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STORIA DELL’ILLUMINAZIONE PUBBLICA A TORINO

Considerata fin dagli anni '50 come la Ville lumière italiana, Torino ha una lunga storia di pubblica illuminazione che si può fare risalire al secolo XVII.

I secoli XVII e XVIII[modifica | modifica wikitesto]

La storia dell’illuminazione pubblica a Torino si può fare risalire all’anno 1675, quando Madama Reale Giovanna Battista ordinò che “ si dovessero tenere lanterne sopra li cantoni accese di notte ad effetto che si potesse camminare per la città” [1]. Prima di quella data i torinesi, che uscivano di notte, dovevano provvedere ad illuminarsi personalmente la via con torce, candele o lampade ad olio. Nel 1582 Carlo Emanuele I aveva proibito di “andare la notte dopo il suono della ritirata per la presente città di Turino ‘senza lume’…sotto pena di cento scudi…” [2]. Il divieto fu rinnovato, rincarando le pene, da Madama Reale Cristina nel 1638. L’illuminazione pubblica che ebbe inizio nel 1675 era certamente basata su un sistema piuttosto primitivo consistente su gabbie di tela incerata, entro cui – su un piattello di latta - bruciava olio o sego. Una radicale trasformazione fu messa in atto sotto Vittorio Amedeo III: nel 1782, l’architetto Dellala di Beinasco[3], progettò un tipo di illuminazione che poteva competere con i sistemi di illuminazione allora in vigore a Parigi, Londra, Madrid e Vienna: 625 lanterne, di cui 212 a 4 fiamme, 63 a 3 fiamme e 350 a 2 fiamme, parte a olio, parte a sego. L’anno successivo il capitano Giuseppe Ruffino fece applicare alle lampade un lucignolo di sua invenzione “il quale produce un risplendente lume senza formare né fumo, né odore, né ventilazione, né carbone per lo spazio d’ore diciotto c.a “. [4] Nel 1785 il marchese Malaspina, visitando la città, fu colpito dalla sua illuminazione, definendola “la più splendida, la più bella che si possa mai vedere…e risplendente al sommo. [5] Il concorso bandito il 28 luglio 1789 dalla Reale Accademia delle Scienze perché si trovassero i mezzi più adatti ad illuminare di notte le vie di Torino non ebbe gli esiti sperati, a causa delle preoccupazioni sorte per lo scoppio della Rivoluzione Francese.

Il secolo XIX[modifica | modifica wikitesto]

Il 1 febbraio 1822 il gas fece la sua prima apparizione a Torino, in piazza San Carlo, nel caffè del sig. Gianotti, ma dovettero passare quasi vent’anni prima che il gas fosse impiegato nell’illuminazione delle strade cittadine. Nel 1837 Carlo Alberto aveva autorizzato François Reymondon, architetto di Grenoble, e Hippolyte Gautier, ingegnere di Lione a costruire il gasometro di Porta Nuova e due anni dopo un nuovo tipo di illuminazione a gas entrò in funzione con 100 fiamme che divennero 1600 nel 184.[6]. Il 1 ottobre 1846, fra l’entusiasmo dei cittadini, furono illuminate le contrade Doragrossa e Nuova e, poco dopo, anche le vie Po e Santa Teresa , piazza Castello, piazza San Carlo e piazza Vittorio. L’importazione del petrolio americano, iniziata nel 1870, permise l’installazione dei primi fanali a petrolio che salirono a 294 nel 1884, anno dell’Esposizione Internazionale.

Intanto avevano inizio le prime prove per l’impiego dell’energia elettrica come impianto di illuminazione. Con una serie di esperimenti condotti tra il 1808 e 1813 Humphry Davy era riuscito a formare l’arco voltaico, Henri Adolphe Archereau nel 1848 usò la prima lampada ad arco, ma soltanto nel 1880, per opera di Thomas Edison, si ebbero le prime lampade commerciali a filamento incandescente. Altre lampade notevoli furono quelle di Joseph Swan e succesivamente di Alessandro Cruto che inventò un filamento di grafite adatto per le lampade elettriche ad incandescenza e che nel 1885 fondò ad Alpignano la prima fabbrica di lampadine elettriche.[7]. La creazione della lampadina elettrica fece fare un passo avanti nella storia dell’illuminazione, rendendola indipendente dalla produzione del fuoco, prima indispensabile per accendere gli illuminanti. Nel maggio 1884 fu inaugurato il primo impianto di illuminazione elettrica a Torino in piazza Carlo Felice con 12 lampade ad arco Siemens da 800 candele; nello stesso anno le Ferrovie illuminarono elettricamente la stazione di Porta Nuova e l’ingegnere torinese Enrico progettò l’illuminazione del Teatro Regio. Due anni dopo furono illuminate via Po, via Roma, piazza San Carlo e piazza Vittorio Emanuele. L’impianto comprendeva 29 lampade ad arco da 800 candele e 120 lampade ad incandescenza da 50 candele.

Nel 1891 la Società Piemontese di Elettricità assunse il servizio di illuminazione pubblica delle strade principali con circa 300 lampade ad arco.

Il secolo XX[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1911, durante l’Esposizione, fu sperimentato un impianto di illuminazione con lampade in serie per i corsi Cairoli e Massimo D’Azeglio.

Nel 1917 il Comune subentrò alla Società Piemontese di Elettricità nella gestione degli impianti: nello stesso anno fu approvata la totale soppressione della illuminazione a gas e l’introduzione di un impianto provvisorio di 1800 lampade elettriche ad incandescenza. Nel 1919 l’ingegnere Guido Peri ebbe l’incarico di studiare un progetto generale per il rinnovamento della pubblica illuminazione della città. Nonostante le difficoltà che si dovettero affrontare in quel periodo del dopoguerra, nel 1924 l’impianto fu portato a termine e Torino poteva finalmente vantare il servizio di illuminazione pubblica più moderno e ricco di tutte le città italiane.[8]. Nel 1928 fu applicato per la prima volta il comando centrale di accensione e spegnimento delle lampade. [9] Dagli anni Trenta agli anni Cinquanta Torino diventò una delle città europee all’avanguardia nella illuminazione pubblica. Dopo il 1945 i tecnici comunali furono impegnati nell’opera di ricostruzione, con impianti realizzati sulla falsariga di quelli precedenti.

Progetto di Guido Chiarelli per l'illuminazione della Mole Antonelliana, 1961
Illuminazione notturna del giardino roccioso al Parco del Valentino (Torino), realizzata per la rassegna internazionale FLOR 61 nell'ambito dell'Expo 1961.

Contemporaneamente però l’evoluzione tecnologica portava sul mercato nuove sorgenti di luce: lampade a vapori di sodio (luce arancione), lampade a ioduri metallici, i vapori di mercurio a tubo fluorescente e a bulbo fluorescente ed altre ancora. Negli anni ’50 l’espansione urbanistica della città fu seguita da quella degli impianti di illuminazione. E’ proprio in questo periodo che operavano l’ingegnere Michele Marchetti prima e l’ingegnere Guido Chiarelli poi, illuminando sempre meglio le zone centrali, ma estendendo gli impianti anche alle periferie.

I preparativi per le celebrazioni del centenario dell’ Unità d’Italia diedero un grande impulso al miglioramento della illuminazione pubblica sia nell’area espositiva, sia nel resto della città e per l’occasione numerosi ed innovativi impianti furono installati. Torino cominciò così ad essere definita nuova Ville lumière e, proprio a partire dagli anni ’60, l’illuminazione pubblica rivelò per la prima volta un risvolto artistico, come dimostrarono i giochi di luce delle fontane e i suggestivi scorci del Parco del Valentino .[10].


Negli anni ’70 si proseguì il potenziamento dell’illuminazione delle grandi vie di comunicazione e nel 1973 l’AEM formulò un piano per la ristrutturazione dell’illuminazione urbana, in collaborazione con i tecnici del Servizio Tecnologico Municipale. Il piano prevedeva la suddivisione delle strade in quattro categorie: alle aree più significative e alle zone commerciali erano destinate le lampade a vapore di mercurio (luce bianca), mentre per le altre categorie erano previste lampade a vapore di sodio ad alta pressione (luce gialla).[11]. Nel 1986 all’AEM è affidato l’intero servizio di illuminazione pubblica.

Il secolo XXI[modifica | modifica wikitesto]

Il "Piano Regolatore dell’Illuminazione Comunale e dell’Illuminazione Decorativa" fu progettato nel 1999 dall’AEM , dall’Istituto Elettrotecnico Nazionale Galileo Ferraris e dal Settore Arredo e Immagine Urbana della Città. Nato dall’esigenza di ridisegnare e modellare la città di notte, le linee guida del Piano sono servite per rinnovare gli impianti di illuminazione in occasione delle Olimpiadi Invernali del 2006. Se da un lato sono stati potenziati gli assi viari a scorrimento veloce (che collegavano la città agli impianti olimpici delle gare) - illuminazione funzionale - , d’altra parte una nuova luce è stata progettata per le piazze e le vie del centro storico, i monumenti, i palazzi, le chiese e i portici cittadini – illuminazione decorativa -.[12]

Oggi il servizio di illuminazione pubblica di Torino è gestito da IRIDE SERVIZI: il parco impianti è costituito da 94.000 punti luce, il flusso luminoso complessivo è di 1530 milioni di lumen. La rete elettrica che alimenta i centri luminosi si estende per 2.800 Km, la potenza elettrica complessiva è di 18.900 kW.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ ’’Regie Patenti con le quali si stabilisce l’illuminazione notturna nella città di Torino con vari provvedimenti; e si fissa per la spesa un diritto sul fieno che sarà introdotto a Torino’’, Archivio Storico della Città di Torino (ASCT), Carte Sciolte, 5092
  2. ^ Giovanni Battista Borelli, Editti Antichi e Nuovi, Torino, Bartolomeo Zappata, 1681.
  3. ^ Archivio Storico della Città di Torino, Sez. 1, provincia di Torino, n. 4
  4. ^ ’’Memoria contenente il modo di comporre e servirsi di uno stoppino per la notturna illuminazione inventato dal sig. Giuseppe Ruffino Capitano d’Artiglieria, 10 aprile 1785’’ ASCT, Carte Sciolte, 5100
  5. ^ Alberto Virgilio, Torino e i Torinesi, Torino, 1898, Lattes.
  6. ^ Enrico Penati, 1837 - Luce a gas -Una storia che comincia a Torino, Torino, Aeda, 1972.
  7. ^ Anna Maria Marcoccio Angelo Giacometto, Da Cruto a Philips 1886 - 2003, Alpignano, Tipografia FB, 2003.
  8. ^ Guido Peri, Illuminazione Moderna, Torino, Hoepli, 1937.
  9. ^ Guido Peri, La illuminazione pubblica di Torino nell'ultimo decennio, Milano, Rassegna Torino, 1934.
  10. ^ Autori Vari, Flor 61 - Fiori del mondo a Torino, Torino, Tipografia Torinese Editrice, 1961.
  11. ^ Città di Torino AEM, Piano preliminare per il potenziamento dell'illuminazione pubblica di Torino, Torino, 1972-73.
  12. ^ Actis - Bodo - Broglino, Torino di Luce, Pinerolo, Alzani, 2006.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanni Battista Borelli, Editti Antichi e Nuovi, Torino, Bartolomeo Zappata, 1681.
  • Alberto Virgilio, Torino e i Torinesi, Torino, Lattes, 1898.
  • Guido Peri, La illuminazione pubblica di Torino nell'ultimo decennio, Torino, Rassegna Torino, 1934.
  • Guido Chiarelli, Vivide luci sulla città, Torino, Rassegna Torino, 1936.
  • Guido Peri, Illuminazine moderna, Milano, Hoepli, 1937.
  • Guido Chiarelli, L'illuminazione pubblica di Torino, Torino, Rassegna Torino n. 11, 1938.Consultabile on line.
  • Guido Chiarelli, Il consumo dell'energia elettrica a Torino nell'ultimo venticinquennio, Torino, Rassegna Torino n. 7, 1951.
  • AIDI (Associazione Italiana d'Illuminazione), Aspetti dell'illuminazione pubblica di Torino, atti del 1° Convegno Nazionale AIDI (Torino, 11-13 maggio 1961), Torino, Ilte, 1961.
  • Autori Vari, Flor 61 - Fiori del mondo a Torino, Torino, Tipografia Torinese Editrice, 1961.
  • Enrico Penati, 1837 - Luce a gas -Una storia che comincia a Torino, Torino, 1972.
  • Città di Torino AEM, Piano preliminare per il potenziamento dell'illuminazione pubblica di Torino, Torino, 1972-73.
  • Chiara Aghemo, Luigi Bistagnino, Chiara Ronchetta, Illuminare la città. Sviluppo dell'illuminazione pubblica a Torino, Torino, Celid, 1994.
  • Anna Maria Marcoccio Angelo Giacometto, Da Cruto a Philips 1886 - 2003, Alpignano, Tipografia FB 2003.
  • Alessandro Guido Actis, Marco Bodo, Mario Broglino, Torino di Luce, Pinerolo, Alzani, 2006.
  • Storia dell'illuminazione pubblica a Torino in storiaindustria.it
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