Pietro Maria Cavina

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De legitimo tempore Paschatis, 1667

Pietro Maria Cavina (Faenza, 1637 circa – 1690 circa) è stato un astronomo e storico italiano.[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Faenza probabilmente nel 1637 da una famiglia di notai. Nella sua città ricoprì prestigiosi ruoli amministrativi che lo portarono a diventare nel 1677 «segretario del pubblico». Si occupò di approvvigionamenti insieme al legato Lorenzo Raggi e dei porti romagnoli con il successivo legato Domenico Maria Corsi.[1]

Divenuto celebre come astronomo e studioso di storia locale, le sue opere mancano tuttavia di esattezza scientifica. Agli esordi della sua carriera si collocano gli scritti Cycli Paschalis Gregoriani (1666) e De legitimo tempore Paschatis (1667). Successivamente scrisse un'opera in cui negò il moto di rivoluzione e di rotazione della Terra, ovvero le Congetture fisico-astronomiche della natura dell'universo sopra alcune osservationi celesti nelle fisse (1669).[1]

Cavina si occupò poi di meteore, in particolare di quella visibile il 31 marzo 1676, a cui dedicò l'opera Fax seu lampas volans, magnum meteoron visum post occasum solis diei 31 martii 1676, da cui nacque un'accesa disputa con Geminiano Montanari e Domenico Guglielmini sull'origine delle meteore. Il suo ultimo scritto astronomico, Cometa annorum 1680 et 1681 et in eundem astronomici conatus atque physicae meditatione (1681), mostra errori di calcolo e una scarsa competenza matematica.[1]

I suoi studi di storia faentina non ebbero molto successo. Si ricorda il testo Faventia antiquissima regio rediviva conatu historico-geographico (1670) per la tesi secondo la quale il nome della città di Faenza avrebbe originariamente designato tutto il territorio della Romagna.[1]

Fu in corrispondenza epistolare dal 1670 al 1690 con Antonio Magliabechi per ottenere informazioni e favori, tra cui la pubblicazione delle sue opere. Tali lettere rivelano altri interessi dell'autore come la numismatica e la raccolta di manoscritti. Si ritiene che Cavina sia morto non molto dopo il 1690, poiché nell'ottobre di quell'anno terminò la corrispondenza con Magliabechi.[1]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f DBI.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN32865998 · ISNI (EN0000 0000 6123 8320 · SBN UFIV120932 · BAV 495/177727 · CERL cnp00446356 · LCCN (ENn92092800 · GND (DE12194929X · J9U (ENHE987007406056705171 · WorldCat Identities (ENviaf-32865998