Pesca alla bolognese

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La pesca alla bolognese si effettua con delle canne telescopiche ad anelli dotate di mulinello, facendo fare una passata al galleggiante solitamente su di una linea di pesca superiore ai 10 m sino a un massimo di 40 m da riva. È possibile utilizzare questa tecnica anche per la pesca in mare.

L'origine di questo tipo di pesca è storicamente attribuita alla provincia di Bologna.

La canna bolognese[modifica | modifica wikitesto]

Le prime bolognesi, come suggerito dallo scrittore e giornalista alieutico Mario Albertarelli nella sua monumentale Enciclopedia pratica del pescatore, erano sostanzialmente canne fisse con applicato un mulinello. La presenza del mulinello e quindi la possibilità di lanciare conferiscono alla bolognese una maggiore varietà di tecniche applicabili, permettendo almeno nella fase iniziale di pesca, quando il pesce non è ancora entrato in pastura, di esplorare tutto lo specchio d'acqua, per trovare la giusta distanza e profondità.

La lunghezza ottimale della canna bolognese è tra i 4 e gli 8 metri. Le canne più robuste, di lunghezza 3,90-4,50 m, si presentano più adatte a lanciare galleggianti piombati (per la presenza del pasturatore).

Il pasturatore[modifica | modifica wikitesto]

Sulla canna bolognese si può utilizzare un piccolo pasturatore, del peso di 5-10 g, come quello tipico per bigattini, privo però della sua zavorra, che viene sostituita inserendovi una torpilla (un piombo a forma di goccia, la cui parte più voluminosa deve essere collocata verso l'amo) il cui peso dovrà essere di 2 grammi inferiore alla portata del galleggiante, in modo tale da tener conto del peso dovuto al pasturatore riempito di pastura o bigattini. La pesca a Bolognese col pasturatore non è tuttavia considerata una "vera" pesca a Bolognese, ma una contaminazione della stessa. Infatti la pesca a Bolognese nasce con la passata in corrente e la fionda dei bigatti in mano con pasturazione esclusivamente da riva.

Le prede[modifica | modifica wikitesto]

Muggini, salpe, boghe e aguglie. Più raramente: saraghi, spigole e orate. In acque dolci le prede più comuni sono carpe, amur, pesci gatto, tinche, anguille, barbi, cavedani, persici, alborelle, ecc.

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