Regno di Lori

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Regno di Lori
Dati amministrativi
Nome completoRegno di Lori
Nome ufficialeԼոռու թագավորութուն
Lingue ufficialiarmeno
CapitaleShamshvilde, Loriberd, Matsnaberd
Politica
Forma di StatoRegno
ReGurgen I, figlio di Ashot III (979–989)
David I Anhoghin (Senzaterra), figlio (989–1048)
Gurgen II, figlio (1048–1089)
David II, figlio (1089–1118)
Nascita979 con Gurgen I
CausaNomina a Re di Lori da parte del fratello Re di Armenia Smbat II
Fine1118 con David II di Lori
CausaDavid II governò fino al 1118, quando il Regno di Lori fu occupato dal Grande Impero selgiuchide.
Territorio e popolazione
Bacino geograficoAnatolia orientale, Medio Oriente
Religione e società
Religione di StatoChiesa apostolica armena
Evoluzione storica
Preceduto daRegno bagratide
Succeduto daGrande Impero selgiuchide

Il Regno di Lori (in armeno: Լոռու թագավորութուն), noto anche come il Regno del Tashir-Dzoraget o Regno di Albania, era un Regno armeno del X-XII secolo, formatosi durante la disgregazione dell'Armenia bagratide. Fu fondato dalla famiglia dei Kiurikidi, ramo cadetto della famiglia dei Bagratidi. Il Regno includeva i territori del nordest dell'attuale Armenia, dell'Azerbaigian e della Georgia. Fino alla sua caduta nel 1113, il reame conobbe un periodo di pace che propiziò lo sviluppo della vita culturale, concretizzatosi poi con la fondazione di parecchi monasteri, tra i quali vi sono Haghpat e Sanahin.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 972, il Re d'Armenia Ashot III donò al figlio cadetto Gurgen I la provincia di Lori, assieme al titolo nobiliare di Principe. Nel 979, o nel 980 (o anche nel 982[1]), Gurgen assunse il titolo di Re, inaugurando la linea dinastica dei sovrani bagratidi di Lori[2]. Ashot costituì questo Regno probabilmente con l'intento di armenizzare politicamente e culturalmente i confini armeno-georgiani[1].

Dalla fine del X secolo, quando i Regni bagratidi e arçrouni della Grande Armenia caddero l'uno dopo l'altro nelle mani bizantine (il Taron nel 968[3], il Tayk nel 1001[4], il Vaspourakan nel 1021[5] o nel 1022[6], Ani nel 1045[7], Kars nel 1065[8]), solamente Lori sfuggì agli imperatori[8]. Il Regno, che conobbe il suo apice sotto il Regno di David I, si estendeva verso nordest e sosteneva l'emiro di Tiflis. David fondò una nuova città, Lori, in cui suo figlio Gurgen II trasferì la capitale[2].

Il Regno si mantenne, ma dovette far fronte alla comparsa dei Selgiuchidi e Gurgen si sottomise a Alp Arslan nel 1064. La sua capitale e i monasteri di Haghpat e Sanahin furono assaliti e devastati nel 1105[9]. Nel 1113, i suoi figli si rifugiarono a Tavush (abbandonata nel 1145) e a Matznaberd[9]. L'ultimo dei quattro re della linea dinastica, David II trasferì la capitale a Matsnaberd, ove governò fino al 1118.

Nel 1118, Lori e il monastero di Akhtala furono conquistati[10]. L'antico Regno fu quindi riunito all'Armenia zacaride dei principi Zakaridi[11].

Comunque, alcuni membri della famiglia mantennero par circa un secolo i possedimenti col titolo di signori di Matznaberd.

È solo alla fine del secolo che, approfittando dello smembramento dell'Impero selgiuchide, i Bagratidi di Georgia, con Davide IV il Ricostruttore e Giorgio III, aiutati dai nakharark rifugiati in Georgia[12], cominciarono a liberare l'Armenia Settentrionale e quindi l'antico Regno[13].

Elenco dei Re di Lori[modifica | modifica wikitesto]

I sovrani del Regno di Lori (dopo il 1113, signori di Matznaberd) sono i seguenti[14]:

  • Gurgen I (o Kiourikê I) († 989), Re di Lori (972/980/982-989), figlio di Ashot III.
  • David I Anholin († 1048), Re di Lori (989-1048), figlio di Gurgen I.
  • Gurgen II (o Kiourikê II) († 1089), Re o curopalate di Lori (1048-1089), figlio di David I.
  • David II e Abas I, curopalates di Lori (1089-1113), poi signori di Tavouch e di Matznaberd (1113-v.1145), figli di Gurgen III.
  • Gurgen III (o Kiourikê III), signore di Tavouch e di Matznaberd (circa 1145-circa 1185), figlio di David II.
  • Abas II, signore di Tavouch e di Matznaberd (circa 1185-circa 1192), figlio di Gurgen III.
  • Aghsartan I, signore di Matznaberd (circa 1192-circa 1236), figlio naturale di Abas II.
  • Gurgen IV (o Kiourikê IV), signore di Matznaberd (circa 1232-circa 1236), figlio di Aghsartan I.
  • Pahlavan, signore di Matznaberd (circa 1236-circa 1259), figlio di Gurge IV.
  • Taqiaddin, signore di Matznaberd (circa 1259-circa 1260), fratello di Pahlavan.
  • Aghsartan II, signore di Matznaberd (circa 1260-????), fratello di Pahlavan e Taqiaddin.

Il monastero di Haghpat ospita le tombe della maggior parte dei sovrani e dei signori di Matznaberd.

Il Regno di Lori nell'Armenia bagratide, verso l'anno mille.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (FR) René Grousset, Histoire de l'Arménie des origines à 1071, a cura di Payot, Paris, 1984, 1995, 2008, p. 508, ISBN 978-2-228-88912-4..
  2. ^ a b Gérard Dédéyan (dir.), Histoire du peuple arménien, Privat, Toulouse, 2007. ISBN 978-2-7089-6874-5, p. 271.
  3. ^ Jean-Claude Cheynet (dir.), Le monde byzantin, vol. II : L'Empire byzantin (641-1204), coll. « Nouvelle Clio — L'histoire et ses problèmes », Presses universitaires de France, Paris, 2006. ISBN 978-2-13-052007-8, p. 33.
  4. ^ Jean-Claude Cheynet (dir.), op. cit., p. 37.
  5. ^ Jean-Claude Cheynet (dir.), op. cit., p. 38.
  6. ^ Gérard Dédéyan (dir.), op. cit., p. 312.
  7. ^ Jean-Claude Cheynet (dir.), op. cit., p. 41.
  8. ^ a b Gérard Dédéyan (dir.), op. cit., p. 313.
  9. ^ a b Gérard Dédéyan (dir.), op. cit., p. 272.
  10. ^ (EN) Robert Bedrosian, The Turco-Mongol Invasions and the Lords of Armenia in the 13-14th Centuries, 1979, p. 87-88 ([1] Ph.D. Dissertation, Columbia University).
  11. ^ Gérard Dédéyan (dir.), op. cit., p. 330.
  12. ^ (EN) Agop J. Hacikyan (dir.), The Heritage of Armenian Literature, vol. II : From the Sixth to the Eighteenth Century, Wayne State University Press, Détroit, 2005. ISBN 0-8143-3221-8, p. 185.
  13. ^ Gérard Dédéyan (dir.), op. cit., p. 329.
  14. ^ (FR) Cyrille Toumanoff, Manuel de généalogie et de chronologie pour l'histoire de la Caucasie chrétienne (Arménie, Géorgie, Albanie), Rome, Éd. Aquila, 1976, p. 112.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]