Sibilla de Cetto: differenze tra le versioni

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Da Bonaccorso ebbe dei figli deceduti in tenera età e inumati nella [[Chiesa di San Lorenzo (Padova)|chiesa di San Lorenzo]]. Il marito, passato nel [[1388]] dalla parte di [[Gian Galeazzo Visconti]], al ritorno dei [[Carraresi]] venne giustiziato. La morte del marito aprì tra Sibilia e il suocero, già protetto da Venezia, una lunga disputa sul testamento che si protrasse anche oltre il successivo matrimonio di Sibilia con [[Baldo de' Bonafarii]], di famiglia oriunda di [[Piombino Dese]], appartenente alla cittadinanza padovana fin dal 1392, quale referendario e consigliere di [[Francesco II da Carrara|Francesco Novello da Carrara]] e suo "vicario" dei beni nei territori di [[Due Carrare|Carrara]], [[Anguillara Veneta|Anguillara]] e [[Oriago]] (1402).
Da Bonaccorso ebbe dei figli deceduti in tenera età e inumati nella [[Chiesa di San Lorenzo (Padova)|chiesa di San Lorenzo]]. Il marito, passato nel [[1388]] dalla parte di [[Gian Galeazzo Visconti]], al ritorno dei [[Carraresi]] venne giustiziato. La morte del marito aprì tra Sibilia e il suocero, già protetto da Venezia, una lunga disputa sul testamento che si protrasse anche oltre il successivo matrimonio di Sibilia con [[Baldo de' Bonafarii]], di famiglia oriunda di [[Piombino Dese]], appartenente alla cittadinanza padovana fin dal 1392, quale referendario e consigliere di [[Francesco II da Carrara|Francesco Novello da Carrara]] e suo "vicario" dei beni nei territori di [[Due Carrare|Carrara]], [[Anguillara Veneta|Anguillara]] e [[Oriago]] (1402).


I due coniugi abitarono per alcuni anni il palazzo di fronte al Duomo, per poi trasferirsi nella contrada Santa Margherita, in case di proprietà di Sibilia. Nel [[1407]] i coniugi decisero di far erigere l'[[Ospedale di San Francesco Grande]] con la [[chiesa di San Francesco Grande (Padova)|chiesa annessa]], dove furono sepolti (l'ultima sua attestazione è il testamento del 21 novembre [[1421]]).
I due coniugi abitarono per alcuni anni il palazzo di fronte al Duomo, per poi trasferirsi nella contrada Santa Margherita, in case di proprietà di Sibilia. Nel [[1407]] i coniugi decisero di far erigere l'[[Ospedale di San Francesco Grande]] con la [[chiesa di San Francesco Grande (Padova)|chiesa annessa]], di cui Sibilla risulta la fondatrice<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Edgardo Morpurgo|anno=1922|titolo=Lo studio di Padova, le epidemie ed i contagi durante il governo della Repubblica Veneta (1405-1797)|rivista=Memorie e Documenti per la Storia de la Università di Padova|editore=La Garangola|volume=Primo|numero=|p=112 (cit)}}</ref>, con la posa della prima pietra, il 29 ottobre 1414. L'ultima sua attestazione è il testamento del 21 novembre [[1421]]

Qui i coniugi de Cetto - Bonafari furono sepolti.


== Intitolazioni ==
== Intitolazioni ==

Versione delle 18:58, 4 set 2016

Sibilla de Cetto (anche Sibilia; Padova, 1350 circa – Padova, 12 dicembre 1421) è stata una nobildonna italiana che visse a Padova tra il Tre e il Quattrocento.

Sibilia era figlia di Gualperto, ricco mercante, proprietario terriero e prestatore di denaro, e di Benedetta di Pietro Campagnola. Sposò in prime nozze Bonaccorso Naseri di Montagnana, giureconsulto e consigliere di Francesco I da Carrara.

Da Bonaccorso ebbe dei figli deceduti in tenera età e inumati nella chiesa di San Lorenzo. Il marito, passato nel 1388 dalla parte di Gian Galeazzo Visconti, al ritorno dei Carraresi venne giustiziato. La morte del marito aprì tra Sibilia e il suocero, già protetto da Venezia, una lunga disputa sul testamento che si protrasse anche oltre il successivo matrimonio di Sibilia con Baldo de' Bonafarii, di famiglia oriunda di Piombino Dese, appartenente alla cittadinanza padovana fin dal 1392, quale referendario e consigliere di Francesco Novello da Carrara e suo "vicario" dei beni nei territori di Carrara, Anguillara e Oriago (1402).

I due coniugi abitarono per alcuni anni il palazzo di fronte al Duomo, per poi trasferirsi nella contrada Santa Margherita, in case di proprietà di Sibilia. Nel 1407 i coniugi decisero di far erigere l'Ospedale di San Francesco Grande con la chiesa annessa, di cui Sibilla risulta la fondatrice[1], con la posa della prima pietra, il 29 ottobre 1414. L'ultima sua attestazione è il testamento del 21 novembre 1421

Qui i coniugi de Cetto - Bonafari furono sepolti.

Intitolazioni

Intitolazione Via a Sibilla De Cetto
Padova. Via Sibilla De Cetto

Il comune di Padova le dedica una via

Bibliografia

  • Lo Spedale Civile, in L'Euganeo Politico-Letterario, 2 settembre 1885, ANNO IV, n. 243
  • Silvana Collodo, Le facce della diversità: Ruoli femminili a confronto in Tracciati del femminile a Padova. Immagini e Storie di Donne, a cura di Caterina Limentani Virdis, Mirella Cisotto, Il Poligrafo, 1995, pagine 48-50, ISBN 88-7115-047-3
  • Francesca Fantini D'Onofrio, MCCCXIIII Primo libro delle proprietà dell'Ospedale di San Francesco di Padova, Provincia di Padova, 2002
  • Roberta Lamon, Le Donne nella storia di Padova, Padova 2013, pagine 22-26
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  1. ^ Edgardo Morpurgo, Lo studio di Padova, le epidemie ed i contagi durante il governo della Repubblica Veneta (1405-1797), in Memorie e Documenti per la Storia de la Università di Padova, Primo, La Garangola, 1922, p. 112 (cit).