Utente:FlaviaFadda/Popoli indigeni venezuelani

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Principali etnie venezuelane indigene vigenti.

I popoli originari del Venezuela sono gruppi che attualmente costituiscono approssimativamente il 2,9 % della popolazione.[1] Ciò nonostante, la popolazione venezuelana ha, in generale, nel suo patrimonio genetico un contributo amerindo tra un 23% e 25 % del totale.[2][3] Sono per lo meno 34, le etnie che mantengono culture totalmente pulite e originarie della regione, che non vennero colpite dalla conquista e assimilazione spagnola durante l'epoca di colonizzazione.

Secondo il censimento del 2011, la maggior parte si trova nelle zone degli stati di Zulia (61,2 %), Amazzonia (10,5 %), Bolívar (7,5 %), Delta Amacuro (5,7 %), Anzoátegui (4,7 %), Sucre (3,1 %), Monagas (2,5 %) e Apure (1,6 %).[1]

Questi gruppi oltretutto, si trovano anche in Colombia, Brasile e Guyana.

Per quanto riguarda il nome Venezuela, Alarico Gómez spiega quanto segue:

Il nome Veneci-uela appare stampato per la prima volta nel Mappamondo di Juan De La Cosa (1500) e venne scritto secondo la sua fonetica. A questo aspetto fece riferimento il padre Giovanni Bottero (1598) nella sua opera Relazioni Universali del mondo e nel 1629 il padre Antonio Vázquez de Espinosa pubblicò il suo libro Compendio y Descripción de las Indias Occidentales. Entrambi sostengono che la parola ha un'origine añú. La parola Venezziola risulta strana in lingua italiana. Un'espressione più comune sarebbe quella di Pequeña Venecia la cui traduzione è “piccola Venezia” e mai Venezuela. Perciò, tutta la documentazione porta alla conclusione che il nome del nostro paese ha origine nella lingua dei paraujanos (famiglia arawac) e vuole dire acqua-grande. Su questo aspetto è necessario sottolineare che l'abitudine dei conquistadores era quella di usare i nomi che i locali davano ai luoghi che abitavano, a quelli che adattavano foneticamente secondo le norme del castigliano. Alcuni esempi si possono osservare nei nomi che diedero a Barquisimeto (Variciquimeto), Caracas (Caraca), Mar dei Caraibi (Caribe), Teques (Teque), La Guaira (Uaira), Maracay, Mucuchíes, Capacho, Lobatera e tanti altri. Quando fondavano un villaggio usavano soltanto nomi spagnoli (Mérida, Santo Cristóbal, Angostura.[4]

Tuttavia, è importante menzionare che nel 1528, il nome poteva essere ricondotto alla città di Venezia, al punto che la breve invasione tedesca nel continente americano sul territorio della provincia di Venezuela, gli diede il nome di Klein-Venedig, o piccola Venezia. Il vocabolo Venezziola potrebbe avere la sua origine nella lingua veneta.

Gruppi etnici[modifica | modifica wikitesto]

In seguito, viene riportata una lista dei principali gruppi etnici indigeni del Venezuela: Akawayo, amorua, añú/paraujano, arawako, ayaman, baniva, baré, barí, chaima, cubeo, cumanagoto, eñepá/panare, guanono, hoti/hodi, inga, japrería, jivi/guajibo, kariña, kuiba, kurripaco, mako, ñengatú/yeral, pemón, piapoco, puinave, pumé/yaruro, sáliva, sanemá, sape, timoto-cuicas/ Timones, uruak/arutani, wanai/mapoyo, warao, warekena, wayuu, wotjuja/piaroa, yabarana, yanomami, yekuana, yukpa, matako, makushí, Caribe, rurripako, waika, waikerí, wapishana, camentza, gayón, guazabara e quinaroe.

Ci sono numerosi gruppi etnici aborigeni in Venezuela. La maniera più pratica per distinguerli è tramite le loro lingue originali:Template:Columnas

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Etnie aruachi[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1498 le etnie arawacos si concentravano nell'Occidente e nel Centro di quello che sarebbe il Venezuela, colonizzavano e commerciavano con diverse isole delle Antille. Oggigiorno i principali gruppi arawacos si trovano nello stato di Zulia (sopratutto i wayúus) e nell'Amazzonia.

Wayuu[modifica | modifica wikitesto]

Artigianato wayúu.

È l'etnia più numerosa del Venezuela. Abitano nel Nord-est del Zulia e nella Guajira colombiana. In generale hanno tentato di restare indipendenti dalla Colombia e dal Venezuela e si considerano prima di tutto wayúus e cercano di essere regolati dalle loro stesse leggi.

Añú[modifica | modifica wikitesto]

Vivono nel nord-est dello stato Zulia, nelle sponde del lago di Maracaibo. Sono conosciuti anche come paraujanos. Negli ultimi anni si sono compiuti degli sforzi per riportare in vita la loro lingua.[5][6]

Wanikua[modifica | modifica wikitesto]

I wanikua vivono nello stato dell'Amazzonia, specialmente vicino al fiume Nero, al Guainía e al Casiquiare. Presentano un alto grado di acculturazione. Sono circa 2815 persone. Vivono in baracche circolari con tetto a due falde fatte di palme, canne intrecciate con fango e legno o case rurali tipiche del Venezuela.

Baniva o kurripako[modifica | modifica wikitesto]

Abitano in Venezuela nello stato dell'Amazzonia

Piapoco[modifica | modifica wikitesto]

I piapocos abitano nelle rive dell'Orinoco nello stato dell'Amazzonia e in Colombia. Vivono sopratutto di pesca e agricoltura di sussistenza.

Popoli caribe e amazzonia[modifica | modifica wikitesto]

Pemon[modifica | modifica wikitesto]

I pemones vivono nel Basso, Medio e parte dell'Alto Paragua nella provincia di Angostura, i pemones sono indigeni sudamericani che abitano la zona sud-est dello stato di Bolívar in Venezuela, al confine con Guyana e Brasile. Sono gli abitanti comuni nella Grande Savana e tutto il Parco Nazionale Canaima. Si stima che ci sono circa 30.000 Pemones in Venezuela (Stato Bolívar e il territorio esequibo) e Brasile. Si distinguono tre gruppi principali:

  • Taurepan: al confine tra Venezuela e Brasile
  • Arekuna: verso il Nord-est del Roraima e nella valle di Kavanayén5 6 7
  • Kamarakoto: ad ovest del fiume Karuay, Caroní, la Paragua e nella valle di Kamarata.8

Vivono in case circolari o rettangolari, con un tetto di paglia e pareti di argilla o aste di legno.

E' basata sull'abbattimento e combustione; costituisce la base della loro alimentazione la yuca amara. La raccolta di prodotti selvatici, nella zona nordccidentali, nel Basso Caroní e Basso Paragua.43

Questi dialetti si differenziano a livello fonetico, grammaticale e lessicale.

Kariña[modifica | modifica wikitesto]

I kariña (conosciuti anche come karibe, Cariña, Galibí, Kali'na, Kalihna, Kalinya, Caribe Galibí, Maraworno o Marworno) sono un'etnia Caribe, imparentata con i pemón. Parlano il kariña circa 4450 persone in Venezuela, Guyana e Brasile.

Panare[modifica | modifica wikitesto]

I panares abitano nel municipio Cedeño dello stato Bolívar e nel Nord dello stato dell'Amazzonia. Altri nomi: Nella letteratura etnologica vengono chiamati Panares, ma loro si fanno chiamare e'ñepas

Ci sono due gruppi del nord che vivono nelle rive del basso Cuchivero, Stato del Bolívar, in una zona mista tra giungla e savana, e quello del sud, che vive nell'alto Cuchivero, Stato del Bolívar, sempre in una zona selvatica. Si suppone che c'è ne siano tra millecinquecento e duemila. Lingua Panare, della famiglia Caribe. Ogni gruppo dispone di uno o due alloggi comunali, conici, che hanno come ingresso un porticato tubolare basso che impedisce che passino le zanzare. Abbattono e bruciano precedentemente il terreno prima di coltivarlo, per seminare principalmente mais, banana e yuca. La semina e il raccolto sono compiti propri delle donne, mentre le altre attività sono proprie degli uomini. Le svolgono come attività di sussistenza complementare e utilizzano arco e frecce e cerbottana; le frecce le avvelenano con curaro. Utili: Le donne fanno cestini e tessili molto fini per l'uso quotidiano e scambi commerciali, gli uomini fanno armi per la caccia, pesca e guerra. Quando arriva l'estate, la comunità si divide in piccoli gruppi secondo il nucleo familiare (padri e figli senza legami) per stabilirsi in differenti luoghi e tornare, in inverno, all'alloggio comunale. Hanno il sistema matrilineare, lo sposo, quando si sposa, passa a fare parte del gruppo alla quale appartiene la moglie. Il cacicco ha potere relativo, seguito per importanza dallo stregone. Al decedere, la persona viene sotterrata con gli oggetti personali che utilizzava quando era in vita, a eccezione di oggetti di fabbricazione industriale, ottenuti fuori dalla comunità.

Yukpa[modifica | modifica wikitesto]

I Yukpa sono un popolo amerindo che vive nella Serranía di Perijá, al confine tra Colombia e Venezuela e parla una lingua del ramo nord della famiglia linguistica Caribe. I coloni li denominavano motilones 'teste rasate', anche se questo nome è ambiguo ed è stato applicato anche ad altri popoli, come i Barí, di origine chibcha. Sono conosciuti anche con i nomi di chaqués, macoitas e irokas.

Yukpas

Chaima[modifica | modifica wikitesto]

I chaimas oggigiorno sono scomparsi come gruppo etnico chiaramente distinto. Si trovano discendenti di questi indiani fortemente mischiati con il resto dei venezuelani nella zona del Sud dello stato Sucre e il Nord di Monagas.[7] La loro lingua si è già estinta, ma si stanno facendo alcuni sforzi per riportarla in vita.

Come tutti i popoli aborigeni, basavano la loro visione del mondo sui loro miti e sistemi di credenze, ereditati per via orale dai loro remoti antenati. Cultura: era l'artigianato e Cultura culinaria.

Japrería[modifica | modifica wikitesto]

I japrerías sono un gruppo minacciato dall'estinzione. Si trovano in una comunità nel Nord-est dello stato Zulia.

Il Japreria è una lingua della famiglia Caribe, in pericolo di estinzione. Lo parla una ridotta comunità (95 secondo il SIL del 2002) nella zona nord di Serra di Perijá, nello stato del Zulia, Venezuela. Japrería è anche conosciuta come 'Yapreria'. Il Japreria è una lingua inferiore del gruppo Nord della famiglia di lingue caribes. Il yukpa è la lingua Caribe più vicina. Appartengono alla famiglia linguistica Caribe. Anticamente venivano chiamate “motilones mansos”. I Japreria sono abitanti della Serra di Perijá e vivono ai piedi della sua catena montuosa. Vivono nelle conche di quattro fiumi che solcano le colline centrali della Serra, in territori confinanti con quelli di altre etnie che abitano la zona. Durante tanto tempo sono stati considerati come un sottogruppo o faziosità dell'etnia Yukpa, e questo è il trattamento che gli venne dato nel censimento indigeno del 1992. Ciò nonostante nell'attualità loro stessi hanno combattuto, incluso davanti alle autorità competenti, per rivendicarsi come un'etnia differenziata. Abitano in alloggi di un solo ambiente (varie famiglie), costruiti in paglia e pavimento di terra. Non utilizzano tatuaggi, perforazioni nella pelle né pratiche simili. Delle origini ci sono poche informazioni. Resistettero al dominio spagnolo, ma senza lotta sono discendenti dei Caribe. Nel profondo della Sierra di Perijá, vicino alle sorgenti dei fiumi Lajas, Socuy e Palmar hanno realizzato i loro primi assestamenti. Così come i loro vicini del sud, i baris, il popolo di Japreria ha passato molto tempo chiuso nel cuore della giungla e si necessitarono più di due secoli affinché potessero conoscersi solo alcune versioni, non molto precise, sulla loro esistenza, le loro abitudini e la loro cultura. Per quanto riguarda la loro ubicazione è molto remota è stata molto complessa, nell'epoca coloniale per spagnoli fu difficile trovare questo popolo che non si caratterizzò mai per avere una popolazione numerosa. Tra il 1492 e il 1690 i coloni e le missioni evangelizzatrici che sono arrivati nell'occidente del Venezuela non conoscevano l'esistenza di questi indigeni. L'organizzazione sociale e l'ubicazione geografica e i tratti fisici dei Japreria hanno aiutato a stabilire un nesso tra questi popoli. Tra le ricerche troviamo quella della lingua Japreria e elemento che ha fatto eliminare varie teorie sull'origine di questa etnia e la sua provenienza da un altro popolo. Secondo il Prof. Luis Oquendo, in un lavoro di ricerca dell'Università del Zulia (2004) hanno smentito il nesso tra i Japrerias e i Yukpas, dunque si differenziano per la loro organizzazione sociale e per la loro lingua. Nel suo saggio uvular y la aproximante labio dental de la Lengua Japreria como cultura fonológica Oquendo cita alcuni informi del Ministero di Educazione 1986 che dice che tutti i parlanti Yukpa si capiscono tra loro salvo un piccolo gruppo chiamato Japreria, e inverte questa teoria al provare che esistono differenza tra il yukpa e il Japreria, che dimostra che non si tratta di uno stesso popolo dunque ognuno ha sviluppato un sistema di espressione orale propria, con differenti significati e rappresentazioni simboliche. Secondo quanto riferisce Oquendo, i nativi di questa etnia sono allevatori di bestiame bovino e caprino per il consumo proprio. Non si dedicano a fare cestini né all'artigianato. Secondo Emilio Monsoyi, i Japreria e gli Yukpa sono popoli distinti con lingue differenti, entrambe con provenienza della famiglia Caribe.

Facendo riferimento, nel libro dei Popoli indigeni Bari/ Japreria, al fatto che l'etnia Japreria è rimasta immersa nelle acque di una diga, queste inondazioni pianificate dai creoli, lo fecero diventare un popolo errante alla fine del secolo XX e inizio del secolo XXI. La grande inondazione che cancella dalla mappa tutti gli esseri viventi non è per il popolo Japreria un evento molto lontano. La diga un'opera monumentale per albergare 190.000 m3 di acqua significa un grande passo per la regione in quanto garantisce l'acqua per tutto l'anno. Ma i successivi contracolpi delle acque dei fiumi Palmar e Laja costringono il popolo Japreria ad emigrare in cerca di un nuovo posto per l'insediamento, dato che loro stessi convivono nelle sponde dei fiumi. Per quanto riguarda il marco legale che oggigiorno si riferisce ai diritti delle comunità indigene include l'inserzione della costituzione Bolivariana del Venezuela. Da un articolo che stabilisce che tutte le attività suscettibili di generare danni agli ecosistemi devono essere previamente accompagnate. Facendo riferimento al libro, dice che i prodotti agricoli più importanti della cultura Japreria sono la yuca, il tabacco e il cambur. Tra le proteine che formano la loro dieta risaltano le scimmie, paujíes e ricci.

Dallo scambio con la cultura creola i Japreria hanno appreso ad allevare bestiame per il consumo e la vendita. Hanno anche modificato la struttura del loro alloggio tradizionale e si registra l'esistenza di alloggi che rispondono al concetto creolo della stessa, ossia esiste una transculturazione. L'isolamento linguistico dei Japreria, unito al loro isolamento geografico, in quanto hanno abitato in zone remote della serra di Perijá. Si registrano pochi contatti a causa del difficile accesso alla zona rurale. L'idioma dei Japreria di radici Caribe e usato solo da loro, fu un elemento chiave per il loro riconoscimento come popolo di identità propria, indipendente da un altro gruppo di indigeni con i quali si era soliti associare. Tutti i nativi della cultura Japreria conoscono e utilizzano la loro lingua originaria e un'alta percentuale di loro conosce e utilizza il castigliano. Rita González, regista, riferisce che Sáapreye…hijos de la caña brava narra i vissuti di una delle cinque etnie originarie dello stato Zulia. Sáapreye, nel suo idioma, chiamata dai creoli Japreria, è un'etnia con un'alta percentuale di matrimoni misti e perdita di valori culturali propri. Oggi giorno un piccolo gruppo con soltanto 71 famiglie forma la comunità, pochi indigeni Sáapreye sono puri, ci sono stati matrimoni misti e ignorano le loro abitudini nonostante permangano dentro il loro stesso territorio. I Sáapreye sono stati schiavizzati da altri popoli indigeni, spostati dai coloni a causa del valore delle loro terre e perseguiti dai capuccini per convertirli alla religione cattolica. Mamma Shuta, una saggia anziana, sáapreye pura, con più di 101 anni di età è una delle custodi della storia degli indigeni Sáapreye. Responsabile di possedere l'essenza etnica di questa comunità. Gli occhi di Mamma Shuta ci raccontano la storia dei Sáapreye…figli della canna brava una storia di aggressione e persecuzione di più di 400 anni fa. Conosceremo come l'avvicinamento con altre etnie e culture isolano i Sáapreye dalla loro propria identità; perdendo parte dell'essenza ancestrale presente nella loro cultura. Il nusáa (gente bianca), come loro identificano ai creoli, è entrato in un spazio originario dei fratelli Sáapreyes, provocando un cambio e una deviazione delle loro abitudini, interferendo così nei loro pensieri, voci e azioni, che per decenni hanno caratterizzato i popoli indigeni come radici della venezuelanità. Sáapreye…hijos de la caña brava è un documentario che cerca di conoscere questo popolo indigeno che si trova condannato a una estinzione etnica, l'idea si focalizza nel creare coscienza davanti ai precipitosi vissuti durante l'imposizione di una cultura molto più dominante, la cultura occidentale.

Le malattie parassitarie rappresentano un problema medico, economico e sociale, colpendo tutte le classi sociali, ma principalmente i ceti sociali socioeconomicamente più bassi. Per determinare la prevalenza di enteroparassiti nella comunità indigena Japrería, ubicata nella sierra di Perijá, Stato dello Zulia, Venezuela, fecero 191 prelievi fecali corrispondenti ad individui di entrambi i sessi con età comprese tra 1 mese e 86 anni. I prelievi sono stati analizzati tramite i metodi coproparasitologici diretti e la tecnica di concentrazione formol-éter. Si trovò un'elevata prevalenza di enteroparassiti (82,20%) e un predominio del poliparasitismo (78,98%), con associazioni tra specie commensali e patogene. Non si osservò differenza significativa di suscettibilità tra la prevalenza di parassiti e il sesso (p>0,05). Per quanto riguarda il fattore età, la fascia più colpita è risultata essere quella di adulti giovani (20-39 anni; 25,48%). Le specie di protozoari più frequenti sono state Blastocystis hominis (46,07%), Entamoeba coli (42,93%) e il complesso Entamoeba histolytica/Entamoeba dispar (34,03%). Tra gli helmintos, Ancylostomideos (30,89%), Ascaris lumbricoides (9,95%) e Hymenolepis nana (4,19%) hanno occupato i primi posti. La presenza incrementata di enteroparassiti si relaziona con lo scarso risanamento ambientale in questa comunità indigena, per quello che i risultati attestano l'importanza di disegnare programmi di controllo specifici per diminuire i fattori condizionanti presenti, il che avrebbe impatto nella diminuzione delle infezioni parassitarie.

Maquiritare o Yekuana[modifica | modifica wikitesto]

I yekuanas sono una delle etnie più numerose del gruppo Caribe. Vivono sopratutto a Nordest dello stato dell'Amazzonia e al Sudovest dello Stato Bolívar.

Akawayo[modifica | modifica wikitesto]

Sono un popolo indigeno sudamericano della famiglia dei Caribes. Sono circa 6000 persone distribuite tra il Guyana, Venezuela e Brasile.

Yabarana[modifica | modifica wikitesto]

I popoli indigeni Yabarana in Venezuela erano i più numerosi del Ventuari nel municipio Manapiare dello Stato dell'Amazzonia, attualmente sono uno dei popoli indigeni con una popolazione distribuita in cinque comunità miste che è a rischio di estinzione.

Mapoyo25x25px[modifica | modifica wikitesto]

Questo gruppo etnico si trova ubicato nella provincia di Cedeño, dello Stato del Bolívar. Il 25 novembre del 2014 è stato incluso nell'elenco del Patrimonio Culturale Intangibile dell'Umanità, nell'elenco di salvaguardia urgente ed è la prima lingua indigena venezuelana dichiarata dall'UNESCO.

Sono un popolo caribeño che originalmente proviene dalla zona nord-orientale del Venezuela, ma sono stati spostati dalla loro zona a causa della colonizzazione spagnola ad Amsterdam, oggigiorno esistono, ma essendo una lega di yanomamis e waikas, quelli che ancora si considerano waikas sono pochi e sono sparsi nello Stato del Bolívar, Venezuela.

Popoli yanomami[modifica | modifica wikitesto]

I popoli yanomami si trovano innanzitutto nella zona est e Sud dello stato dell'Amazzonia e nel Sudovest dello Stato del Bolívar. Sono stati uno dei gruppi che hanno mantenuto un maggiore isolamento rispetto agli occidentali. Negli ultimi decenni hanno sofferto specialmente per la penetrazione di minerari illegali, trafficanti e altri gruppi stranieri.

Yanomami[modifica | modifica wikitesto]

Li yanomami abitano in una zona tra Venezuela e Brasile. Hanno iniziato ad espandersi alla fine del secolo VI nel territorio del popolo dei maquiritares, ma negli ultimi decenni hanno sofferto per la pressione demografica dei creoli nel loro territorio.

Shabono, alloggio yanomami.

Sanema[modifica | modifica wikitesto]

Giovane dell'etnia sanama.

Questo gruppo abita soprattutto nello stato Bolívar in Venezuela, nonché al confine con il Brasile.

Etnia chibcha[modifica | modifica wikitesto]

Se ubican mayormente en el Estado Zulia.[senza fonte]

Barí[modifica | modifica wikitesto]

I barís si trovano nello Zulia al confine con la Colombia, davanti alla popolazione di Machiques.

Etnie Makú[modifica | modifica wikitesto]

Puinave[modifica | modifica wikitesto]

I Puinave sono un popolo amerindo che abita in villaggi dispersi nella conca del fiume Inírida nel quartiere di Guainía e a oriente del quartiere il Guaviare, a oriente della Colombia e i confini con questo paese di Venezuela e Brasile. Occupano una zona transizionale tra la giungla amazzonica e gli altipiani dell'Orinoquia.

Hoti[modifica | modifica wikitesto]

Abitano nell'Amazzonia venezuelana. Il loro territorio si trova a sudoccidente dello stato Bolívar, fiume Kaima, affluente del Cuchivero, provincia di Cedeño, nella parrocchia Ascensión Farreras, dove ci sono 12 comunità hoti; e a nord dello stato dell'Amazzonia, municipio Atures, dove ci sono 14 comunità nella zona del caño Iguana, affluente dell'Asita, all'occidente della Serranía di Uasadi, e nel fiume Parucito. .[8]

Etnie tupí[modifica | modifica wikitesto]

Etnie saliva[modifica | modifica wikitesto]

Mako[modifica | modifica wikitesto]

È un popolo indigeno.

Saliva[modifica | modifica wikitesto]

I saliva sono un popolo che ha il suo territorio tra Colombia e Venezuela. In Venezuela vivono principalmente nello stato dell'Amazzonia. Alexander von Humboldt li descrisse nella sua opera dei Viaggi alle Regioni Equinoziali.[9]

la Nazione Sáliba, in Colombia, si trova nella regione dell'Orinoquia, nell'estremo orientale ai margini del Rio Meta principalmente nel quartiere di Casanare nel custodia indigena di Caño Mochuelo del municipio di Hato Corozal; e nel municipio di Orocué. Nel dipartimento di Vichada si trovano nella custodia di Santa Rosalia municipio di Santa Rosalía.[10]

Wottuja-Piaroa[modifica | modifica wikitesto]

La popolazione di piaroas conta circa 12.000 persone. Abitano principalmente nelle rive dell'Orinoco, Municipio autonomo di Cedeño dello stato Bolívar, e anche nello Stato dell'Amazzonia tra Venezuela e Colombia. L'etimologia della parola 'piaroa' è discutibile. Il gruppo si fa chiamare wottuja o wottoja, che significa gente pacifica e calma.

Etnie guahibas[modifica | modifica wikitesto]

Cuiva[modifica | modifica wikitesto]

Il popolo Cuiva appartiene alla famiglia linguistica Guajiba, che si chiama Jivi (gente) nel territorio venezuelano e Jivi Wamone (gente famiglia) nel territorio colombiano. Abitano le savane limitrofi tra Venezuela e Colombia. In Venezuela si trovano a sudovest della regione piana dello stato Apure, specificamente al lato destro dell'alto Capanaparo, approssimativamente a 30 chilometri dal popolo di Elorza, negli assestamenti conosciuti come Barranco Yopal e Il Passo, da dove si mobilitano costantemente ricorrendo all'installazione di accampamenti temporanei che ubicano tra la regione compresa tra i fiumi Capanaparo, Riecito, Meta, Cinaruco, Caribe, Arauca e la popolazione di Elorza (Coopens, 1975; Hurtado & Hill, 1987).

In territorio colombiano, i Cuiva si trovano al nord-est della regione piana, nella custoria di Caño Mochuelo, ubicato nel dipartimento di Casanare, dove convivono con membri di altri gruppi indigeni della stessa famiglia Guajibo, tra loro li Amorua, Sikauni e Yamaleros. La famiglia linguistica guahiba è composta da diversi sottogruppi linguistici che includono i Sikuani, Cuiva, Yamalero o Guahibo playero. Maciguare, Macaguan , Amorua e Sirupus. Tradizionalmente, li Cuiva utilizzano come alloggio temporaneo la casa indigena localizzata a Cravo Nord, nel dipartimento dell'Arauca e mantengono accampamenti temporanei in aree adiacenti ai fiumi Casanare, Ariporo e Meta (Coopens, 1975; Hurtado & Hill, 1987; Sumabila 1985, 2005).

La cosmologia Cuiva spiega il mondo a partire da tre orizzonti sovrapposti riflesso del suo mondo reale: un livello basso (l'acqua), uno medio (la terra), e uno alto (il cielo, le nuvole). In ogni orizzonte o livello è possibile la vita dei Cuiva, poiché si raggiungono in questi, un ambiente di savana e un ambiente di fiume (arenales) con elementi della flora e la fauna, propri del piano. La Cuiva dell' “altro mondo” non include nessun luogo distinto dal regno del “cielo, dell'abbondanza e della felicità”, tale come potrebbe essere il purgatorio o l'inferno per i cattolici. Si riferiscono alla loro origine e al loro territorio ―insieme con quello di alcuni popoli indigeni vicini― come un luogo geografico specifico proveniente da sottoterra e dove un gruppo di loro, vive lontano dal luogo dove ha avuto origine, premiato dalla migrazione e dalla presenza dei creoli nel loro territorio (Sumabila 1985, 2005).

Anche se i Cuiva, come i Pumé, sono stati colpiti dall'espansione creola e da diversi programmi governativi utilizzati male, fino al presente, si sono mantenuti come cacciatori e raccoglitori. Nell'anno 2001 la popolazione Cuiva raggiungeva 1050 persone, 450 in territorio venezuelano e 600 in Colombia. La crescita demografica di questo gruppo etnico si è vista colpita negli ultimi 30 anni da una serie di malattie associate alle nuove condizioni di vita impostate attraverso il processo forzato di sedentarizzazione alla quale è stato sottoposto (Coopens, 1975; Hurtado & Hill, 1987; INE, 2001; Sumabila 1985, 2005). Così, questi fattori hanno inciso nella parte della loro popolazione, lavori come manodopera agricola in greggi creoli, passando a fare parte di una popolazione in condizioni di povertà nell'ambito rurale, quello che ha come conseguenza portato, il peggioramento della sua qualità di vita (Hurtado & Hill, 1987; Sumabila 1985, 2005).

È conosciuta la situazione di persecuzione e razzismo sofferto dai Cuiva durante decenni da parte della popolazione creola, sostenuta in uno sfortunato interesse per le terre occupate in passato da questo popolo indigeno, accanto ai Pumé (Yaruro) e i Jivi (Guajibo). Sono frequenti le testimonianze che narrano come i Cuiva, nei due secoli scorsi, sono stati oggetto di massacri svolti da coloni, attività conosciuta come Guajibear o Cuivear (cacciare Guajibos o Cuivas) e comune per tanto tempo in questa zona. Tristemente celebre è stata la macellazione del popolo Cuiva avvenuta nel branco della Rubiera nel 1967, più avanti hanno continuato ad essere massacrati dai proprietari di greggi e braccianti creoli, senza che le autorità locali e nazionali, si scomposero davanti a questo fatto (Mosonyi & Jackson, 1990; Sumabila, 2005).

Etnie senza connessione linguistica conosciuta[modifica | modifica wikitesto]

Ci sono diversi popoli le cui lingue sono classificate come isolate perché non assomigliano a nessun altra lingua conosciuta.

Waraos[modifica | modifica wikitesto]

Donne waraos del municipio Antonio Díaz mostrano cesti tipici della loro regione.

I waraos sono, dopo i wayúus, la seconda etnia più numerosa del Venezuela. Abitano innanzitutto il Delta dell'Orinoco e zone vicine la costa. Sono esperti nell'uso delle canoe. Sono bene adattati alla vita nelle mangrovie. Humboldt raccontava che i guaiqueríes di Margherita dicevano che i loro antenati parlavano una forma di warao.

Waikerí[modifica | modifica wikitesto]

Abitano nell'isola di Margherita e le coste di quello che adesso è Sucre.

Pumé[modifica | modifica wikitesto]

I yaruro o pumé abitano nelle rive dell'Orinoco e i suoi affluenti, principalmente nel centro e oriente dello stato Apure. Sono circa 5500 individui.

Sapé[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2008 si trovarono pochi Sapé di età avanzata. Il Sapé è unal sud di Amsterdam con meno testimonianze, e può essere una lingua isolata. Oggi, ciò nonostante, non ci sono dati linguistici sulla lingua. Gli si può dire anche che sono un gruppo indigeno guajiro dello stato Bolívar.

Uruak[modifica | modifica wikitesto]

Gli uruak, arutani (altri nomi: aoaqui, auake, auaqué, awake, oewaku, orotani, urutani)

Abitano nella zona di Roraima e ai confini con il Brasile. Ci sono solo un paio di dozzine di loro. La maggioranza si è mischiata con le etnie pemonas o nianames.

Popoli jirajaras[modifica | modifica wikitesto]

Jirafa[modifica | modifica wikitesto]

Abitavano in Siquisique, Baragua, i versanti al sud di Barquisimeto e Yacambu; Savana di Guache, Cerro Blanco, El Degredo e vicinanze di Sanare. Erano agricoltori, artigiani e cacciatori. La loro struttura sociale era formata da cacicazgos, consiglio di anziani e la tribu. La loro struttura politica si conformava per il cacique, lo sciamano e la tribu. Per quanto riguarda manifestazioni culturali erano politeisti. Le lingue jirajaranas o jirajiranas sono un gruppo di lingue estinte che si parlavano nell'ovest del Venezuela, nelle regioni di Falcón e Lara. Si crede che tutte le lingue si estinsero agli inizi del secolo XX.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Si parla dei seguenti periodi archeologici:

Preistoria[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio attualmente conosciuto come Venezuela era già abitato più di 10 millenni fa.

Intorno al primo millennio dopo Cristo, migrazioni dall'Orinoco, forse attraverso il Pao, hanno cominciato ad arrivare nella zona del lago di Tacarigua.[11]

Il primo incontro tra i conquistatori europei e gli indigeni fu nel 1498.

Epoca coloniale[modifica | modifica wikitesto]

Conquista del Venezuela[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Conquista del Venezuela.

Secondo un'ipotesi, il primo avvistamento delle palafitte nella laguna di Sinamaica nel 1498 gli avrebbe dato agli europei l'ispirazione per chiamare quelle terre "Venezuela", o Piccola Venezia.

Palafitte molto frequenti nella zona del Zulia (Laguna di Sinamaica) e il Delta dell'Orinoco

Ambrosius Ehinger (o Alfinger), conquistatore della casa dei Welser parte da Coro nell'agosto del 1529 verso il lago di Maracaibo. Lì lotta contro i Coquibacoas e fonda Maracaibo.

Nei primi decenni del secolo XVI gli europei costringono gli indigeni della zona di Margherita a sommergersi in mare per estrarre perle. Il frate Bartolomé delle Case scrive: “Costringevano gli indigeni a togliere perle nella maniera più crudele... Non c'è peggior supplizio infernale che gli si possa paragonare... Li mettevano in mare a una profondità di cinque braccia dalla mattina fino al tramonto. Se provano a riposare li pugnalano. In pochi giorni muoiono sanguinando dalla bocca o divorati dagli squali. La maggioranza preferiva morire affogato prima di continuare il supplizio... Una nave può viaggiare da quest'isola fino a quella Spagnola, guidandosi soltanto attraverso i corpi fatti a pezzi di indiani che galleggiano nel mare”.

In Venezuela stabiliscono le encomiendas da molto presto.

Quando gli europei arrivano alla zona di Coro, trovano il gruppo arawaco dei caquetíos. L'esploratore tedesco Nicolás Federmann della casa Welser di Augsburgo esce da Coro il 12 settembre del 1530 in una spedizione verso sud e passa attraverso i territori dei jirajaras, ayamanes e guayones.

Gli spagnoli hanno scoperto l'oro nei dintorni di Los Teques nel 1559 e da lì decidono di popolare l'area. Dal 1560 fino al 1570 ha luogo una serie di battaglie tra europei e indigeni che portarono alla sottomissione delle Prime Nazioni.

Lo storico Oviedo y Baños narra che indiani caribes hanno attaccato la città di Valenzia e zone vicine durante molti decenni.

Secolo XVII[modifica | modifica wikitesto]

Verso il 1620, quando si fonda Quíbor, gli abitanti della zona sono soprattutto persone delle etnie gayones, ajaguas, camagos, coyones, caquetíos e jirajaras.

Nella seconda metà del secolo XVII i colonizzatori europei cominciano a spostare gli indiani che abitavano quello che è oggigiorno il Sud di Valenzia. Alcuni di questi fondano il popolo di San Diego.

Dal 1558 fino al 1628 gli indiani nirguas e jirajaras oppongono resistenza ai coloni che si stabiliscono in quello che è oggi giorno Bejuma e Montalbán, ad ovest di Valenzia.

Nuova Andalusia nel 1653.

Il padre Francisco de Pamplona comincia ad integrare gli indiani chaimas nella colonia a partire della metà del secolo XVII.

Nel 1681 e nel 1697 gli indiani caribes liberi organizzano attacchi alle missioni cattoliche dei popoli chaimas.

La conquista ha prodotto cambi significativi nella struttura sociale, economica, religiosa, culturale e politica degli aborigeni. Molti dei gruppi che abitavano questo territorio all'arrivo degli europei, hanno perso la loro indipendenza, rimanendo sottoposti alla bassa condizione di schiavi o vassalli della corona. La maggioranza di questi indigeni sembravano la conseguenza delle guerre, del lavoro forzato e delle malattie. Altri sono fuggiti verso regioni inaccessibili fuori dalla portata dei conquistadores, occupando alcune aree selvatiche.[appuntamento [senza fonte] D'altro lato, questi indigeni sono scomparsi come etnia all'avvio del processo di mescolanza razziale con spagnoli e neri.

Secoli XVIII e XIX[modifica | modifica wikitesto]

I missionari cattolici e i conquistadores cominciano a penetrare nelle regioni al sud del fiume Orinoco sopratutto a partire del secolo XVIII, quando prima i gesuiti e dopo i capuccini stabiliscono missioni lungo l'Orinoco e in Guayana.

Gli indiani caribes hanno opposto resistenza fino agli inizi della seconda metà del secolo XVIII.

Nel 1720 si produce una nuova serie di attacchi di caribes liberi alle missioni nella Nuova Andalusía.

Tra il 1799 e il 1800 Alexander von Humboldt realizza numerose osservazioni sui popoli indigeni del Venezuela, osservazioni che rimangono plasmate nei suoi Viaggi alle Regioni Equinoziali.[12] Humboldt riferisce che nella zona delle valli di Aragua ancora ci sono nel 1800 circa 5000 indigeni registrati e che la maggior parte si concentra in Turmero e Guacara. Questi già non parlano i loro idiomi ancestrali. La maggioranza della popolazione in quella regione è mista.

Alexander von Humboldt calcola che di un milione di abitanti che aveva il comando del Venezuela appena un nono era indio puro.

Secoli XX e XXI[modifica | modifica wikitesto]

A partire dal secolo XX le etnie venezuelane si sono particolarmente viste colpite dalla penetrazione nel loro territorio di minerari illegali, la continua occupazione delle loro terre e la presenza di gruppi guerriglieri e paramilitai.

D'accordo con Esteban Emilio Monsonyi, li otomacos sono scomparsi come gruppo etnico distinguibile ad inizi del secolo XX.

La Costituzione del 1999 stabilisce che gli idiomi indigeni sono idiomi co-ufficiali della Repubblica Boliviana del Venezuela. La stessa costituzione stabilisce che i popoli indigeni avranno un numero riservato di 3 rappresentanti nell'Assemblea Nazionale del Venezuela.

Negli ultimi decenni si sono realizzati sforzi per alfabetizzare diverse etnie indigene. Diversi etnologi e linguisti hanno lavorato alla preparazione di libri di alfabetizzazione e alla produzione di dizionari per le comunità indigene e per gli studiosi di questi idiomi.

Terre indigene[modifica | modifica wikitesto]

Da tempo gli indigeni chiedono la demarcazione di territori indigeni protetti, ma sin'ora questa richiesta non è stata soddisfatta. Di recente nel 2009 il governo ha consegnato titoli di proprietà ad indigene yukpas per 41600 ettari nel Zulia per 3 comunità di 500 persone. Questo ancora non risolve la determinazione del territorio per la comunità in sé, che è di 10 mila indigene.[13]

Situazione odierna[modifica | modifica wikitesto]

La situazione di molti indigeni è precaria. Una povertà estrema e un'alta mortalità, nonché una penetrazione nelle loro zone tradizionali di gruppi stranieri, nonché l'industria mineraria sembrano portare varie etnie all'estinzione, specialmente quelle dell'Amazzonia. Molti gruppi si sono uniti alla popolazione mista, come i Wayúu, che anche se sono integrati parzialmente nel sistema sociale, conservano la loro condizione di miseria. Molti sanno lo spagnolo per poter comunicare con il resto della popolazione.

La costituzione del 1999 nel suo capitolo VIII "Dei Diritti dei popoli indigeni" (articoli dal 119 al 126) ha per la prima volta dato diritti a questo gruppo, anche se gli aborigeni delle terre venezuelane non hanno potuto pienamente mettere in pratica i loro diritti a causa della sopravvivenza di un sistema sociale classista erede dell'epoca coloniale spagnola.

Le loro culture sono basate basicamente nell'agricoltura, caccia, pesca e raccolto.

Società agricola[modifica | modifica wikitesto]

La società agricola corrisponde al periodo di tempo caratterizzato dall'esclusiva dipendenza economica dai prodotti agricoli. Da lì sorge un modello economico dove gli elementi terra, lavoro e capitale vengono considerati come fondamentali per lo sviluppo dell'economia di un popolo. Sotto questo modello economico esistono differenti attori come i proprietari terrieri, i contadini, gli esportatori e distributori. Ognuno con ruoli differenti e con uno status segnato dall'incasso ottenuto.

In una società come quella odierna, la materia prima rappresenta una percentuale della catena di produzione, forse quello che ha meno valore e quello che genera più sforzo. Sono la scienza e l'applicazione di conoscenze quelli che danno un valore aggiunto a questa materia prima, per questo, essere paese nettamente agricolo nel mondo di oggi porta come conseguenza bassi livelli di qualità di vita e una posizione marginale e poca o niente competitiva rispetto agli altri paesi.

Riferimenti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b INE «Primeros Resultados Censo Nacional 2011: Población Indígena de Venezuela». Consultado el 29 de julio de 2017.
  2. ^ (portugués) Neide Maria de Oliveira Godinho, O impacto das migrações na constituição genética de populaçőes latino-americanas (PDF), su repositorio.unb.br, Universidade de Brasília, 2008. URL consultato il 29 de julio de 2017. Lingua sconosciuta: portugués (aiuto)
  3. ^ Fuerst et al, Admixture in the Americas: Regional and National Differences, vol. 56, n. 3, Mankind Quarterly, 2016. URL consultato il 29 de julio de 2017.
  4. ^ (ES) Carlos Alarico Gómez, El nombre de Venezuela y la venezolanidad, in Consciencia y Diálogo, vol. 2, n. 2, 1 de enero de 2011, pp. 111–114. URL consultato il 12 de marzo de 2017.
  5. ^ Idioma añu
  6. ^ Las últimas voces de los añú
  7. ^ Los chaimas
  8. ^ Henley, Paul; Marie-Claude Mattéi-Müller y Howard Reid 1996. "Cultural and linguistic affinities of the foraging people of North Amazonia: a new perspective"; Antropológica 83: 3-37. Caracas.
  9. ^ Indios sálibas en Colombia
  10. ^ Plan de vida del pueblo Saliba
  11. ^ La historia oculta de Valencia · Edición Aniversaria ·, su notitarde.com (archiviato dall'url originale il 12 de julio de 2008).
  12. ^ von Humboldt, Alexander (1999): Reise in die Äquinoktial-Gegenden des Neuen Kontinents Insel Verlag, Bd I & II
  13. ^ Yukpas y las tierras

Link esteriori[modifica | modifica wikitesto]


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