Utente:DerfelDiCadarn87/Sandbox5

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Con il termine gyaru (ギャル? dall'inglese gal, "giovane ragazza") si indica una moda e un fenomeno sociale entrambi sviluppatisi in Giappone negli anni ottanta del XX secolo, che si discostano notevolmente dall'ideale tradizionale giapponese di bellezza.

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Origine e diffusione del termine[modifica | modifica wikitesto]

La parola gyaru (ギャル? dal termine slang inglese gal, "giovane ragazza") entrò inizialmente nel linguaggio giapponese nel 1972 come il nome di una sottomarca dell'azienda Wrangler. Dal 1979 in poi, in seguito al successo del brano Oh! Gyaru di Kenji Sawada, il termine andò a designare una specifica categoria di adolescenti, particolarmente estroverse, che si distinguevano dalle coetanee per i loro comportamenti frivoli e superficiali[2]. All'inizio degli anni ottanta comparvero le prime riviste di moda pensate esclusivamente per questo target. Le più importanti tra queste (Street Jam, Happie e soprattutto Popteen) erano prodotte da redattori precedentemente coinvolti nella realizzazione e pubblicazione di materiale pornografico per uomini[3]: esse trattavano argomenti quali il sesso adolescenziale in modo più diretto ed esplicito rispetto ad altre riviste più conformiste come JJ e CanCam e per questo motivo, nel 1984, furono ritirate dal mercato in seguito a un'ordinanza della Dieta, a causa della loro presunta cattiva influenza sulle giovani giapponesi. Le riviste dedicate a un pubblico maschile, invece, contribuirono in maniera fondamentale alla popolarizzazione del termine, grazie ad alcuni articoli nei quali era utilizzato per indicare le giovani partecipanti ai programmi televisivi a sfondo erotico molto diffusi negli anni ottanta. Le giovani donne che si identificavano in questa categoria dovettero così convivere inizialmente con alcuni stereotipi che le vedevano dipinte come sessualmente promiscue e il termine assunse generalmente delle connotazioni negative[2].

A partire dalla seconda metà degli ottanta il termine venne prima utilizzato per indicare in modo generico le giovani office lady, e poi riproposto dai mass media per designare quelle ragazze che si ritrovavano per ballare sulla pista della discoteca Juliana's, indossando vestiti particolarmente attillati e seducenti chiamati bodikon (ボディコン? dall'inglese body conscious)[2][4][5]. Per l'opinione pubblica, così, la parola gyaru divenne sinonimo di "ragazze da party" e di habitué dei locali notturni. Nel 1993 il giornalista Kazuma Yamane scrisse il saggio Gyaru no kōzō (ギャルの構造? "La struttura delle gyaru") in cui il termine veniva interpretato per la prima volta come il nome di una subcultura di giovani donne ossessionate dal materialismo[2]. Solo successivamente il termine finì per assumere l'accezione moderna, andando a indicare principalmente quelle ragazze che riversano la propria emotività nella moda, nello shopping e nelle serate passate in discoteca come manifesto del proprio malessere sociale[6].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La subcultura gyaru non è il primo tentativo da parte delle ragazze giapponesi di affermare la propria indipendenza o di cercare di allontanarsi dalla visione tradizionale giapponese delle donne. Già nel periodo Meiji le daraku jogakusei (堕落女学生? "studentesse degenerate") furono le prime a sfidare le convenzioni sociali nel campo del corteggiamento[7]. Gli anni venti del XX secolo videro invece la formazione del movimento sociale delle modern girl (モダンガール?, modan gāru, "ragazza moderna"), caratterizzato da giovani donne fortemente influenzate dagli usi e costumi occidentali e riluttanti nel seguire le tradizionali regole di condotta a cui erano sottoposte le donne giapponesi dell'epoca[8][9][10]. A causa del delicato periodo politico del Giappone in quegli anni, tale mentalità venne però presto abbandonata e sostituita dalla vecchia ideologia già in auge nel XIX secolo delle ryōsai kenbo (良妻賢母? "brava moglie, madre saggia"), quando la centralità della figura delle donne in qualità di casalinghe e madri divenne uno dei punti focali dell'idea nazionalista sviluppatasi nel Paese nipponico nel periodo fra le due guerre mondiali[11]. A ciò seguì negli anni sessanta una serie di tendenze sempre e comunque di natura effimera, fino ad allora caratteristica comune delle sottoculture nate in Giappone[2]. A interrompere l'avvicendarsi di queste tendenze minori fu proprio la comparsa del movimento gyaru che, grazie alla capacità di evolvere per rimanere a passo coi tempi, mutando negli stili ma mantenendo inalterati alcuni suoi principi, sarebbe sopravvissuto fino ai tempi moderni[2].

Gli anni novanta e la nascita delle kogyaru[modifica | modifica wikitesto]

L'incrocio di Shibuya

Benché il termine abbia iniziato a diffondersi ampiamente negli anni novanta del XX secolo, non è possibile determinare con precisione il periodo durante il quale la subcultura gyaru si sviluppò, tant'è che alcuni esperti asseriscono che essa sia come «uscita fuori dal nulla»[12]. È possibile tuttavia affermare che l'ascesa del quartiere di Shibuya come mecca della moda e della vita notturna abbia rappresentato un passaggio fondamentale per la sua affermazione[2].

Dagli anni settanta fino alla fine degli anni ottanta Harajuku (insieme alle aree circostanti di Omotesandō e Aoyama) aveva rappresentato il centro della moda giovanile di Tokyo. I giovani seguivano pedissequamente il consiglio dei media e delle riviste patinate di moda, affollando gli atelier di marche raffinate quali Comme des Garçons e Y's. Quando la generazione figlia della crescita economica e demografica del secondo dopoguerra proveniente dalle zone di Meguro, Setagaya e Suginami iniziò a fare di Shibuya il suo punto di ritrovo, quest'ultimo finì gradualmente per soppiantare Harajuku come culla della cultura giovanile giapponese. A differenza di Harajuku, tuttavia, qui erano gli stessi giovani a dettare le leggi della moda, creando un stile unico che faceva leva sulla semplicità, ma che nel frattempo non rinunciava al buon gusto[2].

I loose socks e la gonna dell'uniforme accorciata erano parte integrante dell'abbigliamento delle prime gyaru

La popolarità di Shibuya attirò negli anni successivi giovani da tutto il Giappone e il suo caratteristico stile originale finì inevitabilmente per essere alterato. L'influenza dei teamer (チーマー?, chīmā), bande di giovanastri che si incaricavano di organizzare le serate nei locali più alla moda di Shibuya, finì anch'essa per giocare un ruolo chiave nella caratterizzazione della moda gyaru. Le ragazze facenti parte la loro cerchia, infatti, non tardarono a fare proprio il loro stile ribelle e sofisticato, ispirato al look da spiaggia e alla street fashion statuinitense, introducendo alcuni elementi che in futuro sarebbero diventati segni distintivi dello stile gyaru, come i capelli tinti e l'abbronzatura marcata[2]. Ma l'innovazione di stile più importante delle gyaru fu certamente il loro approccio all'uniforme scolastica. Quando la scuole divennero meno ristrettive riguardo al codice di abbigliamento da seguire all'interno degli istituti, le studentesse iniziarono a vedere le loro divise non più come un capo obbligatorio, ma piuttosto come un indumento personale da sfoggiare con orogoglio. Incontrandosi anche fuori dalle mura scolastiche, esse finirono così per creare una nuova forma di ribellione, andando a intaccare con elementi o accessori sempre più eccessivi il simbolo dell'uniforme: molto spesso la gonna veniva infatti arrotolata in vita così da tirarne su l'orlo, mentre i normali calzettoni lasciavano spazio ai cosiddetti loose socks (ルーズソックス?, rūzu sokkusu, "calzini larghi")[2][13].

Capelli tinti e abbronzatura artificiale sono due delle caratteristiche principali che contraddistinguono una kogyaru

Fu allora che le kogyaru (コギャル?) fecero la loro apparizione, sorgendo della ceneri della cultura delle "ragazze da party" degli anni ottanta[14][15] e andando a costituire il nucleo del primo movimento gyaru[2]. Oltre a tingersi i capelli e ricorrere ad abbronzature artificiali, nei primi anni novanta le giovani giapponesi iniziarono a utilizzare accessori kawaii come astucci, custodie per cellulari e portachiavi ispirati alla mondo degli anime e dei manga, che facevano da contrasto a un look sempre più succinto e provocante. La popstar Namie Amuro, che trovò il successo proprio in quegli anni, contribuì in modo determinante alla diffusione della moda, essendo colei che più di altre fece di questo stile il suo marchio di fabbrica[16][17][18][19][20][21]. Divenne fonte di ispirazione e icona di moda per tantissime teenager che, copiando il suo modo di vestire e la sua acconciatura, posero le fondamenta della subcultura gyaru[22].

L'origine del termine kogyaru non è chiara: alcuni studiosi ipotizzano che possa derivare dall'inglese cool girl o colored girl, ma entrambe le opzioni non tengono conto delle convenzioni della fonologia della lingua giapponese. Un'altra ipotesi è che il termine possa derivare dal morfema ko, col doppio significato di piccolo (?) o bambino (?). L'antropologa Laura Miller suggerisce invece che il termine sia un'abbreviazione di kōkōsei gyaru (高校生ギャル? "ragazze delle scuole superiori"), e che fu coniato dai buttafuori di nightclub e discoteche per riferirsi a quelle ragazzine tra i 16 e i 18 anni che tentavano di entrare nei locali abbigliandosi e atteggiandosi da donne adulte[2][23]. Alcune riviste per uomini, che in quegli anni mostravano grande interesse per la moda femminile, iniziarono a dare grande risalto al nuovo fenomeno, facendo entrare di fatto l'espressione nell'uso comune. Prima della fine del 1993 il fenomeno delle kogyaru sarebbe diventato un argomento di riferimento per l'intera industria delle riviste per uomini, contribuendo ad accrescere l'attenzione degli uomini giapponesi per tale categoria di ragazze con un conseguente disinteresse per le studentesse universitarie, protagoniste negli anni ottanta del cosiddetto joshi dasei būmu (女子大生ブーム? "boom delle studentesse universitarie")[15].

A metà degli anni novanta si sviluppò altresì il fenomeno sociale dell'enjo kōsai (援助交際? "appuntamenti a pagamento") che interessava per lo più ragazze adolescenti e, per questo motivo, non solo venne associato allo stile kogyaru facendo diventare quest'ultimo un popolare feticcio erotico, ma i due fenomeni finirono per legarsi indissolubilmente al punto che la parola gyaru divenne sinonimo di prostituta[24]. La causa all'origine dell'enjo kōsai venne individuata nella crescente diffusione del materialismo e del consumismo in Giappone, che secondo alcuni esperti avrebbero portato alla distruzione dei valori morali e tradizionali nelle giovani giapponesi e compromesso irrimediabilmente il loro futuro come madri[25][26]. Secondo alcuni sociologi, invece, i problemi economici rappresentarono uno dei fattori determinanti nella nascita del fenomeno e nel suo legame con la categoria delle kogyaru, soprattutto se rapportati alla crisi economica che attanagliava il Paese negli anni novanta. Anche l'opinione pubblica si divise: da una parte i conservatori e i moralisti erano convinti che l'enjo kōsai rappresentasse il simbolo del materialismo e del declino morale della gioventù giapponese, e, dall'altra, le femministe radicali rivendicavano la pratica come la capacità delle donne di mantenere una posizione rilevante all'interno di una società prettamente maschilista[15].

I primi anni duemila e la comparsa delle ganguro[modifica | modifica wikitesto]

Con la graduale accettazione dello stile kogyaru da parte dell'opinione pubblica, le gyaru trovarono vie sempre meno convenzionali per esprimere loro stesse e distinguersi dalla massa, ricorrendo a ad abbronzatura e trucco sempre più pesanti come nello stile ganguro (a sinistra) e nella sua naturale evoluzione, yamanba (a destra)

La subcultura kogyaru raggiunse il suo picco nel 1998. Durante questo periodo Shibuya traboccava di migliaia e migliaia di adolescenti che, attente nell'adottare i dettami delle riviste specializzate come Egg, seguivano le ultime tendenze trovando ciò che occorreva loro al 109, una mecca per tutte le teenager dell'epoca[6]. Sebbene l'ombra del fenomeno dell'enjo kōsai fosse ancora presente, la subcultura gyaru stava venendo gradualmente accettata dall'opinione pubblica giapponese. Nei primi anni del 2000 il movimento prese tuttavia una piega inaspettata trovando la sua evoluzione nello stile ganguro (ガングロ? "faccia nera"), caratterizzato da un'estremizzazione dell'abbronzatura e del trucco. Già nel 1997 il giornalista Hironobu Baba, autore del libro Shibuya-kei tai Kamata-kei (シブヤ系対カマタ系? "Stile Shibuya contro stile Kamata"), aveva notato che le nuova ondata gyaru consisteva principalmente di ragazze provenienti dalle zone meno abbienti di Tokyo, come il quartiere di Kamata di Ōta o l'omonimo quartiere nei pressi del fiume Tama. Le ragazze di Kamata appartenevano a un ceto sociale più basso rispetto alle ragazze di Shibuya e, nel tentativo di seguire le tendenze di una subcultura al di fuori della loro portata, finirono per cambiarne estetica e valori. Come conseguenza gli accessori più costosi vennero abbandonati in favore di oggetti di moda più convenienti e alla portata di tutte, mentre la scena gyaru iniziò a espandersi anche nelle zone di Shinjuku e Ikebukuro[27].

Ragioni supplementari per un cambiamento così estremo sono da ricercare soprattutto nel desiderio delle nuove gyaru di distinguersi dalla massa: i principi fondamentali della subcultura kogyaru, infatti, erano stati quasi completamente assorbiti dalla moda mainstream e per loro sarebbe stato sempre più difficile emergere. Furono necessari così stili sempre più aggressivi e meno convenzionali affinché l'attenzione generale si focalizzasse nuovamente su di loro. D'altra parte, dato che l'originario look delle kogyaru aveva finito per attrarre per lo più uomini adulti con conseguenti richieste di prestazioni sessuali in cambio di denaro, molte gyaru decisero di trasformare radicalmente il loro stile allontanandosi dall'immagine sexy e adottando lo stile stravagante delle ganguro o quello ancora più eccentrico delle yamanba (ヤマンバ? "streghe di montagna"), in modo da scongiurare questo tipo di situazioni[27].

Il look estremo delle ganguro e delle yamanba finì inoltre per allontanare dalla scena gyaru la maggior parte delle seguaci appartenenti alla classe media e, nonostante alcune studentesse resistettero continuando a feticizzare le loro uniformi, lo stile kogyaru perse l'attenzione dei media e quel ruolo cruciale che aveva rivestito nel campo della moda per tutti gli anni novanta, finendo per svanire intorno al 2001[28]. Sullo sfondo dei cambiamenti in atto lo stesso termine kogyaru venne definitivamente accantonato in favore del più generico gyaru, utilizzato per descrivere tutte le ragazze che seguivano le varie correnti stilistiche derivate dalla moda principale. Anche la subcultura delle ragazze yankī, che generò la prima ondata gyaru, finì per essere assorbita completamente da quest'ultima[27].

La differenziazione degli stili[modifica | modifica wikitesto]

A metà degli anni 2000 fecero la loro apparizione inoltre i cosiddetti gyaruo (ギャル男?), giovani uomini che nel tentativo di approcciare più facilmente le loro coetanee gyaru iniziarono a imitarne lo stile, adattandolo alla loro figura mascolina. Ciò rappresentò uno dei primi casi in cui la moda femminile seppe influenzare quella maschile[27].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Evers e Macias, 2010, pp. 1-11.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l (EN) David W. Marx, The History of the Gyaru - Part One, su neojaponisme.com, 28 febbraio 2012. URL consultato il 22 luglio 2014.
  3. ^ Kinsella, 2005, p. 146.
  4. ^ Chaplin, 2007, p. 135.
  5. ^ Schilling, 1997, pp. 76-78.
  6. ^ a b Porceddu Cilione, 2013, p. 62.
  7. ^ Miller, 2004, p. 226.
  8. ^ Weinbaum et al., 2009, p. 1.
  9. ^ (EN) Michael Dunn, Modern girls and outrage, in The Japan Times, 10 maggio 2007. URL consultato il 21 luglio 2014.
  10. ^ (EN) Barbara Satō, The New Japanese Woman: Modernity, Media, and Women in Interwar Japan, in Helen Hopper (a cura di), Journal of Social History, Durham e Londra, Duke University Press, 2004. URL consultato il 23 luglio 2014.
  11. ^ (EN) Ana Micaela Araújo Nocedo, The “good wife and wise mother” pattern: gender differences in today‘s Japanese society (PDF), Montevideo, Faculdad de Ciencas Sociales, Universidad de la República, p. 4. URL consultato il 21 luglio 2014.
  12. ^ (EN) David W. Marx, An interview with Japanese editor and photographer Yasumasa Yonehara, in Mekas., 29 gennaio 2012. URL consultato il 22 luglio 2014.
  13. ^ (EN) David W. Marx, The Misanthropology of Late-Stage Kogal, su neojaponisme.com, 23 gennaio 2007. URL consultato il 22 luglio 2014 (archiviato il 16 ottobre 2007).
  14. ^ (EN) Jennifer Murphy, Does the End of Egg Mean the End of “Gyaru”?, in Flamingo Tokyo, 2 luglio 2014. URL consultato il 4 giugno 2015.
  15. ^ a b c (EN) David W. Marx, The History of the Gyaru - Part Two, su neojaponisme.com, 8 maggio 2012. URL consultato il 22 luglio 2014.
  16. ^ (EN) Nylon Tattoos, in What's Cool in Japan, Web Japan, aprile-giugno 1999. URL consultato il 23 luglio 2014.
  17. ^ (EN) Baggy Socks (Schoolgirl Fashion), in What's Cool in Japan, Web Japan, aprile-giugno 1997. URL consultato il 23 luglio 2014.
  18. ^ (EN) Showing Some Skin Skimpy Fashions Get Even Skimpier, in Trends in Japan, Web Japan, 13 settembre 2006. URL consultato il 23 luglio 2014.
  19. ^ Richie, 2003, pp. 152-153.
  20. ^ Kawamura, 2013, p. 53.
  21. ^ Miller, 2006, p. 89.
  22. ^ (EN) Tim Larimer, The Songbird Who Made Okinawa Cool, in Time, 24 luglio 2000. URL consultato il 22 luglio 2014 (archiviato dall'url originale il 12 ottobre 2010).
  23. ^ Miller, 2004, p. 228.
  24. ^ (EN) Sharon Kinsella, What's Behind the Fetishism of Japanese School Uniforms? (abstract), in Fashion Theory: The Journal of Dress, Body & Culture, vol. 6, n. 2, Bloomsbury Journals, maggio 2002, pp. 215-237, DOI:10.2752/136270402778869046. URL consultato il 23 luglio 2014.
  25. ^ Leheny, 2006, pp. 74-81.
  26. ^ Miller, 2004, p. 241.
  27. ^ a b c d (EN) David W. Marx, The History of the Gyaru - Part Three, su neojaponisme.com, 6 giugno 2012. URL consultato il 22 luglio 2014.
  28. ^ (EN) Gyaru Resurgence, in Mekas., 28 febbraio 2008. URL consultato il 5 giugno 2015.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]