Sacro paesaggio himalayano

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Il sacro paesaggio himalayano è un grande paesaggio transfrontaliero di 39021 km² nell'Himalaya orientale che comprende foreste temperate di latifoglie e conifere, prati alpini e praterie, che ospitano più di 80 mammiferi e più di 440 specie di uccelli. Si estende dal parco nazionale del Langtang, in Nepal, attraverso il Sikkim e il Darjeeling, in India, fino alla riserva naturale di Jigme Khesar nel Bhutan occidentale. Più del 73% di questo paesaggio si trova in Nepal, incluso il parco nazionale di Sagarmatha, il parco nazionale del Makalu-Barun e l’area di conservazione del Kanchenjunga. Circa il 24% si trova in India, che comprende i parchi nazionali di Khangchendzonga, Singalila e Neora Valley così come i parchi naturali di Fambong Lho, Maenam, Senchal, Mahananda, Shingba, il parco naturale di rododendri di Barsey e il parco naturale alpino di Kyongnosla.[1]

Collega la riserva naturale nazionale di Qomolangma in Tibet, una delle più grandi aree protette dell'Asia, con il paesaggio del Kangchenjunga in India e il complesso di conservazione biologica del Bhutan (Bhutan Biological Conservation Complex).[2]

I cambiamenti climatici minacciano la flora e la fauna di questa zona. La protezione transfrontaliera delle sue connessioni biologiche ed ecologiche è fondamentale per la sopravvivenza di specie come il leopardo delle nevi e il panda rosso, minacciati in tutto il mondo.[3]

Mezzi di sussistenza sostenibili per le persone[modifica | modifica wikitesto]

L'area si estende su nove milioni e mezzo di ettari e comprende cinque milioni di persone di diverse culture che parlano 40 lingue.[4] La maggior parte di queste persone si trova in condizioni di estrema povertà[2] e ha bisogno di mezzi di sussistenza sostenibili.[4]

Il sacro paesaggio himalayano fa parte dell'iniziativa della World Wildlife Federation (WWF) che "attinge alle credenze spirituali e all'etica della conservazione delle comunità locali per ripristinare gli habitat essenziali e proteggere specie in pericolo come il leopardo delle nevi".[5]

Il WWF ha collaborato con i tre governi di Nepal, India e Bhutan per preservare il fragile "complesso mosaico della biodiversità" e "raggiungere la conservazione creando al contempo mezzi di sussistenza sostenibili nel sacro paesaggio himalayano".[4] Le montagne del sacro paesaggio himalayano contengono il futuro approvvigionamento idrico, sotto forma di ghiacciai, per l'enorme popolazione del subcontinente indiano, ma sono suscettibili a disastri naturali come frane, incendi boschivi e inondazioni improvvise causate da una cattiva gestione del territorio.[4]

Il The Mountain Institute ha lavorato con gli agricoltori del sacro paesaggio himalayano insegnando loro a coltivare piante medicinali, formando oltre 16 000 persone dal 2001 ad oggi.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Jeffrey A. McNeely, T. M. McCarthy, A. Smith, L. Olsvig-Whittaker e E.D. Wikramanayake, The Sacred Himalayan Landscape: Conceptualizing, Visioning, and Planning for Conservation of Biodiversity, Culture and Livelihoods in the Eastern Himalayas, in Conservation biology in Asia (PDF), Katmandu, Society for Conservation Biology Asia Section e Resources Himalaya, 2006, pp. 10–20, ISBN 99946-996-9-5, OCLC 86078483. URL consultato il 10 ottobre 2019.
  2. ^ a b (EN) Sacred Himalayan Landscape, su dnpwc.gov.np, Government of Nepal - Department of National Parks and Wildlife Conservation. URL consultato il 10 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 12 giugno 2013).
  3. ^ (EN) Sacred Himalayan Landscape, su transition.usaid.gov, USAID Environment. URL consultato il 10 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 3 aprile 2013).
  4. ^ a b c d (EN) The Sacred Himalayan Landscape (PDF), su assets.worldwildlife.org, WWF. URL consultato il 10 ottobre 2019.
  5. ^ (EN) Eastern Himalayas - Preserving the Sacred Himalayan Landscape, su WWF. URL consultato il 10 ottobre 2019.
  6. ^ (EN) Conservingthe Sacred Himalayan... one seed at a time... (PDF), su mountain.org, The Mountain Institute. URL consultato il 10 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 21 gennaio 2013).