Totò che visse due volte

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[[File:|frameless|center|260x300px]]Marcello Miranda in una scena del film
Durata93'
Regia{{{regista}}}

Totò che visse due volte è un film del 1998 diviso in tre episodi, numerati e senza titolo, diretto da Daniele Ciprì e Franco Maresco.

Ambientato in una Palermo mostruosa e apocalittica piena di personaggi grotteschi, blasfemi, vittime di un mondo dove Dio è stato ucciso portandosi dietro tutti i valori di una umanità ormai al tramonto.

Il film vive in un contrasto tra materialismo, nichilismo nietzschiano e forte connotazione escatologica, non mancando nemmeno di messaggi morali che uno spettatore attento può cogliere in un contesto di apparente contraddizione. Il tema che unisce i tre episodi è appunto la morte di Dio, ed il pessimismo nei confronti di un futuro in cui il genere umano sembra non nutrire speranza occupato com'è nel soddisfare solamente i propri bisogni e istinti animaleschi. Tuttavia è possibile "udire" un grido disperato di aiuto, che tra l'altro sembra cadere nel vuoto soffocato dagli stessi esseri umani.

Scene emblematiche sono quelle del boss mafioso che fa sciogliere il profeta nell'acido, quella dell'angelo a cui vengono rubate le ali e che viene violentato, e quella dell'handicappato che implora amore dalla Madonna (Madre di tutte le madri) violentando una sua statua in legno.

Trama

Primo episodio

Paletta, scemo del villaggio deriso e umiliato da tutti, conduce la sua triste e solitaria esistenza cercando di dare sfogo al suo irrefrenabile impulso sessuale. Grande frequentatore di squallide proiezioni porno, cerca di approfittare dell'arrivo di una ben conosciuta prostituta, chiamata Tremmotori, per riuscire a potere finalmente avere un rapporto sessuale con una donna. Ma Paletta è un poveraccio fallito, perennemente rimproverato dalla vecchia madre, che non possiede la somma di denaro necessaria. Ma l'occasione è grande così come è grande il desiderio di possedere la prostituta: Paletta deciderà di compiere un gesto estremo rubando le offerte da una edicola votiva costruita dal boss mafioso locale per onorare la memoria della sua defunta madre. Avendo finalmente a disposizione il denaro necessario per pagare la prostituta, Paletta si reca finalmente nell'abitazione della stessa aspettando il proprio turno (intanto si sentono dei minacciosi tuoni il cui rumore sembra redarguire tutti i clienti...) quando irrompono improvvisamente dei rapinatori armati di coltello che derubano tutti i clienti e fuggono. Paletta vede quindi svanire il suo progetto e nel frattempo il boss riesce a risalire all'autore del furto dell'edicola votiva: il povero Paletta oltre al danno subito affronterà anche la punizione del boss, come un Cristo che va incontro al suo calvario.

Secondo episodio

Il secondo episodio è incentrato sulla veglia funebre di Pitrinu, omosessuale di mezza età distinto e benestante. Accanto al letto di morte sono presenti la vecchia madre di Pitrinu, altre anziane donne e il violento Bastiano, fratello del morto contrariato dalla omosessualità del defunto. Fefè, compagno di Pitrinu, ricorda gli attimi in cui conobbe e si innamorò dello scomparso, giurando amore profondo. Ma è molto titubante a presentarsi presso la veglia funebre, temendo la reazione di Bastiano. Alla fine Fefè si presenta, con la madre del defunto che vede ripagata la sua attesa, venendo minacciato e apostrofato in malo modo da Bastiano. Ma davanti al morto i romantici ricordi poco prima rievocati sembrano svaniti e prende corpo un crescente senso di recriminazione e rifiuto verso Pitrinu e il tempo speso in sua compagnia. In un crescendo di rancore alla fine Fefè, che contrariamente a Pitrinu era un miserabile che a stento riusciva a mangiare, colto da un raptus ruba un prezioso anello dal dito del morto, fa incetta di cacio col quale sfamarsi e fugge dall'abitazione dissacrando il morto.

Terzo episodio

Il terzo episodio è una rilettura degli ultimi giorni di vita del Messia. Un angelo disceso in terra comunica con gli uomini cantando canzoni partenopee. Un losco figuro vuole la sua gallina, animale che l'angelo accudisce e cura gelosamente, e riesce a sottrargliela colpendolo in testa con una pietra. Appena ripresosi l'angelo si trova circondato da un gruppo di obesi che gli strappano le ali e a turno lo violentano, sodomizzandolo brutalmente. Alla violenza partecipa anche un handicappato che nello sviluppo del film violenterà anche una statua della Madonna. Nel frattempo un vecchio Messia dal carattere burbero, chiamato Totò, attraversa i luoghi desolati e degradati controllati dalla mafia, accompagnato da un pedante nano gobbo, Giuda, che gli chiede in continuazione di essere miracolato per potere finalmente trovare una donna. Un giorno viene convinto dalla famiglia di Lazzaro a resuscitare il familiare sciolto nell'acido dal vecchio boss Don Totò, ma Lazzaro già appena resuscitato comincia a meditare vendetta correndo per strada come un forsennato. Le uccisioni dei luogotenenti del clan di Don Totò si susseguono a ritmo vertiginoso e allora il vecchio boss ordina ai suoi "mandatini" di indagare su come Lazzaro sia potuto tornare nuovamente in vita. Don Totò allora viene a sapere che c'è in circolazione qualcuno che resuscita i morti... Siamo all'ultima cena, apostoli volgari e avvezzi al mangiare e al bere non attendono nemmeno il ritorno in tavola del Messia, allontanatosi momentaneamente per andare a "pisciare", che cominciano a consumare l'ultimo pasto. Nel bel mezzo di una specie di cena divenuta orgia, il nano deforme Giuda, che da tempo meditava vendetta perché non accontentato dal Messia e che si è venduto al boss in cambio di "sticchiu", si alza e bacia Totò che viene immediatamente portato via da sinistri figuri. Per un attimo gli apostoli cessano il baccano e cadono in silenzio; uno di loro esclama il classico detto siciliano "agneddi e sucu e finiu u vattiu!" per poi continuare a bere e mangiare. Totò viene interrogato faccia a faccia dal vecchio boss Don Totò, che alla fine lo fa sciogliere immergendolo in una vasca da bagno colma di acido. Tre croci si elevano sul monte, i condannati sono Paletta, Fefè e l'handicappato violentatore dell'angelo e della statua della Madonna.

Curiosità

  • Nel documentario Come Inguaiammo il cinema italiano gli autori raccontano di aver originariamente proposto il ruolo di Don Totò a Ciccio Ingrassia, il quale avrebbe rifiutato per via della sua scelta di abbandonare il mondo del cinema.
  • Il film, alla vigilia della sua uscita nelle sale, fu dichiarato "vietato a tutti" dalla censura italiana. Successivamente venne sbloccato in appello.
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