Rodolfo Halffter

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Rodolfo Halffter Escriche (Madrid, 20 ottobre 1900Città del Messico, 14 ottobre 1987) è stato un compositore e direttore d'orchestra spagnolo naturalizzato messicano, rispettivamente fratello e zio di Ernesto e Cristóbal Halffter, altri due importanti compositori[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Di padre tedesco e madre catalana, fu proprio quest'ultima ad avvicinarlo alla musica insieme con suo fratello Ernesto di 5 anni più piccolo di lui.[1] I suoi studi sono stati per lo più autodidatti (anche se è da segnalare che, ancora una volta insieme al fratello, per un periodo ha studiato con Manuel de Falla).[1] Intorno agli anni trenta diventa una figura centrale nella vita intellettuale in fermento a Madrid, prendendo parte al Grupo de los Ocho (generazione del '27),[1] volto a combattere la musica accademia in favore ai nuovi traguardi raggiunti dalla "nuova musica" di compositori quali Claude Debussy, Arnold Schönberg, Maurice Ravel e Béla Bartók.[1] Proprio in questo periodo di grande attività, il compositore, che a differenza del fratello sosteneva il partito repubblicano, fu mandato in esilio nel 1939 in Messico a seguito della vittoria di Francisco Franco nella Guerra civile spagnola;[1] in Spagna tornerà più volte, ma non prima del 1963.[1] Insegna al Conservatorio Nacional de Música de México, lavorando con altri importanti compositori come Carlos Chávez;[1] a partire dal 1953 inizia anche ad abbracciare il serialismo (da molti è considerato il padre del serialismo messicano).[1]

Opere selezionate[modifica | modifica wikitesto]

  • Canciones sobre Marinero en Tierra su testo di Rafael Alberti
  • Don Lindo de Almería (1936)
  • Dos sonatas de El Escorial (1930)
  • Tres Epitafios, (para las sepulturas de Don Quijote, Dulcinea y Sancho Panza), corale su testo di Miguel de Cervantes
  • Concierto para violín y orquesta (1939-41; rev. 1953)

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i pianosociety.com. URL consultato il 7 febbraio 2011 (archiviato dall'url originale il 23 dicembre 2010).

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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