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António Rosa Damásio

António Rosa Damásio (Lisbona, 25 febbraio 1944) è un neurologo, neuroscienziato, psicologo e saggista portoghese.Ha compiuto importanti studi sulle basi neuronali della cognizione e del comportamento.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

António Rosa Damásio ha compiuto gli studi di medicina all'Università di Lisbona in Portogallo. Tra il 1987 e il 2005 è stato direttore del dipartimento di neurologia dell'Università dell'Iowa Hospitals and Clinics. Dal 2005 è direttore del Brain and Creativity Institute della University of Southern California dove è professore di neurologia, neuroscienze e psicologia. António Damásio è inoltre professore al Salk Institute for Biological Studies di La Jolla, in California. È sposato con la ricercatrice Hanna Damasio.

Scoperte[modifica | modifica wikitesto]

Attraverso l'osservazione clinica e l'uso delle più moderne tecnologie di indagine come il Neuroimaging, nel corso di due decenni è giunto a importanti scoperte che hanno rivelato l'importanza delle emozioni nei processi decisionali:

  • l'identificazione delle attività e dei percorsi corticali e sotto-corticali nel riconoscimento di volti e oggetti;[1]
  • l'identificazione delle aree neuronali implicate nei processi emotivi;
  • la dimostrazione che le emozioni sono implicate nel prendere decisioni;
  • l'identificazione delle regioni limbiche e del tronco cerebrale come possibili aree cerebrali aventi un ruolo nell'Alzheimer.

L'errore di Cartesio[modifica | modifica wikitesto]

Antonio Damasio ha dedicato gran parte della sua vita a cercare una risposta ad uno dei più grandi problemi della storia del pensiero occidentale, ovvero il rapporto mente-corpo.[2] Egli è critico rispetto alla tradizionale concezione cartesiana, che si riflette ancora oggi in diversi ambiti del sapere, che intende l'uomo come un insieme di due aspetti distinti e indipendenti fra loro: res cogitans (sostanza pensante, ovvero la mente) e la res extensa (sostanza estesa, ovvero il corpo). Damasio rinuncia anche all'idea kantiana di ragion pura, ovvero di una pura mente del tutto indipendente dal corpo, dalle passioni e da ogni tipo emozione (concezione tipica del razionalismo, da Platone a Cartesio e Kant).[3] Questa descrizione della razionalità non può funzionare, ed è incoerente con gli studi compiuti su pazienti da Damasio.[4]

Il caso Gage[modifica | modifica wikitesto]

Nel libro L'errore di Cartesio, Damasio muove i primi passi dall'analisi del caso di Phineas Gage, per dimostrare come vi sia una connessione molto stretta tra la ragione, le emozioni e il cervello. Gage, vissuto nel XIX secolo, era caposquadra di un'impresa di costruzione di ferrovie in New England. In un pomeriggio del settembre 1848, egli subì un brutto incidente causato da una distrazione durante l'inserimento di una carica esplosiva in una roccia (che bloccava la nuova linea ferroviaria in costruzione). Lo scoppio ravvicinato fece si che la barra metallica usata da Gage per compattare la sabbia posizionata sopra la polvere da sparo trafiggesse la sua scatola cranica uscendo velocemente dalla sommità della testa. Egli riuscì a sopravvivere all'esplosione e, dopo pochi minuti, fu anche in grado di parlare coerentemente con i compagni e muoversi.[5]

I cambiamenti in Gage[modifica | modifica wikitesto]

La vicenda è arrivata fino a noi grazie ai resoconti riportati dal dottor Harlow, vent'anni dopo l'incidente, che si occupò personalmente delle cure di Gage. Il caso Gage divenne l'interesse principale del dottore; egli descrisse come Gage fu in grado di riacquistare piene forze fisiche in soli due mesi dall'incidente, con un minimo danno a livello del terzo nervo cranico (cieco dall'occhio sinistro).[6]. Tuttavia Gage non era più lo stesso uomo di prima dell'incidente. Egli infatti era diverso, strano, bizzarro, incurante dei suoi compagni di lavoro, ostinato e non determinato. Questo comportamento causò il suo licenziamento e l'incapacità di trovare un nuovo lavoro, se non nel circo come fenomeno da baraccone. Non era più una persona autonoma ed indipendente, e non era neanche più in grado di comportarsi correttamente a livello sociale.[7]

Significato della vicenda[modifica | modifica wikitesto]

Ciò che rende questo caso degno di nota è il fatto che non vi siano stati in Gage nessun tipo di danneggiamenti a livello del linguaggio, della percezione, della funzione motoria o delle capacità intellettive. Il lavoro della neuroscienziata Hanna Damasio, che ha ricostruito il cranio e la lesione di Gage con sofisticate tecniche di neuroimaging, ha permesso di mostrare come non vi sia un unico centro in cui tutte le varie zone del cervello adibite a funzioni specifiche si incontrano. La mente è quindi il risultato complessivo dell’attività delle specifiche e separate componenti cerebrali.[8] Infatti, come è possibile osservare in Gage, anche se venne lesionata una parte del cervello, la barra non modificò le sue capacità di linguaggio, di intelligenza o di motricità, non avendo colpito le zone cerebrali adibite a tali funzioni.

Oggi, grazie al progresso delle neuroscienze, si pensa che il cambiamento di personalità si leghi alla lesione di un sito cerebrale specifico, ma subito dopo l’incidente, come dimostrano anche le conclusioni del dottor Harlow, si credeva semplicemente che la parte lesionata in Gage fosse quella più adatta a reggere il trauma.[6]

Inoltre si è dimostrato come nel cervello umano vi siano particolari sistemi rivolti alla dimensione personale e sociale del ragionamento. Infatti il danno cerebrale riscontrato in Gage ha compromesso la sua capacità di rispettare regole etiche e sociali acquisite, nonché la sua possibilità di provare emozioni. Hanna Damasio, insieme ai suoi colleghi, dimostrò che l’area danneggiata, e quindi l’area adibita al comportamento, alla pianificazione del futuro, alle emozioni e alle interazioni sociali è la corteccia prefrontale del cervello.[9]

Il moderno Gage[modifica | modifica wikitesto]

Durante la sua esperienza clinica Damasio venne in contatto con un paziente, Elliot, il quale presentava sintomi molto simili a quelli di Gage. Quest'uomo, stimato da amici e parenti, ben voluto in famiglia e con un buon lavoro in uno studio legale[10], fu costretto, a causa di un tumore al cervello, a sottoporsi ad un intervento di esportazione del tumore e, conseguentemente, della parte danneggiata del lobo frontale.[11] L'operazione fu un successo: non intaccò le sue facoltà linguistiche, motorie o intellettuali. Tuttavia Elliot presentò un forte disturbo nel carattere e un totale disturbo della personalità. Inizialmente Damasio, per studiare il caso, si concentrò su test psicologici e d'intelligenza, che Elliot superava senza senza alcuna difficoltà, rivelando un intelletto, sotto alcuni aspetti, superiore alla media. Decise dunque di spostare la sua indagine sullo studio delle emozioni del paziente.[12] Elliot riusciva a raccontare la sua vita e le sue disgrazie con incredibile distacco e freddezza, come se non fosse emotivamente coinvolto nella narrazione di sé. Egli non aveva alcun bisogno di nascondere stati di agitazione nel raccontare passaggi delicati: si presentava calmo e rilassato. Risultava quindi essere molto più pacato e tranquillo rispetto a prima di essere operato per il tumore.[13]

Inoltre il paziente era capace di rispondere a problemi sociali, predicendo possibili fenomeni e situazioni: il danno al lobo frontale non aveva compromesso le conoscenze sociali registrate nel suo cervello. Tuttavia, le normali prestazioni contrastavano con l'incapacità decisionale che manifestava nella vita di tutti i giorni. Questo perché, nell'affrontare i problemi linguisticamente durante i test, era sufficiente l'uso della razionalità, mentre nel momento in cui si trovava a dover decidere, prendendo delle decisioni concrete, Elliot era coinvolto in prima persona, emotivamente.[14]

Deduzioni[modifica | modifica wikitesto]

Grazie allo studio indiretto su Gage e diretto su Elliot, Damasio giunse a delle conclusioni. Ciò che condividono i due soggetti è la vicinanza a un'importante condizione neurologica: l'anosognosia[15], ovvero l'incapacità del paziente di riconoscere d'avere un disturbo neurologico o neurofisiologico[16]. I pazienti malati, dunque, non si preoccupano del proprio stato, e non sono in grado di provare sentimenti ed emozioni, tant'è che spesso, alla notizia che la loro vita non sarà più come prima, rispondono con serenità o ironia, mai con tristezza. Per alcuni aspetti potremmo dire che i pazienti affetti da anosognosia assomigliano a coloro che sono colpiti da lesioni alla corteccia prefrontale: entrambi hanno difficoltà a prendere decisioni sociali e personali, e solitamente sono indifferenti rispetto al proprio stato di salute.[15]

Dall'analisi dei "due Gage" si deduce che nel cervello vi sono delle specifiche aree dedicate alle emozioni e al sentimento, così come vi sono zone dedicate al ragionamento, al linguaggio, alla motricità. La mente dunque, a differenza di ciò che credeva Cartesio, non presenta un singolo centro, un io-penso che sintetizza la complessità e molteplicità di facoltà umane, ma essa è il risultato dell'attività di ogni componente separata, e dell'attività dei sistemi multipli che queste componenti costituiscono.[17]

Una conferma di questa tesi è rappresentata dagli esperimenti condotti a partire dagli anni Trenta da John Fulton e Carlyle Jacobson. Essi dimostrarono come, esportando o danneggiando parti dei lobi frontali degli scimpanzé, questi animali non presentassero disfunzioni a livello motorio o intellettivo, ma registrarono un cambiamento nei loro comportamenti: in date condizioni non rispondevano più con aggressività e cattiveria, ma con mansuetudine. Nonostante le evidenti differenze fra uomo e scimpanzé, una costante risulta essere sempre presente: la lesione del lobo prefrontale causa un mutamento nel comportamento personale e sociale, nonché una compromissione dell'emotività.

La teoria di Damasio[modifica | modifica wikitesto]

La mente funziona per immagini[modifica | modifica wikitesto]

Secondo Damasio un organismo dotato di mente possiede rappresentazioni, ovvero aree cerebrali con relativa stabilità che si collegano a regioni del mondo esterno in modo diverso in ogni individuo. Quindi nessun individuo ha il cervello che funziona come un altro, purtuttavia il risultato in uscita è esattamente lo stesso.[18]

Le rappresentazioni vengono manipolate dal pensiero e possono influenzare il comportamento prevedendo il futuro ed agendo di conseguenza. Esse non sono isolate, ma sono correlate ad emozioni, che determinano differenze nello stato omeostatico di ciascuno. La maggior parte della nostra conoscenza è presentata sotto forma di immagini in diversi siti cerebrali, e le immagini su cui ragioniamo sono messe a fuoco e mantenute attive dalla mente; sono dunque costruzioni cerebrali basate su rappresentazioni topograficamente organizzate, e si evocano attraverso l'attivazione sincrona di schemi di eccitazione neurale. Quindi la nostra attività mentale non dipende dall'attivazione di singoli elementi, ma dall'attivazione di aree disposizionali che rimangono abbastanza fisse e si riattivano in certe condizioni.[19]

Per esempio, quando si prova dolore in una parte del corpo, vengono immessi dei segnali dai neuroni, tramite la sinapsi, che arrivano fino al cervello (precisamente nelle cortecce sensitive di ordine inferiore). Nel momento in cui questa zona cerebrale viene danneggiata o distrutta si perde la capacità di formare immagini specifiche (ad esempio coloro che non possiedono le cortecce visive di ordine inferiore perdono la capacità della vista). Il deficit che risulta dal danneggiamento delle cortecce visive di ordine inferiore può anche essere solo parziale e specifico, come nel caso in cui si perda la capacità di percepire e creare immagini relative ai colori ma non alla forma o al movimento. Allo stesso modo, per Damasio, le parole che usiamo in un discorso, prima di essere pronunciate, esistono nella nostra mente sotto forma di immagini visive, o uditive. Se non fossero immagini non sarebbero nulla di conoscibile: le immagini sono il contenuto principale dei nostri pensieri.[20]

I casi di Gage ed Elliot hanno permesso di dimostrare come il cervello, anche se molto plastico, quando viene colpito in una zona può presentare delle compromissioni di alcune rappresentazioni disposizionali (ovvero alcune capacità di attivazione che si erano create).

Meccanismi di sopravvivenza[modifica | modifica wikitesto]

L’essere umano presenta meccanismi biologici che si sono altamente evoluti nel tempo. Tuttavia l’uomo ha anche sviluppato una serie di strategie di sopravvivenza che vanno oltre il puro seguire gli istinti, e sono la conseguenza di forme sociali acquisite. Ciò permette di evitare che fattori quali la fame o il desiderio conducano l’individuo ad un nutrirsi frenetico, ad aggressioni sessuali o ad altri comportamenti del tutto istintivi.[21] Secondo Cartesio questa capacità di frenare gli impulsi dipende tout court dalla razionalità, elemento specifico umano che distingue l’essere umano dall’essere animale e dalla sua tendenza irrazionale e macchinale (fonte: passioni dell’anima cartesio). Damasio concorda in questo, ma se Cartesio pensava che il freno fosse il risultato di un agente non fisico (sostanza pensante), per Damasio dipende da un’attività biologica strutturata nell’organismo.[22]

Vi è una connessione molto stretta fra i fenomeni sociali e i fenomeni biologici. Le regole e convenzioni sociali permettono all’individuo di adattarsi meglio all’ambiente e sopravvivere, modificandone il comportamento istintivo. Fattori quali l’istruzione e la crescita in società permettono di migliorare la qualità di vita dell’uomo.[23]

Emozioni e sentimenti[modifica | modifica wikitesto]

L'emozione, per Damasio, è un mutamento di stato corporeo indotto nei diversi organi dai terminali delle cellule nervose, non un fatto della mente. L'emozione quindi funziona indipendentemente dalla conoscenza: l'emozione si è installata nell'uomo ad un certo punto dell'evoluzione ed è rimasta lì, selettivamente conservata. Essa ha a che fare con rappresentazioni disposizionali innate, ovvero con connessioni neurologiche registrate ed innate.[24]

Damasio distingue tre diversi livelli di emozioni di cui l’uomo fa esperienza:

  1. Sentimenti di fondo: sono un insieme di stati organici, di segnali chimici e neurali, di processi omeostatici e di movimenti che si legano ai piaceri e ai dolori che l’individuo prova. In esse si correlano sia elementi fisiologici e regolatori sia stati istintivi.[25]
  2. Emozioni primarie o universali: sono innate ed universali, in quanto le condividono tutte le popolazioni. Sono costituite da emozioni di base quali la gioia, la paura o il dolore.[26]
  3. Emozioni secondarie o sociali: sono originate dalla combinazione delle emozioni primarie. Esse si producono in società, attraverso la crescita dell’individuo e le interazioni sociali.[27]

Il sentimento è la percezione, è l'idea che il corpo si trovi in un certo stato. Esso non sorge solo dalle emozioni ma nasce da una qualsiasi tendenza naturale al conseguimento di una relativa stabilità interna delle proprietà chimico-fisiche del corpo, e traduce ciò in una specie di linguaggio della mente (come una mappa cerebrale del nostro corpo, costituita da una serie di pensieri). I sentimenti, così come le emozioni, sorgono di continuo e sono inseriti nello stesso processo.[28] Scrive Damasio a riguardo:

«per costituzione innata, o in seguito all’apprendimento, noi reagiamo alla maggior parte degli oggetti (forse a tutti) provando in primo luogo delle emozioni, per quanto tenui; e in secondo luogo i sentimenti che a quelle fanno seguito, per quanto deboli possano essere»[29]

Ragione ed emozioni[modifica | modifica wikitesto]

La tradizione occidentale, a partire da Cartesio, considera il processo decisionale come un fatto del tutto razionale. Questa prospettiva è detta da Damasio “ragione alta” del decidere, e consiste nell’elaborazione razionale di ogni possibile scelta. Si tratta quindi di un calcolo dei costi e dei benefici che permettono di discriminare ciò che è buono e vantaggioso da ciò che non lo è. Questa strada, per Damasio, non può funzionare: nel migliore dei casi impiegheremmo troppo tempo per analizzare tutti i possibili riscontri della nostra scelta; mentre nel peggiore non arriveremmo a nessuna decisione, non riuscendo a tenere a mente tutti i guadagni e le perdite del caso.[30] Non è quindi questa la modalità con la quale prendiamo una decisione. Damasio si trova quindi costretto a introdurre una nuova ipotesi: quella dei marcatori somatici.

L'ipotesi del marcatore somatico[modifica | modifica wikitesto]

I marcatori somatici sono speciali sentimenti generati a partire da emozioni secondarie, quindi da processi di socializzazione e apprendimento. Essi vengono a crearsi dall'interazione fra il determinato ambiente fisico in cui l'individuo deve agire e l'educazione che attraverso i genitori, i famigliari e i pari gli viene trasmessa.

Damasio li definisce tali in quanto, da una parte, contrassegnano ("marcano") una determinata immagine, creata sulla base di esperienze passate e possibili esiti futuri; dall'altra hanno a che fare con veri e propri sentimenti, avvertiti psicologicamente e fisicamente (da qui, "somatici"). Essi permettendo di velocizzare il processo di decision making in quanto aiutano a ridurre e selezionare le alternative davanti a cui l'individuo si trova. Esistono a tale scopo due tipi di marcatori:

  • marcatori negativi che fungono da campanelli d'allarme e identificano un potenziale pericolo;
  • marcatori positivi, attivi quando una determinata scelta può portare dei benefici all'individuo.

E' importante sottolineare che per Damasio essi non sono la causa delle azioni individuali, bensì segnali chiarificatori e mezzi (perlopiù inconsci) per garantire il bene dell'individuo. La loro funzione infatti si estende non soltanto alle scelte che riguardano un futuro prossimo, ma anche a casi in cui ci si trovi a dover prendere una decisione che nell'immediato può richiedere degli sforzi o dei sacrifici, ma che successivamente risulterà positiva, (ad esempio studiare all'università o praticare attività sportiva). [31]

Il malfunzionamento dei marcatori somatici è causa, secondo Damasio, delle cosiddette personalità deviate, come si può vedere nel caso di Gage. Venendo infatti lesionato gravemente il meccanismo neurale che sta alla base dei marcatori somatici, si è generata nell'uomo quella che Damasio definisce “sociopatia acquisita”.[32]

L'ipotesi del marcatore somatico alla prova[modifica | modifica wikitesto]

Gli esperimenti sulla conduttanza cutanea[modifica | modifica wikitesto]

Insieme al psicofisiologo e neurofisiologo sperimentale Daniel Tranel, Damasio ha condotto alcuni studi sul sistema nervoso autonomo, analizzandone le risposte in relazione all'attivazione dei marcatori somatici. I loro primi esperimenti riguardavano il fenomeno della conduttanza cutanea, misurata attraverso degli elettrodi attaccati alla pelle del soggetto, (come quelli usati in una normale ECG) e un poligrafo. Quando la mente dell'individuo forma un determinato pensiero, (che corrisponde ad una determinata emozione), il sistema nervoso fa sì che venga prodotta una quantità maggiore di fluido dalle ghiandole sudoripare della pelle. Facendo passare fra due elettrodi una corrente elettrica a bassa tensione, è possibile rilevare un cambiamento dell'intensità della corrente da parte del poligrafo quando tale secrezione viene rilasciata. [33]

Mettendo a confronto pazienti con lesioni al lobo frontale e soggetti sani, i due scienziati rilevarono che, sorpresi con un forte rumore o un fascio di luce improvviso, veniva messo in atto, indifferentemente in entrambe le tipologie di individui, il meccanismo di conduttanza cutanea.

Decisero quindi di cambiare modus operandi, utilizzando stimoli che richiedessero una valutazione emotiva maggiore. Questa volta presero in considerazione tre gruppi di soggetti: individui sani, pazienti con lesioni celebrali non riguardanti il lobo frontale e pazienti con lesioni al lobo frontale. Presentarono loro una lunga sequenza di diapositive, alcune dal contenuto anonimo e banale, altre ritraenti omicidi o scene cruente. Ciò che ne risultò fu che nei primi due gruppi, venne messo in atto il meccanismo di conduttanza cutanea davanti a immagini forti e violente, mentre nei pazienti con lesioni al lobo frontale questo fenomeno non si verificò. Da dei colloqui successivi all'esperimento, emerse però che quest'ultimi erano consapevoli di dover provare orrore o tristezza verso determinate diapositive, ma che, come dice lo stesso Damasio,

«sapere non significa necessariamente sentire».[34]

Gli esperimenti con giochi d'azzardo[modifica | modifica wikitesto]

Un'ulteriore tipologia di sperimentazione fu ideata dal giovane Antoine Bechara e definita "esperimenti con giochi d'azzardo"[35].

Al soggetto, in questo caso, veniva fornita una somma di denaro pari a 2000 dollari; ad esso poi erano sottoposti quattro mazzi di carte, rispettivamente denominati A, B, C e D. Ogni carta poteva rappresentare un guadagno o una perdita. Il soggetto non doveva far altro che scegliere da che mazzo pescare, ricevendo del denaro se la carta pescata lo prevedeva o al contrario pagandone. Ciò che non veniva spiegato al giocatore era che i primi due mazzi prevedevano guadagni alti ma perdite altrettanto alte, mentre per i mazzi C e D valeva esattamente il contrario. Dalle scelte prese nel gioco dai diversi individui, emerse che:

  • i soggetti sani o con lesioni ad altre parti del cervello tendevano, una volta compresa la logica del gioco, a pescare sempre dagli ultimi due mazzi (C e D);
  • i soggetti con lesioni al lobo frontale invece continuavano a pescare dai mazzi A e B, finendo addirittura a dover chiedere un prestito allo sperimentatore. [36]

Ipotesi e conclusioni[modifica | modifica wikitesto]

Alla luce di questi risultati, Damasio prende in considerazione varie ipotesi riguardo al comportamento attuato dai soggetti con lesioni al lobo frontale. Grazie ad altri esperimenti condotti dallo stesso Bechara[37] e dalla studiosa Hanna Damasio[38] è stato possibile escludere, in primo luogo, che tali individui non siano più sensibili alla punizione; allo stesso modo essi non sono nemmeno così sensibili alla ricompensa da non tenere più in considerazione le perdite. L'ipotesi più accreditata sembra essere quella che Damasio definisce come "miopia rispetto al futuro". Ai soggetti in questione sembra mancare quel sentimento, (marcatore somatico), tale per cui ogni decisione viene presa non soltanto rispetto al presente e all'immediato, ma tenendo conto anche dei suoi risvolti futuri. Manca in essi la capacità anticipatrice e di ipotetica previsione di un esito prossimo.

Coscienza di sé[modifica | modifica wikitesto]

Damasio, in generale, si pone il problema del sé, cercando di spiegare quali siano i meccanismi che permettono di parlare di identità. Egli dice:

«..qui voglio però affermare subito che il sé è uno stato biologico ripetutamente ricostruito; non è un minuscolo individuo (il famigerato omuncolo) che se ne sta all'interno del vostro cervello a contemplare quel che succede».[39]

L'idea dello studioso è chiara: non è più possibile seguire l'idea tradizionale cartesiana di un corpo e di una mente a sé stanti. L'identità umana si fonda sul reciproco rapporto fra i due ed è su questa relazione particolare che Damasio struttura le sue ipotesi. Secondo lo studioso, il cervello si sarebbe evoluto per garantire il meccanismo di sopravvivenza del corpo; per fare questo non sarebbe bastato, come negli organismi più semplici, un centro coordinatore dell'attività corporea, ma vi sarebbe stata la necessità di una vera e propria mente.

La mente, secondo Damasio, impara e agisce secondo rappresentazioni sia del mondo esterno sia dello stesso corpo: l'ipotesi è che in varie parti del cervello infatti vi sia una sorta di mappa interna o immagine del sé corporeo, che attraverso l'apparato sensibile permette di percepire l'ambiente circostante. Damasio definisce "sentimento del corpo"[40], e presuppone che l'uomo non soltanto veda, ad esempio, ma senta/percepisca di vedere.

Le rappresentazioni che stanno alla base del "sé neurale" e che vengono di volta in volta riattivate sono principalmente due:

  1. L'insieme delle rappresentazioni che riguarda l'identità della persona, quindi tutti i fattori autobiografici come gusti, preferenze, esperienze e quella che viene definita "memoria del possibile futuro"[41], che riguarda le nostre aspirazioni e i nostri progetti ideali;
  2. L'insieme della rappresentazioni che riguarda invece la percezione, o meglio la "mappa" che la mente ha del corpo e che permette di mettersi in contatto con il mondo circostante e formare concetti basilari come quello di oggetto

In tutto questo però il "sé" non è riducibile solo a questi due tipi di rappresentazione, ma è ben riscontrabile nella commistione fra i due: il sé si forma dall'idea che ha di se stesso, dall'idea che degli oggetti tramite se stesso e dall'idea di se stesso in rapporto a tali oggetti. E' bene sottolineare che questo tipo di concezione di sé non è mai espresso in forma linguistica, è un sentirsi che ha a che fare con la percezione e l'immagine di sé e come tale rimane (ragione per cui Damasio afferma che persino gli animali hanno una concezione del sé, pur essendo privi della struttura linguistica umana). La narrazione ha a che fare narrazione dell'io, non del sé.

Intelligenza artificiale[modifica | modifica wikitesto]

L'intelligenza artificiale si presenta come una disciplina moderna, appartenente all'informatica, che studia i fondamenti teorici, le metodologie e le tecniche che consentono di progettare sistemi capaci di fornire all'elaboratore elettronico prestazioni che, fino a qualche decennio fa, erano esclusivamente di pertinenza dell'essere umano.[42]

È un campo della scienza che continua a progredire e con il suo sviluppo porta con sé diverse discussioni e critiche: per questo è fondamentale chiarire quale sia lo scopo dell'IA, che non si ferma soltanto a quello di riprodurre la mente umana, ma tenta di emularla per semplificare, attraverso degli strumenti, operazioni complesse.

Vi sono due tipi di apprendimento per quanto riguarda l'intelligenza artificiale:

  • il machine learning, l'apprendimento automatico, ovvero lo studio e la costruzione di algoritmi che permettono ai sistemi di imparare in modo automatico. Grazie a dei dati d'ingresso costruiscono modelli previsionali e riducono al minimo la possibilità di errore.
  • deep learning, l'apprendimento profondo, che è un caso particolare di machine learning, ed avviene quando i processi di reti neurali, dotati di due o più strati, elaborano informazioni in modo non lineare[43]

Macchina di Turing[modifica | modifica wikitesto]

Per chiarire meglio il concetto di intelligenza artificiale si può pensare ad uno dei primi esempi significativi: la macchina di Turing. Per eseguire dei calcoli, soprattutto di grande rilevanza, l'uomo ha bisogno di alcuni supporti materiali, con i quali si può arrivare a compiere un numero infinito di calcoli, con minore probabilità di cadere in errore. Turing, preso atto di ciò, elaborò una macchina in grado di risolvere un numero infinito di calcoli con precisione. Essa può essere considerata un "calcolatore ideale" perché non è soggetta a nessun tipo di limite umano.[44]

"Una TM è definita da un insieme di regole che definiscono il comportamento della macchina su un nastro di input-output. Il nastro può essere immaginato come un rotolo di carta di lunghezza infinita, diviso in quadratini dette celle. Ogni cella contiene un simbolo oppure è vuota. Una TM ha una testina che si sposta lungo il nastro leggendo, scrivendo oppure cancellando simboli nelle singole celle. La macchina analizza il nastro, una cella alla volta, iniziando da quella che contiene il simbolo più a sinistra del nastro." [45]

In senso generale possiamo considerare la macchina di Turing come un algoritmo con determinate caratteristiche:

  • atomicità: le istruzioni devono essere elementari e quindi non ulteriormente scomponibili
  • non ambiguità: tutte le istruzioni devono essere interpretabili in modo diretto
  • finitezza: i dati inseriti devono essere di numero finito e anche il tempo dev'essere finito
  • terminazione: deve terminare in tempo finito
  • effettività: il risultato dev'essere univoco[46]

L'errore di Cartesio[modifica | modifica wikitesto]

Già intorno al XVII secolo Cartesio preannunciò che qualcosa di grande sarebbe nato, non immaginandone tuttavia la portata. Nella quinta parte del Discorso sul Metodo suppone che con lo sviluppo della scienza si sarebbero sviluppati automi con caratteristiche animali (ad esempio di scimmie-automi dotate degli stessi organi e delle stesse facoltà delle scimmie vere) e che a questo punto sarebbe stato difficile distinguere la copia dall'originale. Non è invece possibile creare una copia fedele dell'essere umano: saremmo in grado di scovare subito la differenza tra automa e uomo vero poiché, secondo Cartesio, l'automa creato non sarebbe mai in grado di usare il linguaggio in modo appropriato o di eseguire determinati compiti tipici degli esseri intelligenti.[47]

Cartesio compie quindi un errore che verrà approfondito da Damasio nel suo testo "L'errore di Cartesio: emozione, ragione e cervello umano". Secondo Damasio, Cartesio compie un errore filosofico gravissimo credendo che mente e corpo, ragione ed emozione siano completamente distinti e che l'uno non influenzi l'altro. Partendo dai suoi studi su pazienti affetti da deficit nell'attività decisoria e con disturbi dell'emozione Damasio avanza l'ipotesi che le emozioni siano profondamente intrecciate con la ragione e soprattutto che il corpo sia la cornice per i nostri processi neuronali. Non avremmo determinati tipi di emozione se non vi fosse un'azione reciproca tra mente e cervello. Questa tesi può essere sostenuta da vari principi: per esempio dal fatto che tutti i processi che definiamo fisiologici derivano sia dalla mente che dal corpo, che le nostre emozioni derivano non puramente da una sola azione del cervello ma anche dall'influenza che esercita l'ambiente esterno sul nostro corpo, e infine, che corpo e cervello sono legati da circuiti neurali e biochimici che interagiscono fra loro.

L’essere umano, in quanto organismo vivente, non è solo mente, ma ha anche un corpo. L’organismo umano, così come quello animale, ha moltissime componenti quali organi, tessuti, scheletro osseo che si connette con muscoli e articolazioni. Corpo e cervello sono collegati ed integrati fra loro tramite circuiti biochimici e neurali.

Esiste una modalità esclusivamente umana di essere intelligenti, dove vi è una perfetta osmosi e connessione fra il comparto puramente computazionale e quello emotivo. Dunque la vera intelligenza, ciò che rende l'uomo tale, è quella emotiva, ed una macchina non riuscirà mai a riprodurla perché essa è separata dalla corporeità, dal cervello umano. L'intelligenza emotiva è ciò che permette all'uomo di fare scelte, di essere plastico e capace di scelta e comunicazione.

L'errore di Cartesio è stato dunque quello di instaurare il dualismo tra mente e corpo, in cui il pensiero, la mente è indipendente dall'hardware del cervello.

Quindi secondo Damasio, non vi può essere una macchina di Turing e di conseguenza nessun altro tipo di intelligenza artificiale: si svilupperebbe sì un'intelligenza simile a quella dell'uomo, ma vuota, priva del carico fisico ed emozionale che è parte essenziale e costitutiva dell'essere umano.[48]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Onoreficenze[modifica | modifica wikitesto]

Premio Principe delle Asturie per la ricerca scientifica e tecnica (Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Damásio.A.R. The Somatic marker hypothesis and the possible functions of the prefrontal cortex, 1996
  2. ^ Emozioni, coscienza e presa di decisione, di Antonio Damasio, su www.sicap.it. URL consultato il 17 gennaio 2020.
  3. ^ Cartesio, in Wikipedia, 14 gennaio 2020. URL consultato il 17 gennaio 2020.
  4. ^ Damasio, Antonio R., L'errore di Cartesio : emozione, ragione e cervello umano, Adelphi, 1995, p. 27, ISBN 88-459-1181-0, OCLC 801083027. URL consultato il 17 gennaio 2020.
  5. ^ John M. Harlow M.D, Recovery from the Passage of an Iron Bar Through the Head. URL consultato il 17 gennaio 2020.
  6. ^ a b Kieran O’Driscoll e John Paul Leach, “No longer Gage”: an iron bar through the head, in BMJ : British Medical Journal, vol. 317, n. 7174, 19 dicembre 1998, pp. 1673–1674. URL consultato il 17 gennaio 2020.
  7. ^ Damasio, Antonio R., L'errore di Cartesio : emozione, ragione e cervello umano, Adelphi, 1995, pp. 37-38, ISBN 88-459-1181-0, OCLC 801083027. URL consultato il 17 gennaio 2020.
  8. ^ (EN) Hanna Damasio, in Wikipedia, 8 gennaio 2020. URL consultato il 17 gennaio 2020.
  9. ^ Damasio, Antonio R., L'errore di Cartesio : emozione, ragione e cervello umano, Adelphi, 1995, p. 54, ISBN 88-459-1181-0, OCLC 801083027. URL consultato il 17 gennaio 2020.
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Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]