserita all’interno del palinsesto della radio, fino a quando Bizzotto non subentra quale membro effettivo della compagine societaria dell’emittente e, dopo averne risanato tutti i debiti della  precedente gestione, ne prende in mano le redini.[2]

L’avvicendamento gestionale, comporta il trasferimento degli studi dell’emittente da Mirano a Padova, inizialmente nel quartiere Mortise e, successivamente, nell’attuale sede di Albignasego, in Strada Battaglia.[2][3]

Il turnover gestionale di Radio Cooperativa comporta, oltre al cambio di sede, anche una frattura all’interno dell’emittente: infatti, lo studio di Montebelluna, a seguito del subentro di Bizzotto, decide di chiudere lo studio e di cedere gratuitamente le sue frequenze a Radio Sherwood, aumentandone così l’area di copertura nel territorio veneto a scapito di Radio Cooperativa.[2]

Il nuovo assetto gestionale determina anche altri cambiamenti, uno tra tutti, la decisione di rinunciare ad ogni forma di finanziamento ricavato dalla messa in onda di spot pubblicitari, puntando al solo ed esclusivo sostegno derivato dalle donazioni fatte dagli ascoltatori.[2]

Dopo il passaggio della sede a Padova, rimangono attivi per un breve periodo gli studi di Mestre, oltre ai nuovi studi di Vittorio Veneto.[2]

Nonostante i cambiamenti introdotti, il nuovo gruppo dirigente è costretto a confrontarsi con sempre nuove problematiche, come quelle derivate da una serie di cause giudiziarie relative ai ripetitori e all’entrata in vigore della legge n. 223/1990, altrimenti nota come legge Mammì, che disciplina il sistema radiotelevisivo pubblico e privato.[2]

Un ulteriore momento di difficoltà si registra con lo scoppio dello scandalo di tangentopoli e le inchieste giudiziarie ad esso connesse che provocano una dura condanna da parte dell’opinione pubblica con conseguente disinteresse ed allontanamento della gente comune dal mondo della politica, fatto che, secondo Bizzotto, finisce col ripercuotersi negativamente anche sulle sorti della radio.[2]

Nel 2016 Radio Cooperativa è costretta ad affrontare una nuova importante crisi economica a seguito della quale, non essendo più in grado di far fronte alle spese per un corretto funzionamento, arriva a rischiare la chiusura, poi scongiurata.[4]

Dopo aver ceduto alcune frequenze minori nel 2019[5], nel dicembre 2023 Radio Cooperativa  cede la maggior parte delle frequenze rimaste a Radio Gelosa, rimanendo ascoltabile in FM solo nelle zone del bellunese e del padovano.[6][7] Attualmente, nelle zone del Veneto centrale, l’emittente è ascoltabile anche in digitale.[8]

Impegno sociale

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Nel corso degli anni, Radio Cooperativa ha dato voce a diversi movimenti di pensiero, più o meno indissolubilmente legati a diverse correnti politiche, partendo dall’iniziale trasmissione delle lotte operaie allo stabilimento petrolchimico di Porto Marghera, passando, successivamente, ai programmi volti alla tutela e salvaguardia dell’ambiente (tanto che uno dei primi loghi della radio appare molto simile al Sole che ride, dapprima simbolo delle lotte contro il nucleare, e in seguito ripreso come emblema del movimento dei Verdi), alle lotte antimilitariste e di promozione della pace nel mondo, dando spazio e voce a tutte quelle associazioni che si fanno portatrici di questi ideali.[2]

Fra i movimenti che nel corso del tempo hanno ricoperto un ruolo fondamentale nell’ambito delle attività di Radio Cooperativa, troviamo i Beati i Costruttori di Pace, movimento pacifista di estrazione cristiano-cattolica il cui leader è il già citato don Albino Bizzotto.[2]

Va, inoltre, sottolineato come all’interno della gestione dell’emittente si possa riconoscere l’operato di tre correnti distinte: una afferente al cattolicesimo, una alla sinistra moderata e una terza, riconducibile alla sinistra più estrema.[2]

Varie sono state le iniziative promosse e seguite da Radio Cooperativa nel corso degli anni, come, ad esempio, la nascita del Patto Nazionale di Solidarietà e Mutuo Soccorso (un  servizio a sostegno di chi lotta per la difesa del proprio territorio, contro le grandi opere considerate un vero scempio di risorse ambientali ed economiche) a partire dal 2006, le lotte No Tav in Val di Susa, il comitato No Dal Molin e le manifestazioni del presidio contro la costruzione di una zincheria a San Pietro di Rosà.[2]

Rapporto con gli ascoltatori

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Una delle caratteristiche peculiari dell’emittente è il rapporto con gli ascoltatori. Sin dagli inizi, infatti, Radio Cooperativa coltiva questo legame facendo leva sul motto “dare voce a chi non ha voce”; gli ascoltatori e le ascoltatrici possono intervenire liberamente all’interno delle varie trasmissioni di approfondimento e di informazione senza alcun tipo di filtro o censura. Inoltre, il pubblico di ascoltatori e ascoltatrici costituisce di fatto l’unico sostegno  economico su cui può contare l'emittente, dal momento che non è prevista la trasmissione di spot pubblicitari e quindi incassi derivanti da sponsor.[2]

Programmazione

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Attualmente la programmazione di Radio Cooperativa appare articolata ed eterogenea, con trasmissioni che spaziano dall’intrattenimento musicale (come “Checkpoint Charlie”, “Materiale Resistente”, “Infinitamente Blues, eccetera) all’informazione e analisi politica (come “Economia e Società”, “Pagine Altre” eccetera).[1][9]

Programma di punta del palinsesto di Radio Cooperativa è “Lettura dei Giornali”, rassegna stampa quotidiana in onda di prima mattina, in cui si sfogliano i giornali riportando i titoli più significativi e approfondendone i contenuti. L’ultima parte della trasmissione è riservata al pubblico che può intervenire liberamente, senza filtri, per commentare le notizie lette o proporne di nuove.[2]

  1. ^ a b La storia di Radio Cooperativa, su radiocooperativa.org. URL consultato il 26 giugno 2024.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab Romano Maria Mazzon, Una radio di relazioni - Il caso di Radio Cooperativa di Padova, 29 luglio 2011.
  3. ^ Massimo Emanuelli, Radio Cooperativa Padova, su storiaradiotv.wordpress.com, 15 gennaio 2019. URL consultato il 26 giugno 2024.
  4. ^ Alberta Pierobon, Radio Cooperativa, microfono controcorrente, su mattinopadova.gelocal.it, 17 novembre 2016. URL consultato il 26 giugno 2024.
  5. ^ FM News - Dicembre 2019, su fm-world.it. URL consultato il 26 giugno 2024.
  6. ^ Radio Gelosa si espande in Veneto, Radio Cooperativa continua su DAB+ e web, su fm-world.it, 13 dicembre 2023. URL consultato il 26 giugno 2024.
  7. ^ Radio Cooperativa: nuova frequenza a Padova, ora si ascolta su FM 92.1, su fm-world.it, 10 gennaio 2024. URL consultato il 26 giugno 2024.
  8. ^ Cresce la digital radio in Veneto: arriva il mux Nord Est Dab Plus, su fm-world.it, 7 novembre 2023. URL consultato il 26 giugno 2024.
  9. ^ I programmi di Radio Cooperativa, su radiocooperativa.org.

Romano Maria Mazzon, Una radio di relazioni - Il caso di Radio Cooperativa (tesi di dottorato), 29 luglio 2011

Voci correlate

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Albino Bizzotto

Beati i Costruttori di Pace

Radio Sherwood

Collegamenti esterni

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Sito di Radio Cooperativa