Juan García Oliver: differenze tra le versioni

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Lasciò il governo più tardi lo stesso mese, ma rimase attivo in Barcellona fino alla caduta della [[Catalogna]] nel [[1939]], rifugiandosi dapprima in [[Francia]], quindi in [[Svezia]] e finalmente in [[Messico]], dove rimase fino alla sua morte, lavorando anche come rappresentante di coloranti per tessuti, e dove oggi è sepolto.
Lasciò il governo più tardi lo stesso mese, ma rimase attivo in Barcellona fino alla caduta della [[Catalogna]] nel [[1939]], rifugiandosi dapprima in [[Francia]], quindi in [[Svezia]] e finalmente in [[Messico]], dove rimase fino alla sua morte, lavorando anche come rappresentante di coloranti per tessuti, e dove oggi è sepolto.


Lo scrittore italiano Fulvio Abbate ha dedicato alla sua storia un racconto-reportage, ''Il ministro anarchico'', pubblicato ne 2004.
Lo scrittore italiano Fulvio Abbate ha dedicato alla sua storia un racconto-reportage, ''Il ministro anarchico'', pubblicato nel 2004.


==Voci correlate==
==Voci correlate==

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Juan García Oliver

Juan García Oliver (Reus, 20 gennaio 1902Guadalajara, 13 luglio 1980) è stato un rivoluzionario e anarchico spagnolo, anarco-sindacalista e figura di spicco dell'anarchismo spagnolo.

Biografia

Durante lo sciopero generale del 1917, Garcia Oliver arrivò a Barcellona e fu coinvolto in attività sindacali; assieme a Buenaventura Durruti e Francisco Ascaso, fondò "Los Solidarios", un gruppo anarchico responsabile per vari assassinii, incluso un attentato alla vita del Re Alfonso XIII. Nel 1920 si unì alla Confederación Nacional del Trabajo (CNT), forte sindacato anarchico.

Fu uno dei più accesi oppositori della corrente sindacalista moderata guidata da Ángel Pestaña (quest'ultimo era scettico nei confronti delle strategie della Federación Anarquista Ibérica, gruppo interno alla CNT). Pestaña guidò i suoi seguaci fuori dalla CNT nel 1932, con lo scopo di creare il Partito Sindacalista; Garcia Oliver rimase virtualmente senza opposizione come sostenitore delle tattiche paramilitari, per le quali aveva optato dal tempo della dittatura di Miguel Primo de Rivera.

In gioventù, oltre a passare molto tempo in prigione, fu cameriere, diventando maitre d'hotel all'hotel Ritz.

Garcia Oliver divenne inoltre il leader della FAI. Quando la CNT, seppur riluttante, decise di entrare a far parte del governo del Fronte Popolare durante la guerra civile spagnola del 1936-1939, Garcia Oliver divenne, unico anarchico nella storia, Ministro della Giustizia nel gabinetto di Francisco Largo Caballero (1936-1937). Durante le giornate di maggio del 1937 a Barcellona, chiese ai lavoratori di abbandonare le armi, chiedendo un cessate il fuoco. Alcuni lo considerano un traditore degli anarchici spagnoli per la sua volontà di compromesso con il governo, altri vedono le sue concessioni come comprensibili, tenuto conto del bisogno di sconfiggere Francisco Franco.

"L'idolo della Barcellona proletaria" secondo quanto disse Carlo Rosselli, era, stando alla descrizione di Michail Koltsov, giornalista della "Pravda", un uomo "di colorito olivastro, bello, con una cicatrice sul viso, fotogenico, cupo", nonché "un oratore esperto, ardente, abile". È ritenuto l'ideatore della bandiera rosso-nera degli anarco-sindacalisti.

Lasciò il governo più tardi lo stesso mese, ma rimase attivo in Barcellona fino alla caduta della Catalogna nel 1939, rifugiandosi dapprima in Francia, quindi in Svezia e finalmente in Messico, dove rimase fino alla sua morte, lavorando anche come rappresentante di coloranti per tessuti, e dove oggi è sepolto.

Lo scrittore italiano Fulvio Abbate ha dedicato alla sua storia un racconto-reportage, Il ministro anarchico, pubblicato nel 2004.

Voci correlate

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