Protogene (mimo): differenze tra le versioni
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A menzionarlo è un'[[epigrafia latina|epigrafe]] sepolcrale [[Lingua latina|latina]], un [[epitaffio]] in forma metrica, che fa di lui l'attore del mondo latino con la più antica citazione epigrafica<ref name=CambridgeCompanion>Marianne McDonald, J. Michael Walton, ''The Cambridge companion to Greek and Roman theatre'', [[Cambridge University Press]], 2007 ISBN 9780521834568 p. 149</ref><ref name =HUPress>Richard C. Beacham, ''The Roman Theatre and Its Audience'', [[Harvard University Press]], 1991 ISBN 0674779142 (p. 139, nota 39)</ref>: |
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|Qui giace Protogene, schiavo di Clulio, mimo giocondo. Con i suoi frizzi procurò al popolo tante ore liete |
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===Prosodia dell'iscrizione=== |
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Versione delle 02:51, 27 dic 2009
Protogene (fl. ca. 210-160 a.C.?[1][2]), nell'antica Roma, fu un greco di condizione servile.
Schiavo del cittadino romano Clulio, Protogene è ricordato per aver svolto con successo l'attività di attore teatrale (mimo secondo la terminologia del teatro latino).
Citazione epigrafica
A menzionarlo è un'epigrafe sepolcrale latina, un epitaffio in forma metrica, che fa di lui l'attore del mondo latino con la più antica citazione epigrafica[1][2]:
«Protogenes Cloul[i] / suavei heicei situst / mimus plouruma que / fecit populo soueis /gaudia nuges»
«Qui giace Protogene, schiavo di Clulio, mimo giocondo. Con i suoi frizzi procurò al popolo tante ore liete»
L'iscrizione, proveniene da Preturo/Amiternum (presso L'Aquila), nella Regio IV Samnium. Essa, seguendo l'interpretazione datane da Franz Bücheler, viene solitamente fatta risalire all'incirca al tempo di Ennio[5], anche se, per alcuni arcaismi caratteristici, come heicei e soueis è stata proposta da Bruno Gentili una datazione anteriore[6].
Prosodia dell'iscrizione
Da un punto di vista prosodico, la quasi totalità degli studiosi[7] interpreta nell'epitaffio la forma esametrica dattilica, anche se, per sostenere questa interpretazione, sono necessarie alcune «violenze prosodiche»[7], come, ad esempio, la lettura monosillabica del soueis presente nel secondo verso, giustificata da alcuni, ma giudicata una forzatura inattendibile dal Gentili che vi riconosce invece dei versi saturni[6].
Se si accetta la forma prosodica proposta da Buecheler, l'epitaffio dedicato al mimo Protogene sarebbe il più antico carmen in esametri dell'epoca, e anche un caso davvero isolato, dovendosi infatti arrivare alla metà del I secolo a.C. per trovare altri esempi del genere.
Note
- ^ a b Marianne McDonald, J. Michael Walton, The Cambridge companion to Greek and Roman theatre, Cambridge University Press, 2007 ISBN 9780521834568 p. 149
- ^ a b Richard C. Beacham, The Roman Theatre and Its Audience, Harvard University Press, 1991 ISBN 0674779142 (p. 139, nota 39)
- ^ CIL I, 1861 = CLE 361
- ^ Lidia Storoni Mazzolani, Iscrizioni funerarie romane, BUR Rizzoli, Milano, 1991
- ^ o di poco posteriore, secondo le parole di Franz Bücheler («carmen Ennianae aetatis non multo posterius»), in Carmina Latina Epigraphica, Teubner, Lipsia, 1895-1897
- ^ a b Bruno Gentili, L'epitafio del mimo Protogene: esametri o saturni?, in Quaderni urbinati di cultura classica, nuova serie, Vol. 34, n. 1, 1990, pp. 131-141
- ^ a b Il giudizio è tratto dal citato articolo di Bruno Gentili, L'epitafio del mimo Protogene: esametri o saturni?, 1990