Thutmose (scultore)

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Busto di Nefertiti attribuito allo scultore Thutmose. Berlino, Ägyptisches Museum und Papyrussammlung.

Thutmose (... – ...; fl. 1340 a.C. ± 50 anni) è stato un capo-scultore egizio durante il tardo periodo del regno di Akhenaton, faraone della XVIII dinastia egizia.

Scoperta[modifica | modifica wikitesto]

Nel dicembre 1912 una spedizione archeologica tedesca rinvenne, durante dei lavori di scavo tra le rovine di Akhetaton - la città voluta da Akhenaton - un edificio (etichettato come P 47) che venne interpretato come l'abitazione e il laboratorio di uno scultore[1]. Tra un cumulo di rifiuti nel cortile dell'abitazione venne ritrovato un oggetto in avorio recante inciso il nome

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seguito dai titoli di Favorito del Re e Maestro dei lavori. Come conseguenza di tale ritrovamento, la casa e lo studio annesso vennero attribuiti a questo personaggio[2].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Tra i vari oggetti d'arte scultorea recuperati dalle stanze del laboratorio, quello di gran lunga più conosciuto è il celebre busto policromo della Grande Sposa Reale Nefertiti, ritenuto un modello originale destinato ad altri scultori perché ne facessero delle copie.

Oltre a questo famoso busto, vennero ritrovati una ventina di calchi in stucco di volti e di teste[1]; in alcune di queste opere sono stati identificati svariati membri della famiglia reale tra cui Akhenaton stesso, l'altra sua moglie Kiya, il padre Amenhotep III ed il funzionario e futuro faraone Ay[1].

Un paio di pezzi rinvenuti nel laboratorio ritraggono nobildonne visibilmente avanti con gli anni: un caso assai insolito nell'arte egizia, dove queste venivano normalmente idealizzate come bellissime giovani a prescindere dalla loro reale età[3]. Uno dei volti di stucco rappresenta una donna di una certa età con profonde rughe sulla fronte, pieghe all'estremità degli occhi e vere e proprie "borse" sotto a questi. Questo pezzo è stato descritto come avente "una varietà di rughe maggiore di qualunque altra rappresentazione di nobildonna dell'antico Egitto"[4].

Nel laboratorio si rinvenne anche una statuetta rappresentante una non più giovane Nefertiti, raffigurata con il ventre cascante, le cosce ingrossate e una linea curva alla base dell'addome, quasi a voler dare conferma dei numerosi bambini che la regina diede alla luce, forse per trasmettere un'idea di fertilità[5].

Molte delle opere attribuite a Thutmose sono oggi esposte all'Ägyptisches Museum und Papyrussammlung di Berlino, al Museo egizio del Cairo e al Metropolitan Museum of Art di New York.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Rolf Krauss, Why Nefertiti went to Berlin, in KMT, vol. 19, n. 3, 2008, pp. 44-53.
  2. ^ Reeves (2005), p. 157
  3. ^ Sweeney (2004), p. 67
  4. ^ Sweeney (2004), p. 79
  5. ^ Joyce Tyldesley, Chronicle of the Queens of Egypt, Thames & Hudson, 2006, pp. 126-127, ISBN 0-500-05145-3.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Cyril Aldred, Akhenaten: King of Egypt, Thames & Hudson, 1988, p. 59.
  • Aidan Dodson, Amarna Sunset: Nefertiti, Tutankhamun, Ay, Horemheb, and the Egyptian Counter-Reformation, The American University in Cairo Press, 2009, ISBN 978-977-416-304-3. (rif: Reeves (2005))
  • Rita E. Freed, Yvonne J. Markovitz & Sue H. D'Auria, Pharaohs of the Sun: Akhenaten - Nefertiti - Tutankhamen, Museum of Fine Arts, 1999, pp. 123-126.
  • Deborah Sweeney, Forever Young? The Representation of Older and Ageing Women in Ancient Egyptian Art, in Journal of the American Research Center in Egypt, vol. 41, 2004, pp. 67-84.

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