Pieve di Santa Cristina (Lilliano)

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Pieve di Santa Cristina
La facciata
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneToscana
LocalitàLilliano (Castellina in Chianti)
Coordinate43°26′16.45″N 11°15′13.96″E / 43.437903°N 11.253878°E43.437903; 11.253878
Religionecattolica
Arcidiocesi Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino
Stile architettonicobarocco

La pieve di Santa Cristina è una chiesa romanica situata a Lilliano, nel comune di Castellina in Chianti, in provincia di Siena.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La località Ligliano è ricordata fin dal 10 agosto 998 quando venne donata, dal marchese Ugo di Toscana, alla badia di Marturi[1]; la prima testimonianza sulla pieve risale invece ad un diploma dell'8 settembre 1139 in cui tale Baroncello di Tegrima da Rencine dona delle terre a Bernardo abate della abbazia a Isola[2].

Il territorio della pieve era spezzato dalla diocesi di Fiesole, che possedeva la vicina pieve di San Leonino in Conio, e che, insieme alla pieve di Sant'Agnese, costituivano una sorta di enclave senese in pieno territorio fiorentino-fiesolano[3]. Un'altra testimonianza risale al 20 aprile 1189 quando risulta tra le chiese battesimali confermate da papa Clemente III al vescovo di Siena Bono[4].

L'essere territorialmente separata dalla diocesi di Siena la pose nelle mire di Firenze fino a che, con il lodo di Poggibonsi pronunciato il 4 giugno 1203, il podestà di Poggibonsi dichiarò che il piviere di Lilliano passava sotto il controllo fiorentino[5]. Alla fine del XIII secolo la situazione economica della chiesa non era florida, aveva solo 4 chiese suffraganee[5] che producevano un reddito modesto[6][7]. Per tutti questi motivi anche l'edificio della pieve è sempre stato molti semplice e privo di fronzoli.

In epoca rinascimentale venne privata del titolo di pieve e, come conferma, durante la visita apostolica del 13 agosto 1573, l'arcivescovo di Firenze Antonio Altoviti la unì allo spedale di Santa Maria Nuova di Firenze[5] (ad ecclesiam etiam accessit parrocchialem S. Cristinae de Lilliano senensis diocesis, et dominii florentini, unitam hospitali S. Mariae Novae de Florentia[8]), del quale rimane in facciata lo stemma in stile robbiano.

Nel 1592 venne inserita nella nuova diocesi di Colle Val d'Elsa e a quell'epoca risultava di patronato regio[9]. Nel XVII secolo la navata fu interamente ricostruita, venne aggiunto il campanile a vela[10] e la facciata venne sopraelevata[5]. Rimase di proprietà dello spedale fino al 1779. Poi la proprietà passò ai Pozzesi e, nel 1923, ai Berlingieri.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa presenta una struttura ad aula unica coperta a tetto.

Della sua origine romanica conserva la bella facciata a filaretto di pietra alberese, unica parte originale dell'edificio che per il resto risale ad interventi di rifacimento.

L'interno conserva dipinti neomedievali del senese Aldo Marzi (polittico neogotico con Sant'Elisabetta d'Ungheria e Sant'Andrea, 1943; Madonna del Rosario, 1950) e del fiorentino Aldo Ongaro (tavola neoquattrocentesca con Santa Cristina e storie della sua vita, 1960).

Alla sua sinistra si eleva la chiesa della Compagnia, da cui proviene una Madonna del Rosario tra i Santi Domenico e Francesco di scuola senese del XVII secolo, attualmente in deposito presso la Pinacoteca Nazionale di Siena.

Piviere di Santa Cristina[modifica | modifica wikitesto]

  • canonica di Santa Maria a Farsi
  • chiesa di san Michele Arcangelo a Petroio
  • chiesa di Sutriolo
  • chiesa di Vignale

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Lami 1758, Tomo I, pag.231.
  2. ^ Cammarosano 1993, pag.306.
  3. ^ AA.VV., Chiese medievali della valdelsa, pag.96.
  4. ^ Kehr 1908, pag.206.
  5. ^ a b c d AA.VV., Chiese medievali della valdelsa, pag.97.
  6. ^ Nel 1276 la decima ammontava a 3 lire, 5 soldi e 6 danari senesi. Nel 1277 era di 6 lire e 6 soldi. Nel 1296 raccoglieva 2 lire e 9 soldi lire ogni semestre. Dal 1298 al 1303 3 lire e 10 soldi a semestre. Guidi 1932, pag.109 n.2472 e pag.116 n.2652
  7. ^ Giusti-Guidi 1942, pag.146 n.2533.
  8. ^ Repetti 1833, Volume II, pag.695.
  9. ^ Zuccagni Orlandini 1857, pag.173.
  10. ^ Moretti Stopani 1974, pag.106.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanni Lami, Sanctae Ecclesiae Florentinae monumenta, Firenze, Tipografia Salutati, 1758.
  • Emanuele Repetti, Dizionario geografico, fisico, storico del Granducato di Toscana, Firenze, 1833-1846.
  • Emanuele Repetti, Dizionario corografico-universale dell'Italia sistematicamente suddiviso secondo l'attuale partizione politica d'ogni singolo stato italiano, Milano, Editore Civelli, 1855.
  • Attilio Zuccagni-Orlandini, Indicatore topografico della Toscana Granducale, Firenze, Tipografia Polverini, 1857.
  • Cesare Paoli, Il Libro di Montaperti (MCCLX), Firenze, Viesseux, 1889.
  • Antonio Casabianca, Guida storica del Chianti, Firenze, 1908.
  • Paul Fridolin Kehr, Regesta Pontificum Romanorum: Italia Pontificia, Roma, Loescher, 1908.
  • Pietro Guidi, Rationes Decimarum Italiae. Tuscia. Le decime degli anni 1274-1280, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1932.
  • Pietro Guidi, Martino Giusti, Rationes Decimarum Italiae. Tuscia. Le decime degli anni 1295-1304, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1942.
  • Italo Moretti, Renato Stopani, I castelli dell'antica Lega del Chianti, Firenze, LEF, 1962.
  • Italo Moretti, Renato Stopani, Chiese romaniche del Chianti, Firenze, Salimbeni, 1966.
  • Italo Moretti, Renato Stopani, Chiese romaniche in Valdelsa, Firenze, Salimbeni, 1968.
  • Italo Moretti, Renato Stopani, Architettura romanica religiosa nel contado fiorentino, Firenze, Salimbeni, 1974.
  • Renato Stopani, Il contado fiorentino nella seconda metà del Duecento, Firenze, Salimbeni, 1979.
  • Raymond Flower, Chianti.Storia e Cultura, Firenze, Bonechi, 1981.
  • Giovanni Brachetti Montorselli, Italo Moretti, Renato Stopani, Le strade del Chianti Classico Gallo Nero, Firenze, Bonechi, 1984.
  • Renato Stopani, Chianti Romanico, Radda in Chianti, Centro di studi storici chiantigiani, 1987.
  • Franco Cardini, Alta Val d'Elsa: una Toscana minore?, Firenze, SCAF, 1988.
  • Paolo Cammarosano, Abbadia a Isola. Un monastero toscano nell'età romanica, Castelfiorentino, Società Storica della Val d'Elsa, 1993.
  • Andrea Duè, Vieri Becagli, Atlante storico della Toscana, Firenze, Le Lettere, 1994, ISBN 88-7166-200-8.
  • AA. VV., Chiese medievali della Valdelsa. I territori della via Francigena tra Siena e San Gimignano, Empoli, Editori dell'Acero, 1996, ISBN 88-86975-08-2.

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