Tettigoniidae
Tettigoniidae | |
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Cavalletta verde (Tettigonia viridissima) | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Sottoregno | Eumetazoa |
Ramo | Bilateria |
Phylum | Arthropoda |
Subphylum | Tracheata |
Superclasse | Hexapoda |
Classe | Insecta |
Ordine | Orthoptera |
Sottordine | Ensifera |
Superfamiglia | Tettigonioidea |
Famiglia | Tettigoniidae Krauss, 1902 |
Sottofamiglie | |
Le Tettigoniidi (Tettigoniidae Krauss, 1902) sono una famiglia di insetti ortotteri del sottordine Ensifera, comprendente più di 6.400 specie. È la sola famiglia nella superfamiglia Tettigonioidea. Sono note anche come cavallette verdi o cavallette dalle corna lunghe, e sono imparentate più strettamente con i grilli che con le locuste, a volte ugualmente denominate cavallette. Molte tettigoniidi esibiscono capacità di mimetismo e camuffamento, comunemente con forme e colori simili alle foglie.
Indice
Descrizione[modifica | modifica wikitesto]
La lunghezza delle loro antenne filamentose può superare quella del loro corpo.
I maschi delle tettigoniidi hanno organi che producono suoni (mediante stridulazione) situati sugli angoli posteriori delle loro ali frontali. In alcune specie anche le femmine sono capaci di stridulazione.
Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]
Questa famiglia è rappresentata in tutti i continenti eccetto l'Antartide, sia nei climi temperati (per esempio circa 250 specie in Nordamerica) che in quelli caldi. Il maggior numero di specie si concentra nelle regioni tropicali ed equatoriali (p.es. circa 2000 specie in Amazzonia).
In Italia sono presenti circa 130 specie.[1]
Biologia[modifica | modifica wikitesto]
La dieta delle tettigoniidi include foglie, fiori, corteccia e semi, ma molte specie sono esclusivamente predatrici, nutrendosi di altri insetti, di lumache o addirittura di piccoli vertebrati come serpenti e lucertole. Alcune sono anche considerate flagelli dai coltivatori di colture su cala commerciali e sono irrorate con insetticidi per limitarne la crescita. I maschi procurano un dono nuziale per le femmine sotto forma di uno spermatoforo, un corpo nutritivo prodotto con l'eiaculazione maschile.[2] Le uova delle tettigoniidi hanno una tipica forma ovale e sono deposte in file sulla pianta ospite.
Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]
Comprende le seguenti sottofamiglie[3]:
- Acridoxeninae Zeuner 1936
- Austrosaginae Rentz, D.C.F. 1993
- Bradyporinae Burmeister 1838
- Conocephalinae Burmeister 1838
- Hetrodinae Brunner von Wattenwyl 1878
- Hexacentrinae Karny 1925
- Lipotactinae Ingrisch 1995
- Listroscelidinae Redtenbacher 1891
- Meconematinae Burmeister 1838
- Mecopodinae Walker, F. 1871
- Microtettigoniinae Rentz, D.C.F. 1979
- Phaneropterinae Burmeister 1838
- Phasmodinae Caudell 1912
- Phyllophorinae Stål 1874
- Pseudophyllinae Burmeister 1838
- Pseudotettigoniinae Sharov 1962 †
- Saginae Brunner von Wattenwyl 1878
- Tettigoniinae Krauss 1902
- Tympanophorinae Brunner von Wattenwyl 1893
- Zaprochilinae Handlirsch 1925
Alcune specie[modifica | modifica wikitesto]
Femmina di Decticus albifrons
Ninfa di Macroxiphus sp.
Femmina di
Ephippiger provincialisNinfa di Pholidoptera griseoaptera
Giovane maschio di
Caedicia simplexFemmina di Platycleis affinis
Cavalletta a foglia peruviana
(Typophyllum erosum)Ninfa di Phaneroptera nana
Maschio di conocefalo grosso (Ruspolia nitidula)
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Family Tettigoniidae, su Fauna Italia. URL consultato il 19 settembre 2019.
- ^ K. Vahed, "The function of nuptial feeding in insects: review of empirical studies". Biological Reviews n. 73, 1998, pp. 43-78.
- ^ (EN) D.C. Eades, D. Otte, M.M. Cigliano e H. Braun, Tettigoniidae, in Ortoptera Species File Online. Version 5.0/5.0. URL consultato il 29 settembre 2009.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Wikispecies contiene informazioni su Tettigoniidae
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- (EN) BugGuide.net - famiglia Tettigoniidae , su bugguide.net.
- (EN) D.C. Eades, D. Otte, M.M. Cigliano e H. Braun, Tettigoniidae, in Ortoptera Species File Online. Version 5.0/5.0. URL consultato il 29 settembre 2009.