Taku Mikami

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Taku Mikami
NascitaSaga, 22 marzo 1905
MorteIzu, 25 ottobre 1971
Dati militari
Paese servito Giappone
Forza armata Marina imperiale giapponese
Anni di servizio1926-1933
GradoSottotenente
BattaglieIncidente del 15 maggio
Studi militariAccademia navale dell'Impero giapponese
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Takashi Mikami, meglio conosciuto come Taku Mikami (三上卓 Mikami Takashi; Saga, 22 marzo 1905Izu, 25 ottobre 1971), è stato un militare e attivista giapponese, noto per il suo coinvolgimento nell'Incidente del 15 maggio.[1]

Nativo della prefettura di Saga, studiò presso l'Accademia navale dell'Impero giapponese a Etajima. Nel 1930, quand'era soltanto un giovane ufficiale della Marina imperiale giapponese scrisse il testo di Shōwaishin no Uta (Ode della Restaurazione Shōwa).[2]

Nel 1932, Mikami divenne celebre per l'attacco mortale al primo ministro nipponico Tsuyoshi Inukai, parte dell'Incidente del 15 maggio. L'anno successivo la Corte marziale navale di Yokosuka lo condannò con l'accusa di ammutinamento alla pena di morte, poi commutata in 15 anni di reclusione. Scontò la pena nel Centro di detenzione di Tokyo fino al 1938, quando fu rilasciato dopo una serie di indulti dovuti alla grazia per l'anniversario del Kigensetsu e il 50° anniversario della promulgazione della Costituzione Meiji. In seguito fu la mente dietro l'ex primo ministro Fumimaro Konoe. Terminata la Seconda guerra mondiale, con l'Occupazione del Giappone fu definitivamente espulso dalle cariche pubbliche. Nel 1950, venne condannato a cinque anni di prigione per essere stato coinvolto in un'attività di contrabbando internazionale. Nel 1962 fu di nuovo arrestato in quanto annoverato tra i cospiratori che stavano organizzando il primo colpo di Stato del Giappone postbellico; l'unico vano tentativo seguente di rovesciare il potere fu attuato da Yukio Mishima all'inizio del decennio successivo. Mikami infine morì sessantaseienne a Izu nella prefettura di Shizuoka.[3]

  1. ^ Naoko Shimazu, Nationalism in Japan, pp. 90-95,96.
  2. ^ Ode alla Restaurazione Showa, su matthewlegare.com.
  3. ^ Carriera e attivismo politico, su matthewlegare.com.

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