Umberto Bellotto

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Umberto Bellotto, opera in ferro battuto e vetro di Murano

Umberto Bellotto (Venezia, 5 marzo 1882Venezia, 1940) è stato un artigiano del ferro e del vetro italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Fu tra i primissimi ad unire l'arte millenaria vetraia veneziana con quella del ferro battuto[1]. Umberto Bellotto iniziò infatti a lavorare nella bottega ferriera paterna, ereditata a 19 anni, assieme all'architetto Cesare Aurienti,[2] col quale inventò e nel 1910 brevettò una tecnica per "connubi in ferro e vetro"[3]. Iniziò lavorando per le ditte vetraie "artisti Barovier" e "fratelli Toso" di Murano, famose per la lavorazione a murrina.[4]

Sin dai primi anni del Novecento collaborò con vari artisti (fra cui le vetrerie storiche di Murano Pauly & C. - Compagnia Venezia Murano, Barovier e Venini) nella realizzazione di opere sia a carattere commerciale come oggetti d'arredamento, sia con architetti, come Ferruccio Chemello (Ossario del Pasubio, 1926) in opere di dominio pubblico. Tra le sue opere più famose il Salone dei cancelli di Castello Bolognini, la cancellata della tomba di Dante Alighieri a Ravenna e le inferriate per il palazzo della Banca d'Italia a Rialto, Venezia.

Ha avuto nella sua carriera numerose partecipazioni alla Biennale di Venezia, rispettivamente nel 1914, 1920, 1922, 1924; nel 1925 partecipa alla triennale di Monza; nel 1927, sempre a Monza, espose per la Pauly & C. - Compagnia Venezia Murano[3] una personale di opere dalle forme déco di derivazione cubista a sfere sovrapposte, a coni, in cui il vetro di base era cristallo puro o a bolle regolarmente disposte.

L'artista, oltre ai vasi in ferro con strutture in ferro e vetro, tipici della sua produzione, realizzò per l'esposizione del 1927 tipici soffiati dalle forme schematiche e profilature ad anse lisce o dentellate in vetro scuro.

Nel 1928 venne chiamato a Roma dal conterraneo Giovanni Giuriati, allora ministro per i lavori pubblici, con l'incarico di decoratore ufficiale degli edifici pubblici della capitale, cessando quindi la sua produzione artistica[3][4].

Nell'edizione della Biennale del 1995 venne dedicata all'artista un'esposizione di cinque opere.

Artista poliedrico nell'uso dei metalli, si è cimentato anche nella realizzazione di opere in bronzo fuso a cera persa, vetro, maiolica, creando vasi ornamentali dalle forme stravaganti, con applicazioni che sembrano essere prue di gondole. Un grande estimatore delle sue opere era Gabriele D'Annunzio.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Antonella Frassinelli, Umberto Bellotto, su SIUSA, 16 maggio 2012. URL consultato il 7 gennaio 2017.
  2. ^ Scheda su Umberto Bellotto dal sito di Barovier
  3. ^ a b c L'arte del vetro - silice e fuoco: vetri del XIX e XX secolo, Marsilio editore, Venezia, 1992 - Scheda di Umberto Bellotto, pag. 336
  4. ^ a b Cappa, p. 486

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • A. Pozzi, Umberto Bellotto, Venezia 1882-1940, Mercato e Travestimento, l'artigianato, l'arte a Venezia, Venezia 1984
  • Giuseppe Cappa, Le génie verrier de l'Europe, Mardaga ed, 1998
  • L'arte del vetro - silice e fuoco: vetri del XIX e XX secolo, Marsilio editore, Venezia 1992, catalogo dell'omonima mostra tenutasi in Roma, presso il Palazzo delle Esposizioni, dall'11 ottobre al 25 novembre 1992

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]