San Rocco con i santi Sebastiano, Antonio e Cristoforo

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San Rocco con i santi Sebastiano, Antonio e Cristoforo
AutoreEnea Salmeggia
Data1597
TecnicaOlio su tela
Dimensioni?×230×140 cm
UbicazioneChiesa di Santa Maria Assunta e San Giacomo Maggiore, Vall'Alta

San Rocco con i santi Sebastiano, Antonio e Cristoforo è un dipinto olio su tela realizzato da Enea Salmeggia nel 1597, per la chiesa di Santa Maria Assunta e San Giacomo Maggiore di Vall'Alta frazione di Albino.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'opera presenta la firma e la datazione 1597: “Aeneas Salmetius Bgmas MDXCVII” venendo così considerata un'opera giovanile dell'artista,[2] prima che si trasferisse a Milano presso la bottega del Peterzano e ben quattro anni prima che eseguisse la grande tela Sposalizio della Vergine per il duomo di Milano. Ben visibili sono le differenze importanti tra le due tele, ma questa, permette la ricostruzione cronologica delle sue opere. Il dipinto fu eseguito l'anno successivo all''Annunciazione presente nella Certosa di Garegnano,[3]

Il dipinto non fu considerata opera del Salmeggia ma fino al 1960 era attribuita a Federico Zuccari artista milanese che forse a Bergamo non venuto. L'attribuzione a questo artista conferma quanto questo dipinto sia lontano dallo stile pittorico del Salmeggia negli anni successivi. Sarà infatti successiva la sua ricerca alla pittura dei primi anni del Cinquecento, proponendo quell'opera classica e devozionale che divenne poi la principale caratteristica delle sue opere.[1] L'attribuzione al milanese Zuccari confermerebbe la presenza del Salmeggia a Milano, forse nel periodo del Caravaggio (1584-1592) in quanto i due erano coetanei.[4] L'archivio conserva il documento che ne conferma la paternità al Salmeggia:

«Addì 16 agosto 1597 fu protato il quadro di Santo Rocho fatto da messer Enea Salmeza ditto Talpino pictore in Bergomo nel Borgo Santo Leonardo fu Judicato dal Reverendo Domini Bernardino Marenoni Curato di Cene et messeer Piweo Pesoneno di Albino costo tra il telaro et la terlise lire 225.»

Segue di poco il pagamento della cornice a Lorenzo Porta di lire 61 il 15 settembre 1597 e l'anno successivo il 7 marzo 1598 per 50 lire.

Il dipinto è stato oggetto di un primo restauro nel 1898 in occasione della mostra alessandrina di Bergamo tenutasi nell'antico palazzo di via Pignolo, a opera dell'artista Valentino Bernardi, risulta con un compenso di 70 lire con la sostituzione del telaio. Nel 2011 sotto la direzione della dottoressa Amalia Pacia.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il dipinto centinato è posto sull'altare dedicato a san Rocco inserita in una cornice molto semplice completa di una parte modanata barocca superiore dove è inserito il titolo dell'altare. Oltre al santo titolare vi sono raffigurati altri tre santi, sant'Antonio abate, san Sebastiano e san Cristoforo, che si collegano alla tradizione della protezione della peste e le epidemie. Non è dato conoscere se negli anni a cavallo dei due secoli vi fosse sul territorio della val Seriana una particolare situazione epidemica, ma sicuramente vi era sempre e costante il pericolo di un contagio, anche conseguente ai commerci e ai viaggi che la gente della valle compiva verso Venezia. I santi del dipinto sono anche venerati come protettori dei viandanti e questo confermerebbe i numerosi spostamenti dei valligiani.[5] L'attenzione agli appestati e ai viaggiatori nella valle è testimoniata anche nella pala dell'altare maggiore che raffigura san Mauro protettore della peste[6] e san Giacomo il Maggiore, viaggiatore per antonomasia.[5]

Il Salmeggia presenta una rielaborazione dei dipinti del Lotto e del Moroni, indicando quanto fosse importante lo studio delle opere presenti a Bergamo. Sul lato sinistro della tela è raffigurato san Sebastiano che volge lo sguardo verso l'osservatore avvolto in un manto rosso riprendendo opere lottesche e indica la margherita posta sul terreno ai piedi di san Rocco, indicando la nuova rinascita. Dietro di lui, poco visibile e poco riconoscibile sant'Antonio abate. Centrale il santo titolare inginocchiato rivolto verso il Bambino che è sulle spalla di san Cristoforo posto sul lato destro, con l'abito annodato sopra le ginocchia per evitare che si bagni nell'acqua del corso d'acqua. San Cristoforo si presenta piuttosto virile nell'espressione, ai appoggia a un grosso bastone, e il Bambino Gesù alza la mano con gesto benedicente. Intorno a loro il paesaggio con un albero frondoso dove l'artista sempre voler dipingere tutte le foglie sul lato sinistro, mentre il paesaggio montano si presenta su quello destro.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Pacia, p. 8.
  2. ^ Salmezza località montana situata nel comune di Nembro sul percorso dell'antica Via Mercatorum e luogo natio del pittore Enea Salmeggia detto Talpino, su altaviadellegrazie.com. URL consultato il 4 maggio 2023.
  3. ^ Amalia Pacia, Enea Salmeggia prima del 1600-La pala di Desenzano al Serio (PDF), Fondazione Creber.
  4. ^ Silvana Milesi, Cavagna-Salmeggia-Zucco_Palma il Giovani, Cassa rurale e artigianale di Bergamo, 1992.
    «Più accettabile l'ipotesi del Baroni di un alunnato milanese presso Simone Peterzano, Potrebbe darsi il caso di un incontro con il quasi coetaneo Caravaggio, che rimase nella bottega del Peterzano dal 1584 al 1588»
  5. ^ a b Pacia, p.15.
  6. ^ Il male di San Mauro, su ora-et-labora.net, Ora et labora. URL consultato l'8 maggio 2023.
  7. ^ Pacia, p.9.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV., Enea Salmeza ditto Talpino, Bergamo, TeraMata, 2011.
  • Ugo Ruggeri, Enea Salmeggia, in I pittori bergamaschi dal XIII al XIX secolo, Bergamo, Poligrafihe Bolis, 1978.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]