Le scarpette rosse: differenze tra le versioni

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Versione delle 02:26, 11 mar 2013

Disambiguazione – Se stai cercando il film, vedi Scarpette rosse.
Illustrazione della favola a opera di Anne Anderson

Le scarpette rosse (in danese: De røde sko) è una fiaba di Hans Christian Andersen, pubblicata per la prima volta da C. A. Reitzel a Copenaghen il 7 aprile del 1845 nel volume Nye Eventyr. Første Bind. Tredie Samling. 1845. (cioè Nuove favole. Primo volume. Terza raccolta. 1845.).[1]

Trama

Karen è una bambina molto povera, costretta ad andare in giro scalza o al più con gli zoccoli; per aiutarla, una ciabattina le confeziona un paio di scarpe rosse con degli stracci. Il destino vuole che le riceva proprio il giorno della morte della madre, e debba indossarle proprio al funerale. Una vecchia e ricca signora decide di prendersi cura di Karen e la porta nella sua casa, dove le vengono dati nuovi abiti e vengono buttate via le scarpette.

Crescendo Karen diventa una ragazzina molto bella, ma anche vanitosa. Un giorno viene in visita in città la regina, e Karen rimane affascinata dalle scarpette di marocchino rosso indossate dalla principessina, infinitamente più belle di quelle fatte con gli stracci dalla ciabattina, e ne desidera un paio identiche. Con l'inganno riesce a indurre la "madre adottiva" a comprargliele per la cresima, complice la debole vista della vecchia signora. In chiesa Karen non segue la cerimonia perché non riesce a pensare ad altro che alle proprie scarpette, nel frattempo i parrocchiani la osservano indignati. L'anziana signora si accorge dell'inganno solo in seguito, ed ordina a Karen di non indossare mai più scarpe rosse in chiesa, ma la ragazza le disobbedisce e le mette nuovamente la domenica successiva, il giorno della sua prima comunione. Prima di entrare in chiesa, se le fa pulire da un vecchio soldato storpio, che nota ad alta voce come siano delle "belle scarpette da ballo". Anche stavolta Karen si distrae pensando alle sue scarpe, dimenticandosi perfino di recitare il salmo e il Padre Nostro, e anche stavolta suscita scalpore tra i presenti. Ma all'uscita, il vecchio soldato ripete la frase, e improvvisamente Karen si mette a ballare senza sosta, come se le scarpe danzassero di loro spontanea volontà. Il cocchiere a fatica la carica sulla carrozza, ma il risultato è che le scarpette prendono a calci la vecchia signora, finché Karen non riesce finalmente a togliersele.

Tempo dopo, la signora si ammala gravemente: Karen, invece di badare a lei, decide di recarsi ad una grande festa da ballo, indossando le scarpette rosse. Ancora una volte le scarpe prendono il controllo delle sue gambe e la costringono a ballare incessantemente attraverso campi e valli, giorno e notte: e questa volta non riesce a togliersele. Giunta ad un cimitero, vede un angelo con una spada fiammeggiante che le ordina di danzare per sempre e di vagare di città in città, come monito per i giovani troppo vanitosi. Le scarpette la conducono presso quella che era la sua casa, in modo che sappia che la sua anziana benefattrice è morta, ma poi la costringono a riprendere il suo viaggio. Un giorno Karen passa vicino alla casa del boia e lo implora di tagliarle i piedi con l'ascia: l'uomo esegue, e le scarpette incantate fuggono portandosi via i piedi mozzati della ragazza. Il carnefice le costruisce delle protesi in legno e due stampelle in modo che possa camminare.

Karen decide di recarsi in chiesa a chiedere perdono, ma ogni volta appaiono le scarpette rosse che le sbarrano la strada danzando, ed ogni volta la ragazza fugge spaventata. Va allora alla casa del pastore e si mette al servizio della sua famiglia come domestica; ma ancora non vuole andare in chiesa, e resta chiusa nella sua stanza a pregare. Improvvisamente le appare nuovamente l'angelo, con in mano un ramo fiorito al posto della spada. Karen si ritrova per miracolo dentro la chiesa, senza capire esattamente se vi è stata portata dall'angelo o se è la chiesa stessa che è "venuta da lei". Il suo cuore è tanto pieno di gioia che si spezza, e la sua anima vola immediatamente in Paradiso, dove nessuno le chiede delle scarpette rosse.

Note

Bibliografia

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