Confederación Nacional del Trabajo: differenze tra le versioni

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Versione delle 23:24, 19 feb 2013

La Confederación Nacional del Trabajo, noto anche con l'acronimo CNT, è una confederazione di sindacati anarchici spagnoli.

Storia

Primi anni

La CNT nacque nel 1910 con l'obiettivo di costituire una grande forza libertaria che si opponesse al sindacato allora maggioritario, la socialista Unión General de Trabajadores (UGT). Si formò dal gruppo catalano Solidaridad Obrera ossia solidarietà operaia, sorto nel 1906.

Nel 1911 vi fu il primo congresso, nel quale fu annunciato uno sciopero generale; a causa di ciò, la CNT fu dichiarata illegale fino al 1914. Nel 1916 iniziò un dialogo con l'UGT, che portò a uno sciopero generale, al quale collaborarono entrambe le associazioni, nel 1917. I rapporti si solidificarono e nel secondo congresso, nel 1919, da qualcuno emerse l'idea di unire i due sindacati per unire la classe lavoratrice. Fu anche approvata una temporanea alleanza con la Terza Internazionale, ma quest'alleanza si ruppe subito dopo il viaggio del presidente della CNT in Russia, nel 1922.

Nel 1918 vi fu la crisi dell'industria in Catalogna e migliaia di lavoratori s'iscrissero alla CNT. Per contrastare questa nuova forza che il sindacato aveva raggiunto, molti capitalisti pagarono dei sicari per ucciderne i dirigenti. Nel 1923 salì al potere il dittatore Miguel Primo de Rivera e la CNT fu costretta ad agire in clandestinità. In quel periodo emersero diversi dissidi tra gli anarchici che nel 1927 avevano costituito la Federación Anarquista Ibérica, FAI, per preservare i principi libertari del sindacato e i moderati.

Dopo la caduta della monarchia vi fu un iniziale appoggio alla seconda repubblica, che andò diminuendo nel periodo tra il 1931 e 1933 per gli scontri costanti con le autorità repubblicane. Il nucleo principale della CNT si trovava in Catalogna, ma guadagnava sempre più terreno in altre regioni, quali Aragona (dove era più forte dell'UGT) e Andalusia. A Madrid nella Nella notte tra l'11 e il 12 maggio 1931, scoppiarono violenti tumulti guidati dagli anarchici quasi tutti inquadrati nella Confederación Nacional del Trabajo[1] e furono assalite ed incendiate numerose chiese, monasteri ed edifici religiosi a Madrid. Andò completamente distrutta la chiesa gesuita di Calle de la flor[2]. Poi i tumulti scoppiarono anche in altre zone della Spagna come a Malaga.

Il biennio nero segnò una tappa di clandestinità forzata che intaccò profondamente le basi dell'anarcosindacalismo spagnolo. Si calcola che vi furono circa 30.000 incarcerati.

Sebbene gli anarchici siano solitamente contrari al voto, nel 1936 molti di loro votarono il Frente Popular, portandolo alla vittoria. Ciò avvenne poiché il Fronte promise la liberazione dei prigionieri politici, in buona parte anarchici.

Guerra civile e rivoluzione

Le tensioni tra la parte moderata della CNT e gli anarchici, prima della guerra civile, sono complesse e difficili da analizzare a causa del carattere decentralizzato, settoriale e localistico dell'organizzazione. Si giunse alla rottura con la formazione del Partido Sindicalista di Ángel Pestaña.

Nel '36 la CNT fu nuovamente legalizzata. Durante la guerra arrivò a far parte del governo con vari ministeri e alti incarichi amministrativi.

Nell'agosto di quell'anno, quando il fronte di Aragona iniziava a stabilizzarsi, i combattenti anarchici controllavano due quinti della regione. Per gli anarchici la guerra civile doveva concludersi con una rivoluzione per un nuovo assetto sociale in Spagna.

Clandestinità e attualità

Durante il regime di Francisco Franco l'organizzazione fu inattiva ma riuscì a mantenersi pronta per il futuro grazie agl'incontri tra dirigenti in clandestinità. Nel 1979 si svolse il congresso che apriva la nuova fase e nel 2010 s'è svolto il 10º congresso durante il quale la CNT ha festeggiato i suoi 100 anni di vita.

Note

  1. ^ Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Giulio Einaudi Editore, 1963, pag 40
  2. ^ Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Giulio Einaudi Editore, 1963, pag 38

Voci correlate

Bibliografia

Altri progetti

Collegamenti esterni

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