Papaina

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papaina
Modello tridimensionale dell'enzima
Modello tridimensionale dell'enzima
Numero EC3.4.22.2
ClasseIdrolasi
Nome sistematico
papaina
Altri nomi
papaiotina; summetrina; velardone; papaia peptidasi I
Banche datiBRENDA, EXPASY, GTD, PDB (RCSB PDB PDBe PDBj PDBsum)
Fonte: IUBMB

La papaina è un enzima proteolitico, appartenente alla classe delle idrolasi, che si estrae dal frutto immaturo della papaia (Carica papaya). La papaina fu isolata per la prima volta da C. papaya nel 1879 ed è stata spesso usata come modello negli studi di struttura per altre proteasi, come la bromelina.[1]

Catalizza l'idrolisi di proteine, con alta specificità per i legami peptidici, ma con preferenza per gli amminoacidi con catena laterale ingombrante in posizione P2. Non accetta Val in posizione P1.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Possiede un'azione digestiva superiore alla pepsina e alla pancreatina, si comporta come la bromelina dell'ananas.

Questo enzima è in grado di agire ottimalmente in tutto il range di pH, non avendo quindi un intervallo ottimale di pH come gli altri enzimi.

Applicazioni[modifica | modifica wikitesto]

La papaina è largamente impiegata nel settore medico e fitoterapico. Assunta durante il processo digestivo di proteine, sciogliendo gli albuminoidi e convertendoli in peptoni (in sostanze cioè facilmente solubili e diffusibili, capaci quindi di essere assorbite e assimilate), si comporterà come un agente catalitico agendo come un mezzo acido, alcalino o neutro. Ciò è importantissimo per chi soffre di problemi digestivi a causa della mancanza degli enzimi nell'organismo e di bassa produzione di acido cloridrico nello stomaco. La papaina è da taluni considerata un integratore ideale per chi soffre di problemi digestivi.

In passato veniva usata come surrogato dei fermenti gastrici[senza fonte].

Inoltre viene utilizzata in prodotti cosmetici per la depilazione avendo il potere di ritardare gradualmente la ricrescita dei peli del corpo.

Viene utilizzata anche nel settore alimentare, ad oggi a livello perlopiù sperimentale, ad esempio per l'intenerimento delle carni.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Feijoo-Siota L, Villa TG. Native and Biotechnologically Engineered Plant Proteases with Industrial Applications. Food Bioprocess Technol. 2011;4(6):1066-1088.
  2. ^ I.N.A. ASHIE, T.L. SORENSEN, AND P.M. NIELSENEffects of Papain and a Microbial Enzyme on Meat Proteins and Beef Tenderness. Food Chemistry and Toxicology. 2002, 67(6).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Kamphuis, I.G., Drenth, J. e Baker, E.N. Thiol proteases. Comparative studies based on the high-resolution structures of papain e actinidin, and on amino acid sequence information for cathepsins B and H, and stem bromelain. J. Mol. Biol. 182 (1985) 317–329. Entrez PubMed 3889350
  • (EN) Ménard, R. e Storer, A.C. Papain. In: Barrett, A.J., Rawlings, N.D. e Woessner, J.F. (Eds), Handbook of Proteolytic Enzymes, Academic Press, London, 1998, pp. 555–557.

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Controllo di autoritàThesaurus BNCF 24986 · LCCN (ENsh85097551 · BNF (FRcb12331651c (data) · J9U (ENHE987007563282605171 · NDL (ENJA00569037
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