Commenda: differenze tra le versioni
inserita nota |
|||
Riga 1: | Riga 1: | ||
{{S|diritto tributario}} |
|||
La '''commenda''' è una tipologia di contratto in cui una parte investe il proprio lavoro e l'altra il capitale. |
La '''commenda''' è una tipologia di contratto in cui una parte investe il proprio lavoro e l'altra il capitale. |
||
⚫ | |||
⚫ | La commenda |
||
⚫ | |||
⚫ | |||
==Origini== |
|||
Secondo Roberto Lopez<ref>Roberto S. Lopez, ''The commercial revolution of the Middle Ages, 950-1350'', [[Cambridge University Press]], 2008 ISBN 978-0-521-29046-3.</ref> questo tipo di contratto potrebbe avere origini da transazioni simili quali la ''qirad'' ([[islam|islamiche]]) e la ''chreokoinonia'' ([[bizantino|bizantine]]). |
|||
==Nel Medioevo == |
|||
⚫ | |||
===Ambito ecclesiastico=== |
|||
⚫ | La commenda era, propriamente, una voce che designava un [[benefizio ecclesiastico]] affidato (dato ''[[in commendam]]'' appunto) a un secolare [[usufrutto|usufruttuario]] che ne godeva la [[rendita (economia)|rendita]]. Da ciò si deduce che la rendita fosse annessa a un grado ecclesiastico o [[Ordini religiosi cavallereschi|grado cavalleresco]] assimilato. |
||
«» |
|||
===Ambito mercantile=== |
|||
⚫ | La commenda fu un tipo di contratto esistente sin dal [[XII secolo]] nelle città mercantili [[Italia|italiane]]. "La commenda prevedeva due soci, uno dei quali, il 'sedentario', restava in città, mentre l'altro viaggiava. Il primo, l'«accomandante», metteva a disposizione il capitale per la spedizione; il secondo, l'«accomandatario», accompagnava il carico durante il viaggio"<ref>{{cita libro | cognome=Acemoglu | nome=Daron | cognome2=Robinson | nome2=James A. |titolo= Perché le nazioni falliscono| editore=il Saggiatore | città=Milano | anno= 2013|pagine = 166}}</ref>. In sostanza, la commenda permetteva a un possessore di denaro (generalmente l'accomandante) di non rischiarlo in proprio ma di anticiparlo a un mercante, che lo utilizzava poi per svolgere una determinata attività. Al termine dell'impiego, il capitale andava restituito e i guadagni divisi<ref>Vera Zamagni, ''Dalla rivoluzione industriale all'integrazione europea'', p. 19</ref><ref>{{cita libro | cognome=Cipolla | nome=Carlo M. | titolo= Storia economica dell'Europa Pre-industriale| editore=Il Mulino | città=Bologna | anno= 1974 edizione del 2003|ISBN=978-88-15-13125-6|pagine = 228}}</ref>. |
||
⚫ | Le forme e le clausole dell'accordo erano di vario genere e contenuto, prevalentemente due: la prima era la ''commenda semplice'', nella quale l'accomandante anticipava l'intero capitale, accollandosi l'intero rischio, ma in caso di guadagno otteneva i tre quarti dell'utile. La seconda era detta ''collegantia'' a [[Venezia]] e ''societas maris'' altrove: il commendatario investiva un terzo del capitale e l'accomandante i due terzi; le eventuali perdite erano ripartite in parti proporzionali, mentre gli utili venivano divisi a metà. Normalmente questo tipo di società durava per il tempo di un unico viaggio di affari.<ref>''Atlante delle grandi trsformazioni tecnologiche, economiche e ambientali, vol. 1. L'esperienza della storia''. Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, 2012, pag. 30-31.</ref> |
||
⚫ | |||
⚫ | |||
==Accomandigia== |
==Accomandigia== |
||
Riga 25: | Riga 28: | ||
* marchesato di [[Treschietto]] nel 1698 |
* marchesato di [[Treschietto]] nel 1698 |
||
Inoltre il marchesato del [[Monte Santa Maria tiberina]] fino al 1731. |
Inoltre il marchesato del [[Monte Santa Maria tiberina]] fino al 1731. |
||
==Altri significati: strumento finanziario medievale == |
|||
⚫ | |||
⚫ | Le forme e le clausole dell'accordo erano di vario genere e contenuto, prevalentemente due: la prima era la ''commenda semplice'', nella quale l'accomandante anticipava l'intero capitale, accollandosi l'intero rischio, ma in caso di guadagno otteneva i tre quarti dell'utile. La seconda era detta ''collegantia'' a [[Venezia]] e ''societas maris'' altrove: il commendatario investiva un terzo del capitale e l'accomandante i due terzi; le eventuali perdite erano ripartite in parti proporzionali, mentre gli utili venivano divisi a metà. Normalmente questo tipo di società durava per il tempo di un unico viaggio di affari.<ref>''Atlante delle grandi trsformazioni tecnologiche, economiche e ambientali, vol. 1. L'esperienza della storia''. Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, 2012, pag. 30-31.</ref> |
||
==Note== |
==Note== |
Versione delle 10:40, 3 gen 2015
La commenda è una tipologia di contratto in cui una parte investe il proprio lavoro e l'altra il capitale.
Etimologia
La commenda è un termine di agglutinazione proveniente dal latino classico commendare che coniuga due termini com ("con", "insieme") e mandare ("raccomandare", "affidare").
Lo studioso J. H. Prior sottolinea che i principi alla base sono anche ascrivibili al contratto isqa ebraico e alla socïetas romana.
Nel Medioevo
Ambito ecclesiastico
La commenda era, propriamente, una voce che designava un benefizio ecclesiastico affidato (dato in commendam appunto) a un secolare usufruttuario che ne godeva la rendita. Da ciò si deduce che la rendita fosse annessa a un grado ecclesiastico o grado cavalleresco assimilato. «»
Ambito mercantile
La commenda fu un tipo di contratto esistente sin dal XII secolo nelle città mercantili italiane. "La commenda prevedeva due soci, uno dei quali, il 'sedentario', restava in città, mentre l'altro viaggiava. Il primo, l'«accomandante», metteva a disposizione il capitale per la spedizione; il secondo, l'«accomandatario», accompagnava il carico durante il viaggio"[1]. In sostanza, la commenda permetteva a un possessore di denaro (generalmente l'accomandante) di non rischiarlo in proprio ma di anticiparlo a un mercante, che lo utilizzava poi per svolgere una determinata attività. Al termine dell'impiego, il capitale andava restituito e i guadagni divisi[2][3].
Le forme e le clausole dell'accordo erano di vario genere e contenuto, prevalentemente due: la prima era la commenda semplice, nella quale l'accomandante anticipava l'intero capitale, accollandosi l'intero rischio, ma in caso di guadagno otteneva i tre quarti dell'utile. La seconda era detta collegantia a Venezia e societas maris altrove: il commendatario investiva un terzo del capitale e l'accomandante i due terzi; le eventuali perdite erano ripartite in parti proporzionali, mentre gli utili venivano divisi a metà. Normalmente questo tipo di società durava per il tempo di un unico viaggio di affari.[4]
Accomandigia
In Toscana il termine divenne accomandigia (variante: raccomandigia) e si applicò, soprattutto in diritto pubblico per indicare il riconoscimento di un’autorità superiore fondato su espliciti, rapporti di sudditanza. A volte ciò era dissimulato da forme pattizie. Numerosi furono i casi di feudi imperiali autonomi affidati in accomandigia ai granduchi di Toscana o ai duchi di Modena. In particolare si ricordano i feudi della Lunigiana in accomandigia toscana:
- marchesato di Mulazzo
- marchesato di Groppoli nel 1577, poi annesso nel 1774
- marchesato di Villafranca nel 1567 e poi dal XVIII sec. a Modena
- marchesato di Castevoli nel 1525
- marchesato di Licciana nel 1756 a Modena
- marchesato della Bastia nel 1704
- marchesato di Tresana nel 1665
- marchesato di Olivola nel 1569
- marchesato di Pontebosio nel 1670
- marchesato di Treschietto nel 1698
Inoltre il marchesato del Monte Santa Maria tiberina fino al 1731.
Note
- ^ Daron Acemoglu e James A. Robinson, Perché le nazioni falliscono, Milano, il Saggiatore, 2013, p. 166.
- ^ Vera Zamagni, Dalla rivoluzione industriale all'integrazione europea, p. 19
- ^ Carlo M. Cipolla, Storia economica dell'Europa Pre-industriale, Bologna, Il Mulino, 1974 edizione del 2003, p. 228, ISBN 978-88-15-13125-6.
- ^ Atlante delle grandi trsformazioni tecnologiche, economiche e ambientali, vol. 1. L'esperienza della storia. Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, 2012, pag. 30-31.
Bibliografia
- John H. Pryor, The Origins of the Commenda Contract, Speculum, Vol. 52, No. 1, pp. 5-37, (Jan. 1977)
- Vera Zamagni, Dalla rivoluzione industriale all'integrazione europea. Breve storia economica dell'Europa contemporanea, Bologna, Il Mulino, 1999. ISBN 978-88-15-07338-9.
- Carlo M. Cipolla, Storia economica dell'Europa Pre-industriale, Bologna, Il Mulino, 1974, ISBN 978-88-15-13125-6.