Scrittura cuneiforme: differenze tra le versioni

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Disambiguazione – "Cuneiforme" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Cuneiforme (disambigua).
Rappresentazione di scrittura cuneiforme su una tavoletta accadica

La scrittura cuneiforme è un sistema di scrittura che si eseguiva con uno stilo,[1] imprimendo sull'argilla particolari segni composti da brevi incisioni a forma piramidale e appuntita, che possono ricordare dei chiodini o dei cunei, da cui appunto la definizione di scrittura cuneiforme.

Si tratta di una delle prime forme di scrittura documentate nel Vicino Oriente. Attraverso i secoli la rappresentazione pittografica dei segni assunse sempre più un aspetto stilizzato, e le stesse linee, originariamente disegnate e continue, segmentate in una serie di tratti, o cunei, divenendo sempre più indipendenti dalle forme originarie, e quindi sempre meno riconoscibili. All'origine della forma tipica di questa scrittura c'è una motivazione di carattere tecnico: si tratta infatti delle impressioni lasciate sull'argilla da stili di canna a sezione triangolare allungata, a forma cioè di cuneo.

I segni della scrittura cuneiforme erano originariamente numerosissimi, circa un migliaio; nel corso del tempo il loro numero diminuì e solo alcune centinaia erano normalmente utilizzati. La loro forma, inoltre, in origine molto complessa, subì un processo di semplificazione e di regolarizzazione dei cunei. La stessa direzione dei singoli cunei fu standardizzata, e ristretta a quattro tipi: cunei orizzontali, obliqui, verticali, e ad angolo. Su questa base i moderni assiriologi hanno realizzato dei compendi di segni, ordinati appunto sulla base dei suddetti quattro elementi, e quindi facilmente consultabili.

Quanto alla direzione della scrittura, essa era in origine verticale, con segni allineati dall'alto al basso, e, in caso di più linee, queste erano allineate da destra a sinistra. Solo intorno al XV secolo a.C. si ebbe una rotazione in senso antiorario del sistema di scrittura, come avvenne del resto anche in altri tipi di scrittura in oriente, ed essa assunse andamento orizzontale, del tutto simile alla nostra. Le ragioni di questa modificazione sono ignote.

Con l'avvento delle popolazioni semitiche (agli inizi del II millennio a.C.) e il tramonto della civiltà sumerica la scrittura cuneiforme divenne appannaggio della nuova cultura babilonese e assira (detta globalmente accadica), e data la propria struttura fortemente sillabica poté essere usata per esprimere altre lingue come l'elamita, l'ittita, l'urarteo, e il luvio cuneiforme. Essa rappresentò anche la base e l'ispirazione da cui vennero create le scritture di Ugarit e quella achemenide dell'Antico Persiano.

La scrittura cuneiforme si trova prevalentemente su tavolette di argilla che venivano incise quando il materiale scrittorio (l'argilla) era umida e quindi molto malleabile; i segni erano poi fissati indelebilmente cuocendo al forno le tavolette come si fa con i mattoni. Tuttavia abbiamo anche numerosi esempi di iscrizioni statuarie e monumentali, realizzate direttamente su materiali duri, come ad esempio la pietra. Di particolare diffusione erano anche le iscrizioni incise sui sigilli personali, generalmente piccoli cilindri di vario materiale, spesso pietre dure, che riportavano in negativo il nome del proprietario e una dedica alla divinità tutelare prescelta. Facendo ruotare questi cilindri sulla tavoletta di argilla fresca, il testo contenuto nel sigillo veniva riportato sull'argilla.[2]

Etimologia

La scrittura cuneiforme fu così definita per la prima volta da Thomas Hyde, professore di ebraico all'università di Oxford, nel 1700. Egli, descrivendo la forma delle incisioni presenti nelle iscrizioni che poté osservare, parlava di forme pyramidales seu cuneiformes. Il termine piramidale era però già stato usato dal viaggiatore romano Pietro Della Valle in uno dei suoi rendiconti pubblicati agli inizi del XVII secolo.

Storia ed evoluzione

Il sistema di scrittura cuneiforme è stato in uso dal 3400-3300 a.C. fino al I secolo d.C.[3] Fu completamente sostituito dalla scrittura alfabetica nel corso dell'epoca romana. Per questo motivo, si dovette decifrarlo da zero durante il XIX secolo (assiriologia). Il completamento della decifrazione è datato al 1857.

Il sistema è costituito da una combinazione di segni logofonetici, alfabetico-consonantici (basati cioè su segni per le consonanti, mentre le vocali dovevano essere aggiunte durante la lettura) e sillabici.[4] La scrittura cuneiforme ha subito notevoli cambiamenti nel corso di un periodo di oltre due millenni. L'immagine sotto mostra come veniva disegnato il pittogramma "testa" nel corso di varie fasi storiche (Borger nr. 184, U+12295).

Evolution of the cuneiform sign SAG "head", 3000–1000 a.C.
Evolution of the cuneiform sign SAG "head", 3000–1000 a.C.
  1. 3000 a.C.
  2. 2800 a.C.
  3. 2600 a.C.
  4. stesso periodo della fase tre, ma scritto sull'argilla
  5. fine del III millennio
  6. primi anni del secondo millennio
  7. segno semplificato come veniva inciso dagli scribi assiri agli inizi del primo millennio, e fino all'estinzione della scrittura.

È opportuno notare che la reale inclinazione dei pittogrammi, e quindi anche la direzione di scrittura del cuneiforme, è tutt'altro che sicura. Nuove teorie, basate sulla osservazione della totalità dei manufatti, lasciano credere che i segni, pur stilizzando sempre più la loro forma, abbiano conservato la loro posizione originaria, coerente al loro naturale disegno (una testa in posizione eretta e non flessa, e così via) fino almeno al XVI sec.a.C. È per questa ragione che ancora nel XVIII sec.a.C. il famoso codice di Hammurabi è inciso con una scrittura ad andamento verticale.

I primi caratteri cuneiformi emergono da una prima forma di proto-scrittura pittografica risalente al IV millennio a.C.. Le prime forme di scrittura mesopotamica risalgono in un periodo compreso tra il XXXV e il XXXII secolo. I primi documenti scritti in modo inequivocabile in lingua sumera risalgono al XXXI secolo a.C., trovati a Gemdet Nasr.

L'origine della scrittura pittografica sumerica può essere ricondotta ad una vasta area culturale che, già nel V millennio, interessava varie zone del Medio Oriente e dell'Asia Minore. Alcuni studi hanno infatti rivelato in queste regioni la presenza di un rudimentale sistema grafico rappresentato da caratteristici contenitori di argilla, a forma di tasca, in cui erano rinchiusi dei gettoni di varia forma, la cui impressione, ad uso mnemonico, era riportata sulla superficie della tasca stessa. Notevole è risultata la forma di questi gettoni, del tutto similare a quella dei caratteri pittografici della primitiva scrittura sumerica. Con ciò verrebbe ridimensionato il merito dell'invenzione della scrittura da parte dei Sumeri, ai quali però resta il geniale vanto di aver trasformato dei semplici ed isolati mezzi mnemonici in un vero e proprio linguaggio scritto, con una struttura grammaticale e sintattica, tale da poter divenire per sempre un indispensabile tramite di esperienze umane e di storia.

Fra le iscrizioni pittografiche più antiche vanno ricordate quelle di Uruk (oggi Warka) del 3000 a.C. circa. Si pensa, anche se non è del tutto appurato, che questa scrittura, ancora priva di elementi propriamente grammaticali, servisse per rendere la lingua sumerica. Il che ovviamente confermerebbe l'origine sumerica del sistema grammaticale e sintattico della lingua, attraverso la geniale introduzione dei relativi morfemi.

La scrittura nell'antica Mesopotamia era appannaggio di categorie di scribi, che erano istruiti in particolari scuole (dette edubba, cioè casa della tavoletta), e si tramandavano questa difficile arte di padre in figlio. Data la notevole importanza della scrittura nell'ambito della società gli scribi svolgevano spesso importanti incarichi ufficiali.

La struttura della scrittura cuneiforme, e quindi della lingua che essa esprime, si può definire un complesso di ideogrammi (risultanza degli antichi pittogrammi), e di morfemi, cioè di desinenze, suffissi e infissi, apposizioni, determinativi, e complementi fonetici vedi Lingua sumera. I segni cuneiformi hanno il valore di sillabe e di vocali.

L'alfabeto ugaritico, dal quale derivò l'alfabeto fenicio[senza fonte] e, da quest'ultimo, l'alfabeto latino.

Quando a Ugarit, nel XIV secolo a.C., fu compiuto il secondo e decisivo passo sulla via del fonetismo, gli scribi elaborarono per la loro lingua, l'ugaritico, un alfabeto proprio cuneiforme per indicare le sole consonanti. È facile supporre che si tratti però dell'applicazione di un alfabeto già esistente in precedenza, ancora ignoto.

Iscrizioni cuneiformi sono state rinvenute in numerosi archivi, al di fuori della Mesopotamia, come è testimoniato in quelli scoperti a Bogazkoy, nell'Anatolia, a Tell el-Amarna, in Egitto, e recentemente ad Ebla (Tell Mardikh) in Siria.

I documenti scritti in cuneiforme, su argilla o su pietra, attualmente sono conservati in vari musei, come al Louvre, al British Museum, al Pergamon Museum di Berlino, ed ovviamente all'Iraq Museum a Baghdad. Il loro numero si avvicina al mezzo milione ed aumenta continuamente grazie alle ricerche archeologiche nel vicino e medio Oriente. Questi reperti, di argomento assai vario e a volte di notevole difficoltà per gli studiosi, costituiscono, insieme ai reperti dell'antico Egitto, la principale fonte d'informazione per la storia del III, II, e I millennio a.C.

Storia della decifrazione

Lo stesso argomento in dettaglio: Assiriologia.

Nel XV secolo un veneziano di nome Barbero aveva esplorato le antiche rovine dell'Asia occidentale, ed era tornato portando notizie di una scrittura davvero strana, che aveva trovato scolpita sulle pietre dei templi di Shiraz e incisa su innumerevoli tavolette d'argilla.

Nel 1625 il romano Pietro Della Valle, durante il lungo viaggio che lo portò, tra l'altro, in Mesopotamia e in Persia, trascrisse e pubblicò alcuni segni cuneiformi da lui rinvenuti a Persepoli. Inoltre affermò aver riportato una tavoletta con caratteri cuneiformi che aveva trovato a Ur. Pietro Della Valle intuì che la scrittura andava letta da sinistra a destra, seguendo la direzione dei cunei, ma non fece alcun tentativo di decifrazione. Le giuste osservazioni del Della Valle riguardavano iscrizioni achemenidi, risalenti al VI secolo a.C. In verità, nelle fasi più antiche che vanno dalle origini (fine del IV millennio), fino ad epoca paleobabilonese (XVIII secolo a.C.), le iscrizioni venivano redatte in colonne lette dall'alto in basso e da destra a sinistra, sia sulle tavole di argilla (come dimostrano le tavole rinvenute ad Ebla, 2500 a.C. circa), che sui monumenti (come la celebre stele delle leggi del re Hammurabi, 1750 a.C.). Il cambiamento di direzione avvenne in epoca classica (XVII secolo a.C.), per ragioni a noi sconosciute.

Verso la fine del XVIII secolo un maggior numero di "iscrizioni cuneiformi" furono portate in Europa dal danese Niebuhr. Ci vollero trent'anni prima che un maestro di scuola tedesco, Georg Friedrich Grotefend, riuscisse a decifrare quattro lettere (D, A, R, Š) che insieme formano il nome persiano del re Dario (Dārayavahuš).

Passarono altri vent'anni prima che un ufficiale inglese, Henry Rawlinson, contemporaneamente ad altri appassionati studiosi, fornisse validi elementi per una maggiore conoscenza della scrittura cuneiforme e della lingua assira.

Lo studio di Champollion sui geroglifici non fu certo facile, ma fu forse più complessa la decifrazione della scrittura cuneiforme. Gli Egizi usavano un tipo di scrittura composita a base di figure, per lo più incise su materiale solido o riprodotte su superfici pittoriche, quindi con segni ben delineati e distinguibili. Anche i Sumeri, i primi abitanti della Mesopotamia, usando come materiale scrittorio delle tavolette d'argilla, avevano iniziato a scrivere con segni quasi del tutto figurativi, ma abbandonarono poi del tutto questo sistema pittografico, stilizzandolo al massimo, e passando così dal pittografico al cuneiforme. I caratteri cuneiformi erano però notevolmente diversi dalle originarie figure, erano spesso, a parte le iscrizioni su pietra, difficilmente distinguibili gli uni dagli altri, e l'uso dell'argilla non ne facilitava la lettura. È quindi solo grazie allo sforzo appassionato di alcuni geniali assiriologi che si è effettuata la decifrazione, tanto che oggi possiamo usufruire di grammatiche sumeriche e accadiche (assiro-babilonesi), e di un ampio e prestigioso dizionario sia sumerico (in allestimento), che accadico.

Galleria d'immagini

Note

  1. ^ Armando Bramanti, The Cuneiform Stylus. Some Addenda, in Cuneiform Digital Library Notes, vol. 2015, n. 12, 2015.
  2. ^ (EN) Armando Bramanti, 2018. Dall'Antico Oriente alle nostre mani. La materialità del cuneiforme, in Forma Urbis. URL consultato il 26 novembre 2018.
  3. ^ Adkins 2003, p. 47.
  4. ^ Cuneiform di Lawrence Lo.

Bibliografia

  • Manfried Dietrich, Oswald Loretz, and Joaquin Sanmartin (eds.), The Cuneiform Alphabetic Texts from Ugarit, Ras Ibn Hani and Other Places (KTU3), Münster, Ugarit Verlag 2013 (terza edizione ampliata).
  • Adkins, Lesley, Empires of the Plain: Henry Rawlinson and the Lost Languages of Babylon, New York, St. Martin's Press, 2003 ISBN 0-312-33002-2
  • Sergio Angelo Picchioni, The Direction of Cuneiform Wrting: Theory and Evidence, Studi Orientali e Linguistici II (1984-1985), pp. 11–26.
  • Karen Radner, Eleanor Robson (eds.), The Oxford Handbook of Cuneiform Culture, New York, Oxford University Press 2011.
  • Christopher B. F. Walker, La scrittura cuneiforme, Roma, Salerno editore, 2008.
  • Dominique Charpin, Lire et écrire à Babylone, Paris, Presses universitaires de France, 2008.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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