Rinascenza liutprandea

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Tempietto di Cividale del Friuli

La cosiddetta Rinascenza liutprandea è un periodo della storia dell'arte longobarda situato all'inizio dell'VIII secolo, in particolare nel decennio 730-740 circa.

Nei primi decenni dell’VIII secolo, grazie al rifiorire degli scambi commerciali e della mobilità delle persone e delle idee, sia all’interno sia all’esterno del regno, l’arte longobarda conobbe di una fase di grande fioritura, che diede origine a un periodo definito dagli studiosi della “rinascenza liutprandea”, sottolineando così la ripresa di modelli di età romana, le influenze bizantine e il legame (non diretto ma solo di contemporaneità) tra il filone artistico e re Liutprando[1].

Tali novità sono particolarmente evidenti nella scultura ornamentale, che ora si discosta dalle tradizioni decorative germaniche, riprendendo temi della cultura cristiana e di quella classica (come le figure di pavoni, cervi, leoni e tralci vegetali) e reinterpretandoli con un nuovo linguaggio figurato, più delicato e luminoso. Si trattò di un filone artistico che interessò, pur con forti differenze (soprattutto nella qualità delle opere) tra “centro” e “periferia”, l’intero regno e che ebbe il suo fulcro nella capitale Pavia, da dove si irradiò in altre aree sottoposte a Liutprando. L’ambiente della corte, che aveva sede nel palazzo Reale, era molto colto e raffinato e nella sua scuola si formarono intellettuali del calibro di Paolo Diacono; testimonianza del gusto della classe dirigente laica ed ecclesiastica che faceva a capo a Liutprando sono soprattutto le epigrafi metriche[1], come quella da Santa Maria delle Pertiche e Sant’Agata al Monte a Pavia, e la lastra tombale di Cumiano a Bobbio (donata dal re all’abbazia di San Colombano). Le testimonianze più alte della “rinascenza liutprandea” sono la cassetta argentea (forse donata da Liutprando stesso) dove sono conservate le reliquie di Sant’Agostino nella basilica di San Pietro in Ciel d’Oro[1], i plutei di Teodote, provenienti dal monastero di Santa Maria Teodote, il frammento di pluteo con testa di agnello dal palazzo Reale (fatto realizzare da Liutprando) di Corteolona, tutte opere conservate presso i Musei Civici[2][3] di Pavia, la Lastra con pavone conservata nella chiesa di San Salvatore a Brescia, all'interno del percorso espositivo del museo di Santa Giulia[4], il ciborio della Pieve di San Giorgio di Valpolicella, l'altare del Duca Ratchis e il Battistero di Callisto conservati nel Museo Cristiano di Cividale del Friuli e il capolavoro architettonico di questa epoca, il cosiddetto Tempietto longobardo, che ancora conserva gran parte della decorazione originale dell'VIII secolo.

Questo recupero di forme e stili antichi, pur sempre interpretati secondo la diversa sensibilità dei longobardi, si inserì a pieno titolo nel filone che segna la continuità dell'arte classica anche nell'alto medioevo, che proseguì con l'arte carolingia e ottoniana, grazie anche alla presenza di artisti di formazione longobarda nei grandi cantieri dell'VIII e IX secolo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c LIUTPRANDO di F. Betti - Enciclopedia dell'Arte Medievale (1996), su treccani.it.
  2. ^ I Longobardi (PDF), su museicivici.pavia.it. URL consultato il 28 maggio 2021 (archiviato dall'url originale il 4 giugno 2021).
  3. ^ Commacini e "marmorarii". Temi e tecniche della scultura nella Langobardia maior tra VII e VIII secolo, su academia.edu.
  4. ^ Ragni, Morandini, Tabaglio, Leonardis, p. 47.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Saverio Lomartire, Davide Tolomelli (a cura di), Musei Civici di Pavia. Pavia longobarda e capitale di regno. Secoli VI- X, Milano, Skira, 2017.
  • Elena Lucchesi Ragni, Francesca Morandini, Piera Tabaglio, Francesco de Leonardis (a cura di), I tesori di Santa Giulia museo della città, II, Brescia, Grafo, 2011.
  • Saverio Lomartire, Brescia e Pavia nell’ottavo secolo: emergenze monumentali e problemi aperti, in Valentino Pace (a cura di), L’ottavo secolo: un secolo inquieto, atti del convegno internazionale (Cividale del Friuli, 4-7 dicembre 2008), Cividale del Friuli, Comune di Cividale del Friuli, 2010.
  • Pierluigi De Vecchi e Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, vol. 1, Milano, Bompiani, 1999.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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