Gemini 8: differenze tra le versioni

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Versione delle 16:56, 2 mag 2011

Gemini 8
Emblema missione
Dati della missione
OperatoreNASA
NSSDC ID1966-020A
SCN02105
Nome veicolonavetta Gemini
VettoreTitan #62-12563
Lancio16 marzo 1966
16:41:02 UTC
Luogo lancioCape Canaveral Air Force Station (rampa LC19)
Ammaraggio17 marzo 1966
03:22:28 UTC
Oceano Pacifico
Sito ammaraggioOceano Pacifico
Nave da recupero'USS Leonard F. Mason'
Durata10 ore, 41 minuti
Proprietà del veicolo spaziale
Massa3.789 km
Peso al lancio3 789 kg
Parametri orbitali
Orbitaorbita terrestre bassa
Numero orbite7
Apoapside271.9 km
Periapside159.9 km
Apogeo270 km
Perigeo261 km
Periodo88.83 min
Inclinazione28.91°
Distanza percorsa293.206 km
Equipaggio
Numero2
MembriNeil Armstrong
David Scott
Solo lancio
Foto equipaggio
Programma Gemini
Missione precedenteMissione successiva
Gemini 7 Gemini 9

Gemini 8 (GT-8) fu una missione nello spazio con equipaggio nel corso del programma Gemini degli Stati Uniti d'America.


L’equipaggio

Poco dopo l’atterraggio di Gemini 5 il 20 settembre 1965 la NASA annunciò la composizione dell’equipaggio per la missione di Gemini 8. L’incarico di comandante della missione venne conferito a Neil Armstrong già comandante dell’equipaggio di riserva per la missione di Gemini 5. Armstrong fu dunque il primo astronauta americano civile ad essere nominato ed a volare nello spazio, dato che sino a quel momento tutti gli astronauti precedentemente volati con le diverse missioni facevano parte di un corpo militare. Pilota per la missione non fu nominato, come di solito avveniva alla NASA, il pilota dell’equipaggio di riserva di Gemini 5, cioè Elliott See, bensì gli venne preferito David Scott. Fu il primo astronauta del terzo gruppo scelto dalla NASA a volare nello spazio. L’equipaggio di riserva era composto da Charles Conrad, pilota della missione Gemini 5 e da Richard Gordon.

Durante la missione, gli astronauti Walter Cunningham e James A. Lovell operarono nel ruolo di radiofonisti di contatto con la capsula - (Capcom).

Preparazione

Il lancio di Gemini 8

Il programma di volo per Gemini 8 prevedeva l’aggancio della navicella spaziale con un satellite precedentemente lanciato nello spazio del tipo Agena. Praticamente si trattò del programma originale della missione di Gemini 6 che dovette essere cambiato, dato che il lancio del satellite fallì causando l’esplosione dello stesso prima del raggiungimento dell’orbita terrestre. Il programma di volo venne dunque spostato alla missione di Gemini 8.

Inoltre il programma prevedeva che il pilota Scott uscisse dalla capsula per svolgere dell’attività extraveicolare. Al contrario della passeggiata relativamente breve di Ed White durante la missione di Gemini 4 l’EVA per questa missione venne programmata della durata di ca. 90 minuti, cioè da effettuare anche durante una fase di sorvolo della Terra sulla parte notturna. Inoltre furono previsti dieci esperimenti di tipo scientifico.

La navicella spaziale venne consegnata a Cape Kennedy l’8 gennaio 1966, mentre il razzo vettore del tipo Titan venne assemblato sulla rampa di lancio il 13 gennaio. Infine, la navicella spaziale venne montata in punta del razzo vettore il 31 gennaio.

Missione

Il satellite Agena visto dalla Gemini 8

Il 16 marzo venne effettuato con successo il lancio del satellite Agena mediante un razzo vettore del tipo Atlas. Si constatò che il satellite impegnava circa 100 minuti per effettuare un’orbita intorno alla Terra. Cosi si poté provvedere al lancio di Gemini 8 con a bordo l’equipaggio Armstrong e Scott. Dopo circa sei ore di volo, la capsula spaziale aveva raggiunto il satellite Agena e, poco dopo, la manovra di aggancio del Gemini 8 - docking - riuscì perfettamente. Fu il primo aggancio di due veicoli spaziali effettuato in un’orbita intorno alla Terra.

I congegni di propulsione dell’Agena poterono essere manovrati a distanza sia dal centro di controllo a terra, come pure dalla capsula Gemini stessa. Il programma di volo prevedeva pure una manovra per testare la resistenza meccanica dei due veicoli così agganciati. Pertanto, in seguito ad una variazione di posizione per effettuare tale manovra, non si fu più in grado di stabilizzare la combinazione Agena-Gemini, che iniziò a ruotare su sé stessa in maniera vertiginosa. Gli astronauti pensarono di aver individuato la causa del problema nel satellite e pertanto si staccarono dallo stesso, dopo averne trasferito il controllo al centro di controllo a terra. Con il distacco ed il conseguente venir meno della massa dell’Agena, il movimento di autorotazione divenne ancor più forte, raggiungendo il limite massimo di carico e resistenza della capsula e degli astronauti stessi.

Il recupero in mare di Gemini 8

Con una velocità di rotazione di un giro al secondo ed al limite della perdita dei sensi, Armstrong e Scott fecero di tutto per tentare di stabilizzare la navicella spaziale, operazione che riuscì solo dopo che furono in grado di azionare il sistema che cambiò automaticamente il posizionamento della capsula da quello orbitale in quello previsto per il rientro nell’atmosfera. Poco dopo si riuscì ad individuare la causa del problema: un ugello del sistema regolarizzante il posizionamento orbitale si era incastrato rimanendo aperto per tutta la durata della manovra.

Ovviamante in conseguenza il consumo di carburante fu talmente alto che non fu possibile pensare alla continuazione della missione di Gemini 8. Pertanto si decise di far rientrare la navicella alla prima occasione utile avviando immediatamente le relative procedure. In considerazione del fatto che sulle acque dell’Oceano Atlantico, luogo previsto per l’atterraggio, si era già fatto notte, la capsula atterrò senza problemi nelle acque dell’Oceano Pacifico. La missione fu pertanto conclusa dopo solo 11 ore di volo.

Poco dopo l’atterraggio, Gemini 8 venne raggiunto da un elicottero partito da Okinawa. Sommozzatori assicurarono la capsula e solo dopo tre ore la nave torpediniera USS Leonard F. Mason raggiunse Gemini 8 per recuperare e portare a bordo gli stremati astronauti.

Importanza per il programma Gemini

Da una parte, la missione era riuscita nell’intento di agganciare completamente due veicoli spaziali che si trovavano nell’orbita terrestre, fatto che poté essere valutato come primo sorpasso di carattere tecnico da parte degli Stati Uniti sulla supremazia dimostrata in questo campo da parte dell’Unione Sovietica. Dall’altra parte, la missione fu la prima a dover essere interrotta a causa di una situazione di pericolo.

Il problema con l’incastramento dell’ugello di pilotaggio succedette nel momento più inopportuno di tutta la missione. Infatti molte persone importanti e in grado di individuare e di risolvere il problema non furono raggiungibili esattamente nel momento quando il fatto avvenne. Gli esponenti del direttivo della NASA si trovavano infatti ad un ricevimento, mentre gli esperti della ditta costruttrice della capsula, la McDonnell Aircraft Corporation si trovavano in volo da Cape Kennedy verso Houston, Texas, per continuare ad osservare la missione direttamente dal centro di controllo a terra, il Lyndon B. Johnson Space Center. In conseguenza, per i successivi voli nello spazio, venne garantita la continua presenza di collaboratori della McDonnell presso il centro di controllo a terra di Houston, mentre ci si assicurò che tutti gli esponenti del direttivo della NASA non fossero contemporaneamente assenti.

Il satellite del tipo Agena invece poté rimanere in orbita e venne portato su di un’altra traiettoria mediante una manovra a distanza effettuata da terra. Così poté eventualmente essere utilizzato quale meta per future manovre rendezvous o di aggancio.

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