Tarikhaneh
Tarikhaneh | |
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Stato | Iran |
Provincia | Semnan |
Località | Damghan |
Coordinate | 36°09′51.8″N 54°21′15.5″E |
Religione | islamica |
Stile architettonico | architettura abbaside e architettura ziyaride |
Completamento | 760 |
Demolizione | 856 |
Il Tarikhaneh (in persiano مسجد تاریخانه) è la più antica moschea dell'Iran tutt'oggi esistente. Si trova nella città di Damghan e la sua costruzione è datata al 760.[1] Viene anche chiamata Masjid-i Chehel-Sotun ("Moschea delle 40 colonne") ed è stata più volte definita "uno dei più magnifici edifici dell'Iran".[2]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Il Tarikhaneh è il più antico monumento islamico della città. La presenza di archi ellittici e di colonne massicce ne fanno un esempio di architettura preislamica, che fonda influenze di tipo sasanide con elementi tipici dell'ipostilo arabo. Al suo fianco si erige uno dei più antichi minareti della nazione, risalente al 1026-1027 circa e costruito per volere del governatore ziyarida Abu Harb Bakhtyar.[3] Questo minareto in stile selgiuchide ne avrebbe sostituito uno più antico crollato nel IX secolo per via di un terremoto. La cima dell'attuale torre possiede diversi tipi di mattoni ed è stata più volte restaurata a seguito di danneggiamenti dovuti alla sua illuminazione.[2]
A sud del minareto si accede all'ingresso della moschea. Si ritiene che il complesso sia stato danneggiato durante l'invasione turcomanna della metà del XII secolo e che sia stato in seguito restaurato. I suoi archi sottili a punta sono i primi rinvenuti nella storia della Persia islamica, tuttavia i mattoni bruciati e le colonne hanno egual misura di quelle del palazzo sasanide del sito di Tepe Hissar, localizzato a 5 km a sudest di Damghan.[2] Il cortile interno a pianta quadrata permette l'accesso ai 4 iwan, ognuno dei quali è posto su ciascun lato del quadrato sormontato da volte che si reggono con pilastri cilindrici.[4] Il mihrab si trova alle spalle del muro della qibla, alla cui destra giace il minbar.[2]
Nonostante i numerosi restauri, l'integrità architettonica del complesso è rimasta intatta.[4]
Descrizione di Robert Byron
[modifica | modifica wikitesto]Il Tarikhaneh è menzionato ne La via per l'Oxiana di Robert Byron:
«C'è una moschea ancora più antica e in rovina, detta Tarikh Khaneh, "la casa della storia"; i suoi tozzi pilastri circolari ricordano le chiese di campagna inglesi del periodo normanno, e derivano sicuramente le loro inattese forme romaniche dalla tradizione sasanide. Tutta l'architettura islamica le è tributaria, dalla conquista della Persia in poi. È interessante vedere come il processo abbia avuto inizi incerti e maldestri, prima di raggiungere valore artistico.»
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Jonathan Bloom e Sheila Blair, Grove Encyclopedia of Islamic Art & Architecture: Three-Volume Set, OUP USA, 14 maggio 2009, ISBN 978-0-19-530991-1.
- (EN) Sylvia A. Matheson, Persia: an archaeological guide, Park Ridge, N.J., Noyes Press, 1973, ISBN 978-0-8155-5010-5.
- (EN) Trudy Ring, Robert M. Salkin e Sharon La Boda, International Dictionary of Historic Places: Middle East and Africa, Taylor & Francis, 1995, ISBN 978-1-884964-03-9.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Tārīk Khāneh, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.