Torre dell'olio
Torre dell'olio | |
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Torre dell'olio vista da via Porta Fuga | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Umbria |
Località | Spoleto |
Indirizzo | Via Porta Fuga |
Coordinate | 42°44′16.74″N 12°44′08.37″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Costruzione | XIII secolo |
Uso | Non è visitabile |
Altezza |
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Realizzazione | |
Proprietario | Proprietà privata |
La Torre dell'olio è un'antica torre di origine duecentesca che si trova nel centro storico di Spoleto; è inglobata dentro Palazzo Vigili, in prossimità della Porta Fuga. Apparteneva alla vaita Grifonesca. Con un'altezza di 45,50 metri, è la torre più alta della città. È interamente di proprietà privata, divisa tra 5-6 proprietari. Non è visitabile.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Probabilmente è una delle "centum turres"[1], presenti a Spoleto ai tempi del Barbarossa che nel 1155 scriveva:
«[...] Inde venimus Spoletum [...] A tertia usque ad nonam munitissimam civitatem, quae pene centum turres habebat [...]»
Alcune sono state nei secoli demolite; altre, anche se mozzate, si possono ancora riconoscere in vari luoghi della città; altre ancora sono poco riconoscibili perché inglobate nei palazzi. La Torre dell'olio è la meglio conservata; il suo aspetto attuale risale probabilmente al XIII secolo. Dirimpetto si trova un'altra torre alta circa 22 metri, detta Torre mozza, un tempo annessa all'ex convento di San Salvatore Minore, divenuto nel 1621 il Conservatorio dello Spirito Santo, per volontà del vescovo Lorenzo Castrucci[3]; anch'essa è inglobata in un palazzo privato.
La fuga di Annibale: storia o leggenda
[modifica | modifica wikitesto]L'epiteto dell'olio venne coniato nel Medioevo quando era costume versare olio bollente dalle alte torri a scopo difensivo. La denominazione Torre dell'olio probabilmente risale al secolo XVI[4] e si riferisce all'evento, o leggenda, che ebbe Annibale protagonista. Si è creduto, e si crede tuttora, che nel 217 a.C. gli spoletini abbiano gettato olio bollente sui cartaginesi che tentavano di invadere la città entrando dalla porta che, successivamente riedificata, venne detta Porta Fuga.
Reduce da una vittoria sui romani al Trasimeno, Annibale sperava di prendere facilmente anche Spoleto e di proseguire senza difficoltà alla conquista di Roma. Ma l'inaspettata e cruenta aggressione spoletina aveva oltremodo indebolito il suo esercito; per guadagnare tempo e rinforzare le truppe, invece di marciare dritto su Roma, dirottò verso il Piceno. La deviazione diede a Fabio Massimo il tempo di organizzare un'adeguata difesa.
La narrazione di questo episodio nei secoli ha perso i riferimenti in merito ai tempi e alle persone: mentre le parole dello storico Tito Livio[5] descrivono un avvenimento memorabile ed esaltano il coraggio e la determinazione degli spoletini, gli scritti di Polibio non ne fanno menzione alcuna; questa mancanza ha sollevato più di un dubbio sulla veridicità del fatto. Non hanno avuto alcun dubbio invece altri storici successivi come Plutarco, che ne parlò nella "Vita di Annibale"[6], e secoli dopo Donato Acciaiuoli, Cluverio, Charles Rollin, Dacier, Jules Michelet, Atto Vannucci[7] e Theodor Mommsen[8]. Anche Carducci ne scrisse nelle Odi barbare: "...sovra loro, nembi di ferro, flutti d'olio ardente, e i canti della vittoria!"[9].
"La fuga di Annibale" è narrata inoltre sul sipario storico, attualmente (maggio 2017) in restauro, del Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti dipinto nel 1861 da Francesco Coghetti; nella scena si vedono le possenti mura spoletine che fanno da sfondo a un grandioso scontro di cavalleria, con cavalli al galoppo ed elefanti. (Foto)
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]La torre ha pianta rettangolare allungata; le dimensioni esterne sono di metri 3,80 x 7,00 con muri di spessore che varia da 1,70 m alla base, fino a 1,00 m in cima. Fuori terra misura 45,50 metri, rimane inglobata nel palazzo Vigili per circa 27 metri e libera per i restanti 19,00 metri.
È costruita in muratura di ciottoli e pietrame legati con calce, malta e sabbia di fiume, e pietra calcarea.
Sorgeva lungo il tracciato delle mura urbiche. Il basamento è in conci di pietra di 70x80 per un'altezza di circa 8 metri[10]. Internamente il vano è di dimensioni ridotte, diviso da un soffitto a volta che si appoggia lungo i muri più spessi. Lungo la facciata su via Porta Fuga ci sono piccole aperture a sguincio di 20x20 cm di luce, funzionali alla aerazione e al controllo visivo della zona sottostante. Sul lato che guarda a valle, all'altezza del tetto del palazzo che la circonda, si apre un portale ad arco; della stessa forma sono anche i due finestroni in cima[11].
Porta fuga o di Annibale
[modifica | modifica wikitesto]La porta si trova a pochi metri dalla torre. È ad arco a tutto sesto e comprende un'altra porta più piccola ad arco tondo. Venne eretta presso l'antica porta urbica preromana, e poi romana, che probabilmente era protetta da un elemento difensivo affine all'attuale torre, ma più basso. Verso la fine del XII secolo fu riedificata come porta trionfale in omaggio al valore della colonia umbro-romana[4].
Nel Medioevo era chiamata Fuja, poi Fulia e nel 1242 Porta Furia, in ricordo di un certo Furio che l'avrebbe fatta riedificare dopo le guerre puniche[12]; nel Quattrocento venne anche detta Porta San Gregorio, come l'omonima porta più a valle, in corrispondenza delle mura medievali[13].
L'origine del nome è quindi incerta, ma una solida tradizione popolare si ispira all'iscrizione latina cinquecentesca, forse dettata da Fabio Vigili[3], incisa nell'arco sopra la porta:
«Hannibal caesis ad Trasimenum romanis urbem romam infeso agmine petens Spoleto magna suorum caede repulsus insigni fuga portae nome fecit»
«Annibale, dopo aver sconfitto i romani al Trasimeno, respinto da Spoleto con grande strage dei suoi, mentre marciava all'attacco di Roma. Con la memorabile fuga dette il nome a questa porta»
Nel 1655 in occasione dell'arrivo in città di Cristina di Svezia[14] fu sopraelevata e decorata con finti tendaggi a baldacchino, abbellimenti che devono essere apparsi piuttosto incongrui con l'austera mole romana. Di essi resta solo qualche traccia.
Palazzo Vigili
[modifica | modifica wikitesto]Appartenne alla nobile famiglia Vigili.
Venne costruito in due periodi attorno alla Torre dell'olio che divenne pertanto elemento divisorio fra la parte quattrocentesca del palazzo, protesa sulla strada come uno sporto, e quella cinquecentesca, con un'ala minore arretrata, composta da un massiccio piano terra a scivolo, come i basamenti delle fortezze. Il palazzo si alza su tre piani, eretti successivamente. L'alta facciata quattrocentesca ha finestre rettangolari in pietra e al piano superiore un'ariosa loggia a tre arcate, realizzate in cotto e ornate da capitelli in pietra.
Il prospetto principale che affaccia su via Cecili è il risultato di un intervento del 1840, quando fu necessario sventrare in parte il palazzo per consentire il passaggio della traversa nazionale interna; il tratto interessato fu denominato via Cecili in onore della nobile famiglia succeduta ai Vigili. Il prospetto secondario è su via Porta Fuga.
Sul tetto è visibile un artistico comignolo del XVI secolo a forma di torre cilindrica in cotto, con cuspide a palla.
Non si conosce il nome dell'architetto, ma la struttura, rigorosa, spoglia e al contempo grandiosa, secondo alcuni autori ricorda le opere umbre e romane di Antonio da Sangallo il Giovane, architetto apprezzato in regione proprio durante gli anni di maggior presenza in città di Fabio Vigili[3], il più noto esponente della nobile famiglia. Erudito scrittore e poeta latino[15], dopo aver vissuto per anni con la moglie e con i figli, rimasto vedovo, si dedicò alla vita religiosa fino a essere nominato segretario di papa Paolo III, nonché vescovo di Foligno e poi di Spoleto. Morì nel 1553[16].
La proprietà nei secoli passò ad altre nobili famiglie: dopo i Vigili vi abitarono i Cecili, poi i Votalarca, i Gavotti e infine i Pompilj.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Le prime notizie sulle numerose torri con funzioni difensive presenti in città sono in un'antica pianta di Spoleto edita a Roma nel 1613. Cf:. Spoletium, n. 18, Accademia spoletina, 1973, p. 25.
- ^ [...] Inde venimus Spoletum, et quia rebellis erat, et comitem Guidonem Guerram et caeteros nuncios nostros in captivitate tenebant, assaltum ad civitatem fecimus. Mirabile et inscrutabile judicium Dei! A tertia usque ad nonam munitissimam civitatem, quae pene centum turres habebat, vi cepimus, igne videlicet et gladio, et infinitis spoliis acceptis, pluribus igne consumptis, funditus eam destruximus [...] Cf.: Achille Sansi, Volume V - I Duchi di Spoleto (PDF), Foligno, Stab. tip. e lit. di P. Sgariglia, 1870, pp. 123 e 130. URL consultato il 19 aprile 2017.
- ^ a b c Lamberto Gentili, Luciano Giacché, Bernardino Ragni e Bruno Toscano, L'Umbria, Manuali per il Territorio. Spoleto, Roma, Edindustria, 1978, pp. 89-164.
- ^ a b Falconi, p. 100.
- ^ Annibal interim recto itinere per Umbriam usque ad Spoletum venit: inde cum perpopulato agro urbem oppugnare adortus esset, cum magna caede suorum repulsus, conjectans ex unius coloniae haud nimis prospere tentatae viribus quanta moles Romanae Urbis esset, in agrum Picenum avertit iter. Cf.: Livio, XXII, 9
- ^ Plutarco, Le vite degli uomini illustri, su books.google.it, traduzione di Girolamo Pompei, vol. 5, Napoli, Francesco Masi tipografo, 1832, p. 404. URL consultato il 28 aprile 2017.
- ^ Atto Vannucci, Resistenza della prode città di Spoleto, in Storia dell'italia antica, vol. 2, Milano, Tipografia Editrice Lombarda già D. Salvi e C., 1874, p. 348. URL consultato il 28 aprile 2017.
- ^ Achille Sansi, Degli edifici e dei frammenti storici delle antiche età di Spoleto: notizie corredate di dodici tavole in rame, Foligno, Stab. tip. e lit. di P. Sgariglia, 1869, p. 126 e 127. URL consultato l'8 aprile 2017.
- ^ Odi Barbare (PDF), su letteraturaitaliana.net, p. 16. URL consultato il 28 aprile 2017.
- ^ Falconi, p. 107.
- ^ Falconi, p. 109.
- ^ Achille Sansi, Saggio di documenti storici (PDF), su piazzaduomo.org, p. 12. URL consultato l'8 maggio 2017.
- ^ Achille Sansi, Frammenti degli annali de Spuliti del Parruccio (PDF), su piazzaduomo.org, p. 2. URL consultato l'8 maggio 2017.
- ^ Achille Sansi, XXV (PDF), su Storia del Comune di Spoleto dal secolo XII al XVII, piazzaduomo.org, II, p. 277. URL consultato l'8 maggio 2017.
- ^ Ida Giovanna Rao, L'inventario di Fabio Vigili della Medicea privata (Vat. lat. 7134), su vatlib.it, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2012, ISBN 978-88-210-0895-5.
- ^ Achille Sansi, Capitolo XXIV (PDF), su Storia del Comune di Spoleto dal secolo XII al XVII, piazzaduomo.org, vol. II, Foligno, Stabilimento di P. Sgariglia, 1884, nota 83. URL consultato il 1º maggio 2017.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Silvia Falconi (a cura di), Spoleto "...centum turres habeat..." Un primo contributo allo studio dell'evoluzione dell'elemento torre nell'architettura e nella storia della Spoleto medievale, Spoleto. Crediti e Servizi, 2000.
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