Utente:Burgundo/Sarmad Kashani

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Sarmad Kashani o semplicemente Sarmad (1590 circa – 1661) è stato un mistico e poeta armeno di lingua persiana che viaggiò e fece del subcontinente indiano la sua dimora permanente durante il XVII secolo. Originariamente ebreo, potrebbe aver rinunciato alla sua religione per convertirsi all'Islam[1]. Nella sua poesia, afferma di non essere né ebreo, né musulmano, né indù.

Sarmad nacque in Armenia intorno al 1590, da una famiglia di mercanti armeni ebrei di lingua persiana. Aveva un'eccellente padronanza del persiano, essenziale per il suo lavoro di mercante, e compose la maggior parte delle sue opere in questa lingua. Realizzò una traduzione della Torah in persiano.[2] Studiò con Mulla Sadra e Mir Findiriski prima di migrare nell'Impero Moghul come mercante.[3]

Venuto a conoscenza che oggetti preziosi e opere d'arte venivano acquistati in India a prezzi elevati, raccolse le sue merci e si recò nell'Impero Moghul dove intendeva venderle. A Thatta, nell'attuale Sindh, Pakistan, uno dei suoi discepoli più stretti era un indù chiamato Abhay Chand. Sebbene vi sia un dibattito sulla natura della loro relazione[4][5] si sa molto poco sulla vita di Abhay Chand e nessun documento storico può confermare i dettagli del loro incontro, ad eccezione della poesia di Sarmad. Alcuni studiosi hanno sostenuto che, mentre Sarmad impiegò Abhay Chand per tradurre la Torah oltre all'Antico e il Nuovo Testamento, è possibile che Abhay Chand si sia convertito all'Islam o al giudaismo.[6] È importante notare che, negli anni successivi, Sarmad divenne critico nei confronti di tutte le religioni e assunse una posizione più spirituale.[7]

Ad un certo punto abbandonò la sua ricchezza, si lasciò crescere i capelli, smise di tagliarsi le unghie e iniziò a vagare per le strade della città. Sebbene sia ampiamente ipotizzato che Sarmad e Abhay Chand si siano trasferiti a Lahore, poi a Hyderabad, stabilendosi infine a Delhi, tuttavia non ci sono fonti credibili per confermare questi eventi. 

La reputazione di poeta e mistico che aveva acquisito durante il periodo in cui i due viaggiarono insieme, indusse il principe ereditario Moghul Dara Shikoh a invitare Sarmad alla corte di suo padre. In questa occasione, Sarmad impressionò così profondamente l'erede reale il quale giurò di diventare suo discepolo.

Sarmad venne testimoniato dal medico e viaggiatore francese, François Bernier, che riferì di lui come un fachiro nudo.[8]

Dopo la guerra di successione contro suo fratello Dara Shikoh, Aurangzeb (1658-1707) ne uscì vittorioso, uccise il suo ex avversario e salì al trono imperiale. Fece arrestare Sarmad e lo fece processare per eresia e fu messo a morte per decapitazione nel 1661. La sua tomba si trova vicino alla Jama Masjid a Delhi, in India.

Sarmad venne accusato e condannato per ateismo e pratica religiosa non ortodossa.[9]

Aurangzeb ordinò al suo Ulema di chiedere a Sarmad perché ripeteva solo "Non c'è Dio", e gli ordinò di recitare la seconda parte, "ma Allah".[10] A ciò egli rispose che "Sono ancora assorbito dalla parte negativa. Perché dovrei dire una bugia?" Così suggellò la sua condanna a morte. Ali Khan-Razi, cronista di corte di Aurangzeb, era presente all'esecuzione e raccontò alcuni dei versi del mistico pronunciati al banco delle esecuzioni: "I Mullah dicono che Maometto andò in paradiso, Sarmad dice che il cielo discese su Maometto".... "C'è stato un trambusto e abbiamo aperto gli occhi dal sonno eterno. Abbiamo visto che la notte della malvagità è durata, così abbiamo dormito di nuovo".

Abul Kalam Azad, una delle personalità politiche di spicco coinvolte nel movimento indipendentista indiano, si è paragonato a Sarmad, per la sua libertà di pensiero e di espressione.[11]

  1. ^ SARMAD: LIFE AND DEATH OF A SUFI (PDF), su iph.ras.ru.
  2. ^ Fishel, Walter. "Jews and Judaism at the Court of the Mugal Emperors in Medieval India," Islamic Culture, 25:105-31.
  3. ^ Sarmad, The Naked Faqir, in India International Centre Quarterly, vol. 20, 1993, pp. 65–78.
  4. ^ (EN) Yoginder Sikand, Sacred Spaces: Exploring Traditions of Shared Faith in India, Penguin Books India, 2003, ISBN 9780143029311.
  5. ^ V. N. Datta, Maulana Abul Kalam Azad and Sarman, 27 November 2012.
  6. ^ (EN) Alon Goshen-Gottstein, The Jewish Encounter with Hinduism: History, Spirituality, Identity, Springer, 1º agosto 2017, ISBN 9781137455291.
  7. ^ (EN) Lloyd V. J. Ridgeon, Sufism: Hermeneutics and doctrines, Routledge, 2008, ISBN 9780415426244.
  8. ^ (EN) Francois Bernier, Travels in the Mogul Empire, AD 1656-1668, Asian Educational Services, 1996, ISBN 9788120611696.
  9. ^ Votary of freedom: Maulana Abul Kalam Azad and Sarmad, in Tribune India, 7 October 2007.
  10. ^ Shahzad Z. Najmuddin, Armenia: a Resumé: with Notes on Seth's Armenians in India, Trafford Publishing, 2005, ISBN 978-1-4120-4039-6.
  11. ^ Votary of freedom - Maulana Abul Kalam Azad and Sarmad by V. N. Datta, Tribune India, 7 ottobre 2007
  • Rubā‘iyyāt-i Sarmad, ed. Fazl Mahmud Asiri, with a preface by S. Qazvini, Prabhat Kumar Mukherjee Shantiniketan (Visva Bharati Series 11), Shantiniketan 1950.
  • Abul Kalam Azad, Sarmad Shahid IN: S. S. Hameed, The Rubayat of Sarmad, New Delhi 1991, p.18-41.
  • Cook, D. (2007) Martyrdom in Islam (Cambridge) ISBN 9780521850407.
  • Traduzione di Syeda Saiyidain Hameed, The Rubaiyat of Sarmad (PDF), su apnaorg.com, Indian Council for Cultural Relations, 1991.
  • Ezekial, I.A. (1966) Sarmad: Jewish Saint of India (Beas) ASIN B0006EXYM6.
  • Gupta, M.G. (2000) Sarmad the Saint: Life and Works (Agra) ISBN 81-85532-32-X.
  • Katz, N. (2000) The Identity of a Mystic: The Case of Sa'id Sarmad, a Jewish-Yogi-Sufi Courtier of the Mughals in: Numen 47: 142-160.
  • Rai, L. (1978) Sarmad. His Life and Rubais, Hanumanprasad Poddar Smarak Samita, Gorakhpur.
  • Schimmel, A. And Muhammad Is His Messenger: The Veneration Of the Prophet In Islamic Piety (Chapel Hill & London).
  • Sarmad di Kashan. Dio ama la bellezza del mio peccato. Le quartine di un poeta mistico della tradizione indo-persiana, ed. Carlo Saccone, Centro Essad Bey-Amazon IP, Seattle 2022

Collegamenti esterni

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[[Categoria:Mistici arabi]]